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Vediamo un tema molto importante dell’economia industriale: la collusione, vale a dire le intese tra imprese, che possono essere implicite o esplicite,

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1 Lezione 3 Collusion Corso Economia industriale avanzata Sandrine Labory

2 Vediamo un tema molto importante dell’economia industriale: la collusione, vale a dire le intese tra imprese, che possono essere implicite o esplicite, e mirano a condividersi il mercato, fissare prezzi simili, ecc. Le intese sono pratiche vietate dalla politica della concorrenza (antitrust), perché aumentano il potere di mercato delle imprese a scapito dei consumatori (benessere sociale diminuisce) Vediamo cosa dice l’economia industriale sulle ragioni e modalità di accordi fra imprese

3 Riferimenti bibliografici:
Feuerstein (2005), “Collusion in Industrial Economics – A Survey”, Journal of Industry, Competition and Trade, 5(3-4), (e qualsiasi manuale di economia industriale che discute le intese) E. Combe, C. Monnier, R. Legal (2008), “Cartels: the probability of getting caught in the European Union”, BEEP papers n.12.

4 I. Modelli di base delle intese
I modelli di oligopolio mostrano che le intese sono instabili: ad esempio, in un duopolio dove le due imprese si mettono d’accordo su un prezzo di vendita, i concorrenti hanno incentivi a ingannare l’accordo perché fissando un prezzo leggermente più basso del prezzo stabilito possono prendere tutto il mercato. Nei modelli statici (che si svolgono su un periodo) questo risultato è valido Invece nei modelli dinamici, ripetuti un numero infinito di volte, le intese possono essere la strategia dominante per le imprese.

5 Esempio: modello statico dell’intesa non cooperativa
Se le imprese non possono firmare un contratto di accordo (non lo possono perché le intese sono illegali), le intese sono cosiddette ‘non cooperative’ Allora le imprese rispetteranno l’accordo solo se è più profittevole per loro di rispettare Esempio: modello statico di un oligopolio con grandi imprese e imprese più piccole nella ‘frangia’ (fringe) (Stephen Martin, Advanced Industrial Economics)

6 Oligopolio con N imprese
p = a – b Q C(q) = cq F imprese nella frangia, che massimizzano il loro profitto K imprese formano un cartello e massimizzano il profitto congiunto (F + K = N) Massimizzazione del profitto:  = pq - cq

7 Derivando funzione di profitto per q:
Abbiamo che le imprese della frangia massimizzano il profitto quando: qj = ½ (S – QK – QF-j) Dove QK = output del cartel QF-j = output delle imprese della frangia eccetto j All’equilibrio, tutte le imprese della frangia producono lo stesso output qf = (S – QK) / (F + 1)

8 Output totale delle imprese della frangia:
Qf = F (S – QK) / (F + 1) Sapendo questo, le imprese del cartel considerano la domanda del mercato come domanda totale del mercato – domanda servita dalla frangia P = c + b/F+1 (S – QK) Hanno funzione di costo c(q)=cq Quindi massimizzano il profitto quando: qk = S / 2K Output totale del cartel: Qk = K.S / 2K = S/2

9 Quindi se il cartel affronta imprese in una frangia che si comportano alla Cournot, si comporta come un leader di Stackelberg Ora sostituiamo Qk = S/2 in qf = (S – QK) / (F + 1) Abbiamo qf = S / 2(F + 1) Il prezzo di equilibrio è: P = c + b/(F+1) (S – QK) P = c + b/(F+1) (S – S/2) P = c + bS / 2(F+1)

10 I profitti sono: k (F, K) = (b/K(F+1)) (S/2)2 f (F) = (b/(F+1)2) (S/2)2 a) Se tutte le imprese sono nel cartel, la condizione per la sua stabilità è: k (0, K) ≥ f (1) (nessuna impresa lascia il cartel per entrare nella frangia) Vale a dire b/N (S/2)2 ≥ b/4 (S/2)2 N  4

