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PubblicatoAnna Maria Piccolo Modificato 9 anni fa
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In ogni celebrazione della Pasqua riviviamo le meraviglie della salvezza che ci è stata donata nella risurrezione di Gesù. Diventa allora importante e decisivo per il credente fare esperienza viva e concreta di questo Amore così vivo, così concreto. Solo così la testimonianza può essere efficace.
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prima lettura La prima lettura descrive l’esperienza di comunione e di condivisione vissuta nella comunità cristiana di Gerusalemme. Esperienza di “cuore unico e anima unica” che nasce dalla risurrezione di Gesù. vangelo Nel vangelo Gesù dichiara beati coloro che crederanno in lui e imposteranno la loro vita secondo il suo stile. Non si parla mai di un singolo atto di fede o di testimonianza di singoli credenti, ma dell’agire di una comunità che insieme cresce e testimonia l’amore di Gesù. seconda lettura Il rapporto tra fede in Gesù e amore vissuto nel concreto è centrale anche nella seconda lettura: imparare a pensare la propria vita alla luce del Risorto è la svolta decisiva a cui è chiamato ogni cristiano.
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il primo giorno della settimana. Il cap. 20 è chiaramente delimitato quanto al suo inizio dall’indicazione cronologica: il primo giorno della settimana. nuzialericercaincontro Maria Maddalena comunità/sposaGesù messia/sposo Il primo giorno inizia con una scena di carattere nuziale, la ricerca e l’incontro di Maria Maddalena, figura della comunità/sposa, con Gesù, il messia/sposo, nell’orto/giardino. segno dell’assenza di Gesù 20,1-10: appaiono tanto Maria quanto i due discepoli, tutti sotto il segno dell’assenza di Gesù, il sepolcro vuoto. incontro con Gesù nuova creazione 20,11-18: presenta la Maddalena nella stessa situazione iniziale e descrive il suo incontro con Gesù, annuncio della nuova creazione che si protrarrà. l’incontro di Gesù con i discepoli 20,19-23: descrive l’incontro di Gesù con i discepoli, anch’essa situata nel primo giorno, ma già caduta la notte.
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L’incredulità e la fede di Tommaso sono in funzione della formulazione di fede in Gesù e del detto finale di quest’ultimo. Con esso assicura ai credenti del futuro che non si troveranno in situazione di inferiorità rispetto ai primi testimoni della risurrezione. A tale scopo l’autore mostra l’incredulità di un discepolo che non ascolta la testimonianza di coloro che hanno visto Gesù e, per credere che questi vive, mette la condizione di un segno destinato a lui solo. Gesù, che non abbandona i suoi, glielo concede, non però isolatamente, ma in seno alla comunità. La formula con cui Tommaso esprime la sua fede riassume la professione della fede comune, alla quale i discepoli giungono per l’esperienza della risurrezione.
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Didimo Tommaso, uno dei dodici, chiamato Didimo, non era con loro quando venne Gesù. Il luogo dove è ambientata la scena è lo stesso della prima apparizione. La gioia che ha pervaso i discepoli nell’incontrare il Signore sembra non esserci in chi era assente alla sera del primo giorno. Si tratta di Tommaso, che rimane ancora nelle tenebre dell’incredulità, in quelle tenebre in cui all’inizio si erano trovati Maria di Magdala, Pietro e lo stesso discepolo amato.
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«Abbiamo visto il Signore!». Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». La frase dei discepoli è da mettere in relazione con quella pronunciata dai primi che Gesù incontrò: “ABBIAMO TROVATO IL MESSIA” “ABBIAMO TROVATO IL MESSIA” SCOPERTA Questa descriveva il primo incontro con Gesù (1,41) come una SCOPERTA. ABBIAMO VISTO IL SIGNORE CONOSCENZA La frase “ABBIAMO VISTO IL SIGNORE” descrive invece una CONOSCENZA, basata sull’esperienza personale della vita che Gesù dona e comunica ai suoi.
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io non credo Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo». esperienza testimonianza I discepoli riferiscono la loro esperienza, ma egli non accetta la testimonianza. L’ESISTENZA DELLA COMUNITÀ TRASFORMATA DALLO SPIRITO NON È PER LUI UNA PROVA SUFFICIENTE CHE GESÙ SIA VIVO L’ESISTENZA DELLA COMUNITÀ TRASFORMATA DALLO SPIRITO NON È PER LUI UNA PROVA SUFFICIENTE CHE GESÙ SIA VIVO Sebbene fosse disposto a morire, non crede nella vita definitiva e piena. Non ammette che colui che essi hanno visto sia lo stesso che egli aveva conosciuto: per lui la morte è una cosa seria ed esige, testardamente, che la vittoria su di essa sia in qualche modo tangibile e non una pia frode per non ammettere con se stessi la tragedia.
