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Politiche sociali Lavinia Bifulco. Diseguaglianze in Italia In Italia diseguaglianza (di reddito) alta e persistente Altra trasmissione intergenerazionale.

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Presentazione sul tema: "Politiche sociali Lavinia Bifulco. Diseguaglianze in Italia In Italia diseguaglianza (di reddito) alta e persistente Altra trasmissione intergenerazionale."— Transcript della presentazione:

1 Politiche sociali Lavinia Bifulco

2 Diseguaglianze in Italia In Italia diseguaglianza (di reddito) alta e persistente Altra trasmissione intergenerazionale della diseguaglianza E’ aumentata la diseguaglianza dei redditi di lavoro (lavoro atipico, working poor e top incomes) Ruolo ridimensionato del capitale culturale rispetto alle diseguaglianze

3 Povertà (Istat-La Repubblica 10.12.2013) Istat, quasi tre italiani su dieci sono a rischio povertà Nel 2011, il 28,4% dei residenti in Italia è a rischio di povertà o esclusione sociale. Emerge da un'indagine che rileva come i più a rischio siano gli anziani o le famiglie con un solo stipendio e molti figli. La concentrazione maggiore nel Mezzogiorno

4 Povertà (Istat-La Repubblica 10.12.2013) Tre italiani su dieci rischiano di finire nella triste categoria dei poveri. Quelli che la bistecca si mangia una volta la settimana, che non riescono a fare una vacanza lontano da casa, che devono tenere i riscaldamenti spenti e che una spesa di 800 euro imprevista è un salasso inaffrontabile. Sono gli anziani, le famiglie con un solo reddito o quelle con tanti figli. Secondo il rapporto dell'Istat su reddito e condizioni di vita, il 28,4% delle persone residenti in Italia è a rischio di povertà o esclusione sociale. La situazione è peggiorata negli ultimi due anni e vivere in Italia oggi è peggio che stare in qualsiasi altro paese europeo. Nel 2011 l'indicatore è cresciuto di 2,6 punti percentuali rispetto al 2010 a causa dall'aumento della quota di persone a rischio di povertà (dal 18,2% al 19,6%) e di quelle che soffrono di severa deprivazione (dal 6,9% all'11,1%). Dopo l'aumento osservato tra il 2009 e il 2010, sostanzialmente stabile (10,5%) è la quota di persone che vivono in famiglie a bassa intensità di lavoro. Il rischio di povertà o esclusione sociale è più elevato rispetto a quello medio europeo (24,2%), soprattutto per la componente della severa deprivazione (11,1% contro una media dell'8,8%) e del rischio di povertà (19,6% contro 16,9%). Come dire che basta ancora poco per finire nella peggiore delle condizioni possibili.

5 Povertà (Istat-La Repubblica 10.12.2013 Aumentano, rispetto al 2010, gli individui che vivono in famiglie che dichiarano di non potersi permettere, nell'anno, una settimana di ferie lontano da casa (dal 39,8% al 46,6%), che non hanno potuto riscaldare adeguatamente l'abitazione (dall'11,2% al 17,9%), che non riescono a sostenere spese impreviste di 800 euro (dal 33,3% al 38,5%) o che, se volessero, non potrebbero permettersi un pasto proteico adeguato ogni due giorni (dal 6,7% al 12,3%). Il 19,4% delle persone residenti nel Mezzogiorno è gravemente deprivato, valore più che doppio rispetto al Centro (7,5%) e triplo rispetto al Nord (6,4%). Nel Sud l'8,5% delle persone senza alcun sintomo di deprivazione nel 2010 diventa gravemente deprivato nel 2011, contro appena l'1,7% nel Nord e il 3% nel Centro. )

6 Povertà (Istat-La Repubblica 10.12.2013) Le famiglie più esposte al rischio di deprivazione sono quelle più numerose e/o con un basso numero di percettori di reddito. Si trovano più spesso in condizioni di disagio le famiglie monoreddito, come gli anziani soli e i monogenitori, e quelle con tre o più figli minori. Le persone in famiglie a prevalente reddito da lavoro autonomo mostrano una minore diffusione della severa deprivazione di quelle sostenute dal lavoro dipendente o da pensioni; le famiglie di pensionati sono anche quelle che hanno mostrato i più evidenti segnali di peggioramento tra il 2010 e il 2011. Il rischio di povertà, calcolato sulla base del reddito 2010, mostra aumenti più marcati tra gli individui residenti nelle regioni del Mezzogiorno, in famiglie monoreddito, dove la fonte principale di reddito è da lavoro, sia dipendente sia autonomo, tra le coppie con figli, con almeno un minore, i monogenitori e le famiglie di altra tipologia, con membri aggregati.

7 Noi Italia ISTAT (dati 2011) Incidenza della povertà (assoluta e relativa) Più di una famiglia su dieci vive in condizioni di povertà relativa e una su venti in condizioni di povertà assoluta UNO SGUARDO D'INSIEME Nell'ambito dell'esclusione sociale, due indicatori rilevanti sono la percentuale di famiglie o individui in condizione di povertà e l'intensità della povertà (ossia la misurazione di quanto poveri sono i poveri). La povertà è fortemente associata al territorio, alla struttura familiare (in particolare alla numerosità dei componenti e alla loro età), a livelli di istruzione e profili professionali poco elevati, oltre che all'esclusione dal mercato del lavoro. In Italia, nel 2011, le famiglie in condizioni di povertà relativa sono l'11,1 per cento delle famiglie residenti; si tratta cioè di 8,2 milioni di individui poveri, il 13,6 per cento della popolazione residente. La povertà assoluta coinvolge il 5,2 per cento delle famiglie, per un totale di 3,4 milioni di individui. L'intensità è pari al 21,1 per cento per la povertà relativa e al 17,8 per la povertà assoluta.