11 Vale a dire che il cartel completo è stabile se il numero totale delle imprese sul mercato non è superiore a 4 Se le imprese sono più numerose, la parte di profitto di ogni imprese è così bassa che le imprese hanno incentivo a lasciare il cartel e andare nella frangia, dove si comportano come imprese Cournot. b) Cartel di K imprese: F positivo e non zero Condizione per la stabilità interna del cartel: k (F, K) ≥ f (F+1)

12 Sostituendo si ottiene:
K  (F+2)2 / (F+1) (i) Condizione per la stabilità esterna: (nessuna impresa della frangia trova profittevole raggiungere il cartello) f (F) ≥ k (K+1, F-1) Vale a dire K ≥ [(F+2)2 / F] – 1 (ii) Considerando le condizioni (i) e (ii) insieme otteniamo F /F+1 ≥ K ≥ F /F Quindi se ci sono F imprese nella frangia, solo i cartelli di F+2 e F+3 imprese sono stabili

13 Modelli non cooperativi ripetuti
I modelli statici non considerano le rappresaglie che le imprese del cartel possono fare se un’impresa abbandona il cartello Magari l’impresa che abbandona il cartello farà profitti più alti nel periodo successivo, ma dopo le altre imprese le faranno una guerra di prezzi per punirla Quindi è importante considerare modelli dinamici, in più periodi di tempo

14 Si modellizza con un gioco competitivo (oligopolio alla Cournot) ripetuto un certo numero di volte
a) Trigger strategy (Friedman, 1971): Ogni impresa comincia con strategia ‘collusione’ e continua finché le altre imprese colludono anche loro Ogni impresa ritorna (per sempre) alla strategia di Cournot normale nel periodo che segue una defezione di altra impresa  Dobbiamo paragonare il profitto ottenuto sull’insieme del gioco se la collusione continua al profitto ottenuto in caso di defezione

15 i,COL = profitto in un periodo se tutte le imprese colludono
Chiamiamo i,COL = profitto in un periodo se tutte le imprese colludono i,DEF = profitto dell’impresa i se defezione i,COUR = profitto di i se le altre imprese tornano a strategia di Cournot Supponiamo che i,DEF > i,COL > i,COUR Abbiamo un gioco del dilemma del prigioniero ripetuto: consideriamo ripetizione un numero INFINITO di volte

16 Dilemma del prigioniero
Collusione Defezione i,COL i,DEF i,COUR

17 α è il tasso di sconto (1/ 1 + r)
Consideriamo l’impresa i Guadagni se adesione all’accordo d’intesa: PDVi,COL = α i,COL + α2 i,COL + α3 i,COL +… = α / (1 – α) i,COL Dove α è il tasso di sconto (1/ 1 + r) (più è vicino a 1, più pazienti sono le imprese)

18 = α i,DEF + α2 / (1 – α) i,COUR Allora
Se l’impresa i fa una defezione nel primo periodo, il suo guadagno è: PDVi,DEF = α i,DEF + α2 i,COUR + α3 i,COUR +… = α i,DEF + α2 / (1 – α) i,COUR Allora PDVi,COL  PDVi,DEF Vale a dire

19

20 Siccome α = (1/ 1 + r) abbiamo

21 Quindi 1/r  (guadagni della defezione) / (perdite della defezione) Questo è vero se r è abbastanza basso La strategia ‘trigger’ definisce un equilibrio perfetto da qualsiasi periodo fino alla fine del gioco: è un subgame perfect equilibrium

22 b) Strategia ‘stick and carrot’
La strategia (a) comprende una minaccia molto severa: la defezione è punita per sempre senza possibilità di ritornare ad un cartello Un’altra strategia è quella del bastone e della carota: la defezione è seguita da una punizione nel periodo successivo, con però la possibilità di ritornare all’accordo. Se un’impresa inganna allora tutte le altre imprese aumentano il loro output nel periodo successivo, di modo che il profitto si riduce per tutte. Se l’aumento di output non è né troppo grande, né troppo piccole, le imprese avranno interesse a sostenere la collusione

