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ARISTOTELE (Stagira 384 – Calcide 322)

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1 ARISTOTELE (Stagira 384 – Calcide 322)
LA CONCEZIONE DELLA REALTA’ E DELLA SCIENZA Aristotele, in greco: Ἀριστοτέλης, Aristoteles, (Stagira, 384 a.C. – Calcide, 322 a.C.), è stato un filosofo greco antico, famoso per essere comunemente definito il "filosofo dell'immanenza". È spesso considerato non solo uno dei più innovativi e prolifici uomini di cultura del mondo antico e una delle menti filosofiche più stimate e influenti ma anche un importante precursore in svariati campi della conoscenza. Biografia Aristotele nacque nel a.C. a Stagira, città macedone nella penisola Calcidica (Nord Grecia). Si dice che il padre, Nicomaco, sia vissuto presso Aminta, re dei Macedoni, prestandogli i servigi di medico e di amico. Aristotele, come figlio del medico reale, doveva pertanto risiedere nella capitale del Regno di Macedonia, Pella. Rimasto orfano in tenera età, dovette trasferirsi ad Atarneo, cittadina dell'Asia Minore di fronte all'isola di Lesbo, dal tutore Prosseno, il quale, verso il 367 a.C., lo mandò ad Atene, per studiare nell'Accademia fondata da Platone circa vent'anni prima. Quando il diciassettenne Aristotele entra nell'Accademia, Platone è a Siracusa da un anno, su invito di Dione, parente di Dionigi I, e tornerà ad Atene solo nel 364 a.C.; in questi anni, secondo l'impostazione didattica dell'Accademia, Aristotele dovette iniziare con lo studio della matematica per passare tre anni dopo alla dialettica. A reggere la scuola è Eudosso di Cnido, uno scienziato che dovette influenzare il giovane studente che, molti anni dopo, nell'Etica Nicomachea scriverà che i ragionamenti di Eudosso «avean acquistato fede più per la virtù dei suoi costumi che per se stessi: appariva di un'insolita temperanza, sembrando ragionare, nell'identificare il bene col piacere, non perché amante del piacere, ma perché pensava che la cosa stesse veramente così». L'Etica Nicomachea (titolo latino Etica a Nicomaco) è la raccolta, divisa in dieci libri, delle lezioni di Aristotele. Porta questo nome perché fu il figlio di Aristotele, Nicomaco, ad organizzare e divulgare questa raccolta delle opere del padre. Libro I I primi due libri dell'Etica Nicomachea e i capp. 1-6 del terzo sono dedicati alla definizione dell'obiettivo della ricerca morale considerata il massimo bene che si può acquistare attraverso l'agire. Su questo frangente si comprende come l'etica per Aristotele sia una scienza pratica, e il sapere sia finalizzato all'azione. "Ciò che è sufficiente in sé stesso è ciò che, pur essendo da solo, rende la vita sceglibile e non bisognosa di nulla; ora, una cosa di questo genere noi riteniamo che è la felicità" che consiste in "un'attività dell'anima razionale secondo virtù e, se le virtù sono molteplici, secondo la più eccellente e la perfetta. Dalla felicità, fine ultimo, l'indagine si sposta alla virtù divisa in virtù dianoetica, propria della parte intellettuale dell'anima, e la virtù etica guidata dalla parte appetiva dell'anima, la ragione. Libro II Le virtù etiche non si possiedono per natura, anche se l'uomo ha dimostrato di avere la capacità di acquisirle, e vengono individuate soltanto in base ad azioni di una certa qualità, che consiste nella disposizione a scegliere "il giusto mezzo" fra i due estremi. Poi Aristotele passa ad enumerare le singole virtù: Coraggio: giusto mezzo fra viltà e temerarietà; Temperanza: giusto mezzo tra intemperanza e insensibilità; Liberalità: giusto mezzo fra avarizia e prodigalità; Magnanimità: giusto mezzo tra la vanità e l'umiltà; Mansuetudine: giusto mezzo tra l'irascibilità e l'indolenza; La virtù principale: La giustizia, a cui sarà dedicato l'intero libro quinto. Libro III Nel terzo libro Aristotele espone la propria filosofia riguardo l'atto pratico, arrivando a definire la volontarietà e l'involontarietà dell'azione: "Poiché involontario è ciò che si compie per costrizione e per ignoranza, si converrà che volontario è ciò il cui principio risiede nel soggetto, il quale conosce le condizione particolare in cui si svolge l'azione" È chiaro quindi come per Aristotele virtù e malvagità dipendano soltanto dall'individuo, il quale è libero di scegliere perché egli "è il principio e il padre dei suoi atti come dei suoi figli". Libro IV Prende in esame le particolare virtù etiche enumerate nel secondo e terzo libro. Libro V Mentre Aristotele impiega per le prime sei virtù etiche un unico libro, ne dedica uno intero alla definizione della settima e maggiore virtù dell'uomo: la giustizia "La giustizia è la virtù più efficace, e né la stella della sera, né quella del mattino sono così meravigliose, e citando il proverbio diciamo: nella giustizia ogni virtù si raccoglie in una sola. Ed è una virtù perfetta al più alto grado perché chi la possiede è in grado di usare la virtù anche verso gli altri e non soltanto verso se stesso" Divide poi la giustizia in distribuiva (a cui compete di dispensare onori o altri beni agli appartenenti alla stessa comunità) e in giustizia correttiva (il cui compito è di pareggiare i vantaggi e gli svantaggi nei contratti tra gli uomini). Dalla giustizia deriva poi il diritto, distinto in privato e pubblico, a sua volta classificato in legittimo (regolato dal diritto statale) e naturale (regolato dalle leggi intrinseche della