8 http://noi-italia.istat.it/ Il panorama regionale mette in evidenza il forte svantaggio dell’Italia meridionale e insulare, con una percentuale di famiglie povere più che doppia rispetto alla media nazionale. Nel Mezzogiorno, le famiglie in povertà relativa sono il 23,3 per cento di quelle residenti (contro il 4,9 del Nord e il 6,4 del Centro) e quelle in povertà assoluta ne rappresentano l’8,0 per cento (contro il 3,7 e il 4,1 rispettivamente). Le situazioni più gravi si osservano tra le famiglie residenti in Sicilia (27,3 per cento) e Calabria (26,2 per cento) dove sono povere oltre un quarto delle famiglie. All’opposto, nel resto del Paese si registrano incidenze di povertà relativa decisamente più contenute: la provincia di Trento mostra l’incidenza più bassa (3,4 per cento), seguita da Lombardia (4,2 per cento), Valle d’Aosta e Veneto (4,3 per cento). Nel Mezzogiorno, inoltre, alla più ampia diffusione della povertà si associa anche una maggiore gravità del fenomeno: le famiglie povere sono di più e hanno livelli di spesa mediamente molto più bassi di quelli delle famiglie povere del Centro-Nord.

9 http://noi-italia.istat.it/ L’indicatore sintetico di deprivazione rappresenta la quota di famiglie che dichiarano almeno tre delle nove deprivazioni riportate di seguito: non riuscire a sostenere spese impreviste; avere arretrati nei pagamenti (mutuo, affitto, bollette, debiti diversi dal mutuo); non potersi permettere una settimana di ferie in un anno lontano da casa, un pasto adeguato (proteico) almeno ogni due giorni, il riscaldamento adeguato dell’abitazione, l’acquisto di una lavatrice, o di un televisore a colori, o di un telefono, o di un’automobile. Recentemente, tra gli indicatori di “Europa 2020” è stato proposto un nuovo indicatore (Severe Material Deprivation) che rappresenta la quota di famiglie con almeno quattro deprivazioni sulle nove di riferimento.

10 Attivazione Partecipazione al lavoro Partecipazione alle scelte, cittadinanza attiva, voice, empowerment

11 Welfare-to-work (UK) e workfare USA) Partecipazione al lavoro od obbligo al lavoro? I poveri (le povere) che lavorano

12 Politiche attive in Italia Italia: politiche incerte e frammentate Dualismo (segmentazione delle tutele, insiders e outsiders), assenza di politiche dedicate e deregolazione

13 Problemi dell’attivazione Responsabilità individuale- responsabilità collettiva Dal lato dell’offerta- dal lato della domanda Persone e contesti Work first-life first Skills come presupposto- come risultato Mercato del lavoro- integrazione fra politiche Libertà sostantive e voice

14 Un ricerca sugli interventi contro la povertà C. Saraceno (a cura di), Le dinamiche assistenziali in Europa. il Mulino, 2004 Una ricerca su 13 città europee: misure locali di sostegno del reddito per situazioni di povertà paesi: Italia, Spagna, Portogallo, Francia, Germania, Svezia quesito: il sostegno al reddito causa dipendenza dal welfare?

15 Un ricerca sugli interventi contro la povertà Italia No reddito minimo, variabilità territoriale delle misure, discrezionali e con importi limitati. In molti Comuni Minimo Vitale. Impianto categoriale : alcuni soggetti sono più protetti di altri, meritevoli: inabili, anziani, principio della meritevolezza e logica del bisogno qualificato Il disagio economico da solo non sempre è una condizione sufficiente per accedere a schemi di assistenza sociale. In molti casi devono essere presenti altre condizioni, quali fragilità fisiche, nonautosufficenza, etc. Un’impostazione che attribuisce a coloro “che non hanno colpa della propria condizione di bisogno” maggiori opportunità Familismo

16 Un ricerca sugli interventi contro la povertà Il sistema di protezione sociale in generale: copertura universalistica Svezia - Categoriale/occupazionale altri paesi Assistenza: Svezia: importi generosi, copertura universalistica, programma nazionale di reddito minimo con enfasi inserimento lavorativo Assistenza come diritti, anche aspetti individualizzati. Bisogna dar prova di cercare attivamente un lavoro, ma non c’è un controllo stringente (comunque etica del lavoro e pieno impiego) Scarso peso delle obbligazioni familiari. Ruolo predominante dei servizi pubblici (scarso del terzo settore).

17 Una ricerca sugli interventi contro la povertà Viene smentita la tesi che più universale e generosa è la misura, più è probabile che le persone restino assistite per un lungo periodo, diventando dipendenti. Il breve periodo è un indicatore ambiguo, non necessariamente di efficacia ma può dipendere dalle regole di accesso. Una lunga dipendenza a Barcellona e Lisbona: quando la misura è limitata e selettiva, gli utenti sono compressi dalla necessità di integrare il sostegno economico con altre risorse, spesso informali. In generale close targeting e ammontare limitato del beneficio creano una popolazione di beneficiari che ha difficoltà a diventare autonoma dall’assistenza sociale. Svezia: La maggioranza dei beneficiari si concentra nella quota della durata di permanenza più breve. Milano: durata breve, ma per limiti temporali


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