23 c) Demons and repentance (Segerstrom, 1988)
Le due strategie menzionate prima hanno il difetto che tutte le imprese vengono punite insieme al ‘defettore’, perché il profitto si riduce per tutte le imprese in caso di defezione. Segerstrom quindi immagina una strategia che sostiene un equilibrio cooperativo senza imporre la punizione a tutti: semplicemente la punizione (aumento output) dura solo alcuni periodi (repentance) e la defezione è modellizzata con una probabilità  che una impresa faccia una defezione (è un -demon)

24 Segerstrom mostra quindi le condizioni in cui in presenza di possibili ‘demons’, la strategia di repentance è sostenibile e si arriva ad un equilibrio collusivo. Altre variazioni: non sempre le imprese hanno la possibilità di sapere se un’altra impresa fa una defezione: Porter (1984) fa un modello di collusione con informazione imperfetta sulla defezione Dimostra che ci possono essere temporanee defezioni dall’accordo di collusione

25 II. Rassegna di Feuerstein
Interessante: fa una rassegna di tutti i temi legati alla collusione in economia industriale Partenza: Ci sono due condizioni perché la collusione sia sostenibile: Le imprese devono raggiungere un accordo (implicito o esplicito) sul risultato collusivo, vale a dire sui prezzi e/o le quantità prodotte da ciascuna impresa in collusione; Nessuna impresa deve avere incentivo (trovare profittevole) deviare

26 Feuerstein sottolinea che mentre ci sono molti studi sulle condizioni in cui gli accordi sono sostenibili, non ci sono molti studi invece su come le imprese arrivano all’accordo Shapiro (1989) fa un’osservazione interessante: abbiamo visto che la collusione è più probabile e più stabile se la punizione è forte (competizione intensa dopo la defezione); Shapiro rigira l’argomento per concludere che se osserviamo un’industria dove la concorrenza può essere molto forte (concorrenza sui prezzi, beni omogenei, ecc.) allora la probabilità di trovarci una collusione sarà maggiore (topsy-turvy principle)

27 Altri risultati della letteratura:
Più è facile osservare la defezione di un rivale, più probabile è la defezione; La collusione è sostenibile solo un giochi ripetuti un numero infinito di volte (non in giochi ripetuti un numero finito di volte) Generalmente nei modelli si ipotizza che le imprese si mettono d’accordo su qualcosa (prezzo, output, ecc.); non si discute come arrivano a decidere il qualcosa sul quale di mettono d’accordo!

28 Altri casi: 1) Numero di imprese e entrata: Nei modelli standard di oligopolio con imprese simmetriche, la collusione è più difficile a sostenere se il numero d’imprese aumenta (Shapiro, 1989) (risultato intuitivo; vale sia per concorrenza sui prezzi che concorrenza sulle quantità) Altro problema che sorge se il numero di imprese è abbastanza grande: le imprese potrebbero preferire stare fuori del cartello e comportarsi da free-rider, reagendo al prezzo fissato dal cartello in maniera da massimizzare il profitto (e.g. prezzo leggermente inferiore e si prendono tutto il mercato, se conco sui prezzi)  Risultato di Selten (1973) che 4 sono poche e 6 sono molte (four are few and six are many)

29 2) Eterogeneità dei prodotti:
Deneckere (1983) considera prodotti differenziati in duopolio di Cournot e di Bertrand L’aumento della differenziazione del prodotto produce due effetti contrastanti: Breve termine: la collusione diventa meno profittevole, perché diventa più difficile attrarre i consumatori con una diminuzione di prezzo; Lungo termine: in duopolio alla Cournot, la collusione diventa più difficile quando la sostituibilità dei prodotti aumenta; in duopolio alla Bertrand, questo è vero se i prodotti sono abbastanza differenziati da non indurre l’impresa che riduce leggermente il prezzo di prendere tutto il mercato; la collusione diventa più facile da sostenere man mano che la differenziazione aumenta

