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La preistoriala preistoria gli Egizigli Egizi il mondo greco-romanoil mondo greco-romano lOrientelOriente il Sudamericail Sudamerica il Medioevoil Medioevo.

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Presentazione sul tema: "La preistoriala preistoria gli Egizigli Egizi il mondo greco-romanoil mondo greco-romano lOrientelOriente il Sudamericail Sudamerica il Medioevoil Medioevo."— Transcript della presentazione:

1 la preistoriala preistoria gli Egizigli Egizi il mondo greco-romanoil mondo greco-romano lOrientelOriente il Sudamericail Sudamerica il Medioevoil Medioevo il Rinascimentoil Rinascimento lera modernalera moderna lera contemporanealera contemporanea I colori nella storia dellUomo

2 Larte pittorica in Oriente Le culture millenarie dellAsia hanno una lunga tradizione nel campo dellarte pittorica, ed è impossibile cercare di riassumere in poche righe un percorso che si sviluppa in alcune migliaia di anni In gran parte i materiali pittorici usati presso le culture orientali riflettono quelli impiegati in Occidente. Ci limiteremo a segnalare le novità rispetto alla tavolozza in uso nellarea mediterranea, con particolare riferimento allarte cinese, indiana, islamica e persiana

3 Arte cinese La Cina rappresenta una delle civiltà più antiche tra quelle presenti in maniera continuativa. La civiltà cinese risale infatti ad almeno 7000 anni fa. Si può parlare di Cina antica per il periodo 5000 a.C. - 220 d.C., negli ultimi secoli del quale essa si sviluppa da una serie di insediamenti neolitici al formidabile impero governato dalla dinastia Han (206 a.C. – 220 d.C.) La pittura cinese ha una lunga storia, insieme allarte della calligrafia. I primi dipinti erano spesso eseguiti su materiali non convenzionali come seta, oggetti bronzei e ceramica, per la cui produzione larte cinese è peraltro più nota. Linvenzione della carta durante la dinastia Han provoca poi un grande sviluppo dellarte pittorica propriamente detta La calligrafia in particolare è sempre stata una vera passione per i Cinesi, testimoniata da numerosi trattati sullargomento e sulla produzione di inchiostri. Il cosiddetto inchiostro Cinese, costituito da colla e nerofumo, è stato per secoli la principale materia prima per la scrittura in molte parti del mondo, fino allavvento dellinchiostro metallo-gallato nellAlto Medioevo

4 Lesercito di terracotta Al periodo imperiale risale una delle più opere più notevoli della storia dellarcheologia: lEsercito di terracotta di Xian, probabilmente il più grande ritrovamento archeologico degli ultimi 50 anni Nel 1974 fu scoperta un'area archeologica di vaste dimensioni nella provincia di Xi'an, all'interno della quale era conservato il mausoleo del primo imperatore cinese Qin Shihuangdi, risalente al III secolo a.C. e costituito, tra le altre cose, da un insieme di figure in terracotta che rappresentano guerrieri dell'epoca, cavalli e carri da guerra: un esercito, appunto. Attualmente, sono stati recuperati circa 1500 guerrieri e da 7000 a 8000 statue di animali

5 Al di là dellinteresse puramente storico, i guerrieri di terracotta sono interessanti dal punto di vista dellarte pittorica, in quanto risultano decorati con una policromia a più strati, la cui base è una lacca orientale nota come Qi-lacquer, ottenuta dalla pianta Toxicodendron vernicifluum o albero della lacca. Il principio attivo di questa lacca è il composto urushiolo (sotto), attraverso la cui polimerizzazione la lacca indurisce all'aria e forma uno strato liscio, che si mantiene intatto in condizioni di umidità elevata (75-85%) La policromia delle statue Sfortunatamente, subito dopo lo scavo la policromia ha subito un degrado notevole sia sullo strato di lacca, sia sugli strati pigmentati, a causa del brusco calo di umidità nellambiente circostante Per arrestare il processo di degradazione è stato necessario consolidare la lacca infiltrando sostanze polimeriche nella sua struttura porosa

