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IGIENE GENERALE ED APPLICATA
HIV - AIDS Sezione di Igiene, Epidemiologia e Sanità Pubblica Facoltà di Medicina e Chirurgia Università degli Studi di Brescia
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Che cos’è l’AIDS ? È uno stato patologico in cui si ha la riduzione delle funzioni del sistema immunitario la cui causa non è congenita ma dipende da cause esterne. Il virus H.I.V. è la causa dell’immunodeficienza acquisita Sindrome (da) : insieme di segni e sintomi di malattia ImmunoDeficienza : danno al sistema immunitario, che diventa incapace di difendersi dalle infezioni Acquisita : per distinguerla dalle I.D. congenite Danno al Sistema Immunitario Immunodeficienza Comparsa di gravi Infezioni A.I.D.S.
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RETROVIRUS HTLV- I HTLV- II HTLV- III -> HIV –1
(Human Immune deficiency Virus) HTLV- IV -> HIV –2 HTLV- V
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STORIA NATURALE DELL’INFEZIONE DA HIV
INFEZIONE ACUTA DA HIV INFEZIONE ASINTOMATICA LINFOADENOPATIA SISTEMICA AIDS Intervallo di tempo tra infezione e comparsa dell’AIDS: 8-10 anni (mediana)
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Le origini dell’HIV È stato ormai stabilito con certezza che l'HIV è originato da un processo di evoluzione naturale, mediante mutazioni genetiche di un virus, il SIV, che colpisce alcune specie di primati non umani africani, e che sarebbe passato dal serbatoio animale a quello umano tramite contatti tra la specie uomana ed il sangue degli animali. Analisi molecolari di ceppi virali isolati da persone decedute molti anni fa hanno portato a ritenere che l'origine dell'HIV sia avvenuta all'incirca verso la fine degli anni ‘30. Scimpanzè Pan troglodytes troglodytes
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Come ha fatto il virus delle scimmie a superare la barriera di specie infettando gli esseri umani?
La teoria più accettata sull'origine dell'AIDS ipotizza che il virus si sia trasmesso agli esseri umani attraverso graffi o ferite durante la caccia o la macellazione di uno scimpanzè. Tuttavia, dato che la caccia agli scimpanzè a scopo alimentare è praticata, presumibilmente, da migliaia di anni, questa teoria non basta a spiegare perché l'epidemia di AIDS non sia esplosa prima del XX secolo. Un'altra tesi, molto controversa, fa invece risalire l'origine del virus a una campagna di vaccinazione antipolio effettuata tra il 1957 e il 1960. L'autore di questo articolo ha ipotizzato che la brutalità con cui furono trattati i nativi dell'Africa Centrale durante il colonialismo, assieme agli aghi non sterili utilizzati nello stesso periodo nelle campagne di vaccinazione, abbiano creato le condizioni favorevoli al trasferimento del progenitore del virus dagli scimpanzè agli esseri umani, e il suo successivo adattamento e trasformazione in HIV.
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Le origini dell’HIV Vendita carne di primati non umani nell’ Africa centro occidentale Esposizione a sangue di primati durante la macellazione
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DIFFUSIONE Da un Virus delle scimmie (SIV), originario dell’Africa, potrebbe essersi evoluto recentemente l’HIV-2, (virus capace di infettare sia la specie umana che le scimmie). Dall’HIV-2 si è passati alla forma HIV-1 più virulenta, che si è diffusa in Europa e negli USA.
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A chi va il merito della scoperta ?
Si riscontrano rare forme tumorali e polmoniti associate a immunodeficienza in omosessuali. 1983. Luc Montagnier e Francoise Barrè-Sinoussi isolano il virus dai linfonodi di un malato e lo chiamano LAV. 1984. Robert Gallo isola lo stesso virus che verrà poi chiamato HIV. 1985. Viene dimostrato che il virus HIV si trasmette per via sessuale oltre che con il sangue.
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HIV Struttura NUCLEOCAPSIDE:
Core: RNA a singola elica + enzimi (integrasi, transcrittasi inversa) Capside: involucro proteico PERICAPSIDE: rivestimento membranoso + antigeni (gp41, gp120)
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Cellule bersaglio Cellule con recettori CD4 Linfociti T Macrofagi
Cellule nervose
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Ciclo di replicazione del virus
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HIV NEL MONDO
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AIDS: 2,1 MLN DI MORTI NEL 2007, SI RIDUCONO LE INFEZIONI
:48 AIDS: 2,1 MLN DI MORTI NEL 2007, SI RIDUCONO LE INFEZIONI GINEVRA - Oltre 33 milioni di persone colpite dal virus dell'Aids nel mondo, 2,5 milioni di nuove infezioni e 2,1 milioni di decessi nel 2007: queste le ultime stime delle Nazioni Unite sull'epidemia mondiale di Aids rese note a Ginevra. I dati sono inferiori a quelli dell'anno scorso, in parte a causa dei nuovi metodi per le stime, ma anche grazie ai programmi di lotta contro il virus Hiv, spiega l'Onu.