30 3. Vincoli di capacità produttiva:
Questi vincoli riducono i guadagni della defezione, ma riducono anche la minaccia di punizione. Uno dei primi lavori su questo tema: Brock and Scheinkman (1985) Ci sono N imprese simmetriche con ciascuna una capacità k La capacità produttiva dell’industria è Nk La variabile strategica è il prezzo (oligopolio alla Bertrand)

31 Il prodotto è omogeneo La defezione dalla collusione implica il ritorno alla strategia di Bertrand normale Brock e Scheinkman mostrano che allora il fattore di sconto dipende dalla capacità k Se k , allora: I guadagni della defezione nel breve termine , quindi la probabilità di defezione ; ma La punizione diventa più severa (la capacità produttiva installata determina una quantità efficiente di produzione che non è raggiunta se si varia la quantità prodotta)

32 L’effetto 1 domina l’effetto 2 a seconda di k:
Se k basso, l’effetto 2 domina e la collusione diventa più facile; Se k alto, l’effetto 1 domina e la collusione è più difficile. Vedere altri modelli con altre ipotesi riguardo la variabile strategica, lo svolgimento del gioco competitivo (ad es. scelta della capacità in una prima tappa o no) e capacità endogena invece che esogena.

33 4. Semicollusion Le dimensioni della concorrenza sono molteplici: prezzo, quantità, pubblicità, R&S, qualità prodotto, ecc. Una collusione totale richiederebbe alle imprese di mettersi d’accordo su tutte queste dimensioni. Molto spesso le imprese colludono su una dimensione (esempio: prezzo) ma non sulle altre dimensioni, situazione chiamata in inglese: semicollusion La questione interessante in questo caso è che cosa decidono le imprese, se si mettono d’accordo su una dimensione, riguardo alle altre dimensioni

34 Ad esempio le imprese possono mettersi d’accordo sul prezzo e dopo aumentano le spese di pubblicità per aumentare la loro quota di mercato. La questione interessante in questo caso è che cosa decidono le imprese, se si mettono d’accordo su una dimensione, riguardo alle altre dimensioni Studi: Fershtman e Gandal (1994) analizzano caso in cui le imprese si mettono d’accordo sul prezzo ma non sulla capacità, e dopo, nel cartel, competono sulla capacità. (caso verificato nell’industria del cemento; Steen & Sorgard, 1999)

35 Ferhstman e Gandal mostrano che in questo caso l’equilibrio può essere caratterizzato da prezzo fissato, ma eccesso di capacità, con il risultato che la collusione non è sostenibile. 5. Crescita e variazioni della domanda Nei modelli considerati finora, la domanda è fissa. Tuttavia, la variazione nella domanda può influenzare la capacità a colludere: se la domanda cresce costantemente è probabile che la collusione sia più facile da sostenere. Una questione interessante che emerge è quindi:

36 Le guerre di prezzi sono più probabili durante i boom o durante le recessioni?
Ci possiamo aspettare che, dato che la collusione è più sostenibile quando la domanda aumenta, che le defezioni e quindi guerre di prezzi sono più probabili durante le fasi di riduzione della domanda (recessioni). Paper fondamentale su questo: Green e Porter (1984) Considerano un monitoraggio incompleto in un modello di concorrenza sulle quantità

37 Incompleto monitoraggio significa che le imprese osservano solo il prezzo, ma non la domanda attuale né l’output dei rivali (queste ultime due variabili sono osservati con ritardo) Un prezzo diminuito può essere causato dalla defezione di una impresa oppure da uno shock negativo sulla domanda, e le imprese non possono distinguere questi due eventi. Green e Porter analizzano diverse strategie che chiamano “trigger price strategies”. Ciascuna impresa produce l’output collusivo x* finché il prezzo scende sotto il prezzo trigger pt

38 Osservare pt scatena una guerra di prezzi in cui le imprese tornano alla quantità ottimale di output della concorrenza di tipo Cournot per T periodi. Dopo di che iniziano a produrre di nuovo l’output collusivo x*. Dato il fattore di sconto, si possono derivare i valori di x*, pt e T che massimizzano il profitto atteso. In generale, non è profittevole avere un T infinito (la punizione dura per sempre), perché ciò potrebbe scatenare delle guerre di prezzi. All’equilibrio, nessuna impresa fa defezione.