natura) ed è "ciò che ha la stessa forza dappertutto ed è indipendente dalla diversità delle opinioni" Sempre in questo capitolo Aristotele delinea il concetto di equità: "è la rettificazione della legge là dove si rivela insufficiente per il suo carattere universale": in quanto il giusto e l'equo sono la stessa cosa l'equo è però superiore al giusto formulato dalla legge, che nella sua universalità è soggetta ad errore. Libro VI Dopo l'elencazione e la definizione delle virtù etiche, in questo libro vengono esposte e delineate le virtù dianoetiche, che sono proprie dell'anima razionale. Esse sono: La scienza: "una disposizione che dirige la dimostrazione" L'arte: "una disposizione accompagnata da ragionamento vero che dirige il produrre" La saggezza: "come l'abito pratico razionale che concerne ciò che è bene o ciò che è male per l'uomo" L'intelligenza: è un abito razionale che ha la facoltà di intuire i principi primi delle scienze nonché i termini ultimi. La sapienza: il grado più elevato e universale del sapere in quanto è "Insieme scienza e intelligenza delle cose più alte ed elevate per natura" Libro VII Libro che tratta della temperanza e dell'intemperanza, e in ultimo del piacere "L'atto di un abito che è conforme a natura" in cui viene identificato il fondamento della felicità. Libri VIII e IX Nel terzultimo e penultimo capitolo dell'Etica Nicomachea Aristotele delinea l'amicizia considerandola "una cosa non soltanto necessaria, ma anche bella, infatti nessuno sceglierebbe di vivere senza amici, anche se fosse provvisto in abbondanza di tutti gli altri beni, l'amicizia è una virtù o s'accompagna alla virtù; inoltre essa è cosa necessarissima per la vita. Infatti nessuno sceglierebbe di vivere senza amici, anche se avesse tutti gli altri beni" : "Tre dunque sono le specie di amicizie, come tre sono le specie di qualità suscettibili d'amicizia: e a ciascuna corrisponde un ricambio di amicizia non nascosto" Per Aristotele esistono quindi tre tipi di amicizia:quella fondata sull'utile, quella fondata sul piacere e quella fondata sulle virtù.Chiaramente è da preferirsi quella fondata sulla virtù.Continua Aristotele affermando come ci siano tante specie di amicizia quante sono le comunità organizzate nella società, ed è nella comunità politica l'ambito in cui vengono individuate le condizioni più generali di amicizia. : In conclusione del capitolo, l'indagine si sposta all'interno dei rapporti fra i componenti del nucleo familiare, stabilendo dei nessi tra tali amicizie e quelle contratte nelle comunità politiche. Libro X La conclusione del libro è dedicata alla determinazione della felicità che viene definita come sommo bene. Questa è fondata sull'agire, che a sua volta è fondato sulle virtù etiche e dianoetiche, a loro volta superiori alle prime e che culminano nella virtù più alta: la sapienza. Appare quindi come la contemplazione, l'attività più elevata dell'intelletto, è l'agire che dà più piacere, il piacere più intenso e sicuro, in quanto alla filosofia basta sé stessa e nulla deve ricercare fuori di sé. In fine, la contemplazione che è svolta anche da Dio stesso, pensiero di pensiero, rende l'uomo più simile al suo principio, anche se, per via del suo essere naturale, l'uomo non è in grado, dovendo sopperire i bisogni fisici che la natura gli impone, di esercitare senza interruzione l'attività contemplativa. Da Wikipedia, l'enciclopedia libera VITA Aristotele (Stagira, Macedonia Calcide, Eubea 322 a.C.), filosofo e scienziato greco, all'età di diciotto anni si trasferì ad Atene per studiare presso l'Accademia platonica, dove rimase per vent'anni, dapprima come allievo di Platone e poi come maestro. Nel 347 a.C., dopo la morte di Platone, Aristotele si recò ad Atarneo, città governata dal tiranno Ermia, scolaro dell'Accademia e suo amico; andò successivamente ad Asso e Mitilene per insegnarvi e svolgervi ricerche empiriche. Dopo la morte di Ermia, che venne catturato e ucciso dai persiani nel 345 a.C., Aristotele si recò a Pella, la capitale macedone, dove divenne il precettore del giovane figlio del re, il futuro Alessandro Magno. Nel 335, quando Alessandro fu nominato re, Aristotele tornò ad Atene e fondò la sua scuola, il Liceo. Poiché, secondo la tradizione, gran parte delle lezioni nella scuola aveva luogo mentre insegnanti e allievi passeggiavano nel giardino del Liceo, la scuola aristotelica finì per essere soprannominata "Peripato" (dal greco peripatéin, "camminare" o "passeggiare"). Nel 323 a.C., dopo la morte di Alessandro, ad Atene si diffuse una profonda ostilità verso la Macedonia, e Aristotele ritenne più prudente ritirarsi in una tenuta di famiglia in Eubea, dove morì l'anno seguente. PENSIERO Nei suoi primi anni all'Accademia, Aristotele, come Platone, si servì regolarmente della forma argomentativa del dialogo; in questa forma scrisse le opere cosiddette "esoteriche", rivolte cioè a un pubblico di allievi selezionati: questi scritti non ci sono pervenuti. Possediamo, tuttavia, alcuni appunti di cui Aristotele si servì per le lezioni e che fanno riferimento a insegnamenti aventi come oggetto quasi ogni campo del sapere. I testi ai quali Aristotele deve la sua fama si basano in larga misura su questi appunti, che il curatore Andronico di Rodi dispose in un'edizione il cui ordine rimase quello noto fino a oggi. Metodi Forse a causa degli insegnamenti del padre, che fu medico alla corte del re