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Sviluppo territoriale e futuro delle politiche di coesione Micaela Fanelli delegata ANCI per le Politiche Comunitarie Riva del Garda, 1-2- luglio 2011.

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1 Sviluppo territoriale e futuro delle politiche di coesione Micaela Fanelli delegata ANCI per le Politiche Comunitarie Riva del Garda, 1-2- luglio 2011

2 LO STATO DEL NEGOZIATO EUROPEO SUL FUTURO DELLA POLITICA DI COESIONE Presso le istituzioni dellUE è in corso il negoziato sulla riforma della Politica di coesione post 2013: 29-30 giugno 2011: la Commissione europea ha presentato le proposte per il quadro finanziario 2014-2020 fine luglio 2011: è prevista la pubblicazione da parte della Commissione europea delle proposte su struttura e regole dei Fondi strutturali post 2013 Inizio autunno 2011: è prevista la presentazione delle proposte legislative sulla futura politica di coesione. Lentrata in vigore dei nuovi regolamenti è prevista nel 2014

3 LA POLITICA DI COESIONE POST 2013: UNA POLITICA PLACE-BASED (1) Dall Agenda per la Politica di coesione del post 2013 (c.d. Rapporto Barca) ai Pareri del CdR sul futuro di tale Politica emergono con chiarezza ruolo e responsabilità degli EELL. Infatti: La futura Politica di coesione: 1.Dovrà essere una politica placed-based : definisce una strategia di lungo termine finalizzata ad affrontare persistenti sottoutilizzazioni di risorse potenziali in luoghi specifici, attraverso una governance multilivello; promuove lofferta di beni e servizi integrati adatti ai contesti, tiene conto delle connessioni tra luoghi differenti e sospinge cambiamenti istituzionali; lintervento pubblico si fonda sulla conoscenza locale ed è verificabile e sottoposto a valutazione; rende esplicito e cogente il rapporto con lelemento territoriale (le strategie alternative che non lo fanno sono destinate normalmente a fallire nellazione di integrazione dei servizi) 2.Dovrà essere fortemente incardinata sulla governance multilivello al fine di rilanciare la politica di coesione, in prospettiva post 2013, sono necessari alcuni cambiamenti strategici fondamentali, principalmente, ladozione di un concetto di policy forte ed una riforma delle priorità e della governance multilivello.

4 LA POLITICA DI COESIONE POST 2013: UNA POLITICA PLACE-BASED (2) 3.Dovrà rivolgersi intenzionalmente: alle zone che presentano –per diversi motivi- una situazione di progressivo degrado e impoverimento sociale ed economico: territori rurali e di montagna, zone interessate dalle trasformazioni industriali, territori che presentano gravi e permanenti svantaggi naturali o demografici, zone periferiche delle aree urbane anche delle medie città; al crescente livello di interconnessione fra aree rurali ed aree urbane per uno sviluppo equilibrato dei territori (in particolare nella gestione ed erogazione dei servizi essenziali). 4.Dovrà sostenere unintensa integrazione territoriale: che sostenga le connessioni economico-produttive e lofferta di servizi a scala territoriale per sistemi territoriali inter-comunali e rafforzi i processi di associazionismo intercomunale come strumento per sostenere la coesione territoriale quale terza dimensione della futura Politica di coesione; che si inserisca in cornici istituzionali, strategiche e operative, in grado di garantire una visione integrata tra la pianificazione territoriale e lo sviluppo economico, lintegrazione degli investimenti e lefficace coordinamento dei programmi di settore; che promuova lo sviluppo, lattrattività e la qualità della vita, tenendo in debito conto le tipologie territoriali e le peculiarità dei contesti.

