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Prof. Ernesto Trinaistich
I.T.I.S. "S. Cannizzaro" PETROLCHIMICA Prof. Ernesto Trinaistich Prof. Salvo Consoli Da Tecnologie Chimiche Industriali - HOEPLI Petrolchimica - ©2005 ISAB Impianti e ERG
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La Petrolchimica Generalità PETROLCHIMICA
II petrolio è una miscela liquida di idrocarburi naturali paraffine (alcani lineari) fino a 40 atomi di carbonio, nafteni (cicloalcani) con numero di atomi di carbonio fino a 20, e composti aromatici. Il petrolio viene utilizzato per due scopi: — come fonte di energia per usi industriali, domestici e di trasporto; — come fonte di materie prime per l'industria chimica. Entro il 2020 le attuali riserve mondiali subiranno una diminuzione dell'80%. Petrolchimica - ©2005
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CICLO DI LAVORAZIONE DELLA RAFFINERIA
La Petrolchimica CICLO DI LAVORAZIONE DELLA RAFFINERIA grezzo Prodotti finiti Petrolchimica - ©2005 3
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La Petrolchimica LAVORAZIONE DEL PETROLIO GREGGIO
II petrolio estratto è detto greggio e contiene, oltre agli idrocarburi: — acqua, emulsionata o sotto forma di salamoia; — gas, in esso disciolti; — particelle solide, in sospensione; —composti dello zolfo. Per eliminare queste sostanze, si invia il petrolio greggio in serbatoi, nei quali mediante riscaldamento e l'aggiunta di sostanze demulsionanti, avviene la decantazione dell'acqua e delle sostanze solide. I gas che si liberano possono essere utilizzati come combustibili per le necessità dell'impianto oppure raccolti per altri impieghi. Petrolchimica - ©2005
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La Petrolchimica Il trasporto fino alla raffineria avviene o attraverso tubazioni, dette oleodotti, che presentano diametri di 0,5-0,9 m o per mezzo delle petroliere e superpetroliere, che possono trasportare fino a Mkg di petrolio. Nella raffineria avviene, inizialmente, un trattamento primario che separa per distillazione varie frazioni di idrocarburi con punti di ebollizione vicini e, successivamente, una serie di operazioni che tendono a trasformare gli idrocarburi contenuti nelle frazioni meno pregiate in sostanze di maggior valore. Petrolchimica - ©2005
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La Petrolchimica OLEODOTTI Petrolchimica - ©2005
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La Petrolchimica SERBATOIO Petrolchimica - ©2005
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La Petrolchimica SERBATOIO Petrolchimica - ©2005
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SUDDIVISIONE DEI PROCESSI DI RAFFINERIA
La Petrolchimica SUDDIVISIONE DEI PROCESSI DI RAFFINERIA Processi fisici Distillazione Conversione termica Conversione catalitica Reforming Desolforazione Processi chimici Blending semilavorati Petrolchimica - ©2005 9
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SCHEMA DELLE UNITA’ DI PROCESSO
La Petrolchimica SCHEMA DELLE UNITA’ DI PROCESSO Petrolchimica - ©2005 10 10
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La Petrolchimica FRAZIONAMENTO DEL PETROLIO
II petrolio liquido in raffineria viene sottoposto a distillazione a pressione atmosferica, detta topping, che consente di ottenere diverse frazioni, dette anche tagli, ognuna delle quali è formata da una miscela di idrocarburi che presentano temperature di ebollizione comprese in un certo intervallo. Nella tav.1 sono riportati i nomi dei prodotti di questa prima separazione, gli intervalli delle temperature di ebollizione e le percentuali medie riferite alle diverse frazioni. Petrolchimica - ©2005
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La Petrolchimica TOPPING Petrolchimica - ©2005
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La Petrolchimica TOPPING E OLEODOTTI Petrolchimica - ©2005
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La Petrolchimica TORRI Petrolchimica - ©2005
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La Petrolchimica TOPPING E VACUUM Petrolchimica - ©2005
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La Petrolchimica La tav 1 è da ritenersi solo indicativa sia per quanto riguarda il nome e il numero delle frazioni considerate sia per quanto riguarda le percentuali. Non esistono due raffinerie che utilizzino gli stessi criteri di suddivisione del greggio. I prodotti principali possono essere : — le benzine; — i prodotti di base dell'industria petrolchimica; — il gasolio; — l'olio combustibile. Petrolchimica - ©2005
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La Petrolchimica Tav. 1 Frazioni del petrolio ricavabili dal topping
denominazione percentuale media della frazione sostanze gassose % (metano, etano, GPL*) benzina leggera % benzina pesante (nafta) % cherosene % gasolio leggero % gasolio pesante % Residuo** % * Con il termine GPL (Gas di Petrolio Liquefacibili] si intende la frazione del petrolio formato da idrocarburi a tre e quattro atomi di carbonio. ** II residuo può ancora essere suddiviso in olio combustibile semidenso, olio combustibile denso e bitume. Petrolchimica - ©2005
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La Petrolchimica TORRI DI DISTILLAZIONE E CONDOTTE
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La Petrolchimica IMPIANTO TOPPING Impianto TOPPING Grezzo