macedone Aminta III, la filosofia di Aristotele dà rilievo alla biologia e alle ricerche di filosofia naturale in contrapposizione all'importanza attribuita da Platone alla matematica. Aristotele considerò il mondo come costituito da individui (sostanze) che appartengono a determinati generi naturali (specie). Ogni individuo ha inscritto in se stesso un preciso modello di sviluppo e cresce cercando di realizzare convenientemente il proprio fine naturale: sviluppo, fine e direzione risultano così intrinseci alla natura di ciascuno. Secondo Aristotele, anche se la scienza è dedita all'identificazione dei generi fondamentali, questi generi si possono cogliere nell'esperienza solo studiando le sostanze individuali; scienza e filosofia pertanto devono bilanciare le pretese dell'empirismo (osservazione ed esperienza sensibile) e quelle del formalismo (deduzione razionale). Uno dei contributi più caratteristici della filosofia aristotelica fu la nozione di causalità. Secondo Aristotele, a ogni ente o evento si deve assegnare più di una "ragione" in grado di spiegare che cosa, perché e dove esso sia. Gli antichi pensatori greci erano inclini a supporre che un solo genere di causa potesse rendere conto delle cose; Aristotele ne propose quattro. (Il termine da lui usato, aítion, "un fattore di spiegazione responsabile della condizione di qualcosa", non è sinonimo del termine "causa" nel suo significato moderno.) Queste quattro cause sono la "causa materiale", la materia di cui è costituito un oggetto; la "causa efficiente", il principio del movimento, della nascita, o del mutamento; la "causa formale", che coincide con la specie, il genere o il tipo; e la "causa finale", il fine, il pieno sviluppo di un individuo o la funzione propria di una costruzione o invenzione. In ogni ambito della ricerca, Aristotele insiste sul fatto che si può comprendere meglio qualunque cosa quando è possibile stabilire le cause che la riguardano in termini specifici piuttosto che in termini generali. Così, è più preciso sapere che una statua è stata cesellata da uno scultore piuttosto che da un artista; ed è ancora più preciso sapere che l'ha cesellata Policleto piuttosto che, semplicemente, uno scultore non meglio identificato. Dottrine Il seguente sunto delle dottrine di Aristotele illustra alcuni degli aspetti principali del suo pensiero. Metafisica In metafisica, Aristotele affermò l'esistenza di un essere divino, definito "motore immobile", che è causa dell'unità e del fine che si prefigge la natura. Questa entità è perfetta ed è perciò l'aspirazione di tutte le cose del mondo, poiché tutti gli enti desiderano essere partecipi della perfezione. Esistono anche altri motori - le intelligenze motrici dei pianeti e delle stelle; tuttavia, il motore immobile, che nella tradizione filosofica medievale è stato identificato senza alcun dubbio con Dio, nella descrizione di Aristotele non è suscettibile di interpretazioni religiose, come hanno osservato molti filosofi e teologi più recenti. Il motore immobile, ad esempio, non è interessato a ciò che accade nel mondo, né ha creato il mondo. Aristotele limitò, comunque, la sua "teologia", a ciò che la scienza, a suo parere, richiede e può dimostrare. Logica In logica, Aristotele enunciò regole di inferenza che, se rispettate, non avrebbero mai condotto da premesse vere a conclusioni false (regole di validità). Gli elementi fondamentali dell'inferenza in questione sono sillogismi: proposizioni che, se considerate una in relazione all'altra, generano necessariamente una determinata conclusione. La scienza è il risultato della costruzione di sistemi più complessi di ragionamento. Nelle sue opere logiche Aristotele distinse tra dialettica e analitica. Egli sostenne che la dialettica esamina gli argomenti unicamente in merito ai criteri di coerenza; l'analitica procede invece deduttivamente a partire da principi che si fondano sull'esperienza e su una scrupolosa osservazione. Fisica, o filosofia naturale In astronomia Aristotele concepì un universo finito di forma sferica, con la Terra posta in un centro costituito da quattro elementi: terra, aria, acqua e fuoco. Nella fisica aristotelica ognuno di questi elementi occupa un luogo particolare, determinato in base alla sua pesantezza relativa, o, come diciamo oggi, al suo "peso specifico". Ognuno di essi si muove secondo la sua natura in linea retta - la terra verso il basso, il fuoco verso l'alto - verso il suo luogo specifico, dove raggiungerà lo stato di quiete; sulla Terra il moto locale, pertanto, è sempre lineare e ha sempre termine. I cieli, invece, ruotano incessantemente per loro natura secondo un complesso moto circolare e devono, pertanto, essere costituiti da un quinto elemento diverso dagli altri, denominato aither (etere). Essendo un elemento superiore, l'aither è incapace di qualunque altro mutamento che non sia un mutamento di luogo con moto circolare. Biologia In zoologia, Aristotele si riferì a un determinato sistema di generi naturali ("specie"), ciascuno dei quali si riproduce in conformità al proprio tipo, tranne nel caso di alcune eccezioni. I cicli tipici di vita sono epicicloidali: si ripete il medesimo modello, ma attraverso una successione lineare di individui. Questi processi sono dunque collocati a metà tra il movimento circolare e costante dei cieli e il semplice movimento lineare degli elementi terrestri. Le specie costituiscono una scala