5 LO STATO DI ATTUAZIONE DELLE POLITICHE DI COESIONE 2007-2013 Attuazione finanziaria al 28 febbraio 2011 Obiettivo COMPETITIVITA Il livello di attuazione complessivo dellObiettivo Competitività è pari, rispettivamente, al 19,33% per i pagamenti e al 35,17% per gli impegni. Il livello di attuazione dettagliato per fondo presenta, in rapporto al contributo totale, pagamenti pari al 17,40% per il fondo FESR e pari al 21,39% per il fondo FSE. Il fondo FESR ha impegni pari al 32,57%, mentre il FSE presenta impegni pari al 37,95%. Obiettivo CONVERGENZA Il livello di attuazione complessivo dellObiettivo Convergenza è pari, rispettivamente, al 9,82% per i pagamenti e al 21,17% per gli impegni. Il livello di attuazione, dettagliato per fondo, presenta pagamenti pari al 9,42% per il fondo FESR e al 11,68% per il fondo FSE. Il fondo FESR ha impegni pari al 21,02%, mentre il FSE presenta impegni pari al 21,85%. Fonte: Ragioneria Generale dello Stato- IGRUE

6 LO STATO DI ATTUAZIONE DELLE POLITICHE DI COESIONE 2007-2013 CRITICITA (1) Frammentazione degli interventi I progetti finanziati sono, in media, di piccoli taglio (43,5% importo unitario inferiore a Euro 150.000). Solo il 2,28% supera i 5 MEURO (eccetto i casi della metropolitana di Napoli e la tramvia di Palermo) Debolezza della programmazione Il 26,7% dei progetti ammessi a finanziamento riguardano la riqualificazione di aree urbane, commerciali ed industriali ed assorbono il 36,2 % delle risorse assegnate. Il dato è da considerare di per sé positivo, soprattutto dove i progetti siano indirizzati a migliorare lofferta di servizi pubblici (rete idrica, rifiuti, ecc.). Una valutazione complessiva delle tipologie di intervento evidenzia tuttavia una difficoltà della programmazione di mirare lobiettivo principale posto dalla strategia nazionale, ovvero il miglioramento della qualità dei servizi in 4 aree tematiche (ciclo integrato delle acque, rifiuti, istruzione e servizi di mediazione cura-lavoro) Fonte: Rapporto IFEL 2011

7 LO STATO DI ATTUAZIONE DELLE POLITICHE DI COESIONE 2007-2013 CRITICITA (2) Fattori esogeni di ritardo dellattuazione -difficoltà per i Comuni a co-finanziare gli interventi per effetto delle regole del patto di stabilità, -rigidità della disciplina degli appalti, -complessità delle procedure di revisione urbanistica. Fattori endogeni di ritardo dellattuazione -la mancata attribuzione ai Comuni di funzioni di attuazione (le Regioni mantengono la titolarità dellintervento, in COMP nel 14,8% dei progetti a fronte del 15,5% dei Comuni, in CONV nel 21,3% a fronte del 36% dei Comuni); -non risulta in nessun caso lattribuzione ai Comuni, da parte delle AdG regionali, delle deleghe di organismo intermedio (caldeggiata dal Regolamento generale sui Fondi strutturali tra le misure per accelerare la spesa). Alta incidenza del finanziamento ad operatori privati: il 62,5% COMP e il 28,7% CONV, sono percentuali ancora troppo alte rispetto al totale degli investimenti, che secondo lapproccio strategico del QSN avrebbero dovuto prioritariamente essere indirizzati a politiche di potenziamento dellofferta di servizi pubblici, soprattutto interventi su infrastrutture, servizi pubblici e innovazione.

8 LA POSIZIONE ANCI SUL FUTURO DELLA POLITICA DI COESIONE Contributo ANCI sul futuro della politica di coesione post 2013, febbraio 2011 (1) DEVE ESSERE CONSTATATO il mancato coinvolgimento del partenariato istituzionale dei Comuni nella definizione di documenti e posizioni dello Stato nel negoziato sul futuro delle Politiche di coesione; che la mancata applicazione di principi e strumenti della governance multilivello contrasta col ruolo riconosciuto alle autonomie locali dal Titolo V della nostra Costituzione, con le regole dellUE sulla Politica di coesione, con lintroduzione nel Trattato UE della dimensione territoriale come terza dimensione della coesione.

