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PubblicatoMichele Alessi Modificato 9 anni fa
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Esistenti ancora oggi …
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Questo metodo consiste nel mettere una corda intorno al collo del condannato e farlo penzolare cosicché la pressione che esercita la corda attorno al collo lo uccida. La lesione alla colonna vertebrale causa incoscienza e morte. Il tempo di sopravvivenza è tra gli 8 e i 13 minuti.
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Questo metodo consiste nel far sedere sulla sedia il condannato, poi gli si applicano degli elettrodi inumiditi alla testa e al polpaccio, dai quali vengono trasmesse scariche di corrente elettrica, causando l’arresto cardiaco e la paralisi respiratoria che porta al decesso. Questo può durare minuti o secondi dipende da quanto sono forti le scariche.
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Si distingue in: fucilazione al petto: (per reati gravissimi) veniva compiuta da dodici soldati, l'ufficiale più elevato, faceva avanzare il condannato che veniva bendato. Poi il plotone d'esecuzione compiva la sua missione. fucilazione alla schiena: il condannato veniva fatto sedere, bendato, con le spalle rivolte al plotone di esecuzione. Dopo la scarica dei soldati, il comandante si avvicinava al corpo del condannato e gli sparava alla nuca con una pistola: il colpo di grazia. La lapidazione è un tipo di pena di morte nella quale il condannato è ucciso attraverso il lancio di pietre che spesso avviene con la partecipazione della folla. La durata media dell'esecuzione è di circa trenta minuti. È una delle pene di morte più dolorose esistenti ancora oggi.
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Le camere a gas vennero utilizzate dai nazisti durante l'Olocausto. Il condannato viene legato a una sedia in una camera stagna. L'esecuzione avviene attraverso la liberazione nell'aria di gas (cianuro). La morte sopraggiunge per asfissia. In genere lo stato di incoscienza subentra rapidamente, ma può ritardare se il prigioniero tenta di prolungare la propria vita trattenendo il fiato o respirando lentamente. Il tempo di sopravvivenza medio è tra gli 8 e i 10 minuti.
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Al condannato viene inflitta un'iniezione per via endovenosa contenente una dose letale di pentothal o pentobarbital, seguito da una sostanza che rilassa i muscoli che paralizza il diaframma e un'altra che provoca l'arresto cardiaco. Al termine della procedura, il cuore può continuare a battere per un periodo che può variare dai 6 ai 15 minuti.
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Utilizzati in passato …
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Era applicata agli schiavi, ai sovversivi e agli stranieri e normalmente veniva preceduta dalla flagellazione, il condannato non sempre è legato a una struttura a croce. Lo scopo era: provocare la morte, dopo una lenta agonia, che interveniva per soffocamento determinato dalla compressione del costato, oppure a causa di collasso cardiocircolatorio. Consiste nell'infilzare il condannato con un palo di legno attraverso un orefizio o il perineo, per poi sollevarlo in posizione verticale fissando il palo nel terreno. Se non venivano lesi organi vitali, il supplizio poteva protrarsi per molti giorni, prima della morte.
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La macchina fu posta in opera il 25 aprile 1792, con l'esecuzione di Nicolas Pelletier, condannato per omicidio e furto. Fasi dell'esecuzione: il condannato era legato a una tavola tenuta in posizione verticale; una volta legato, la tavola veniva fatta scivolare in posizione orizzontale e il collo del condannato veniva a trovarsi posizionato tra due montanti e appoggiato alla semilunetta inferiore; la semilunetta superiore veniva abbassata, bloccando il collo del condannato; il meccanismo di rilascio della lama era immediatamente azionato e la lama cadeva tagliando il collo. La testa del condannato cadeva in un catino di zinco, mentre il corpo veniva fatto scivolare in una cassa.
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Il condannato veniva legato per i polsi e le caviglie ad una grande ruota e con una mazza gli venivano rotte le ossa di braccia e gambe. Talvolta veniva dato un colpo di grazia sullo sterno provocandone la morte. In altri casi invece veniva lasciato vivo per ore esposto al pubblico prima di essere ucciso. La sua durata poteva variamente dai 20 minuti ad alcune ore. È costituita da un cerchio di ferro fissato ad un palo, che viene stretto mediante una vite attorno al collo del condannato, fino a provocarne la morte per strangolamento.
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Consiste nella divisione del corpo del condannato in più parti. Poteva avvenire dopo la morte oppure essere la causa di decesso. Per la prassi britannica, la piena punizione prevedeva che il colpevole venisse: condotto al luogo dell'esecuzione, in pubblica piazza; spogliato nudo e legate le mani dietro la schiena; impiccato, ma non fino alla morte; castrato vivo, con il taglio del pene e dei testicoli; eviscerato senza ledere gli organi vitali; le parti virili e le interiora bruciati davanti ai suoi occhi; decapitato; squartato: il suo corpo diviso in quattro parti; i quarti del suo corpo appesi in diversi angoli della città; la testa conservata nella Torre di Londra.
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La vergine di ferro é una specie di armadio metallico a misura d'uomo e di forma vagamente femminile, più o meno grande a seconda dei casi, pieno di lunghi aculei che penetrano nella carne senza ledere organi vitali. Il condannato ipoteticamente veniva fatto entrare in questo "sarcofago" e, chiudendo le ante, veniva trafitto dai suddetti aculei in ogni zona del corpo, morendo lentamente tra atroci dolori. L'aquila di sangue è stato un metodo di tortura e di esecuzione che è a volte menzionato nelle saghe norrene. Consisteva nel separare le costole della vittima dalla spina dorsale, rompendole in modo tale da farle assomigliare ad un paio di ali insanguinate, ed estrarre i polmoni dalla cassa toracica, per poi adagiarli sulle spalle in modo che ricadessero sul petto. Veniva spruzzato anche del sale sulle ferite.
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