RESIDUO Gasolio pesante Gasolio leggero Kerosene leggero Kerosene pesante Benzina grezza Capacità Impianto: ~ 1500 T/h Temp. uscita forno: ~ 370° Temp. interna forno: ~ 800° Impianto TOPPING 370° 800° 1700 m3/h Grezzo Forno Petrolchimica - ©2005 19
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RESE INDICATIVE DELL’IMPIANTO TOPPING
La Petrolchimica RESE INDICATIVE DELL’IMPIANTO TOPPING ~ 19% Benzina grezza Impianto TOPPING ~ 11% Kerosene leggero Kerosene pesante 370° 800° 1700 m3/h ~ 22% Gasolio pesante Gasolio leggero Grezzo ~ 48% Forno RESIDUO Petrolchimica - ©2005 20 20
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La Petrolchimica Le frazioni ottenute dal topping, quasi sempre, rappresentano solo una prima fase delle lavorazioni, perché i vari tagli vengono sottoposti a ulteriori lavorazioni per trasformarli in prodotti commercialmente utili. Commercialmente i petroli si dividono in cinque categorie, provenienti da specifiche regioni della Terra: naftenici, paraffinici, asfaltici, aromatici e misti a seconda del tipo di idrocarburi predominanti. Petrolchimica - ©2005
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La Petrolchimica CAMINO Petrolchimica - ©2005
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La Petrolchimica SERBATOI E GASOMETRI Petrolchimica - ©2005
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La Petrolchimica Nei petroli non sono presenti composti di tipo olefìnico in quanto sono termodinamicamente instabili e nel corso della genesi del petrolio si trasformano in composti più stabili. L'operazione di topping del petrolio avviene in un'unica colonna di rettifica di piatti distanziati circa 0,7 m l'uno dall'altro. Il petrolio greggio viene preriscaldato a 423,15-473,15 K sfruttando il calore sensibile delle varie frazioni che lasciano la colonna di distillazione e inviato in un forno nel quale viene portato alla temperatura di circa 673,15 K che rappresenta la temperatura di ingresso in colonna. La pressione in colonna si aggira su Pa. Petrolchimica - ©2005
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La Petrolchimica La temperatura di 673,15 K permette l'evaporazione di circa il 55-65% del greggio, percentuale che dipende, ovviamente, dalla composizione media del petrolio utilizzato. La colonna di rettifica non prevede un ribollitore di coda e l'alimentazione viene effettuata a circa un quarto della sua altezza. Nel fondo della colonna viene inviato vapor acqueo surriscaldato che ha lo scopo di trascinare le frazioni più bassobollenti ancora presenti nel residuo. Per far funzionare una colonna di topping come combustibile si utilizza il gas naturale. Petrolchimica - ©2005
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La Petrolchimica Le frazioni denominate benzina, cherosene e gasolio vengono estratte lateralmente dalla colonna, ma prima di essere inviate all'immagazzinamento vengono sottoposte a un'ulteriore distillazione in corrente di vapore per eliminare i componenti più bassobollenti. Tale operazione avviene in colonne di rettifica a 4-5 piatti chiamate stripper nelle quali i diversi tagli del petrolio subiscono il cosiddetto stripping, termine inglese che significa togliere, spogliare. Il vapor acqueo proveniente dai vari stripper viene condensato nel condensatore di testa della colonna di topping insieme alle benzine leggere. L’ambiente è acido. Petrolchimica - ©2005
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La Petrolchimica Per questo motivo testa alla colonna viene immessa ammoniaca o soda caustica. Le colonne sono costruite di in acciaio al carbonio. Le altre apparecchiature legate alla colonna di topping sono costruite con materiali diversi. Per il forno e i tubi viene utilizzato l'acciaio al cromo; la muratura è costruita con materiali refrattari alluminosi e la struttura esterna è costituita di profilati in acciaio al carbonio. Per gli scambiatori di calore olio-olio vengono impiegati acciai al carbonio, per quelli olio-acqua vengono utilizzati tubi in ottone. Petrolchimica - ©2005
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La Petrolchimica Petrolchimica - ©2005
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La Petrolchimica Le tubazioni sono in acciaio al carbonio e sono rinforzate per quei tratti in cui le temperature e le pressioni sono più elevate e dove sussista la possibilità di corrosione. Le valvole sono costruite di solito con materiali più pregiati soprattutto se sono a comando automatico e devono funzionare frequentemente. Il residuo del topping viene distillato sotto vuoto in un impianto chiamato vacuum rappresentato da un'altra colonna di frazionamento funzionante alla pressione di Pa. Il residuo viene introdotto in colonna dopo essere stato preriscaldato dalle stesse frazioni uscenti dalla colonna e portato alla temperatura di 623,15 K in un forno. Petrolchimica - ©2005
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La Petrolchimica I prodotti del vacuum sono diversi a seconda del greggio di partenza. In testa della colonna viene sempre prelevato un prodotto simile al gasolio pesante del topping, dal fondo il bitume che viene utilizzato per asfaltare strade o per isolare coperture di edifici. Lateralmente dalla colonna vi può essere un solo taglio rappresentato da olio oppure 3-4 tagli di oli lubrificanti . Le basse pressioni in colonna sono mantenute con condensatori barometrici o con eiettori o con entrambi. La fig. .2 mostra un impianto di vacuum. Petrolchimica - ©2005
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La Petrolchimica Figura .1 Processo di topping del petrolio.