9 LA POSIZIONE ANCI SUL FUTURO DELLA POLITICA DI COESIONE Contributo ANCI sul futuro della politica di coesione post 2013, febbraio 2011 (2) L ANCI RITIENE CHE con lintroduzione della terza dimensione della coesione, quella territoriale, la Commissione attribuisce ai comuni, ormai esplicitamente, un ruolo fondamentale nella impostazione ed attuazione delle politiche di coesione; i principali insuccessi e ritardi fatti registrare in Italia sul tema dellefficacia delle politiche di coesione risiedano in unapplicazione solo formale del principio di leale cooperazione fra i diversi livelli istituzionali presenti nellordinamento: 1.sia con riguardo ai rapporti fra Stato e Regioni, titolari delle funzioni di programmazione, spesso definiti in modo impreciso e poco chiaro; 2.sia nei confronti degli EELL che, seppur per dettato costituzionale, siano responsabili in via generale delle competenze amministrative e gestionali, sono considerati meri soggetti beneficiari di interventi, privati di qualsiasi prerogativa di autonomia decisionale e gestionale; i Comuni si devono candidare allo svolgimento del loro legittimo ruolo nella programmazione ed attuazione delle politiche di sviluppo territoriale con una effettiva responsabilizzazione delle amministrazioni locali anche sui risultati, per garantire a tali politiche un maggiore impatto sul territorio.

10 PROBLEMI APERTI DOCUMENTO DI INDIRIZZO CRESCITA, FINANZA PUBBLICA, FEDERALISMO FISCALE E MEZZOGIORNO, Ischia 17 giugno 2011 (1) 1. Usare in modo più efficace i fondi della politica di coesione UE, per sostenere la crescita e la creazione di posti lavori è per lItalia uno dei principali problemi strutturali da affrontare: la politica di coesione rappresenta uniniezione significativa -seppur limitata (5% della spesa pubblica primaria secondo Bankitalia)- di risorse finanziarie per la crescita e unopportunità interessante per espandere gli investimenti nei settori interessati da Europa 2020; tuttavia, a metà del periodo di programmazione, limporto dei fondi strutturali effettivamente attivati (impegni) non supera il 16,2% ed è molto più basso nelle regioni convergenza (15,2%) che nelle altre (22,3%). La percentuale dei pagamenti è significativamente più bassa degli impegni. Anche le performance di spesa degli interventi territoriali destinati alle aree urbane non risultano allaltezza delle attese. 2. Sul versante nazionale, il Comitato nazionale per il coordinamento e la sorveglianza della politica regionale unitaria, nella seduta del 30 marzo 2011, ha adottato iniziative di accelerazione e riprogrammazione dei programmi comunitari 2007-2013. Tali misure: non riguardano lo specifico delle problematiche che afferiscono allefficienza e qualità degli investimenti di competenza degli EELL finanziati dai POR; assecondano la tendenza alla ri-centralizzazione dei poteri di programmazione poste in capo alle autorità centrali, a partire dalla definizione delle priorità contenute nel Piano per il Sud e circa luso delle risorse liberate ad esso dedicate.