6 Sulla lacca sono stati individuate tracce più o meno estese dei pigmenti riportati in tabella Degna di nota è senza dubbio la presenza dei pigmenti blu Cinese e porpora Cinese, di struttura chimica non dissimile da quella del celebre blu Egiziano ColorePigmentoFormulabianco bianco d'ossa Ca 5 (PO 4 ) 3 OH bianco piombo 2PbCO 3 ·Pb(OH) 2 caolinite Al 2 O 3 ·SiO 2 ·2H 2 O cerussite PbCO 3 bluazzurrite 2CuCO 3 ·Cu(OH) 2 blu Cinese BaCuSi 4 O 10 rossocinabroHgS ematite Fe 2 O 3 massicotPbO ocra rossa Fe 2 O 3 ·xH 2 O rosso piombo Pb 3 O 4 giallo ocra gialla Fe 2 O 3 ·xH 2 O orpimento As 2 S 3 porpora porpora Cinese BaCuSi 2 O 6 verdemalachite CuCO 3 ·Cu(OH) 2 nero inchiostro Cinese carbone

7 Nella policromia dei guerrieri di terracotta sono stati identificati due pigmenti decisamente interessanti per la similarità con il ben noto blu Egiziano. Si tratta infatti di due pigmenti sintetici: il blu Cinese o Han blue, avente formula BaCuSi 4 O 10, e il porpora Cinese o Han purple, avente formula BaCuSi 2 O 6. Questi pigmenti sono stati rinvenuti anche in altri scavi sotto forma di stick ottagonali, probabilmente pronti per luso, e in alcuni vetri colorati Lorigine dei due pigmenti è datata al più tardi allVIII secolo a.C. e si ritiene che limpiego più diffuso sia stato sotto le dinastie Qin e Han (221 a.C. - 220 d.C.); luso in periodi successivi non è accertato Blu Cinese e porpora Cinese

8 La formula dei due pigmenti si differenzia da quella del blu Egiziano (CaCuSi 4 O 10 ) soltanto per la presenza del bario al posto del calcio. In particolare il blu Cinese, oltre ad essere molto simile macroscopicamente al blu Egiziano, ha anche la stessa stechiometria Cu-Si e la stessa struttura a livello microscopico. Nella struttura cristallina dei due pigmenti, gli ioni Cu 2+ (sfere blu nella figura sopra) si trovano in ambienti elettronici virtualmente identici e quindi, essendo questi ioni i cromofori responsabili del colore blu, i due pigmenti hanno proprietà cromatiche molto simili. La differenza di tono può essere dovuta alla granulometria, solitamente inferiore per il blu Cinese (al centro), maggiore per il blu Egiziano (sx)

9 Per quanto riguarda il porpora Cinese, si tratta di un pigmento chimicamente meno stabile del blu Cinese e ciò si riflette nella genesi del suo colore, che sarebbe blu scuro se prodotto ad elevata purezza (cosa difficile impiegando metodi antichi); tuttavia, a temperatura superiore a 1050°C probabilmente si genera Cu 2 O rosso, che impartisce la nota porpora. Questa ipotesi è supportata dal fatto che addizionando quantità crescenti di Cu 2 O al pigmento puro (dx) si può cogliere il viraggio dal blu iniziale al porpora. La reazione coinvolta può essere la seguente: 3BaCuSi 2 O 6 BaCuSi 4 O 10 + 2BaSiO 3 + 2Cu 2 O + ½O 2 La temperatura necessaria alla reazione era ampiamente raggiungibile in antichità dai Cinesi. Lipotesi è quindi plausibile. Da notare che, essendo Cu 2 O stabile, il fenomeno di viraggio al porpora progredisce lentamente nel tempo, ovvero il colore attuale dei reperti è più porpora delloriginale Il porpora Cinese è inoltre sensibile all'azione di acidi inorganici e di acido ossalico, sostanza secreta da alcuni microorganismi

10 Nella figura a sx è mostrata una sezione verticale di un campione prelevato dai Guerrieri di terracotta di Xian: sono evidenti i cristalli di porpora cinese dispersi in mezzo al cinabro; al di sotto si notano lo strato di lacca e la terracotta Struttura tridimensionale del porpora Cinese BaCuSi 2 O 6

