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Evoluzioni Paradigmatiche in Geografia
Sino ai primi decenni del XX secolo la geografia fu dominata dal determinismo ambientale (l’uomo, i suoi obiettivi, il temperamento, la cultura, le pratiche economiche e la vita sociale sono derivabili dalle influenze ambientali) l’ambiente fisico costituisce l’elemento centrale dello studio della geografia
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Il maggiore geografo del tempo Friedrich Ratzel (1844-
1904) propose uno schema logico eminentemente deterministico, in cui assumeva che l’attività umana sulla terra fosse largamente determinata dai caratteri dell’ambiente fisico. nel primo volume della sua opera Anthropo-Geographie (1882) sanciva: che compito della geografia era la descrizione delle regioni dell’ecumene e la distribuzione dei generi umani che la conoscenza del popolamento della Terra dipendeva dallo studio dei movimenti migratori, i quali dipendevano direttamente dalle caratteristiche dei suoli (fertilità, conformazione fisica ecc.) che dell’ambiente naturale fosse necessario studiare gli effetti sul carattere e sul corpo umano, sia degli individui che di interi gruppi sociali
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“L’uomo è un prodotto della superficie terrestre
“L’uomo è un prodotto della superficie terrestre. Ciò non significa solamente che esso è figlio della terra, polvere della sua polvere, ma che la terra lo ha generato, nutrito, stabilito i suoi obiettivi, diretto i suoi pensieri [e che] il temperamento, la cultura, la religione, le pratiche economiche e la vita sociale, sono tutte derivabili dalle influenze ambientali”. E. C. Semple, Influences of Geographical Environment on the Basis of Ratzel’s System of Anthropo-Geography (1911) “I popoli d’Europa settentrionale sono energici, seri, previdenti, più riflessivi che emotivi, cauti e non impulsivi. I popoli del bacino mediterraneo subtropicale sono imprevidenti, emotivi, ricchi di immaginazione, tutte caratteristiche che fra i neri della fascia equatoriale degenerano in gravi imperfezioni razziali”
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Nella prima metà del XX secolo al determinismo ambientale si venne sostituendo il possibilismo, che ebbe come massimo esponente il geografo francese Paul Vidal de la Blanche ( ). Al rapporto unidirezionale natura-uomo viene contrapposto il concetto di interdipendenza e di reciproca influenza tra uomo e ambiente naturale e tra natura e gruppi umani, da cui ha origine un particolare genere di vita. Ogni regione rappresenta il risultato di queste reciproche interdipendenze. Compito della Geografia è la descrizione delle infinite regioni in cui può essere scomposta la superficie terrestre
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La Geografia ha un metodo di studio di tipo induttivo, fondato sull’indagine sul campo, sull’osservazione e sulla classificazione delle infinita varietà dei fenomeni e delle Regioni. In questo periodo la Geografia è sempre più divergente dall’economia politica, che con Davide Ricardo privilegia la ricerca deduttiva finalizzata alla costruzione di teorie pure e di leggi di carattere generale che astraggono dallo spazio, ponendo l’accento sulla variabile temporale
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Nella seconda metà del XX secolo la geografia compie una rivoluzione paradigmatica introducendo il metodo deduttivo tipico dell’Economia Politica. Il ricercatore grazie all’osservazione ed all’intuizione formula una spiegazione razionale della realtà. Il confronto poi con la realtà empirica contribuisce alla conferma dell’intuizione che può trasformarsi in legge scientifica.
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Nasce la Nuova Geografia con un impianto teorico concettuale del tutto nuovo. La Geografia economica diviene Economia Spaziale e Scienza delle relazioni spaziali. Questa nuova geografia si fonda su modelli e paradigmi che trovano la loro ispirazione nell’economia classica, in quella neoclassica e in quella marxista, e sull’utilizzo delle analisi quantitative (matematiche e statistiche). Questi modelli si distinguono da quelli dell’economia tradizionale perché la variabile spaziale, ignorata dai modelli economici ne costituiscono la principale variabile
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E’ una geografia che si fonda sullo studio delle funzioni del territorio (funzionalismo) ed ha spesso caratteristiche di tipo professionale. I modelli più utilizzati in geografia per Spiegare l’organizzazione regionale e territoriale sono quelli di: Von Thunen (organizzazione dello spazio agricolo) Weber (localizzazione industriale) Christaller e Losch (configurazione dello spazio urbano)
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Fino alla metà degli anni ’70 sopravvive l’illusione che il mondo sia governato da leggi e teorie di carattere generale, da regole certe e da processi prevedibili. La crisi economica e i profondi mutamenti dell’economia e della società che si verificano a partire dagli anni ‘70 provocano il crollo di numerose certezze ed in particolare: dello sviluppo economico come processo lineare di crescita della polarizzazione industriale ed urbana come elementi centrali di ogni processo di sviluppo economico
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L’organizzazione territoriale dell’economia e della società sta subendo mutamenti radicali che la rendono sempre più complessa. La Geografia tradizionale infatti contiene metodologie e principi epistemologici che non bastano più a comprendere la crescita esponenziale della complessità La Geografia economica per analizzare queste nuove forme di organizzazione del territorio ha dovuto ricorrere a modelli interpretativi sempre più complessi.
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La crescita della complessità è il risultato di continue transizioni, che hanno portato all’affermarsi di una nuova era dello sviluppo capitalistico, segnata da processi e fenomeni qualitativamente e quantitativamente del tutto nuovi: L’affermarsi di nuove forme periferiche di sviluppo economico L’avvento di un nuovo paradigma tecnologico fondato sull’informazione e sulle tecnologie della comunicazione, sulla microelettronica e sulla telematica La crescente terziarizzazione dell’economia Una nuova cultura dei consumi (caratterizzata dall’individualismo, dalla multidimensionalità, dalla moltiplicazione delle dimensioni simboliche) La crescente globalizzazione delle attività economiche e l’emergere di nuovi sistemi locali La modificazione dei rapporti tra Stato e Mercato e tra sfera pubblica e sfera privata dell’economia L’irrompere della problematica ambientale e della concezione della sostenibilità dello sviluppo
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Nelle scienze sociali sono crollate certezze e ordine e sono subentrati disordine, incertezza, instabilità. Infatti, sono crollate le illusioni di un mondo comprensibile, governato da regole certe e da processi prevedibili, e sono venute meno le convinzioni di poter costruire leggi e teorie generali scientificamente obiettive e razionali. L’Economia in particolare, che sin dall’Ottocento aveva costruito regole determinate e definizioni precise, negli ultimi decenni con l’economia post-keynesiana, con una nuova scuola neoclassica e con l’approccio evolutivo ha dovuto aprire nuove prospettive teoriche per riavvicinarsi ai fenomeni contemporanei. La Geografia Economica moderna, che aveva trovato le sue fonti di ispirazione nell’economia neoclassica, nell’economia keynesiana e in quella marxiana ha avuto anch’essa una svolta progressiva.
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La svolta progressiva è stata segnata dall’introduzione in geografia, come nella altre scienze sociali, delle tre fondamentali dimensioni Tempo: la storia risulta una componente fondamentale per l’interpretazione dei fenomeni economici, sociali e culturali e dell’evolversi dei loro rapporti Spazio ( o territorio) infinite sono le modalità in cui si articola il territorio, con le sue sedimentazioni sociali, economiche e culturali complesse ed irripetibili Soggettività se la realtà è multidimensionale ed ha una elevata complessità intrinseca ogni sua interpretazione sarà necessariamente un punto di vista dell’osservatore, che ne darà un’interpretazione in base alla sua cultura al proprio progetto conoscitivo.
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