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Autori: Amato G., Madeyski P. Babbo G.A., Bartelloni A.

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Presentazione sul tema: "Autori: Amato G., Madeyski P. Babbo G.A., Bartelloni A."— Transcript della presentazione:

1 Le lesioni trofiche degli arti inferiori: loro terapia con la camera distrettuale di Madeyski.
Autori: Amato G., Madeyski P. Babbo G.A., Bartelloni A. Casa di cura Sileno e Anna Rizzola. S. Donà di Piave Padova 2003

2 DATI STATISTICI Diversi studi scozzesi,svedesi,inglesi evidenziano una frequenza una frequenza variabile tra lo 0.4% di di tutta la popolazione con punte del 4-5% negli ultrassessantenni. La cronicità della malattia comporta costi elevati che in Inghilter- ra è stato valutato tra le 200 e le 4000 sterline per il trattamento di un un solo malato per 4 mesi. La durata media di un ulcera è di 26 settimane con un range va- riabile variabile tra le 4 settimane e i 30 anni. Nel 46% dei casi il decorso supera le 26 settimane e nel 15% i due anni. Padova 2003

3 DATI STATISTICI In Italia l'1-3% della popolazione, con punte del 5% nei soggetti oltre i 60 anni presenta lesioni degli arti inferiori. Le sedi più colpite sono in ordine di frequenza le faccie mediale, laterale,anteriore della caviglia, i piedi, la faccia posteriore della caviglia. Padova 2003

4 Cos’é l’ulcera? Per ulcera s’intende una perdita di sostanza legata
a modificazioni emodinamiche, emoreologiche e coagulative: nella sua genesi è fondamentale l’impegno del microcircolo e conseguente compromussione del trofismo tissutale. Essa rappresenta l’epifenomeno di varie patologie che hanno alla base un insufficiente apporto ematico con conseguente ipossia ed infezione (Bimonte). Padova 2003

5 CLASSIFICAZIONE DELLE ULCERE DEGLI ARTI ARTI INFERIORI
Una delle tante classificazioni distingue le: 1) Ulcere da stasi venosa (IVC) 2) Ulcere arteriose 3) Ulcere traumatiche 4) Ulcere da collagenopatie 5) Ulcere diabetiche Padova 2003

6 Fisiopatologia dell’ ulcera
Indipendentemente dalla patologia di base, la ossimetria transcutanea ha evidenziato che a livello delle lesioni vasculopatiche la pO2 arriva a valori di 5-10 mm di Hg. Tale valore è incompatibile con la vita delle cellule e impedisce la proliferazione e l’azione dei leucociti che richiedono valori di pO2 di mm di Hg: da ciò deriva il pericolo di infezione. Padova 2003

7 Fisiopatologia dell’ ulcera
Anche la sintesi del collagene a partenza dai fibroblasti non può prescindere dall’ossigeno. Nelle condizioni sopradette di relativa ipossia quindi si formerà un collagene immaturo e poco stabile con inevitabili problemi di cicatrizzazione. Padova 2003

8 Fisiopatologia dell’ ulcera
Quindi,indipendentemente dalle cause che hanno determinato la formazione dell’ulcera (traumi,tur- be del circolo arterioso e/o venoso), per ottenere la riepitelizzazione della stessa sono necessari: Un apporto ottimale di ossigeno, Una completa detersione della lesione, Una stimolazione cellulare, Una buona perfusione ematica. Padova 2003 .

9 POSSSIBILI TERAPIE 1) Terapie mediche 2) Terapie chirurgiche
La terapia delle ulcere,nonostante gl'innumerevoli presidi farmacologici e fisici,resta ancora oggi un problema di non facile soluzione e interessa fattori locali e sistemici. 1) Terapie mediche 2) Terapie chirurgiche Terapia con camera iperbarica Terapia con ossigeno-ozono Padova 2003

10 Razionale della ossigenoterapia iperbarica
L’ossigenoterapia iperbarica è una terapia sistemica basata sulla respirazione dell’O2 ad alta pressione in apposite strutture definite appunto camera iperbariche Essa agisce con due meccanismi: a) Aumentando la quota di O2 disciolta, si sostituisce all’O2 legato alla Hb quando questo sia in difetto per mancanza della stessa (anemia) o per incapacità funzionale (intossicazione da CO) Padova 2003

11 Razionale della ossigenoterapia iperbarica
L’ossigenoterapia iperbarica è una terapia sistemica basata sulla respirazione dell’O2 ad alta concentrazione e ad alta pressione. Essa agisce con due meccanismi: b) ripristina la diffusione dell’O2 dai capillari alle cellule laddove questa è impedita o per diminuzione della perfusione ematica o per ispessimento dei mezzi di transito (edema, membrane piogene, tessuti necrotici) Padova 2003

12 Razionale della ossigenoterapia iperbarica
L’ossigenoterapia iperbarica è una terapia sistemica basata sulla respirazione dell’O2 ad alta concentrazione e ad alta pressione. IL FINE ULTIMO È QUELLO DI PORTARE O2 IN QUANTITÀ ADEGUATA ALLE NECESSITÀ METABOLICHE DEI TESSUTI. Padova 2003

13 Aumento dell’O2 disciolto
Camera Iperbarica Vantaggi Svantaggi Aumento dell’O2 disciolto Azione battericida Azione antiedema Azione cicatrizzante -Non sopportata da molti paz. -Problemi cardiaci,vestibolari psicologici,ecc. -Numero limitato di centri. -Problemi di trasporto. -Elevati costi Padova 2003