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La Petrolchimica Fig Processo di distillazione vacuum per basi per oli lubrificanti Petrolchimica - ©2005
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La Petrolchimica Tra le frazioni del topping, le più ricche di materie prime per le industrie petrolchimiche sono quelle a più basso punto di ebollizione, ma proprio queste sono le frazioni utilizzate anche benzina per autotrazione. Sorge allora la necessità di trasformare gli idrocarburi contenuti nei tagli altobollenti in composti a più basso peso molecolare. L’operazione che serve allo scopo si chiama cracking. Petrolchimica - ©2005
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GLI IMPIANTI “BIANCHI”
La Petrolchimica GLI IMPIANTI “BIANCHI” Serbatoi Gas GPL Isomerizzaz. Benzina Powerformer LVN HVN Isomerizzaz. Benzina Desolforaz. & SplittaggioNafta Desolforaz. & SplittaggioNafta Benzina Grezza Powerformer KEL Topping 100 Distillaz. Grezzo Desolforaz. Kerosene Desolforaz. Kerosene KEP Grezzo Desolforaz. Gasoli Desolforaz. Gasoli GOL Residuo Petrolchimica - ©2005 34
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La Petrolchimica GLI IMPIANTI “NERI” Serbatoi 1000 200 / 900 500 100
Gas GPL Isomerizzaz. Benzina Powerformer LVN HVN 1000 Isomerizzaz. Benzina Desolforaz. & SplittaggioNafta 200 / 900 Desolforaz. & SplittaggioNafta Benzina Grezza Thermal Cracking Olio comb.le Gofiner WN Powerformer 500 KEL Topping 100 Distillaz. Grezzo Desolforaz. Kerosene 300 Desolforaz. Kerosene KEP Grezzo Desolforaz. Gasoli 200A / 400 Desolforaz. Gasoli GOL FCC (futuro) Thermal Cracking 1600A Residuo Vacuum Gasolio pesante Gofiner 700 Vacuum Vacuum 600 Residuo Visbreak. Visbreak 1600 IGCC SDA SDA Petrolchimica - ©2005 35 35
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IL “DESTINO” DEL RESIDUO TOPPING
La Petrolchimica IL “DESTINO” DEL RESIDUO TOPPING ~ 48% Residuo da Imp. Topping ~16% Wild Nafta ~ 45% Gasolio ~ 24% Olio Combustibile ~ 15% a IGCC Petrolchimica - ©2005 36
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RESE COMPLESSIVE DEL CICLO DI RAFFINAZIONE
La Petrolchimica RESE COMPLESSIVE DEL CICLO DI RAFFINAZIONE ~3% Gas +1% +3% +2% -6% FCC ~ 19% ~4% GPL ~21% Benzine ~ 11% Topping 100 Distillaz. Grezzo ~ 22% ~12% Keroseni ALTRI IMPIANTI ~ 43% Gasolio ~ 48% ~ 12% Olio C. ~ 7% a IGCC Petrolchimica - ©2005 37
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La Petrolchimica Cracking di frazioni del petrolio
Il processo di cracking porta alla rottura delle lunghe catene degli idrocarburi consentendo di ottenere molti prodotti sia saturi (alcani) sia insaturi (alcheni), dato che la rottura può avvenire in vari punti della molecola. A seconda del tipo di prodotti che si vogliono ottenere è necessario variare sia le condizioni di temperatura e pressione del processo sia la frazione petrolifera da inviare al cracking. Petrolchimica - ©2005
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La Petrolchimica Gli alcani a minor numero di atomi di carbonio sono più stabili. Paragonando le energie libere di alcani e alcheni si arriva alla constatazione che gli alcheni, ad alte temperature, sono più stabili dei corrispondenti alcani. Inoltre tutti gli idrocarburi, a eccezione del metano, a una temperatura superiore a 523 K tendono a trasformarsi negli elementi che li costituiscono, carbonio e idrogeno. L'insieme di queste considerazioni permette di spiegare il motivo per cui, se si riscaldano gli idrocarburi ad alto numero di carbonio a temperature elevate, si ottengono alcani inferiori e alcheni. Petrolchimica - ©2005
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La Petrolchimica E’ necessario controllare le condizioni operative per fermare il processo alla sola rottura delle molecole e non alla trasformazione totale degli idrocarburi in carbonio e idrogeno. Il controllo delle reazioni è possibile soprattutto controllando i tempi di permanenza degli idrocarburi alle alte temperature ed è proprio per accelerare i tempi di reazione che vengono utilizzate temperature alte, in quanto le velocità delle reazioni di cracking sono basse al di sotto di 573,15-623,15 K. Poiché la formazione di coke abbassa la resa del processo, forma depositi nei reattori e avvelena i catalizzatori, nei normali processi di cracking si deve operare in modo da limitare al minimo la sua formazione. Petrolchimica - ©2005
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La Petrolchimica Oltre alla temperatura, anche la pressione influisce sul tipo di prodotti ottenuti dal cracking. Alte pressioni riducono la formazione di idrocarburi gassosi e favoriscono l'isomerizzazione, mentre basse pressioni aumentano le percentuali di prodotti a basso numero di atomi di carbonio. Vari tipi di cracking: — Il cracking termico, il più antico processo di conversione delle frazioni pesanti, ora meno usato, ma sempre valido perché permette di ottenere frazioni di distillati medi, permette anche la lavorazione dei residui sia del topping sia del vacuum e, non ultimo, presenta costi inferiori rispetto al cracking catalitico. Petrolchimica - ©2005
