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IL FLAGELLO DELLA PESTE NERA
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Il racconto di Boccaccio
Dico adunque che già erano gli anni della fruttifera incarnazione del Figliuolo di Dio al numero pervenuti di milletrecentoquarantotto, quando nella egregia città di Fiorenza, oltre a ogn'altra italica bellissima, pervenne la mortifera pestilenza: la quale, per operazion de' corpi superiori o per le nostre inique opere da giusta ira di Dio a nostra correzione mandata sopra i mortali, alquanti anni davanti nelle parti orientali incominciata, quelle d'inumerabile quantità de' viventi avendo private, senza ristare d'un luogo in uno altro continuandosi, verso l'Occidente miserabilmente s'era ampliata.
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Il cammino della peste
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Sintomi nascevano nel cominciamento d'essa a' maschi e alle femine parimente o nella anguinaia o sotto le ditella certe enfiature, delle quali alcune crescevano come una comunal mela, altre come uno uovo, e alcune più e alcun' altre meno, le quali i volgari nominavan gavoccioli. E dalle due parti del corpo predette infra brieve spazio cominciò il già detto gavocciolo mortifero indifferentemente in ogni parte di quello a nascere e a venire: e da questo appresso s'incominciò la qualità della predetta infermità a permutare in macchie nere o livide, le quali nelle braccia e per le cosce e in ciascuna altra parte del corpo apparivano a molti, a cui grandi e rade e a cui minute e spesse. E come il gavocciolo primieramente era stato e ancora era certissimo indizio di futura morte, così erano queste a ciascuno a cui venieno.
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Gli effetti dell’epidemia
DATA POPOLAZIONE IN EUROPA POPOLAZIONE IN ITALIA 1200 1250 1300 1350 1400 1450
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La medicina di fronte alla malattia
A cura delle quali infermità né consiglio di medico né virtù di medicina alcuna pareva che valesse o facesse profitto: anzi, o che natura del malore nol patisse o che la ignoranza de' medicanti (de' quali, oltre al numero degli scienziati, così di femine come d'uomini senza avere alcuna dottrina di medicina avuta giammai, era il numero divenuto grandissimo) non conoscesse da che si movesse e per consequente debito argomento non vi prendesse, non solamente pochi ne guarivano, anzi quasi tutti infra 'l terzo giorno dalla apparizione de' sopra detti segni, chi più tosto e chi meno e i più senza alcuna febbre o altro accidente, morivano.
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Il medico della peste Si pensava che dei "soffi pestiferi" avessero trasportato la malattia dall'Asia all'Europa, oppure che la malattia fosse causata da miasmi provenienti dall'interno della terra. Si consigliava di tener aperte solo le finestre rivolte a nord, perché i venti da sud - caldi e umidi - erano considerati dannosi. Il sonno durante il giorno era bandito, così come il lavoro pesante.
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La vera causa del morbo La trasmissione nell'uomo può avvenire attraverso la puntura delle pulci dei ratti (Xenopsylla cheopis), o tramite il morso dei ratti stessi o di altri roditori. La pulce dell'uomo ed i pidocchi, in forma minore, permettono di trasmettere la peste bubbonica anche da uomo ad uomo. Immagine al microscopio elettronico di una massa di batteri Yersinia pestis
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La cura Per combattere la peste sono necessari degli antibiotici. Importante è l'isolamento dei malati per evitare ulteriori contagi.
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La peste nel nostro tempo
Anni Epidemia nel Madagascar. Si verificarono circa casi Anni Epidemia in Vietnam. Nel solo 1967 si verificarono nel paese asiatico quasi casi. Le epidemie più recenti si sono avute in India (ottobre 1994), Uganda (novembre 1998), in Namibia (maggio 1999) e nel Malawi (luglio 1999). Il 18 giugno almeno 13 casi di peste bubbonica sono registrati nella Libia orientale. Al giorno d'oggi si registrano tra i e i casi annuali di peste nel mondo, specialmente in Africa e in Asia ed alcuni focolai vengono saltuariamente segnalati in alcune aree caucasiche e nordamericane
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I RIFLESSI SULLA MENTALITA' COLLETTIVA
E lasciamo stare che l'uno cittadino l'altro schifasse e quasi niuno vicino avesse dell'altro cura e i parenti insieme rade volte o non mai si visitassero e di lontano: era con sì fatto spavento questa tribulazione entrata né petti degli uomini e delle donne, che l'un fratello l'altro abbandonava e il zio il nipote e la sorella il fratello e spesse volte la donna il suo marito; e (che maggior cosa è e quasi non credibile), li padri e le madri i figliuoli, quasi loro non fossero, di visitare e di servire schifavano. [...]
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Il trionfo della morte Buonamico Buffalmacco, Trionfo della morte, Camposanto di Pisa,
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Trionfo della morte, Basilica di Santa Croce a Firenze, 1357
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Gaspare Pesaro, Trionfo della morte, 1446 circa
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Si fugge dalla morte E erano alcuni, li quali affermavano il bere assai e il godere e l'andar cantando attorno e sollazzando e il sodisfare d'ogni cosa all'appetito che si potesse e di ciò che avveniva ridersi e beffarsi esser medicina certissima a tanto male; e così come il dicevano mettevano in opera a lor potere, il giorno e la notte ora a quella taverna ora a quella altra andando, bevendo senza modo e senza misura, e molto più ciò per l'altrui case faccendo, solamente che cose vi sentissero che lor venissero a grado o in piacere
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..o ci si punisce per espiare i peccati causa della pestilenza
Il settimo sigillo - I.Bergman(1957) - La messa in scena degli attori e la predica dei flagellanti
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La fine incombe Coppo di Marcovaldo, particolare del Giudizio universale, , Firenze, battistero
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La punizione attende il peccatore
Dolor, pianto e penitenza Ci tormentan tuttavia: questa morta compagnia va gridando penitenza. Fummo già come voi sète, voi sarete come noi; morti siam, come vedete, così morti vedrem voi; e di là non giova, poi, dopo il mal, far penitenza. Il carro della morte, opera di Antonio Alamanni
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Ma si può scendere a patti con la morte
partita a scacchi con la morte
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...dimenticarla Quant'è bella giovinezza, che si fugge tuttavia!
Chi vuol esser lieto, sia: di doman non c'è certezza. Ciascun apra ben gli orecchi: di doman nessun si paschi! Oggi siàn, giovani e vecchi, lieti ognun, femmine e maschi: ogni tristo pensier caschi: facciam festa tuttavia. Chi vuol esser lieto, sia: di doman non c'è certezza. Lorenzo de' Medici - Quant'è bella giovinezza
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Castello della Manta, La fontana dell’eterna giovinezza
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Si sente la necesità di un capro espiatorio
Lo stesso anno [1349], fra la festa della Purificazione della benedetta Vergine Maria [2 febbraio] e la Quaresima, gli Ebrei furono messi a morte in tutte le città, castelli e villaggi di Turingia [...], perché la voce pubblica li accusava di aver contaminato le fonti e i pozzi: e in questi furono trovati numerosi sacchi riempiti di sostanze avvelenate. Lo stesso anno, il giorno di San Benedetto [21 marzo], che cadde il sabato precedente la domenica delle palme, gli abitanti di Erfurt uccisero cento e più ebrei, nonostante l'opposizione dei consoli della città. Lo stesso anno e lo stesso giorno altri Ebrei furono uccisi a Mulhausen nello stesso modo che a Erfurt e in quasi tutta la Germania, Da una cronaca della città tedesca di Erfurt .
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Il pregiudizio diventa dimostrazione di colpevolezza
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Allora come nel nostro tempo
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