graduata che si estende dal semplice (vermi e mosche al gradino più basso) al complesso (esseri umani al gradino più alto), pur nell'impossibilità di qualsiasi evoluzione. La psicologia aristotelica Per Aristotele, la psicologia era lo studio delle funzioni dell'anima. Sottolineando che "forma" (l'essenza o gli elementi invarianti caratteristici di un oggetto) e "materia" (il comune e indifferenziato substratum delle cose) non possono esistere l'una senza l'altra, Aristotele definì l'anima come "quella particolare funzione del corpo che è costituita in modo tale da poter svolgere le operazioni vitali". La dottrina di Aristotele è una sintesi tra la concezione più arcaica secondo la quale l'anima non può esistere indipendentemente dal corpo e la concezione platonica dell'anima come entità separata e immateriale. Etica e politica Le scienze pratiche come la politica o l'etica assunsero invece lo status di "scienza" unicamente per analogia, come dimostrano le nozioni aristoteliche di "natura umana" e "realizzazione di sé": l'appartenenza alla natura umana comporta per ognuno la capacità di assumere abitudini che, tuttavia, dipendono dalla cultura e dalle scelte individuali; tutti gli uomini desiderano la "felicità", una piena realizzazione delle loro potenzialità, ma questo fine può essere conseguito in molteplici modi. L'Etica nicomachea è un'analisi del carattere e dell'intelletto in relazione alla felicità. Aristotele distinse due tipi di "virtù", o perfezione umana: morale e intellettuale. La virtù morale è una disposizione del carattere, prodotta da abitudini che riflettono l'adozione permanente di scelte considerate moralmente preferibili, e costituisce sempre il giusto mezzo fra due estremi meno consigliabili. Le virtù intellettuali, invece, non sono soggette a questa dottrina del giusto mezzo. In politica, ovviamente, si possono trovare molte forme del vivere umano associato; quale sia quella conveniente dipende da circostanze contingenti e mutevoli. Aristotele non considerò la politica come una ricerca del modello ideale di comunità politica, ma piuttosto come un esame del rapporto fra esempi concreti di comunità politica da una parte e leggi, costumi e caratteristiche ideali dello stato dall'altra. Così, benché avesse accettato l'istituzione a lui contemporanea dello schiavismo, egli moderò la sua approvazione insistendo sul fatto che i padroni non dovrebbero abusare della loro autorità, poiché gli interessi dei padroni e quelli degli schiavi sono i medesimi. La biblioteca del Liceo conteneva una raccolta di 158 costituzioni sia greche sia di altri stati, tra le quali la Costituzione degli ateniesi scritta dallo stesso Aristotele, della quale fu scoperta una copia scritta su papiro nel L'opera è stata di grande aiuto a vari storici nella ricostruzione di molte fasi della storia di Atene. Poetica Così come la retorica, esaminata nell'omonimo scritto aristotelico, è considerata estremamente importante per la prassi politica e la vita quotidiana del cittadino, la Poetica, di cui possediamo un solo libro rispetto ai due di cui si componeva originariamente, presenta la visione dell'arte (in particolare dell'arte tragica) dello stagirita. L'arte è considerata un'imitazione della natura secondo verosimiglianza, che arreca diletto e nel contempo trasmette conoscenza. L'arte tragica, in particolare, mette in scena le passioni umane, lasciando comunque trapelare un ordine razionale nel susseguirsi degli eventi. Lo spettatore, per via della verosimiglianza del materiale tragico, è spinto a immedesimarsi nella vicenda fino a ottenere la "catarsi", un liberatorio distacco dalle passioni rappresentate, che interviene nel momento in cui si coglie la razionalità celata negli eventi. Proprio per questo valore conoscitivo la poesia è "più filosofica" della storia. Aristotele è anche noto per aver formulato la dottrina delle "tre unità" della tragedia (di luogo, di tempo e di azione) che hanno dominato incontrastate la storia della drammaturgia fino al nostro secolo. Nella tradizione filosofica occidentale gli scritti di Aristotele furono tramandati soprattutto grazie all'opera di Alessandro di Afrodisia, Porfirio e Boezio. Durante il IX secolo d.C. alcuni studiosi arabi diffusero le opere di Aristotele nel mondo islamico in traduzione araba. Il filosofo arabo Averroè è il più noto fra gli studiosi e commentatori arabi di Aristotele. Nel XIII secolo, proprio a partire da queste traduzioni, l'Occidente latino rinnovò il proprio interesse per gli scritti di Aristotele e san Tommaso d'Aquino trovò in essi un fondamento filosofico per il pensiero cristiano. L'influenza della filosofia aristotelica è stata notevole e ha perfino contribuito a forgiare il linguaggio e il senso comune della modernità: la sua dottrina del motore immobile quale causa finale ha esercitato un ruolo fondamentale in ogni sistema di pensiero basato su una concezione teleologica dei fenomeni naturali e per secoli il termine "logica" fu sinonimo di "logica aristotelica". Si può dire che Aristotele abbia contribuito in modo determinante a costituire frammenti dispersi nelle discipline sistematiche e nei saperi metodologicamente ordinati quali l'Occidente li intende. Nel XX secolo si ebbe una nuova reinterpretazione del metodo aristotelico che fu una riscoperta della sua rilevanza per la cosmologia, la pedagogia, la critica letteraria e la teoria della politica.