11 Sulla natura sintetica del blu e del porpora cinese non ci sono dubbi. Ma c'è di più: considerazioni tecniche sulla sintesi dei pigmenti cinesi e sul confronto tra questa e quella del blu egiziano fanno ritenere più che probabile, piuttosto che uno sviluppo tecnologico indipendente, un trasferimento di conoscenza dallEgitto che potrebbe essere stato indirizzato lungo la Strada della Seta, già trafficata, secondo gli storici, almeno 500 anni prima dell'introduzione del blu Cinese e lungo la quale ha viaggiato, in direzione opposta, la tecnologia della carta e della seta Il grosso problema storico dei due pigmenti cinesi, attualmente ancora irrisolto, è la scelta del bario come materia prima e la sua origine. Il carbonato di bario o witherite (BaCO 3 ) ha fornito risultati plausibili nella ricostruzione odierna della sintesi, ma si tratta di un pigmento raro in Cina. Risultati inferiori si otterrebbero con la barite (BaSO 4 ) che ha punto di fusione molto alto, 1560°C. Si può ipotizzare che i chimici Cinesi avessero usato uno stratagemma, addizionando sali di piombo che catalizzano la decomposizione in situ del solfato di bario: PbO + BaSO 4 BaO + PbSO 4 Questa ipotesi è supportata dalla presenza sistematica di piombo nei campioni di blu e porpora cinesi Origine dei pigmenti cinesi

12 Oro mosaico Il pigmento aurum musivum o oro mosaico o porporina, era molto popolare presso gli alchimisti in quanto i suoi cristalli gialli ricordavano loro. Il pigmento è citato nel De Arte Illuminandi, un manoscritto del XIV secolo sulla miniatura, ma testi alchimisti cinesi ne parlano già mille anni prima, rendendone probabile linvenzione in Asia. Benchè popolare in epoca medievale e rinascimentale, loro mosaico, a differenze di altri pigmenti gialli, è raramente citato in testi più recenti rivolti alla descrizione di materiali pittorici antichi, quasi si trattasse di un pigmento dimenticato Si tratta di un pigmento sintetico a base di solfuro di stagno (SnS 2 ) preparato da amalgama di stagno, zolfo e cloruro di ammonio a formare lamelle gialle con splendore metallico quasi aureo. Il suo impiego è dovuto alla necessità di imitare loro per gli sfondi o per le scritture, con un prodotto di minor costo; è però un prodotto di scarsa stabilità, tanto che il Cennini dice "guar'ti come dal fuoco d'adoperarlo" Il sinonimo porporina o purpurina con cui è anche noto (anche il Cennini lo cita in questo modo) è abbastanza inspiegabile, in quanto il pigmento non ha nulla a che fare con il colore porpora In analogia alloro mosaico esiste anche un argento mosaico, meno noto, formato da unamalgama stagno/bismuto/mercurio, citato soprattutto da testi di area tedesca a partire dal XVI secolo

13 Lapislazzuli e blu oltremare Il colore blu intenso del lapislazzuli è utilizzato e apprezzato da almeno 6000 anni. Per cominciare è necessario chiarire bene la terminologia: il pigmento andrebbe chiamato oltremare o blu oltremare, mentre lapislazzuli è la roccia da cui si ottiene il pigmento, a sua volta composta prevalentemente dal minerale lazurite Il nome deriva dal latino medievale lapis lazuli, ovvero pietra azzurra. Il termine lazulum discende dal persiano lazward, cioè azzurro, passando per l'arabo lazaward e per il basso greco lazourion

14 La composizione della roccia è complessa, in quanto miscela isomorfa di due minerali del gruppo della sodalite: la lazurite (Na 3 Ca(Al 3 Si 3 O 12 )S) per il 25- 40 %la lazurite (Na 3 Ca(Al 3 Si 3 O 12 )S) per il 25- 40 % la hauynite (Na 4 Ca 2 Al 6 Si 6 O 22 S 2 (SO 4 )Cl 0.5 )la hauynite (Na 4 Ca 2 Al 6 Si 6 O 22 S 2 (SO 4 )Cl 0.5 ) Inoltre sono spesso presenti calcite e pirite che dà le tipiche venature dorate Struttura a gabbia della sodalite (dx)

15 Nellimmagine 10x al microscopio si possono notare le particelle delle varie fasi minerali nel lapislazzuli, alcune delle quali di colore ben diverso dal blu. Le particelle di lazurite hanno forma irregolare Per questi motivi il pigmento che si ottiene dal lapislazzuli può avere aspetto e colore più o meno vivo a seconda del grado di raffinazione della roccia, passando dal blu profondo al verde oltremare al violetto

