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Tirocinio Formativo Attivo Università degli Studi di Catania

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Presentazione sul tema: "Tirocinio Formativo Attivo Università degli Studi di Catania"— Transcript della presentazione:

1 Tirocinio Formativo Attivo Università degli Studi di Catania
Classe A071 – A.A. 2014/2015 Sicurezza nei luoghi di lavoro LA PREVENZIONE DEGLI INCENDI DOCENTE: Prof. Ing. Carmelo Abramo CORSISTA: Caruso Claudia Coscia Stefania Grasso Davide Ippolito Giovanni Verdura Pietro Damiano

2 MAPPA CONCETTUALE

3 DEFINIZIONE DI INCENDIO
L'incendio è una reazione ossidativa (o combustione) non controllata che si sviluppa senza limitazioni nello spazio e nel tempo dando luogo, dove si estende, a calore, fumo, gas e luce. Esso può essere: Naturale (fulmine) Accidentale (corto circuito) Colposo (sigaretta) Doloso (appiccati volontariamente) Esso può provocare: Ustioni Asfisia Soffocamento Irritazione all’apparato respiratorio e visivo

4 DEFINIZIONE DI INCENDIO
Combustione: reazione chimica tra due o più sostanze con produzione di calore: COMBUSTIBILE: la sostanza solida, liquida o gassosa che brucia; COMBURENTE: l’ossigeno contenuto nell’aria, perossidi, ecc. che permette al combustibile di bruciare; INNESCO: la sorgente di energia/calore che avvia la combustione. I fattori che influenzano il comportamento del fuoco sono: quantità e tipologia dei combustibili coinvolti; distribuzione del combustibile; caratteristiche dimensionali del locale; condizioni di ventilazione.

5 PREVENZIONE INCENDI Le norme di prevenzione incendi sono finalizzate ad evitare la possibilità che si inneschino incendi, mediante: Limitazione del carico di incendio; Uso di materiale non combustibile; Corretta progettazione degli impianti negli edifici; Norme comportamentali e addestramento; Segnaletica; Adozione di sistemi di protezione attivi o passivi.

6 PREVENZIONE INCENDI LA PROTEZIONE ATTIVA
Agisce all’insorgere dell’incendio, rilevando, segnalando e spegnendo l’incendio; questi dispositivi richiedono l’azione di un uomo o l’azionamento di un impianto. Esempi: Idranti; Sprinkler; Rivelatori di fumo; Segnalatori acustici e allarmi; Estintori.

7 PREVENZIONE INCENDI LA PROTEZIONE PASSIVA
Non agisce all’insorgere dell’incendio. Serve solo a limitare gli effetti dell’incendio nello spazio e nel tempo (garantire l’incolumità dei lavoratori, limitare gli effetti nocivi dei prodotti della combustione, contenere i danni a strutture, macchinari, beni). Esempi: Strutture resistenti al fuoco; Scale a prova di fumo; Barriere antincendio (Porte REI); Sistemi di ventilazione; Vie di fuga.

8 PREVENZIONE INCENDI Via di emergenza:
È un percorso senza ostacoli al deflusso. Consente alle persone di raggiungere il più rapidamente possibile un luogo sicuro. Deve rimanere sgombro e avere una illuminazione d’emergenza. Uscita di emergenza: È un passaggio che immette in un luogo sicuro. Deve essere evidenziata da apposita segnaletica.

9 PREVENZIONE INCENDI Uscite di sicurezza: Devono tenere conto del massimo affollamento ipotizzabile nell’edificio; Devono tenere conto della capacità d’esodo dell’edificio; Devono avere una larghezza minima di 0,80/1,20m (in funzione dell’affollamento); Devono aprirsi nel senso dell’esodo a semplice spinta, e quando aperte non devono ostruire passaggi, corridoi e pianerottoli; Devono essere dotate di maniglione antipanico.

10 PREVENZIONE INCENDI Illuminazione di sicurezza
Deve fornire, in caso di mancanza di energia elettrica, un’illuminazione sufficiente a permettere di evacuare in sicurezza i locali; Devono essere illuminate le uscite di sicurezza, le vie di esodo, e tutte quelle parti che è necessario percorrere per raggiungere un’uscita verso luogo sicuro; L’impianto deve essere alimentato da batterie o da un gruppo elettrogeno.

11 PREVENZIONE INCENDI Segnaletica di sicurezza
Devono fornire indicazioni chiare sulle vie di fuga e su dove si trovano i dispositivi antincendio; I pittogrammi devono essere semplici, univoci e facilmente leggibili; Devono essere collocati in posti adeguati.