11 PROBLEMI APERTI DOCUMENTO DI INDIRIZZO CRESCITA, FINANZA PUBBLICA, FEDERALISMO FISCALE E MEZZOGIORNO, Ischia 17 giugno 2011 (2) A partire dal ciclo di programmazione 1994-99, lItalia ha adottato il metodo della progettazione coerente e delle c.d. liste dattesa (parchi progetti provvisti di requisiti di eleggibilità e ammissibilità ai programmi comunitari); ha introdotto obblighi per le Regioni di predisporre piani di settore e intersettoriali (a cui i progetti locali avrebbero dovuto conformarsi), da condividere in sede partenariale con il sistema degli EELL, alla cui approvazione è stato attribuito il valore di condizione per il finanziamento dei progetti medesimi. Tale metodo è stato confermato anche per la programmazione in corso, tuttavia: sono poche le Regioni che hanno adottato per tempo tali piani; lallocazione delle relative risorse è risultata svincolata da logiche di pianificazione strategica e integrata. Il risultato è stato la frammentazione degli interventi; Lattuazione dei relativi progetti ad essi collegati risulta insoddisfacente e in ritardo rispetto alla tempistica imposta dalla Commissione (regola del disimpegno automatico).

12 LE PROPOSTE ANCI SUL FUTURO DELLA POLITICA DI COESIONE (1) 1. Gli strumenti di governance multilivello dovrebbero essere rafforzati e riorganizzati in modo che il Partenariato istituzionale degli Enti locali venga coinvolto effettivamente -nel processo di impostazione, analisi e applicazione del quadro normativo comunitario e, di seguito, nella definizione e programmazione delle policy e degli interventi; -in fase di attuazione degli interventi, in modo da consentire alle amministrazioni locali di svolgere adeguatamente le funzioni attuative richieste dal ruolo riconosciuto dal Titolo V della Costituzione ( ricorso allistituto dellorganismo intermedio). 2. Occorrerebbe prendere atto della necessità di semplificare ed efficientare lorganizzazione dei rapporti multilivello, soprattutto in fase di attuazione degli interventi integrati di area vasta. La notevole complessità di tale organizzazione è stato uno dei fattori che hanno inciso negativamente sulla capacità di tiraggio dei progetti integrati territoriali sperimentati in Italia nei passati cicli di programmazione comunitaria.

13 LE PROPOSTE DELLANCI PER LA PROGRAMMAZIONE IN CORSO (2) 1. Al fine di salvaguardare i programmi di interventi indirizzati a Città ed EELL (dimensione territoriale del QSN, 3° dimensione della coesione), occorre: assicurare il completamento dei progetti in essere (raggiungimento target di spesa), garantire il perseguimento degli obiettivi di servizio ad essi collegati (miglioramento qualità della spesa). 2. Pesano sulla qualità del processo attuativo anche fattori esogeni alla programmazione comunitaria quali la rigidità della disciplina degli appalti (peraltro sottoposta a continue revisioni), la complessità delle procedure di revisione urbanistica, la mancata attribuzione di deleghe attuative agli EELL (così come previsto dai regolamenti sui fondi), i vincoli del patto di stabilità. si propone di sbloccare la spesa comunitaria riguarda lesclusione delle relative poste dal patto di stabilità, con riguardo anche alla quota di co-finanziamento regionale e\o comunale; in subordine, valutare la possibilità di procedere a forme di nettizzazione, attraverso listituto del patto di stabilità regionale di cui ai commi 87 e seguenti della legge 220\2010. 3. Delega di funzioni gestionali ai Comuni, soprattutto nelle Regioni CONV, è possibile annotare lalta percentuale di spesa a gestione diretta conservata dalle autorità di gestione dei POR (21,3% in Convergenza): si propone di valorizzare il ruolo e la responsabilità delle autorità locali con la definizione e attuazione di programmi integrati di intervento, adottati sulla base degli indirizzi nazionali e regionali, approvati previo accordo in Conferenza unificata e attuati a mezzo di contratto di sviluppo, di cui al decreto attuativo dellart.16 della legge 42 del 2009.

14 CONCLUSIONI Occorre rafforzare il ruolo dei Comuni, per ovviare ad elementi negativi che hanno caratterizzato e caratterizzano le Politiche di coesione, dalla concentrazione del processo decisionale, al mancato riconoscimento di funzioni attuative, alla diluizione dei risultati e dellimpatto economico, sociale e ambientale delle politiche europee sui territori.


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