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Amazzoni
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che succinta, e ristretta in fregio d'oro
« Guerriera ardita, che succinta, e ristretta in fregio d'oro l'adusta mamma, ardente e furïosa tra mille e mille, ancor che donna e vergine, di qual sia cavalier non teme intoppo. » (Publio Virgilio Marone, Eneide, libro I [orig. lat.: ].Traduzione di Annibale Caro.)
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Anfora a figure nere proveniente da Gela
Anfora a figure nere proveniente da Gela. lotta di Eracle con le Amazzoni (525 a. C. - Università di Baltimora) Popolo di donne guerriere. Le Amazzoni imparavano a tirare con l'arco, e vigeva l'usanza di amputare loro il seno destro affinché fossero agevolate in questa pratica guerriera: il nome "Amazzone" è di derivazione greca e significa appunto "colei che non ha mammella". Secondo la leggenda, erano quasi sempre in guerra contro la Grecia, tanto che pare fossero alleate dei troiani: in base a questa versione, durante l'assedio di Troia la loro regina Penthesilea fu uccisa dal guerriero greco Achille che si innamorò del suo viso morente. Secondo Erodoto, i soldati greci le hanno combattute nella battaglia di Thermodon nel Mar Nero. Gli Sciiti le chiamavano Oriopata o "assassine di uomini".
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In fregi ellenistici più recenti,
Nei fregi del Partenone le vediamo nei loro morbidi chitoni, maneggiando piccole spade e giavellotti come atleti olimpionici. In fregi ellenistici più recenti, come in quelli dei sarcofagi di Tessalonica, vengono rappresentate in pose seducenti, come donne guerriere con curve da cortigiane. Sempre in periodo ellenistico, alcuni tra i maggiori scultori dell’epoca, realizzano lo stesso soggetto nel Mausoleo di Alicarnasso.
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Nel Mausoleo di Alicarnasso fregi, sculture e statue di incommensurabile bellezza, che gli storici attribuiscono, tra gli altri, a Skopas, Leocare, Timoteo e Briasside, arricchivano l’imponente struttura dell’edificio. Dei tre fregi a rilievo che rappresentano dieci combattimenti, si può ammirare uno straordinario frammento di Amazzonomachia (nell'immagine), conservato al British Museum. Anche se non è possibile ricostruire l’esatta posizione delle sculture e dell’ornamentazione, dai frammenti che rimangono si intuisce la straordinaria qualità del monumento. La decorazione scultorea del tempio tomba, in particolare quella attribuibile a Briasside e a Leocare, ci introduce alle nuove istanze della cultura ellenistica, nella quale si manifesta un prepotente senso della corporeità e del movimento delle figure nello spazio.
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Le amazzoni sono state usate inoltre come soggetto per la realizzazione di sculture.
Lo storico latino Plinio ci racconta di una gara svoltasi fra Fidia, Policleto e Crésila per la miglior statua di Amazzone da collocare nell'Artemision di Efeso. Queste tre statue ci sono pervenute in innumerevoli copie romane. Sono molti gli elementi comuni fra queste tre opere, iniziando dalla collocazione cronologica, che possiamo porre nel decennio compreso fra il 440 e il 430 a.C.; ci sono sconosciute le motivazioni della loro dedica e della loro precisa collocazione.
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L'amazzone " Sciarra ", attribuibile a Crèsila, ha una ferita vicino al petto ed esprime il desiderio di riposo sia con l'atto di appoggiarsi, probabilmente ad un pilastro alla sua destra, sia mediante l'iconografia della mano posta sul capo. La distinzione tra la gamba portante e la gamba in riposo si specchia nel movimento delle pieghe del chitòne, ma si differenzia da un'immagine ponderata, raffigurata stante e libera nello spazio, per un elemento importante: la linea delle spalle non si abbassa verso il lato della gamba portante, bensì verso la gamba in riposo.