39 Tuttavia, in periodo di bassa domanda (recessioni), la collusione non è sostenibile e si ritorna alla concorrenza alla Cournot. Anche se le imprese non sanno se il prezzo diminuito è causato da una defezione oppure dalla domanda bassa, implementano la punizione. Se no, tutte le imprese potrebbero pensare che data l’incertezza, una diminuzione di prezzi non è interpretata come una defezione, e allora tutte le imprese avrebbero incentivo a fare la defezione per aumentare il profitto.

40 Contributo importante di Green e Porter è proprio di dimostrare che le guerre di prezzi si possono alternare con periodi di collusione. Rotemberg e Saloner (1986) sostengono che le guerre di prezzi dovrebbero essere osservate nei periodi di domanda alta. Cambiano il modello di Green e Porter, essenzialmente assumendo che lo shock di domanda è osservato all’inizio del periodo e che la variabile è il prezzo (concorrenza alla Bertrand) e non la quantità come in Green e Porter.

41 Nel loro caso dimostrano che la collusione è più difficile da sostenere in periodi di boom.
Tuttavia, tutto dipende dalle ipotesi sul tipo di concorrenza e timing dello shock della domanda… Molti studiosi hanno analizzato successivamente estensioni del modello di Green e Porter: domanda variabile nel tempo o determinato da processi di crescita precisi (Markov), variabile strategica prezzo o quantità, fattore di sconto variabile,… In sostanza, tutti hanno ragione e tutto dipende dai parametri…

42 Qual è la verifica empirica?
Si osservano guerre di prezzi sia in periodi di boom che in periodi di recessione … Forse più spesso le guerre di prezzi avvengono durante periodi di recessione …

43 6. Multi-market contact L’interazione delle imprese su più mercati potrebbe favorire la collusione. Se le imprese competono su diversi mercati, la defezione di un’impresa dalla collusione su un mercato può essere punita non solo sul mercato considerato, ma anche sugli altri mercati dove le imprese competono. Bernheim e Winston (1990) studiano proprio in che condizioni l’interazione su più mercati favorisce la collusione.

44 Motivi per cui l’interazione su più mercati può influenzare la sostenibilità della collusione:
La domanda cresce a tassi diversi nei diversi mercati; Una defezione è più facile da osservare in un mercato piuttosto che in un altro; Ecc.  Ci sono allora condizioni in cui il multimarket contact permette di sostenere la collusione sui due mercati mentre in assenza di tale interazione la collusione sarebbe possibile solo su uno dei due mercati

45 7. Oligopoli internazionali
La tariffa all’importazione e i contingenti (sui volumi importati) possono costituire barriere all’entrata nei mercati dei paesi; possono quindi facilitare la collusione tra imprese del paese domestico La liberalizzazione del commercio internazionale dovrebbe rendere le collusioni più difficili (il numero d’imprese sul mercato domestico aumenta) Dumping = un impresa straniera vende sotto-costo per entrare sul mercato domestico; regole anti-dumping potrebbero facilitare collusioni internazionali, perché impongono alle imprese straniere di non scendere sotto un certo livello di prezzo (vedere articolo di Feuerstein)

46 8. Pratiche che facilitano la collusione
Scambio di informazioni: su molti mercati, gli scambi e i prezzi non sono direttamente osservabili (specialmente se la domanda attuale è incerta) e le guerre di prezzi segrete sono possibili. Allora lo scambio di informazioni sui prezzi e le quantità permette alle imprese di osservare le defezioni e quindi di rendere le collusioni più sostenibili Le autorità antitrust quindi vietano lo scambio di informazioni tra imprese

47 Problema: lo scambio di informazioni tra imprese può anche servire ad aumentare l’efficienza della produzione! Se la domanda è incerta scambiare informazioni tra imprese può permettere di pianificare meglio la produzione … Regola applicata in generale: scambio di informazioni sulla domanda totale sul mercato autorizzata; mentre scambio di informazioni individuali (a livello d’impresa) non permesso.