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La Petrolchimica SCAMBIATORI DI CALORE Petrolchimica - ©2005
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La Petrolchimica — Il visbreacking, nome che rappresenta la contrazione dei termini inglesi viscosity breaking, è utilizzato per diminuire la viscosità degli oli combustibili, perché con questo processo una parte viene trasformata in sostanze a basso numero di atomi di carbonio. — Il coking serve per la produzione di nero fumo con rese del 15% rispetto all'alimentazione rappresentata dal residuo del topping e da quello del vacuum; dal coking si ottengono anche benzine (16-22%) e ciò che resta è costituito da gasoli. — Il cracking catalitico è oggi il più usato per trasformare idrocarburi ad alto numero di carboni in prodotti leggeri. — L‘ idrocracking indica un processo di cracking catalitico condotto in corrente di idrogeno che limita la formazione di coke, conserva un'alta attività e selettività dei catalizzatori ed evita la formazione di composti insaturi. Petrolchimica - ©2005
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La Petrolchimica CRACKING CATALITICO
II cracking catalitico serve a spezzare le catene degli idrocarburi ad alto peso molecolare per formare composti a più basso numero di atomi di carbonio. Vengono impiegate temperature più basse del cracking termico per la presenza dei catalizzatori, che servono anche ad aumentare la frazione di idrocarburi ramificati che si generano nel processo. Il processo di cracking catalitico viene di solito impiegato nel trattamento delle frazioni più altobollenti provenienti dal topping per trasformarle in benzine. Il suo affermarsi si deve ai vantaggi che presenta rispetto al cracking termico: Petrolchimica - ©2005
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La Petrolchimica — minore produzione di frazioni gassose;
— minore produzione di n-paraffine; — maggiori rese in isoparaffine, cicloparaffine, olefine e composti aromatici; — maggiore quantità di benzine ad alto numero di ottano — maggiore resa in prodotti liquidi; — minore resa in residui pesanti; — mancanza di produzione di materiali più alto-bollenti di quelli alimentati. L'unico svantaggio del cracking catalitico consiste nel maggior costo degli impianti e della conduzione degli stessi. Petrolchimica - ©2005
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La Petrolchimica I catalizzatori impiegati in questo processo possono essere sia naturali sia sintetici e sono a base di silicoalluminati di sodio, calcio e magnesio. I catalizzatori si comportano come acidi di Lewis, cioè fungono da accettori di doppietti elettronici, o da acidi di Brönsted, cioè donatori di protoni. Il meccanismo di questo tipo di catalisi prevede la formazione di carbocationi, o per estrazione di uno ione idruro (H-) da un idrocarburo saturo, o per aggiunta di un idrogenione (H+) a un idrocarburo insaturo. Possono essere primari, secondari o terziari. Petrolchimica - ©2005
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La Petrolchimica Sono indicati nell'ordine: H H R | | |
| | | H— C R— C R— C+ R R R I carbocationi, una volta formatisi, essendo estremamente reattivi, innescano un meccanismo a catena nel quale si determina una rottura del legame in posizione β rispetto all'atomo che porta la carica positiva con conseguente formazione di un alchene e di un nuovo carbocatione a minor numero di atomi di carbonio: R – CH2 – C – R R CH2 = C – R2 | | R R1 + Petrolchimica - ©2005
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La Petrolchimica I carbocationi hanno stabilità crescente dal primario al terziario e tendono a isomerizzare per raggiungere la configurazione a minor energia. Durante il processo di cracking si produce carbone che si deposita sul catalizzatore disattivandolo. Per questo motivo gli impianti di cracking catalitico prevedono una rigenerazione continua del catalizzatore effettuata bruciando questo carbone. Nella fig. 3 è riportato un tipico impianto di cracking catalitico a letto fluidizzato noto con la sigla FCC, che significa Fluid Catalyst Cracking. Petrolchimica - ©2005
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La Petrolchimica Petrolchimica - ©2005
In figura 3 impianto di Cracking catalitico Petrolchimica - ©2005
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La Petrolchimica REFORMING DI FRAZIONI DEL PETROLIO
II processo di reforming, che significa riformazione, riarrangiamento, è stato messo a punto per trasformare gli idrocarburi contenuti nella benzina (Te = 313,15-413,15 K) in idrocarburi aromatici. Il reforming di tipo termico è stato modificato in un processo catalitico che permette una migliore trasformazione della nafta. I catalizzatori impiegati sono di solito il platino supportato su silice-allumina, oppure una miscela di ossidi di molibdeno, cobalto e cromo supportati su allumina. Il motivo della trasformazione di alcani, cicloalcani, alcheni e dieni in sostanze aromatiche è ancora una volta termodinamico. Petrolchimica - ©2005
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La Petrolchimica Fig 4 Reforming di frazioni del petrolio.