16 Il colore blu deriva dallassorbimento per trasferimento di carica tra i gruppi cromofori S 2 - ed S 3 - inseriti nella gabbia di sodalite: S 3 -, il cromoforo principale, assorbe nella regione dal verde allarancione e riflette il blu mentre S 2 - assorbe nel violetto ed ultravioletto e riflette il giallo. Nella figura: spettro di assorbimento in unità Log(1/R)

17 Le sorgenti Il nome di azzurrum ultramarinum o blu oltremare deriva dal fatto che il materiale proveniva principalmente dalle miniere del Firgamu, nella provincia di Badakshan (odierno Afghanistan settentrionale), sfruttate almeno dallepoca dei faraoni Egiziani. Le miniere, pur collocate in una regione quasi inaccessibile in prossimità delle fonti del fiume Oxus, l'attuale Amu Darya, rifornivano di lapislazzuli le civiltà della Mesopotamia e poi tutta larea mediterranea. Ancora nel 1271 le miniere furono visitate da Marco Polo, il quale dichiarò che la roccia era usata per lestrazione di un pigmento blu Al giorno doggi le miniere del Firgamu sono quasi esaurite; peraltro la richiesta del mercato è minima, soddisfatta da altre fonti (es. Cile, Siberia) e limitata alluso come pietra ornamentale semipreziosa

18 Ben prima di essere sfruttato come pigmento, il lapislazzuli era usato a scopo decorativo come pietra semipreziosa per piccoli gioielli Usi del lapislazzuli I Romani credevano che il lapislazzuli avesse poteri afrodisiaci, e nel Medioevo gli si attribuiva proprietà medicinali: era macinato, miscelato con latte e applicato come medicazione per foruncoli e ulcere

19 Nelle tombe reali dei Sumeri a Ur sono stato trovati più di 6000 oggetti in lapislazzuli rappresentanti animali, oltre che piatti, coppe e sigilli Tracce di lapislazzuli sono state identificate sul manufatto ligneo conservato presso il British Museum e noto come Standard di Ur, rinvenuto nel cimitero reale dellomonimo sito nellIraq meridionale e risalente al 2600-2400 a.C.; si tratta di una cassa in legno decorata su due lati, uno con scene di pace e uno con scene di guerra. Il significato del manufatto è tuttora incerto

20 Il blu oltremare Il blu oltremare ha attraversato tutta la storia dellarte fino al XIX secolo, per essere poi sostituito a partire dal 1828 dalla sua versione sintetica, il blu oltremare artificiale. Si tratta di un pigmento molto pregiato, dal momento che il minerale da cui si produce è sempre stato considerato pietra semipreziosa Il suo impiego in opere pittoriche è indice di alto tenore di vita da parte dellutilizzatore o del committente, e il suo utilizzo era contabilizzato a parte nel contratto firmato dal pittore Nellimmagine a dx: pittura murale dallabbazia di Novalesa (XII secolo)

21 Quando Michelangelo ricevette da Papa Giulio II lincarico di decorare la volta della Cappella Sistina con le scene della Genesi, stipulò un contratto non particolarmente vantaggioso: un tanto a metro quadro e i colori doveva metterli lui Michelangelo completò la complessa opera in 3 anni, impiegando il blu oltremare solo per il colletto di Ezechiele, mentre per tutto il resto usò azzurrite, a quel tempo 400 volte più a buon mercato del lapislazzuli

22 In seguito il Papa Paolo III commissionò a Michelangelo un'ulteriore aggiunta alla decorazione della Cappella. Michelangelo stipulò perciò un secondo contratto per decorare la parete dietro all'altare con il Giudizio universale. Il contratto prevedeva 1200 ducati allanno e in più i colori li metteva il Papa: questo forse spiega come mai l'artista impiegò 6 anni per il Giudizio (dal 1536 al 1541), che è più piccolo e comodo da dipingere rispetto alla volta, e soprattutto perchè tutto il cielo del Giudizio sia stato realizzato con blu oltremare (e non con azzurrite)

23 Nel tardo Medioevo il prezioso pigmento era riservato al manto della Vergine e di Cristo Nella miniatura a dx, laureola di Cristo è in blu oltremare (degradato) mentre le aureole degli Apostoli sono in indaco