48 Politiche di “prezzo migliore”: l’impegno contrattuale a fissare un certo prezzo può facilitare la collusione. Questa situazione può corrisponde per esempio alla fissazione di clausole “most-favoured customer” (in commercio internazionale impone ai paesi di trattare tutti gli altri paesi nello stesso modo; più esattamente, nello stesso modo in cui è trattato il partner più favorito) oppure “meeting competition” (impegno a raggiungere prezzo concorrenza se concorrenza fissa prezzi più bassi) L’impresa che si impegna con una tale clausola in effetti s’impegna a ridurre il prezzo se un consumatore dimostra che l’impresa ha pagato un prezzo più basso ad un altro consumatore.

49 Effetto Clausole MFC su collusione:
Da un lato, riduzioni prezzi più costose perché devono essere applicate a tutti i consumatori, vecchi e nuovi: implica defezione da collusione più costosa e quindi meno probabile; Da un altro lato, la punizione dalle defezione è anch’essa più costosa, perché la punizione consiste nel ridurre il prezzo o la quantità (che riduce a sua volta il prezzo), che deve essere applicato a tutti i consumatori, vecchi e nuovi.

50 Restrizioni verticali: sono pratiche che riducono la concorrenza tra distributori (ad esempio, pratiche fissati dai produttori di automobili ai concessionari) Esempi: Retail price maintenance: contratti in cui il distributore o concessionari s’impegna a vendere solo i prodotti del produttore con cui fa l’accordo, e a prezzi precisi. Territori esclusivi: il distributore s’impegna a vendere solo a consumatori di un territorio preciso (e.g. concessionari italiani vicini alla frontiera che si erano impegnati a non vendere automobili a consumatori austriaci)  Alcuni studiosi mostrano che queste pratiche possono facilitare la collusione (e.g. Jullien e Rey, 2001)

51 9. Evidenza empirica E’ difficile ottenere dati sulla collusione perché è un comportamento vietato e se l’imprese fanno un cartello, non divulgano i dati (in particolare sulle loro funzione di costo e di domanda). Quindi ci sono tre tipi di studi empirici: (i) Studi basati su dati di cartelli che sono legali (come cartelli all’export); (ii) Studi basati su dati di casi antitrust; (iii) Evidenza indiretta sulla collusione basati su analisi dei prezzi, dei profitti, in una o più industrie.

52 Cartelli legali: ad esempio, cartelli all’esportazione che possono essere fissati privatamente e sono legali, come nei USA con il Webb-Pomerene Export Trade Act del 1918. Dick (1996) studia questo caso in cui le imprese esportatrice sono autorizzate a formare cartelli e a fissare i prezzi, allocare i mercati fra di loro, scambiare informazioni,… ma solo all’exportazione. Le autorità antitrust autorizzano tali cartelli alla condizione che la FTC sia informata dell’accordo e della lista dei membri del cartello.

53 Sulla base dei dati dei cartelli all’esportazione tra il 1920 e il 1965, Dick analizza i fattori che determinano quali industriano formano tali cartelli. Primo risultato: poche industrie formano cartelli all’esportazione (5% delle esportazioni manifatturiere) Secondo risultato: le industrie più propense a formare cartelli all’export sono industrie che hanno una quota del mercato mondiale alto, intensità in capitale elevata, domanda crescente, e prodotto omogeneo.