2 Aristotele: Cronologia
PLATONE 427/28 Nasce ad Atene 410 ca Conosce Socrate 399 Morte di Socrate, fuga a Megara Viaggi in Africa e Sicilia 388 Ad Atene fonda l’Accademia Secondo viaggio a Siracusa Terzo viaggio a Siracusa Muore ad Atene . ARISTOTELE Nasce a Stagira Ad Atene, entra nell’Accad. Compone dialoghi 347 Lascia Atene per Asso (A. Min.) Ricerche di biologia a Mitilene Precettore di Alessandro a Pella Alessandro associato al trono Torna ad Atene, fonda il Liceo Alessandro muore in Persia. Aristotele lascia Atene 322 Muore a Calcide

3 Logica Fisica Metafisica Etica Politica Retorica Poetica Categorie
De Interpretatione (Periermeneias) Analitici primi Analitici secondi Topici Confutazioni sofistiche Fisica De caelo De generatione et corruptione Metereologici De anima (è un’opera tarda, scritta dopo le Etiche) Parva naturalia Historia animalium De partibus animalium De motu animalium De animalium incessu De generatione animalium Etica Nicomachea Etica Eudemia Grande Etica

4 Aristotele: l’oggetto della scienza
E’ giusta l’esigenza di Platone di trovare un oggetto stabile, al di là dell’instabilità degli individui, per permettere la scienza come conoscenza stabile e fondata ma non è necessario (né utile) porre questo oggetto in un mondo intelligibile, separato dal sensibile Si può fondare la scienza anche senza ammettere la distinzione platonica tra mondo sensibile e mondo intelligibile