24 Il suo impiego da parte delle civiltà mediterranee sembra raro in epoca antica, cosa giustificata dal fatto che esse disponevano del blu egiziano. Ci sono comunque alcune evidenze diagnostiche su pitture murali rinvenute a Pompei. Le prime evidenze sistematiche delluso di lapislazzuli come pigmento si hanno però nellAsia Centrale: in pitture murali nel Turkestan Cinese (V-VIII secolo d.C.) e in templi dellAfghanistan (VI-VII secolo d.C.); lo si ritrova poi in dipinti cinesi del X-XI secolo e in dipinti parietali indiani dellXI, XII e XVII secolo. Secondo alcuni autori, i Cinesi erano già in grado di produrre blu oltremare sintetico in antichità Nellimmagine a dx: pittura murale da Bamiyan, Afghanistan

25 Luso del blu oltremare in Europa va probabilmente datato a partire dal IX secolo, in concomitanza con la perdita della tecnologia del blu egiziano. Tra le prime evidenze si hanno gli affreschi della chiesa di San Saba a Roma (prima metà dellVIII secolo, figura in basso) e gli affreschi del monastero di Torba, in Lombardia (prima decade del IX secolo)

26 Miniature da codici italiani del IX secolo con campiture in blu oltremare Codice 104 – Archivio Capitolare di Vercelli Codice 202 (Archivio Capitolare di Vercelli), Isidoro di Siviglia

27 Il suo impiego estensivo si ha soprattutto dal XIV secolo. Nel XVI secolo il suo valore era così alto da superare talvolta quello delloro; va considerato che dal lapislazzuli si ricava soltanto il 2-3% di materia utile come pigmento. Per questo il suo uso era limitato alla pittura di particolari importanti, es. il manto della Vergine nella Madonna Aldobrandini di Tiziano (1532, sx) Nel Nordeuropa il suo impiego era raro: ad esso era preferita lazzurite Il blu oltremare perde in parte il suo significato simbolico con lavvento della pittura a olio e poi con lintroduzione della versione sintetica nel XIX secolo

28 Preparazione del blu oltremare La preparazione del pigmento in antichità prevedeva semplicemente macinazione, lavaggio e setacciamento della roccia, procedimento che produceva una polvere blu- grigiastra con unelevata proporzione di materiale incolore (calcite e pirite), a meno che la roccia non fosse di elevata qualità. Questo è il pigmento impiegato nei manoscritti bizantini dal VI al XII secolo Poco dopo il 1200, come è testimoniato da alcuni riferimenti del XIII secolo e dallo stesso Cennino Cennini nel XV secolo, entrò in uso un nuvo metodo di estrazione. Il principio del metodo consiste nellincorporare la roccia in una mistura di cera fusa, resine e oli; la massa fusa era impaccata in un telo e impastata sotto una soluzione alcalina diluita (potassio carbonato estratto con acqua da ceneri vegetali). Le particelle blu di lazurite erano lavate via e raccolte per decantazione al fondo del contenitore, mentre la maggior parte del materiale cristallino incolore rimaneva nella massa pastosa

29 Proprietà del pigmento Le proprietà tecniche del pigmento sono buone: il lapislazzuli ha buona intensità di colore e potere coprente, nonostante il basso indice di rifrazione. Inoltre è estremamente stabile alla luce e, nonostante contenga atomi di zolfo, può essere miscelato con pigmenti a base di piombo come il bianco piombo, senza pericolo di formazione di solfuro di piombo. Ciò rende semplice la sua applicazione nelle tecniche a tempera. La resistenza a sostanze alcaline è compatibile con lapplicazione nella tecnica ad affresco. In presenza di acidi tende però a decomporsi e quindi a decolorarsi

30 Il blu oltremare è molto sensibile allaggressione di sostanze acide, a contatto con le quali i gruppo cromofori si degradano secondo meccanismi non chiari. Il fenomeno è noto come ultramarine sickness o ultramarine disease In questa miniatura dellXI secolo, le vesti della Madonna e di San Giuseppe erano originariamente in blu oltremare ma il colore è svanito, probabilmente per aggressione chimica da parte di un acido Nellingrandimento 80x si notano alcune particelle in cui è rimasta la pigmentazione originale

31 Usi del blu oltremare Lapplicazione principale del blu oltremare è nella pittura a tempera. Nei manoscritti illuminati la sua brillantezza era complementare a quella di cinabro e oro, con cui formava un trio di pigmenti nobili Nella tecnica ad olio risulta meno coprente e brillante ed è quasi sempre usato in miscela con il bianco piombo A causa della scarsa resistenza agli agenti atmosferici acidi, negli affreschi (sx) si tende talvolta ad applicarlo a secco (es. Cappella degli Scrovegni a Padova - N.B. il manto della Madonna, non il cielo!)