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SCHEMA COMPLETO DI RAFFINERIA
La Petrolchimica SCHEMA COMPLETO DI RAFFINERIA Serbatoi Gas GPL Isomerizzaz. Benzina Powerformer LVN HVN 1000 Isomerizzaz. Benzina Desolforaz. & SplittaggioNafta 200 / 900 Desolforaz. & SplittaggioNafta TAS Benzina Grezza Thermal Cracking Olio comb.le Gofiner WN Powerformer 500 KEL Topping 100 Distillaz. Grezzo Desolforaz. Kerosene 300 Desolforaz. Kerosene KEP Produz. H2 Linee Zolfo Grezzo Desolforaz. Gasoli 200A / 400 Desolforaz. Gasoli GOL FCC (futuro) Thermal Cracking 1600A Residuo Vacuum Gasolio pesante Gofiner 700 Vacuum Vacuum 600 Residuo Centrale Termoel. Visbreak 1600 Visbreak. IGCC SDA SDA Sistema Antincendio Petrolchimica - ©2005 52
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La Petrolchimica ALTRE UTILIZZAZIONI DELLE FRAZIONI DI TOPPING
Il petrolio, oltre a essere fonte di materie prime per le industrie petrolifere, è anche fonte di carburanti liquidi per autotrazione e di combustibili per riscaldamento. I combustibili liquidi derivanti dalle frazioni di topping sono: — benzine; — cheroseni; — gasoli; — oli combustibili. Benzine Le benzine rappresentano le frazioni di topping che hanno un punto di ebollizione compreso fra e K. Petrolchimica - ©2005
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La Petrolchimica SCAMBIATORI E TORRI Petrolchimica - ©2005
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La Petrolchimica — esenti da sostanze che bruciando provochino inquinamento; — sufficientemente volatili; — provviste di un alto potere antidetonante. Da un punto di vista tecnico, le proprietà più importanti sono proprio le ultime. La volatilità deve essere sufficientemente alta in maniera che la benzina non richieda un eccessivo calore per evaporare, ma contemporaneamente non deve essere troppo elevata per evitare che la benzina evapori nei serbatoi di immagazzinamento, in quelli degli automezzi e nelle tubazioni, determinando formazione di bolle. Petrolchimica - ©2005
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La Petrolchimica TORRI DI DISTILLAZIONE E CAMINO Petrolchimica - ©2005
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La Petrolchimica Il potere antidetonante è la proprietà in assoluto più importante, tanto che le benzine sono classificate in base al numero di ottano (NO) che appunto rappresenta una misura del potere antidetonante di una benzina. La detonazione è un fenomeno che avviene nei motori a scoppio e rappresenta l'esplosione della miscela aria-benzina, dovuta all'aumento di temperatura conseguente alla compressione della stessa, durante la fase di salita del pistone. Il fenomeno è legato al numero di ottano della benzina e al rapporto di compressione del motore. Petrolchimica - ©2005
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La Petrolchimica Le migliori benzine devono sopportare la massima compressione senza autoaccendersi. Una misura di questa caratteristica è, appunto, il numero di ottano. Il numero di ottano è un valore convenzionale attribuito a una benzina in base alle seguenti considerazioni. Sono stati scelti due idrocarburi che presentano un potere detonante opposto: — l'isoottano, pochissimo detonante, al quale è stato assegnato il valore di numero di ottano 100 (NO 100); — il n-eptano, altamente detonante, al quale è stato assegnato il valore di numero di ottano zero Mescolando in diverse proporzioni i due idrocarburi si ottengono miscele a diverso numero di ottano. Petrolchimica - ©2005
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La Petrolchimica Se si vuole stabilire il numero di ottano di un carburante, si paragona il suo comportamento a quello di una miscela di isoottano e di n-eptano che abbia lo stesso potere antidetonante. Il potere antidetonante degli idrocarburi aumenta nel modo seguente: —idrocarburi paraffinici; —idrocarburi naftenici; —idrocarburi aromatici. Inoltre, nell'ambito di ogni serie, il numero di ottano aumenta al diminuire del numero di atomi di carbonio e al crescere delle ramificazioni delle catene che li formano. Petrolchimica - ©2005
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La Petrolchimica Finora si è parlato di caratteristiche delle benzine relativamente alla loro composizione in idrocarburi, ma in realtà il numero di ottano viene anche modificato per aggiunta di additivi per benzine, fra i quali i più usati erano il piombo tetraetile e tetrametile. L'aggiunta di questi additivi migliora le benzine, ma crea qualche problema di ordine tecnico e desta preoccupazioni per l'inquinamento che ne deriva. Il problema tecnico deriva dal fatto che la combustione del composto con il piombo porta alla formazione di ossido di piombo corrosivo. Petrolchimica - ©2005