54 - Durata del Cartello: studi che usano dati di cartelli evidenziati dalle autorità antitrust.
Rassegna letteratura su questo tema: Levenstein e Suslow (2004). Risultati generali: i cartelli più longevi hanno le seguenti caratteristiche: Quota del mercato del cartello più elevata; In industrie più concentrate; Ambiente economico più stabile; Domanda più stabile; Industrie dove ci sono già stati cartelli in passato

55 Misura della profittabilità delle industrie:
Un approccio indiretto per trovare evidenza empirica dei fattori che favoriscono i cartelli consiste nell’analisi dei dati dell’industria, in particolare la profittabilità, per vedere se ci sono periodi in cui la profittabilità cambia per tutte le imprese e potrebbe essere segno della formazione di un cartello. Studio famoso su questo tema: Ghemawat e Caves (1986) che esaminano l’impatto dell’intensità in capitale sulla profittabilità

56 Dati di G&C: 274 imprese in mercato piuttosto concentrati
Risultato: la profittabilità dipende negativamente dall’intensità in capitale. In altre parole, più l’intensità in capitale è elevata, più la profittabilità è bassa. Contraddizione con le predizioni della teoria, secondo cui l’intensità in capitale più elevata rende la collusione più probabile. Tuttavia, altri studi mostrano che l’intensità in capitale può rendere la collusione totale più difficile, ma non la collusione parziale (semicollusion).

57 10. Evidenza sperimentale
E’ una conferma della teoria basata sugli sperimenti (experiments) Sono ‘giochi’ realizzati in laboratorio, generalmente chiedendo a studenti di parteciparci senza spiegare loro il risultato atteso dal gioco. Holt (1995) fa una rassegna dell’uso degli sperimenti in economia industriale; più recentemente, Stenborg (2002), Huck et al. (2004).

58 La teoria dell’economia industriale dice molto sulle condizioni che facilitano la collusione, ma non sulle condizioni che portano le imprese a fissare degli accordi e sui parametri che potrebbero permettere di mettere una collusione in evidenza. Tuttavia, sapere che in un’industria ci sono le condizioni per una collusione più facile non aiuta le autorità antitrust a determinare se effettivamente c’è collusione e a provarlo con i dati. L’ideale sarebbe per le autorità antitrust di avere a disposizione un “test” che le permetta senza sbaglio di determinare se, in una industria, esiste un cartello o altra forma di collusione o meno.

59 Programmi di ‘clemenza’ (leniency programmes)
Tali programmi sono stati introdotti dalle autorità antitrust di recente, almeno nell’UE (1996; introduzione negli USA nel 1978). Danno un esenzione totale o parziale dalle multe previste in caso di collusione alle imprese che aiutano le autorità antitrust a provare l’esistenza del cartello. Le multe e la clemenza sono importanti perché le imprese che le conoscono ne tengono conto nelle loro scelte strategiche.

60 Le multe alle imprese in caso di collusione riducono i profitti della collusione; la clemenza permette di aumentare i profitti dalla defezione. Ci sono studi che analizzano quali multe e quali clemenze permettono di raggiungere un equilibrio in cui la collusione non è sostenibile. Il problema è che le caratteristiche delle diverse industrie sono diverse e quindi le multe e clemenze dovrebbero variare da industria a industria; inoltre, le funzioni di costo e di domanda delle imprese non sono conosciute di preciso dalle autorità antitrust che non possono calcolare la multa e clemenza ottimali.

61 USA: ci sono programmi di clemenza che riguardano non solo l’impresa, ma anche i manager dell’impresa: i manager coinvolti in un cartello, se condannato dalle autorità antitrust, possono ricevere multe individuali e anche essere imprigionati. Questo permette di dare incentivi ai manager dell’impresa, indipendentemente dalla loro gerarchia, di evitare la collusione. Anche i programmi di clemenza riguardano i manager individuali: per dargli incentivi a collaborare con le autorità antitrust.

62 Il lavoro delle autorità antitrust non è facile …
CONCLUSIONI Il lavoro delle autorità antitrust non è facile … Alle volte, anche gli studiosi che studiano la collusione possono essere intimiditi dalle imprese (Phlips) Questioni rimaste aperte: Condizioni che favoriscono la formazione di un cartello; Test basato su variabili osservabili che permetta di identificare la presenza della collusione Qual è la probabilità di identificare la presenza di un cartello da parte delle autorità antitrust?