32 In alcuni casi il blu oltremare era impiegato come strato superficiale su una sottopittura o underpainting, sia per limitare il consumo di pigmento pregiato (allo scopo erano impiegati come underpainting azzurrite, indaco o smaltino), sia per ottenere una colorazione particolare, es. porpora su un underpainting rosso Nellesempio riportato è mostrata una sezione trasversale ottenuta da una campitura blu in un dipinto del pittore fiammingo Van der Weyden (XV secolo): sotto lo strato 7 costituito da vernice, gli strati 5 e 6 sono in blu oltremare, mentre il sottostante strato 4 è in azzurrite

33 Pigmento ceramico In questo esempio è illustrato luso di blu oltremare come pigmento per la decorazione di un oggetto ceramico iraniano (XIII secolo d.C.). Il pigmento è applicato sotto forma di sottile patina tra il corpo ceramico e linvetriatura a base di cobalto, per impartire un colore blu più brillante

34 La lacca indiana Lacca indiana: si tratta di un colorante rosso intenso affine al kermes, ricavato anchesso da insetti di varie specie dei Coccidi, tra cui la Kerria lacca e la Kerria chinensis, specie indigene dellIndia e del Sudest asiatico. Gli insetti sono parassiti di alcune piante delle specie Croton e Ficus Il colorante si ricava da una resina secreta dagli individui femmine degli insetti, nota come gommalacca (shellac in inglese) Il colorante è un sottoprodotto della purificazione della resina, la quale trova applicazione come vernice; la lacca ne rappresenta la parte idrosolubile, componente minoritaria. I principi coloranti della lacca indiana sono gli acidi laccaici, identificati con lettere da A ad F (dx: acido laccaico A) a seconda dei sostituenti su una comune struttura antrachinonica; la struttura è simile a quella degli acidi kermesico e carminico, principi rispettivamente del kermes e della cocciniglia che sono affini dal punto di vista cromatico alla lacca indiana

35 La lacca indiana era usata in India per tingere la seta fin da tempi antichi, forse dal 1500 a.C.; in Europa è stata introdotta in Spagna e Provenza dal XIII secolo, risultando un colorante abbastanza stabile per la tintura di seta e lana. Il colorante, precipitato con allume, diventa una lacca del cui uso nella pittura su tavola in Italia ci sono alcune testimonianze La lacca è stata effettivamente identificata in dipinti di Michelangelo, Tintoretto e Ghirlandaio Attualmente non è più usata, anche perchè la gommalacca è stata sostituita da sostanze sintetiche

36 Il ciclo di Ajanta La lacca indiana era usata in India per tingere la seta fin da tempi antichi, forse

37 Dunhuang A Dunhuang, Cina Centrale, allinizio del 900 fu realizzata una delle scoperte archeologiche più incredibili di ogni epoca. In alcune grotte presso la città furono trovate testimonianze dellarte buddista risalenti ad un arco temporale Le caverne contengono 45.000 m 2 di pitture murali, 2.415 statue dipinte e un numero elevatissimo di documenti, chiamati manoscritti di Dunhuang

38 Dunhuang si trova a est del deserto del Taklamakan, in posizione strategica lungo la Strada dela Seta essendo alla convergenza di due rami da cui la strada prosegue verso le grandi città della Cina