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La Petrolchimica L'aggiunta di bromuro e cloruro di etile elimina il problema in quanto, al posto dell'ossido, si formano il bromuro e il cloruro di piombo che essendo volatili vengono scaricati. L'immissione di piombo nell'atmosfera causa inquinamento per cui il suo impiego è regolato da leggi che fissano il valore massimo in 0,6 %o in volume nei supercarburanti. La tossicità del piombo ha spinto i ricercatori a studiare come ottenere una benzina ad alto numero di ottano senza questo additivo. Attualmente in Italia è in vendita una benzina senza piombo detta benzina verde che contiene una maggiore percentuale (fino al 30%) di sostanze aromatiche e eteri come antidetonanti. L'uso di benzina verde, se da una parte risolve il problema dell'inquinamento da piombo, dall'altra crea inquinamento da composti aromatici incombusti. Petrolchimica - ©2005
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La Petrolchimica Per prevenire questo inquinamento, gli autoveicoli che impiegano benzina verde sono provvisti di marmitte catalitiche che favoriscono la totale combustione dei composti aromatici e nel contempo convertono tutto il carbone in CO2 e riducono gli ossidi di azoto a N2. Per ottenere benzine con caratteristiche ottimali è necessario che la loro composizione preveda molecole con 4-12 atomi di carbonio, che contengano un'alta percentuale di prodotti aromatici e catene ramificate. Con i processi di cracking e reforming si ottengono molecole piccole, aromatiche e ramificate, ma nelle raffinerie si impiegano anche altri processi da cui si ottengono prodotti utili per le benzine. Essi sono: — l'isomerizzazione; — l'alchilazione; — la blanda polimerizzazione. Petrolchimica - ©2005
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La Petrolchimica L'isomerizzazione consiste nella trasformazione di idrocarburi lineari, di solito a 4, 5 o 6 atomi di carbonio, in idrocarburi ramificati e questo è possibile con l'aiuto di catalizzatori che inducono la formazione di carbocationi i quali, potendo isomerizzare, portano alla formazione di idrocarburi ramificati. La reazione viene fatta avvenire a temperature comprese fra 383,15 e 413,15 K. L'alchilazione consiste nell'addizione di una isoparaffina a un alchene per formare un alcano ramificato. Il meccanismo prevede la formazione di carbocationi per somma di un idrogenione a un doppio legame e quindi la somma del carbocatione formato a un nuovo alchene. Petrolchimica - ©2005
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La Petrolchimica Nelle raffinerie si preparano diversi tipi di benzine destinate a usi differenti e precisamente: — benzine primarie ottenute dal topping del petrolio utilizzate soprattutto come base per lavorazioni successive che portano alla formazione delle benzine per autotrazione e alla produzione di materie prime per le industrie petrolchimiche; — benzina auto formata da composti contenenti 4-8 atomi di carbonio con punto di ebollizione fra 298,15 e 483,15 K e numero di ottano per la normale e 98 per la super; — benzina avio usata per gli aeroplani, nella quale vi è un'alta percentuale di idrocarburi ramificati, caratterizzata da un numero di ottano superiore a 100; benzina solvente utilizzata per estrazioni, lavaggi a secco, diluenti per vernici e altro. Petrolchimica - ©2005
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La Petrolchimica CHEROSENI
I cheroseni rappresentano la frazione del petrolio che distilla fra 453,15 e 523,15 K, formata soprattutto da idrocarburi paraffinici e naftenici a atomi di carbonio e vengono impiegati come combustibile per illuminazione (noto con il nome di petrolio), per riscaldamento, come carburante per trattori agricoli e carburante per turboreattori d'aviazione. Per quest'ultimo impiego vengono usati cheroseni con caratteristiche ben precise ottenute sia agendo sulla composizione in idrocarburi, sia mediante aggiunta di additivi. I migliori cheroseni per aviazione vengono impiegati nei jet militari. Petrolchimica - ©2005
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La Petrolchimica TUBI A DIVERSE FUNZIONI Petrolchimica - ©2005
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La Petrolchimica GASOLI
I gasoli rappresentano la frazione percentualmente più alta del topping del petrolio e contengono idrocarburi a atomi di carbonio. La temperatura di ebollizione varia fra 523,15 e 623,15 K. I gasoli che servono per alimentare i motori diesel devono presentare la caratteristica di bruciare spontaneamente quando vengono iniettati in aria sufficientemente calda. Questa caratteristica viene misurata attraverso un parametro detto numero di cetano analogo al numero di ottano visto per le benzine. Al n-esadecano (C 16H 34), detto cetano, è stato attribuito il numero di cetano 100; all’α-metil-naftalene è stato assegnato il numero di cetano 0. Miscele dei due composti presentano numeri di cetano intermedi. Se si vuole stabilire il numero di cetano di un gasolio, si paragona il suo comportamento all'accensione con quello di una miscela di cetano e di α -metilnaftalene che si comporti allo stesso modo. Petrolchimica - ©2005