12 PREVENZIONE INCENDI Estintori
L’impiego degli estintori può essere utile: nella fase iniziale di un incendio per un primo intervento; negli incendi più gravi per contrastare il propagarsi delle fiamme in attesa dell’utilizzo di mezzi antincendio più potenti. Ne esistono di vari tipi: estintori a CO2; estintori a polvere; estintori a schiuma chimica; estintori a schiuma meccanica; estintori a idrocarburi alogenati; estintori idrici. Ognuno di essi deve essere sottoposto a verifiche periodiche e riportare tutte le informazioni utili (dati, istruzioni e condizioni di utilizzo). Estintore a polvere Estintore a CO2

13 PREVENZIONE INCENDI Estintori
L’estintore è scelto in base al tipo di incendio ipotizzabile. Su esso è riportata un’etichetta (marcatura) di colore contrastante con lo sfondo, suddivisa in 5 parti, con le istruzioni e le condizioni di utilizzo. Sono indicate le classi dei fuochi ed i focolai convenzionali che è in grado di estinguere (esempio: 34A 233BC). Per norma il colore del corpo deve essere rosso RAL 3000

14 CLASSIFICAZIONE FUOCHI
Il CEN (Comitato Europeo Normalizzazione) ha suddiviso e classificato i fuochi a seconda dei materiali coinvolti nella combustione. I criteri di classificazione sono: esplosività; pericolo di incendio; rischio di danni.

15 CLASSIFICAZIONE FUOCHI
Classe A: incendi di materiali solidi, combustibili, infiammabili ed incandescenti come legname, carta, tessuti, pelli, gomma, rifiuti che fanno brace e il cui spegnimento presenta particolari difficoltà. SPEGNIMENTO: acqua e schiuma hanno notevole efficacia. Classe B: incendi di materiali liquidi per i quali è necessario un effetto di copertura e soffocamento come alcoli, solventi, olii minerali, grassi, benzine. SPEGNIMENTO: schiuma, polvere, e gas alogenati.

16 CLASSIFICAZIONE FUOCHI
Classe C: incendi di materiali gassosi infiammabili come idrogeno, metano, acetilene, butano, etilene, propilene, ecc. SPEGNIMENTO: acqua, polvere ed alogenati. Classe D: incendi di materiali composti da sostanze chimiche spontaneamente combustibili in presenza d’aria, reattive in presenza d’acqua o schiuma con formazione di idrogeno e pericolo di esplosioni. SPEGNIMENTO: si impiegano polveri speciali.

17 CLASSIFICAZIONE FUOCHI
Classe E: incendi di apparecchiature elettriche, trasformatori, alternatori, interruttori, quadri elettrici ed apparecchiature elettriche in genere sotto tensione. SPEGNIMENTO: agenti elettricamente non conduttivi. Per spegnere gli incendi possiamo usare principalmente: Acqua – Schiuma – Polvere – Anidride carbonica.

18 CLASSIFICAZIONE FUOCHI

19 COMPORTAMENTO AL FUOCO
Reazione al fuoco dei materiali Rappresenta il grado di partecipazione dei materiali alla combustione. Per determinare la reazione al fuoco non si usano metodi di calcolo, ma prove su campioni (in laboratori ufficialmente riconosciuti), dove vengono valutati alcuni parametri di combustibilità, quali: Velocità di propagazione della fiamma; Tempo di post-incandescenza Estensione della zona danneggiata Gocciolamento In relazione a tali prove i materiali vengono assegnati alle classi da 0 (incombustile) a 5 (scarsa resistenza al fuoco).

20 COMPORTAMENTO AL FUOCO
Resistenza al fuoco La resistenza al fuoco delle strutture rappresenta il comportamento al fuoco degli elementi che hanno funzioni strutturali, portanti o separanti, negli edifici. La resistenza al fuoco rappresenta quindi l’intervallo di tempo, espresso in minuti, di esposizione di un elemento strutturale ad un incendio, durante il quale esso deve mantenere inalterate: (R) – la stabilità meccanica L’attitudine di un elemento da costruzione a conservare la resistenza meccanica sotto l’azione del fuoco (E) – la tenuta L’attitudine di un elemento da costruzione a non lasciar passare né produrre, se sottoposta all’azione del fuoco su un lato, fiamme, vapori o gas caldi sul lato non esposto al fuoco ( I ) – l’ isolamento termico L’attitudine di un elemento da costruzione a ridurre, entro un dato limite di tempo, la trasmissione del calore.

21 Grazie per l’attenzione!!!
FINE


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