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Otto giorni Otto giorni dopo… PRIMO GIORNO OTTAVO Il rifiuto di Tommaso a credere ha avuto luogo nell’intervallo fra il PRIMO GIORNO (20,19) e l’OTTAVO......due modi di indicare lo stesso giorno della settimana. PIENEZZA L’ottavo giorno è quello della PIENEZZA, dopo il settimo che seguì la prima creazione. E’ il giorno del mondo definitivo
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Venne i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Tommaso si è inserito nella comunità, sa adesso cosa vuol dire vivere nella comunità dei discepoli. Le porte chiuse non indicano più timore. Lo Spirito ha dato ai discepoli la sicurezza e la libertà. Gesù si rende presente a coloro che lo amano, non si manifesta al mondo.
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GESU’ VIENE Il verbo “venne” in greco è al presente: GESU’ VIENE. Solo sottigliezza grammaticale? Gv ci fa così capire che la presenza di Gesù è continua, è abituale nella riunione comunitaria (allusione all’Eucaristia?) GESÙ GIUNGE E SI RENDE PRESENTE PER LA COMUNITÀ INTERA, NON SOLO PER TOMMASO. E’ L’UNICO PUNTO DI RIFERIMENTO, È LA STELLA POLARE, ATTORNO ALLA QUALE RUOTA TUTTO.
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Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!» Gesù viene per tutti ed è in questa riunione, e non indipendentemente dal gruppo, che Tommaso si incontrerà con lui e troverà la soluzione al suo problema. Gesù prende l’iniziativa e lo invita a toccarlo, come Tommaso aveva preteso: accetta la sua sfida e lo esorta a credere. Gesù mostra nuovamente il suo amore per i suoi. Ogni volta che Gesù si fa presente fra i suoi porta in sé il ricordo della sua morte per i suoi amici.
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Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!» La risposta di Tommaso è estrema quanto la sua incredulità «Signore» e «Maestro» erano gli appellativi che i discepoli usavano per rivolgersi a Gesù (13,13). Il «Signore» è quello che lavò i piedi ai suoi discepoli (13,14), annunciando la sua morte per loro, espressione del suo massimo servizio. Chiamandolo «mio Signore», Tommaso riconosce l’amore di Gesù e lo accetta, esprimendo così la sua totale adesione. Il titolo «Signore» (Kyrios) era un appellativo usato per i re del tempo. Applicarlo a Lui, dopo la risurrezione, indica che esso viene attribuito a Gesù a partire dalla sua morte, quando egli ha dimostrato nella croce la qualità della sua regalità.
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È questo il modo con il quale Egli si è messo a servizio dei suoi nella morte. È questo il modo in cui Gesù si è fatto re, portando al limite estremo il suo amore. È per questo che Gesù mostra i segni della sua passione anche nella risurrezione: EGLI CONTINUA A DONARE INCESSANTEMENTE IL SUO AMORE A TUTTI EGLI CONTINUA A DONARE INCESSANTEMENTE IL SUO AMORE A TUTTI IN CIÒ EGLI PORTA LA SUA UMANITÀ AL PIENO COMPIMENTO, INDICANDO AI DISCEPOLI LA STRADA DA SEGUIRE IN CIÒ EGLI PORTA LA SUA UMANITÀ AL PIENO COMPIMENTO, INDICANDO AI DISCEPOLI LA STRADA DA SEGUIRE
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Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!». Tommaso fa la stessa esperienza che avevano fatto gli altri discepoli: vedere di persona Gesù. Perciò il rimprovero di Gesù si riferisce al rifiuto di Tommaso di credere alla testimonianza della comunità, esigendo un’esperienza personale, separata dal gruppo dei discepoli. Gesù si rivela a Tommaso all’interno della comunità, dopo che egli ha partecipato all’esperienza di tutti.
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La fede in Gesù vivo e risuscitato consiste nel riconoscere la sua presenza nella comunità dei credenti, che è il luogo naturale in cui egli si manifesta e da cui si irradia il suo amore. La fede in Gesù vivo e risuscitato consiste nel riconoscere la sua presenza nella comunità dei credenti, che è il luogo naturale in cui egli si manifesta e da cui si irradia il suo amore.
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Tommaso rappresenta la figura di colui che non dà ascolto alla testimonianza della comunità, né comprende i segni della nuova vita che vi si manifestano. Tommaso rappresenta la figura di colui che non dà ascolto alla testimonianza della comunità, né comprende i segni della nuova vita che vi si manifestano.
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Anziché inserirsi e partecipare alla stessa esperienza, pretende di avere una dimostrazione privata, a proprio uso e consumo. Anziché inserirsi e partecipare alla stessa esperienza, pretende di avere una dimostrazione privata, a proprio uso e consumo. Egli non cerca Gesù fonte di vita, ma una reliquia del passato che possa toccare. Egli non cerca Gesù fonte di vita, ma una reliquia del passato che possa toccare.
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La fede della comunità riconosce in Gesù l’uomo-Dio; tale è la formulazione della sua esperienza. La fede della comunità riconosce in Gesù l’uomo-Dio; tale è la formulazione della sua esperienza. Questa tuttavia non è prerogativa dei primi testimoni. Questa tuttavia non è prerogativa dei primi testimoni. Ogni generazione cristiana può partecipare a essa. Ogni generazione cristiana può partecipare a essa.
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