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La Petrolchimica I gasoli impiegati per i cosiddetti diesel veloci, montati sulle moderne autovetture, devono avere un numero di cetano minimo pari a 50. Devono inoltre presentare le seguenti caratteristiche: — viscosità ne troppo elevata ne troppo bassa per garantire una sufficiente lubrificazione e una adatta polverizzazione nel cilindro; — punto di scorrimento, rappresentato dalla minima temperatura alla quale il gasolio scorre, non troppo basso per permetterne il suo impiego anche a temperature relativamente basse; —punto di infiammabilità alto (> 328,15 K) per problemi legati alla sicurezza di utilizzo; — residuo di zolfo minimo; — residuo carbonioso minimo. Il numero di cetano viene aumentato aggiungendo al gasolio nitrati e nitriti alchilici o perossidi organici. Petrolchimica - ©2005
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La Petrolchimica Oli combustibili
Gli oli combustibili rappresentano i combustibili liquidi derivanti dal petrolio di minor pregio, essendo formati dalla mescolanza di frazioni pesanti che rappresentano gli scarti di altre lavorazioni. Gli oli si classificano in base: — alla loro viscosità; — al punto di solidificazione; — al residuo che lasciano bruciando; — al contenuto di zolfo. Commercialmente si dividono in densi, semifluidi e fluidi e vengono impiegati principalmente nelle industrie per alimentare caldaie, forni industriali per la produzione di vetri, ceramiche, laterizi, cementi, generatori di vapor acqueo in genere. Gli oli più densi devono essere preriscaldati per ottenere un migliore scorrimento nelle tubazioni e una buona nebulizzazione nei bruciatori. Petrolchimica - ©2005
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La Petrolchimica LUBRIFICANTI MINERALI
Per lubrificante si intende una sostanza che, posta fra due corpi che si muovono reciprocamente, diminuisce l'attrito fra essi. I lubrificanti possono essere solidi, semisolidi, liquidi e gassosi e sono di origine animale, vegetale, minerale e sintetica. In questo paragrafo verranno considerati solo i lubrificanti liquidi derivanti dal petrolio. Un lubrificante liquido deve aderire perfettamente alle superfici che scorrono e deve presentare un'alta coesione fra le sue molecole in modo da formare pellicole continue sulle superfici. Queste caratteristiche sono presenti in liquidi molto viscosi. Infatti la viscosità è il parametro utilizzato come indice per la classificazione dei lubrificanti impiegati per i motori. Petrolchimica - ©2005
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La Petrolchimica La viscosità è funzione della temperatura e poiché i lubrificanti sono sottoposti a riscaldamento dovuto all'attrito, risulta importante non un valore di viscosità assoluto, ma un parametro che indichi le modificazioni della viscosità all'aumentare della temperatura. Tale parametro, detto indice di viscosità, può assumere valori fra 0 e 100 e si ricava confrontando il lubrificante di cui si vuole conoscere l'indice con due lubrificanti campioni ai quali sono stati assegnati valori di 0 e 100. Più è alto il valore dell'indice, minore è la variazione della viscosità del lubrificante al variare della temperatura. Altra caratteristica determinante per l'impiego del lubrificante è il punto di scorrimento che rappresenta la temperatura, maggiorata di 3 K, alla quale il liquido cessa di scorrere. I lubrificanti derivanti dal petrolio si ricavano ridistillando sotto vuoto o in corrente di vapore il residuo del topping. Petrolchimica - ©2005
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La Petrolchimica I lubrificanti ottenuti da tale processo hanno composizioni estremamente variabili che dipendono appunto dal greggio di partenza. Viene riportata una composizione che è puramente indicativa: — 18-26% di paraffine lineari e ramificate; — 43-51% di nafteni alchilati; — 23% di nafteno-aromatici alchilati; — 8% di sostanze asfaltiche di natura aromatica. I lubrificanti provenienti dalla distillazione, per essere impiegati devono essere raffinati al fine di eliminare da essi le sostanze indesiderate rappresentate soprattutto dalle sostanze asfaltiche, dai composti aromatici e da paraffine a catena lineare con atomi di carbonio, dette cere. Petrolchimica - ©2005
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La Petrolchimica MATERIE PRIME DERIVATE DAL PETROLIO
Dopo aver esaminato i processi ai quali è sottoposto il petrolio, si può passare all'esame dei composti che da esso vengono isolati o preparati e che rappresentano materie prime di importanza fondamentale per parecchie industrie. I principali sono: — etilene; — acetilene; — propilene; — gas di sintesi; — idrocarburi a quattro atomi di carbonio; — idrocarburi aromatici. Petrolchimica - ©2005
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La Petrolchimica IL BLENDING
I semilavorati vengono miscelati fra di loro per ottenere prodotti finiti che soddisfino le specifiche richieste del mercato e, ovviamente, della legge. AREA IMPIANTI PARCO SERBATOI Additivi BLENDING A A Prodotto finito CARICO via TERRA e MARE B B Semilavorati Petrolchimica - ©2005 74