5 Aristotele: la struttura metafisica del mondo sensibile
In ogni ente diveniente vi sono due aspetti: la FORMA e la MATERIA LA FORMA è ciò per cui una cosa è ciò che è, è principio di attualità LA MATERIA è ciò per cui una cosa può mutare, può divenire qualcos’altro E’ la forma immanente (e non la partecipazione ad un’Idea separata/trascendente) che dà ad ogni cosa di avere una certa natura. L’uomo è veramente uomo in quanto ha la forma di uomo (e questo fonda la verità dei giudizi sull’uomo, esprime l’intelligibilità dell’uomo) La forma e la materia non sono due “cose”, ma il risultato di un’analisi intellettuale della sostanza

6 LA SOSTANZA Un ente composto di forma e materia è una sostanza
Caratteristica della sostanza è la capacità di sussistere, ossia di esistere in sé, e non in altro La sostanza è sempre individuale Solo gli individui possono sussistere Le Idee platoniche (che sono universali, partecipati da più individui) dovrebbero sussistere pur non essendo individui Le Idee platoniche non esistono

7 Aristotele: le 4 cause Platone aveva introdotto le Idee come cause trascendenti delle cose, che dovrebbero spiegarne i caratteri Per Aristotele una causa o forma separata non può spiegare le cose né il loro divenire Per spiegare qualsiasi forma di movimento, cioè di divenire, dobbiamo considerare: Ogni mutamento è un moto per il raggiungimento di un certo modo di essere, cioè di una certa forma (causa formale) Ogni trasformazione presuppone una materia, che conseguirà quella certa forma (causa materiale) Ogni trasformazione richiede un ente già esistente che agisca nel processo (causa motrice o efficiente) Ogni trasformazione è verso uno stato finale che ne rappresenta il fine (causa finale, che può essere la stessa forma)

8 Primato della forma In ogni trasformazione, la forma che viene acquisita dalla materia preesiste: nei processi artificiali, la forma preesiste nella mente dell’artefice (la casa nel progetto dell’architetto), nei processi naturali nella causa efficiente (nel riscaldamento il calore preesiste nel fuoco che riscalda, nella generazione la forma del figlio preesiste nel padre: solo un uomo può generare un altro uomo, etc.) In generale, non può esistere materia senza forma, sicché qualsiasi trasformazione è sempre acquisizione di una nuova forma da parte di una materia che precedentemente aveva una propria forma Esistere vuol dire esistere in modo determinato, e quindi avere una certa forma (la forma dà l’essere)

9 Atto e Potenza In senso dinamico, a forma e materia corrispondono ATTO e POTENZA Ciascun ente è sé stesso in atto e può, in potenza, divenire qualcos’altro: il seme è seme in atto e albero in potenza, la farina può diventare torta… etc. Qualsiasi tipo di moto (generazione-corruzione, accrescimento-diminuzione, alterazione, moto locale) si presenta come passaggio dalla potenza all’atto Ciascun ente può diventare qualcos’altro in quanto possiede materia. La materia esprime la potenzialità dell’individuo E’ necessario qualcosa che sia già in atto per far sì che qualcosa passi dalla potenza all’atto (nell’individuo viene prima la potenza, ma nella specie viene prima l’atto)

10 Il mondo di Aristotele È molto più “consistente” del mondo platonico: è un mondo di sostanze, cioè enti sussistenti, che agiscono gli uni sugli altri come vere cause È “qualitativo”: ciascuna sostanza è determinata dalla propria forma specifica, che la fa appartenere alla propria specie Il mondo celeste e quello “sublunare” sono diversi qualitativamente: questo è composto dai 4 elementi, quello da un ulteriore elemento (“quintessenza”), eterno, che può mutare solo secondo il luogo, di moto circolare continuo Le specie viventi, sono eterne: l’esistenza di individui attuali presuppone l’esistenza di genitori della stessa specie, e così via all’infinito - Per accogliere le specie eterne, il mondo è eterno La validità universale della scienza presuppone l’eternità delle forme immanenti, e quindi delle specie (così come in Platone richiedeva un mondo intelligibile eterno)