63 CARTELLI: LA PROBABILITA’ DI ESSERE PRESI
(Articolo Combe et al., 2008)

64 La probabilità di identificare un cartello è molto importante per le imprese che decidono se fare collusione (probability of detection) Le autorità antitrust usano questa probabilità per determinare la multa ottimale. Tuttavia, non avendo dati precisi sulla collusione nelle industrie, non si può calcolare questa probabilità con certezza. Economia industriale: ci sono pochi studi su questo tema

65 Bryant e Eckard (1991, RES) stimano la probabilità di individuazione di un cartello, sulla base di un campione di cartelli condannati dalle autorità antitrust americane tra il 1961 e il 1988. Stimano la probabilità di individuazione di un cartello alla condizione che un cartello è individuato in un periodo dato: tra il 13% e il 17% Combes et al stimano la stessa probabilità su un campione di cartelli individuati e condannati nell’Unione europea tra il 1969 e il 2007.

66 Combes et al costruiscono un modello da stimare che comprende 3 processi:
Processo legato alla nascita del cartello Processo legato alla ‘morte’ naturale dei cartelli processo legato alla loro individuazione Ipotesi: l’individuazione implica la fine del cartello (le imprese smettono di colludere se le autorità antitrust individuano il loro cartello) La ‘morte’ naturale corrisponde alla decisione delle imprese di finire la collusione, indipendentemente da una individuazione

67 Altre ipotesi: Nelle varie industrie i cartelli appaiono l’uno dopo l’altro, secondo un processo aleatorio; C’è un periodo di tempo Ai tra la morte di un cartello e la nascita di un altro; Gli Ai sono distribuiti indipendentemente e esponenzialmente con media 1/θ; La ‘vita’ di cartello è D, distribuiti indipendentemente e esponenzialmente con media 1/Λ;

68 A t, quando il iimo cartello appare, se n è il numero di cartelli che saranno identificati, ma non sono ancora individuati a t, il nuovo cartello ha una probabilità qn di essere individuato, e probabilità (1 - qn) di non essere individuato. Allora se a t, ci sono N(t) cartelli investigati. Un cartello i che sarà individuato durerà Li (tempo tra la sua nascita e la sua individuazione), con Li distribuiti esponenzialmente con media 1/λ.

69 Ci sono 3 casi: Cartelli non individuati; Cartelli individuati dopo la loro morte; Cartelli individuati. Il processo di individuazione è formalizzato come un processo di Markov: Al tempo t, se ci sono N(t) cartelli di probabile individuazione, l’arrivo di un nuovo cartello avviene con intensità qn.θ Allora la durata dell’individuazione segue una legge esponenziale con parametro λ.

70 Nota: processo di Markov è un processo aleatorio in cui condizionalmente allo stato presente del processo, il suo passato e il suo futuro sono indipendenti: nel processo di Markov lo stato successivo dipende dallo stato presente e non dal passato.

71 Allora Combes et al derivano la formula della probabilità di individuazione del cartello, condizionalmente al fatto che è stato individuato Modello econometrico: regressione della durata dei cartelli su numero d’imprese; coinvolgimento in associazioni professionali; dimensione del cartello (mondiale, europeo o nazionale); condizioni specifiche alle industrie. Metodologia econometrica: stima dei modelli di durata (duration models) (microeconometria)

72 Risultati: La durata media di individuazione di un cartello è 7 anni; un cartello nuovo nasce ogni 6 mesi; La probabilità di essere individuato in un anno specifico, condizionalmente alla individuazione, è pari a 12,9 – 13,2% Per le autorità antitrust: la probabilità massima di individuazione di un cartello è 12,9 – 13,2%. In realtà la probabilità di individuazione di un cartello in un caso di industria qualsiasi è più basso.

73 Limiti dello studio di Combes et al: non considerano la possibilità di defezione delle imprese dai cartelli, ma solo la morte ‘naturale’ (il cartello finisce, perché tutte le imprese sono d’accordo di terminarlo o perché un’impresa ha fatto defezione). Però è un esercizio interessante…


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