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La Petrolchimica ETILENE
L’etilene è forse la più importante materia prima ricavata dal petrolio. Poiché l'etilene che si ottiene dai normali processi di cracking non è sufficiente a soddisfare le richieste del mercato, un'altra quota viene prodotta con il procedimento detto steam cracking, un processo di riduzione degli idrocarburi a maggior numero di atomi di carbonio mediante vapor acqueo. Le cariche di alimentazione per lo steam cracking possono essere sia i gasoli sia frazioni leggere. Nel primo caso oltre all'etilene e ad altre olefine leggere si ottiene anche benzina, che in questo processo è da considerare prodotto secondario. Nel caso invece in cui si alimentano frazioni leggere, queste sono composte principalmente da alcani a basso numero di atomi di carbonio che ad alte temperature si trasformano in olefine perdendo idrogeno; in questo caso le rese di etilene sono maggiori. Petrolchimica - ©2005
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La Petrolchimica L'etilene viene largamente utilizzato per la preparazione di polietileni, ossido di etilene, etanolo, etere etilico, stirene, cloruro di vinile, dicloroetano e altri derivati clorurati usati come solventi, derivati vinilici e numerosi altri prodotti. Si presenta come gas incolore, infiammabile e facilmente liquefacibile (T. = 282,5 K, pC = 5,1 MPa). L'acetilene, per le sue caratteristiche di estrema reattività e polivalenza è stato a lungo un importantissimo intermedio per la sintesi di moltissimi composti chimici. La sua elevata reattività, che lo rende pericoloso in quanto forma miscele esplosive con l'aria, il suo elevato costo e la difficoltà di conservarlo e trasportarlo ne hanno ridotto l'uso soprattutto da quando è stato possibile sostituirlo con sostanze alternative, quali l'etilene. ACETILENE Petrolchimica - ©2005
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La Petrolchimica Prima della seconda guerra mondiale l'acetilene si preparava esclusivamente dal carburo di calcio. Attualmente tale metodo viene utilizzato solo nelle nazioni ricche di carbonio e che possono disporre di corrente elettrica a basso costo. Negli altri casi viene preparato per decomposizione termica del metano o di cariche contenenti idrocarburi a pochissimi atomi di carbonio, a temperature superiori a 1450,15 K alle quali la trasformazione in acetilene è favorita termodinamicamente. Poiché la reazione di trasformazione è molto rapida e l'acetilene appena formato tende a trasformarsi rapidamente in carbonio e idrogeno, è necessario un immediato raffreddamento subito dopo la sua formazione. Fra i principali derivati dell'acetilene si annoverano: il cloruro di vinile, l'acetato di vinile, l'acido acrilico, l'acetaldeide, il cloroprene, il tricloroetilene, il percloroetilene, il butindiolo. Petrolchimica - ©2005
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La Petrolchimica PROPILENE
Anche il propilene rappresenta uno dei composti più versatili delle industrie petrolchimiche. Si prepara per cracking del propano o del gas di raffineria o anche da frazioni leggere del topping. Fra i principali derivati si possono ricordare: l'acrilonitrile, l'adiponitrile, il polipropilene, il cumene, l'isopropanolo, l'acroleina, l'isoprene e i derivati clorurati. Per gas di sintesi si intende la miscela di idrogeno e ossido di carbonio che è alla base della produzione del metanolo e di parecchie aldeidi e alcoli superiori. La forte richiesta ha fatto diversificare le materie prime, tanto che oggi esso si può ottenere dal gas di cokeria, dal gas di raffineria, per elettrolisi dell'acqua, dal reforming con vapor acqueo di frazioni petrolifere ad alte temperature in presenza di catalizzatori e dalla combustione parziale di idrocarburi. GAS DI SINTESI Petrolchimica - ©2005
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La Petrolchimica IDROCARBURI A QUATTRO ATOMI DI CARBONIO
Gli idrocarburi a quattro atomi di carbonio rappresentano i sottoprodotti del processo della raffinazione e del cracking termico. I composti che fanno parte di questa frazione sono il butano, l'isobutano, i buteni, l'isobutene e il butadiene. Questi composti vengono utilizzati sia come componenti base per le industrie petrolchimiche, sia come combustibili sia come carica per i processi di alchilazione che portano alla formazione di composti ramificati ad alto numero di ottano da aggiungere alle benzine. Il butadiene è forse il composto più interessante di questa frazione, utilizzato per la produzione di gomma sintetica. Viene estratto dagli altri componenti della frazione C4 proveniente dal cracking. Come alternativa, il butadiene viene anche preparato per deidrogenazione del butano e per deidrogenazione dei buteni. Petrolchimica - ©2005
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Immagini di un impianto
Petrolchimico Petrolchimica - ©2005
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