11 Aristotele: la conoscenza
La forma esprime l’intelligibilità di un ente, cioè la sua capacità di essere oggetto di scienza La forma può essere conosciuta a partire dall’esperienza (sensibile) I sensi conoscono l’individuo e presentano all’intelletto un’immagine sensibile Nell’immagine sensibile l’intelletto è in grado di cogliere la forma intelligibile Per spiegare la conoscenza non è necessario presupporre un originario contatto (intuizione) con gli intelligibili separati

12 La conoscenza: atto e potenza
Nell’individuo, la forma è intelligibile in potenza Nel conoscente, la forma diviene conosciuta (intelletta) in atto L’intelligibile passa quindi dalla potenza all’atto, e pure l’intelletto passa dalla potenza all’atto Ma per Arist. qualsiasi passaggio dalla potenza all’atto presuppone qualcosa che è già in atto: attivo (poietikos) INTELLETTO passivo (pathetikos)

13 La conoscenza: scoperta dell’intelligibile nel sensibile
L’intelletto attivo, nell’immagine sensibile che si costituisce dopo ripetute esperienze, riesce a separare ciò che è accidentale da ciò che è essenziale, e a giungere quindi a ciò che è comune nei diversi individui e perciò universale La scoperta dell’universale nell’individuale è detta induzione, o anche astrazione (perché capace di separare l’essenziale dall’accidentale) Senza esperienza non è possibile alcuna conoscenza. L’esperienza sensibile non è ostacolo, ma condizione necessaria per la conoscenza Non vi è nessuna intuizione intelligibile e non vi sono intelligibili separati da intuire

14 La scienza: concetti, giudizi e ragionamenti
Al termine di un processo che inizia dal senso, l’intelletto acquisisce i concetti (universali) di ciascuna cosa che conosce Il concetto, che corrisponde all’essenza dell’individuo, viene espresso nella definizione Come nella geometria, dalla definizione, o da giudizi derivati dalla definizione, si possono dedurre altre proposizioni, che costituiscono la scienza

15 La scienza per Aristotele e Platone
Aristotele però crede che sia possibile anche una fisica (scienza degli enti dotati di movimento) elabora una serie di regole che permettono di controllare la correttezza delle deduzioni e quindi la scientificità delle conclusioni (Logica) La fisica di Arist. è una scienza deduttiva e qualitativa (basata sulla conoscenza delle essenze che differenziano qualitativamente ciascuna cosa) Per entrambi la scienza ha una struttura deduttiva, sul modello della geometria: da proposizioni più note (princìpi) si derivano altre proposizioni: sono scientifiche le proposizioni dimostrate a partire dai princìpi

16 DEDUZIONE E INDUZIONE L’INDUZIONE è la risalita dal particolare all’universale Per questo Aristotele chiama induzione anche il processo che porta a cogliere l’intelligibile nei sensibili È la ricerca di un principio da cui sia possibile dedurre i dati che osserviamo: A,B,C sono mortali A,B,C sono uomini Gli uomini sono mortali L’induzione non è un ragionamento infallibile, ma è molto importante perché è l’operazione che permette di porre le premesse per le deduzioni L’induzione ci dice che per lo più da certe cause seguono certi effetti – Aristotele crede che comunque sia sufficiente per porre le basi della scienza deduttiva La DEDUZIONE è la dimostrazione a partire da premesse vere o accettate E’ il modello di ragionamento impiegato nella geometria; applicato alla fisica, suppone di dedurre le leggi fisiche dall’essenza qualitativa degli enti, espressa nella definizione Le conclusioni di un ragionamento deduttivo valgono quanto le premesse Aristotele studia le regole della buona deduzione con la teoria del sillogismo: una deduzione deve essere corretta. Se la deduzione è corretta, la sua conclusione è necessaria. Se è fondata su premesse vere produce scienza

17 L’etica di Aristotele

18 Il fine dell’agire umano
L’agire umano si pone sempre come fine il raggiungimento di un bene In qualche caso i beni sono ricercati in vista di altri beni (è questo il caso della ricchezza) Deve però esistere un bene supremo che Aristotele identifica con la felicità (έυδαμονία) Aristotele definisce la felicità come “attività dell’anima secondo virtù”

19 La classificazione delle VIRTÙ proposta da di Aristotele si sviluppa a partire dalla sua concezione dell’anima L’ANIMA PUÒ ESSERE VEGETATIVA SENSITIVA RAZIONALE