14 Così chiamata per la “somiglianza” con la camera iperbarica
La Camera distrettuale normobarica di Madeyski Così chiamata per la “somiglianza” con la camera iperbarica . Padova 2003

15 Così chiamata per la “somiglianza” con la camera iperbarica
La Camera distrettuale normobarica di Madeyski Così chiamata per la “somiglianza” con la camera iperbarica . Padova 2003

16 NESSUNA CONTROINDICAZIONE LOCALE O SISTEMICA
La camera normobarica di Madeyski Vantaggi Svantaggi Elevata conentrazione di ossigeno a livello della lesione Minor o nessun aumento di ossigeno disciolto nel plasma NESSUNA CONTROINDICAZIONE LOCALE O SISTEMICA

17 DIFFERENZE TRA LA CAMERA “TOTAL BODY” E QUELLA DISTRETTUALE.
Camera distrettuale La concentrazione di ossige- no raggiunge il 22% La concentrazione di ossige- no raggiunge il 95% Ossigeno disciolto nel san-gue pari a 6 cc % Ossigeno disciolto nel san-gue pari a 2 ml % Padova 2003

18 DIFFERENZE TRA LA CAMERA “TOTAL BODY” E QUELLA DISTRETTUALE.
Sostanzialmente quindi la camera total body agisce grazie all’aumento dell’ossigeno disciolto mentre la camera distrettuale agisce grazie alla elevata concen- trazione di ossigeno che si raggiunge a livello delle le- sioni trofiche. Padova 2003

19 La camera di Madeyski Caratteristiche e vantaggi: 1)Terapia locale
2) Gradita ai pazienti e allo staff sanitario 3) Di uso semplice 4) Nessuna controindicazione locale o sistemica 5) Dimensioni ridotte e facilità di trasporto 6)Possibile uso domiciliare 8)Basso costo di gestione e manutenzione 10) Efficacia documentata Padova 2003

20 Casistica personale Padova 2003 141 pazienti così divisi:
1) 87 ulcere venose da stasi, 2) 10 ulcere arteriore, 3) 5 ulcere traumatiche, 4) 3 ulcere collagenopatiche, 5) 22 ulcere diabetiche, 6) 1 ulcere da chemioterapia, 7) 13 pazienti con trapianti cutanei. Padova 2003

21 Metodica I pazienti sono sottoposti a sedute giornaliere
di un ora e talora a due sedute al dì. Il numero di sedute è stato variabile da caso a caso ma mai inferiore alle trenta e superiore alle novanta. La pressione all’interno della camera è stata mantenuta poco al di sopra di 760 mm di Hg e l’umidità tra il 60 e l’80% Padova 2003

22 Risultati 1) Riduzione delle secrezioni e detersioni delle lesioni.
2) Miglioramento della sintomatologia soggettiva (dolori, bruciori, prurito,). 3) Comparsa precoce di un buon tessuto di granulazione. 4) Riduzione dei diametri della lesione fino alla chiusura completa nel 50% dei casi. 5) Effetto favorente l’attecchimento di successivi trapianti nel 20% dei malati. 6) Risultato nullo nel 30% dei casi. Padova 2003

23 Il presente … Allo stato attuale abbiamo una
positiva esperienza con la camera distretuale con ossigeno Esiste inoltre una numerosa ca- sistica che dimostra l’effica- cia dell’ossigeno-ozono sommini- strato mediante sacchetto. Padova 2003

24  Camera distrettuale con ossigeno-ozono Il futuro …
E’ possibile unire le due metodiche sfruttando i vantag- gi dell’una e dell’altra? Camera distrettuale con ossigeno-ozono Padova 2003

25 SCOPO DELLO STUDIO Lo scopo di questo nostro studio è stato quello di valutare l’efficacia di questa camera distrettuale modificata Padova 2003

26 Effetti dell’ozono locale
Ad alte concentrazioni(70-80 gamma/ml) effetto disinfettante e di detersione della lesione. A basse concentrazioni(10-20 gamma/cc) effetto cicatrizzante e di stimolo sui tessuti. Padova 2003

27 Protocollo di trattamento No.5 sedute settimanali
Durata della seduta 60 minuti. 1 o 2 sedute al giorno. Al termine della seduta aspirazione della miscela gassosa. Durata del trattamento variabile in base alla evoluzione della lesione. Padova 2003

28 Protocollo di trattamento No.5 sedute settimanali
Toilette chirurgica della lesione. Umidificazione della stessa con acqua bid. Introduzione dell’arto dentro la camera. Chiusura ermetica della camera e realizza-zione del vuoto. Riempimento della camera con il gas a con- centrazione variabile. Padova 2003

29 Conclusioni Ci pare di poter dire che l’impiego della camera distrettuale con l’ozono migliori i risultati ottenuti con il solo ossigeno o con la tecnica del sacchetto. Tale miglioramento riguarda sia la percentuale di successi che la rapidità della guarigione. Padova 2003

30 Conclusioni (ipotesi)
La maggior efficacia della camera con ozono può essere dovuta sia ad un effetto intrinseco dell’ozono, sia al controllo di parametri importanti quali la umidità e la pressione sui tessuti con conseguente potenzia-mento dell’azione del gas. Padova 2003

31 Conclusioni (problemi)
L’uso della camera con ozono pone tuttavia alcuni problemi: La chiusura ermetica della camera Il tempo necessario per creare il vuoto Il tempo necessario per aspirare il gas Necessità di un generatore di ozono Padova 2003

32 Conclusioni (problemi)
L’uso della camera con ozono pone tuttavia alcuni problemi: Costi più elevati Uso domiciliare problematico Creazione di appositi centri Padova 2003


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