39 Dunhuang is an oasis town in Chinese Central Asia west of Xian, a former capital of China. To the west of Dunhuang lies the Taklamakan Desert. The silk road coming from the west split to follow the northern and southern borders of the desert where there were many small oases. Dunhuang was the town where the two branches of the silk road rejoined for the final leg into China's capital. The cave-temples near the town of Dunhuang form what is arguably the world's most extraordinary gallery of Buddhist art: a gallery whose magnificent mural paintings and stucco sculptures were not collected from distant sources but were created in situ over a period of nearly a thousand years. Moreover, one particular cave contained a sealed library whose contents, consisting of written documents, silk paintings and woodblock prints, reflect contacts with every major Buddhist centre of both Central Asia and the Chinese empire. The town was founded by Emperor Wudi of the Han dynasty in 111 BC as one of the four garrison commanderies which assured Chinese control over the trade routes to the western regions. For several hundred years after the collapse of the Han empire (206 BC-220 AD), the area was subjected to successive waves of invasions, which often caused great upheaval. For example, in 439, conquest of the area by the Northern Wei (386-535) led to a relocation of thirty thousand of its inhabitants to the dynastic capital in Shanxi province. In 781, during the Tang dynasty (618-906), Dunhuang surrendered to the Tibetans after ten years' resistance. When Chinese rule was restored in 848, one local family assumed power, to be followed in the tenth century by other powerful clans. Dunhuang was last considered a place of importance when it was under the control of the Western Xia kingdom (990-1227) and the Mongol Yuan dynasty (1271-1368). From the time of the Han to the end of the Yuan, a most important trade route developed from China to the West, which later became known by the marvelously evocative name, The Silk Road. The ancient traveler leaving China along this road would pass through Dunhuang before braving the many hazards of the journey westwards through East Turkestan (present-day Xinjiang). Dunhuang has a special place in history because of its location close to the parting of the northern and southern routes that skirted the impassable Taklamakan desert. Silk was traded along this seven thousand kilometre braid of caravan trails from China right across Asia to the eastern Roman empire on the shores of the Mediterranean, and also to south Asia. Persian and Sogdian merchants travelled the whole length, and were such familiar sights in the Chinese capitals Chang'an (present-day Xi'an) and Luoyang that they can frequently be found, for example, portrayed on Tang dynasty figurines. This route was also used by Buddhist monks from China and Korea traveling west in search of images and scriptures, and by ambassadors and princes from the west making the long journey to China. It was by means of the Silk Road that all manner of exotic imports reached China, as diplomatic gifts or through trade, and mainly in exchange for silks: vessels made of gold and silver and the techniques for working these metals; fine glass; fragrances and spices; exotic animals such as lions and ostriches; new fruits such as grapes; dancers, musicians and their instruments. After the splendours of the Tang dynasty, however, trade along the Silk Road was severely curtailed, and Dunhuang was left in isolation. Later trade between China and Europe was entirely by sea. By the late nineteenth century, with the decline of Chinese imperial power, the whole of Central Asia, including Dunhuang, was a political void which invited foreign interest from many sides, including Britain, France, Germany, Russia and Japan. This provided the opportunity for the "rediscovery" of ancient cultures and treasures along the trade routes. It was not just merchandise, technology and culture that passed along the Silk Road. From the early centuries AD, learned monks from the monastic centres of Central Asia imparted their knowledge and interpretations of the scriptures to their Chinese counterparts by way of these trade routes. Representatives of Zoroastrianism, the ancient Persian dualist religion, and of Nestorianism, an Eastern Christian sect, also reached China and established themselves there. Founded in the sixth century BC, Buddhism soon began expanding northwards from the foothills of the Himalayas. In the third century BC, under its most influential convert, the Indian emperor Asoka, it was dispersed by missionaries across Central Asia, where it remained dominant for about a thousand years, until invaders in the seventh century AD brought in Islam. In China itself, Buddhism was introduced probably as early as the first century BC, with communities of Buddhist monks in existence by the first century AD. Learned Buddhist monks became valued as palace advisors, and it was through imperial and aristocratic patronage that Buddhism made its first substantial progress in the empire. Because of its vitally important position on the Silk Road, virtually every stage of this progress is chronicled in the caves at Dunhuang.

40 I manoscritti e gli affreschi di Dunhuang La lacca indiana era usata in India per tingere la seta fin da tempi antichi, forse dal 1500 a.C.; in Europa è stata introdotta attorno in Spagna e Provenza dal XIII secolo, risultando un colorante abbastanza stabile per la tintura di seta e lana. Il colorante, precipitato con allume, diventa una lacca del cui uso nella pittura su tavola in Italia ci sono alcune testimonianze La lacca è stata effettivamente identificata in dipinti di Michelangelo, Tintoretto e Ghirlandaio Attualmente non è più usata, anche perchè la gommalacca è stata sostituita da sostanze sintetiche


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