20 I diversi tipi di anima caratterizzano le specie viventi
VEGETATIVA SENSITIVA RAZIONALE Presiede alle funzioni riproduttive e nutritive Presiede alle funzioni sensibili Presiede alle funzioni intellettuali Presente in tutti gli esseri viventi: vegetali e animali Presente solo negli animali Propria solo dell’uomo

21 L’anima e la classificazione delle virtù
L’anima VEGETATIVA, non avendo alcun rapporto con la ragione, non è coinvolta nell’etica, che mette in gioco soltanto le due funzioni superiori dell’anima stessa Dall’anima SENSITIVA dipende la facoltà desiderativa, ovvero la capacità di provare desideri e passioni, che deve essere diretta dalla ragione; ad essa si riferiscono quelle che Aristotele chiama VIRTÙ ETICHE Dell’anima RAZIONALE sono proprie delle virtù specifiche, quelle che Aristotele chiama VIRTÙ DIANOETICHE

22 LE VIRTÙ ETICHE Vengono definite da Aristotele come : Disposizioni o abiti virtuosi del carattere permettono la vittoria della ragione sugli impulsi perseguono la giusta misura tra due eccessi si manifestano come “abitudini” e si sviluppano con l’esercizio fissano il fine dell’atto morale la principale virtù etica è la giustizia ● Contro la morale aristocratica tradizionale, secondo cui la virtù è innata, secondo Aristotele essa non è un semplice dono di natura, ma richiede un costante esercizio ● Contro l’intellettualismo etico a lui precedente (ad esempio di Socrate e di Platone), per Aristotele la virtù non può derivare soltanto dalla conoscenza teoretica del bene, ma richiede l’intervento della volontà

23 LE VIRTÙ DIANOETICHE Aristotele distingue due diverse facoltà proprie dell’anima razionale: La prima è detta FACOLTÀ CALCOLATIVA : più strettamente pratica; si occupa di ciò che è in nostro potere. Essa comprende: arte (τέχνη) = capacità di produrre un oggetto saggezza (φρόνησις) = capacità di agire secondo ragione; ha il compito di determinare il giusto mezzo tra due estremi viziosi

24 LE VIRTÙ DIANOETICHE La seconda viene definita FACOLTÀ SCIENTIFICA: è unicamente teorica; studia ciò che non dipende da noi e che non può essere diverso da come è. Essa comprende: scienza (έπιστήμη)= capacità dimostrativa (apodittica) intelligenza (νούσ)= capacità di cogliere i principi primi delle scienze L’unione di scienza + intelligenza viene definita da Aristotele SAPIENZA

25 LE VIRTÙ DIANOETICHE La principale virtù propria della FACOLTÀ CALCOLATIVA è la saggezza (φρόνησις) Dirige la vita morale È rivolta alle cose sensibili Collabora con la virtù etica Fissa i mezzi per realizzare l’atto morale È alla portata di tutti

26 LE VIRTÙ DIANOETICHE La principale virtù propria della FACOLTÀ SCIENTIFICA è la sapienza (σοφία) consiste nella contemplazione delle realtà soprasensibili rappresenta il sommo bene per l’uomo, cioè la massima felicità è propria soltanto del filosofo non basta a garantire la saggezza Contro le tesi espresse da Platone nella “Repubblica” (= il filosofo deve governare, perché solo chi conosce la giustizia può rendere giusto lo Stato) Aristotele pensa che la sapienza, propria di pochi uomini, non si accompagni necessariamente alla saggezza, che è la dote più importante per chi governa

27 SINTESI FINALE Virtù etiche Virtù dianoetiche ANIMA: VEGETATIVA
Disposizione a scegliere il giusto mezzo La principale virtù etica è la giustizia ANIMA: VEGETATIVA SENSITIVA RAZIONALE Pur attribuendo grande importanza sia alla saggezza che alla sapienza, Aristotele sostiene che l’esercizio della SAPIENZA, ossia la vita del filosofo, sia la più degna di essere vissuta e che procuri la massima felicità Virtù dianoetiche Facoltà Calcolativa = Saggezza Facoltà scientifica Scienza + Intelligenza = Sapienza

28 Politica e poetica L’uomo è un animale Sociale
Lo stato è una comunità per uomini liberi Cercare la costituzione più adatta alla città La migliore costituzione è la politia ( classe media)che mitiga gli eccessi della democrazia e dell’oligarchia L’arte è imitazione Tragedia: imitazione seria di fatti che possono accadere per suscitare la purificazione dell’animo Storia: narrazione di fatti accaduti Carattere purificatorio dell’arte

29 FINE


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