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Fidia, contemporaneo di Policleto, che aveva già risolto i problemi inerenti la ponderazione e l'equilibrio dei volumi della statuaria greca, creò un modello scultoreo espressivamente libero e svincolato dalla problematica tradizionale. Egli seppe rendere chiare le sue novità nella realizzazione dell'Amazzone ferita ( a.C.). Si può osservare nella copia in gesso del tipo Mattei, la migliore fra quelle che si sono conservate, l'equilibrio ottenuto tramite l'appoggio sulla gamba destra tesa e la lancia, tenuta con entrambe le mani. Questo espediente scarica da buona parte del peso la gamba sinistra, flessa e tirata in avanti, la cui coscia ferita viene mostrata in primo piano perché un lembo della veste è sollevato ed assicurato alla cintura.
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L'Amazzone Capitolina, opera di Policleto, si appoggia su due lati: a sinistra sulla gamba portante e a destra sulla lancia. Nel mezzo è messa in risalto la parte destra, ferita, del corpo, e la ferita, ben evidente, è sottolineata dal cenno della mano e dallo sguardo. Questa guerriera viene rappresentata gravitante sulla gamba sinistra, mentre la gamba non portante è flessa e tirata indietro; quindi il braccio destro si solleva e la mano sinistra regge una parte della veste. La figura dell'Amazzone può esser considerata il corrispettivo femminile del Doriforo, eseguito nel 445 a.C.
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IL DONARIO DI ATTALO Era situato a circa 40 metri di altezza sul muro meridionale dell’acropoli di Atene. Secondo la testimonianza di Pausania e le recenti ricostruzioni, era composto da più di cento statue raffiguranti Giganti, Amazzoni, Galati e Persiani, di cui, grazie alle numerose copie, dieci sono giunte fino a noi. Sono di epoca romana e sono esposte a Napoli, Roma, Venezia, Aix, Parigi e Berlino. Il monumento, donato dai Pergameni alla città di Atene, doveva dare l'impressione di un grande campo di battaglia; fu commissionato da Attalo II, verso il 160 a.C. allo stesso maestro dell’Ara di Pergamo, Firomaco e ad altri artisti meno famosi, ma non meno abili. L’unica statua superstite del settore del donario con la battaglia tra Greci e Amazzoni è l’Amazzone riversa a terra (Napoli). La donna, ferita al petto, è vestita con un leggero chitone che le scopre il seno e sottolinea con le pieghe la bellezza del corpo. La figura suscita sentimenti di pietà verso il vinto piuttosto che di gloria verso il vincitore.
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IL SANTUARIO DI ASCLEPIO
Nel museo archeologico di Atene è conservata una pregevole statua di Amazzone equestre marmorea, proveniente dal frontone del Santuario di Asclepio ad Epidauro (in Argolide), risalente circa al 380 a.C. L’amazzone parte con impeto per colpire il nemico; nella sua corsa impetuosa, accentuata dal movimento splendido del cavallo, il vento attacca il chitone al suo corpo e tutta la maestria dell’artista (forse Timoteo a.C.) è palese nell’esecuzione del corpo femminile e nelle piegature ondulate del chitone.
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PITTORE DI PENTESILEA Nato nel 475 a.C., morto nel 450 a.C. . Ha composto coppe di grandi dimensioni in stile a figure rosse, anche policrome su fondo nero come la grande coppa di Monaco con Achille che uccide Pentesilea (regina delle amazzoni), la coppa con Apollo e Tito (Staatiche Antikensammlunge) e una coppa con Zeus e Gaminede (Ferrara, Museo). Coppa, Achille e Pentesilea, Monaco Staatliche Antikensammlungen 460 a. C. circa da Vulci
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La battaglia fra Amazzoni e Ateniesi, sarcofago dei Musei Capitolini
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Amazzonomachia del sarcofago Fugger dall’Artemisio di Efeso
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Classe IV D a.s Prof.ssa Paola Grossi Rosanna Poli Dorinda Caccioppo
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