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A global view of HIV infection
33 million people [30–36 million] living with HIV, 2007 2.2
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Life expectancy at birth, selected regions,
1950–1955 to 2005–2010 Eastern Africa Central Africa Southern Africa Western Africa Western Europe Asia 30 40 50 60 70 80 90 1950– 1955 1955– 1960 1960– 1965 1965– 1970 1970– 1975 1975– 1980 1980– 1985 1985– 1990 1990– 1995 1995– 2000 2000– 2005 2005– 2010 Years Source: Population Division of the Department of Economic and Social Affairs of the United Nations Secretariat, World Population Prospects: The 2006 Revision, 2.11
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Estimated number of people living with HIV and adult HIV prevalence
Global HIV epidemic, 1990–2007; and, HIV epidemic in Sub-Saharan Africa, 1990–2007 Number of people living with HIV % HIV prevalence, adult (15–49) % HIV prevalence, adult (15–49) Number of people living with HIV (millions) These bars indicate the range around the estimate NOTE: Even though the HIV prevalence stabilized in Sub-Saharan Africa, the actual number of people infected continues to grow because of ongoing new infections and increasing access to antiretroviral therapy. Global HIV epidemic, 1990–2007 HIV epidemic in Sub-Saharan Africa, 1990–2007 10 20 30 40 1.0 2.0 3.0 4.0 1990 ‘91 ‘92 ‘93 ‘94 ‘95 ‘96 ‘97 ‘98 ‘99 2000 ‘01 ‘02 ‘03 ‘04 ‘05 ‘06 2007 5 15 25 6.0 9.0 12.0 15.0 2.3
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Percent of adults (15+) living with HIV who are female
1990–2007 Sub-Saharan Africa GLOBAL Caribbean Asia Latin America Eastern Europe & Central Asia 10 20 30 40 50 60 70 1990 ‘91 ‘92 ‘93 ‘94 ‘95 ‘96 ‘97 ‘98 ‘99 2000 ‘01 ‘02 ‘03 ‘04 ‘05 ‘06 2007 Percent female (%) 2.4
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Children living with HIV globally, 1990–2007
Year Millions 1.5 2.0 2.5 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 0.5 1.0 This bar indicates the range around the estimate 2.5
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New HIV infections among children, 1990–2007
Year 1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 This bar indicates the range around the estimate 2.6
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HIV prevalence (%) among 15–24 years old, by sex, selected countries, 2005–2007
5 10 15 20 25 % HIV prevalence Swaziland South Africa Zimbabwe Central African Republic Côte d'Ivoire Sierra Leone Rwanda Haiti Guinea Ethiopia Benin DR Congo Niger Senegal Cambodia India Uganda Chad Dominican Republic Mali Female Male 2.10 Source: Demographic and Health Surveys and other national population-based surveys with HIV testing.
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HIV prevalence (%) in adults (15–49) in Africa, 2007
2.8
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HIV prevalence (%) among pregnant women attending antenatal clinics in sub-Saharan Africa, 1997–2007
NOTE: Analysis restricted to consistent surveillance sites for all countries except South Africa (by province) and Swaziland (by region) Southern Africa 10 20 30 40 Median HIV prevalence (%) 50 Botswana Lesotho Mozambique Namibia South Africa Swaziland Zimbabwe 1997– 1998 1999– 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 West Africa 5 15 Eastern Africa Ethiopia Kenya Burkina Faso Côte d'Ivoire Ghana Senegal 2.9 Source: National surveillance reports and UNAIDS/WHO/UNICEF, Epidemiological Fact Sheets on HIV and AIDS. July 2008.
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HIV prevalence (%) in adults (15–49) in Asia, 2007
2.13
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HIV prevalence (%) in adults (15–49)
in Eastern Europe and Central Asia, 2007 2.16
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HIV prevalence (%) in adults (15–49)
in Latin America, 2007 2.18
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HIV prevalence (%) in adults (15–49) in North America,
Western and Central Europe, 2007 2.19
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HIV prevalence (%) in adults (15–49)
in Middle East and North Africa, 2007 2.21
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HIV prevalence (%) in adults (15–49) in Oceania, 2007
2.22
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Hiv/ Giornata mondiale dell'Aids, 32 milioni i malati
Hiv/ Giornata mondiale dell'Aids, 32 milioni i malati. Ecco le campagne informative Giovedí E' da sempre il male del secolo. Sono oltre 33 milioni le persone che nel mondo convivono con il virus dell'Aids. Solo nell'ultimo anno ben 2,5 milioni quelle che hanno contratto il virus e 2,1 milioni sono morti di Aids, fra loro 330mila bambini. E i due terzi delle infezioni da Hiv si registrano nell'Africa Sub-Sahariana. Per questo sono molte le campagne di sensibilizzazione. Dall'arcigay alle immagini della campagna dello Stato tutti puntano a non far abbassare la guardia su questa malattia che può colpire tutti. Dall'inizio dell'epidemia allo scorso anno, dicono i dati dell'Istituto Superiore di Sanità aggiornati al 31 dicembre 2007, di Aids nel nostro paese si sono ammalate persone e sono morte.
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In Africa, la piaga Aids colpisce soprattutto i bambini
In Africa, la piaga Aids colpisce soprattutto i bambini. Diagnosi e cure tempestive sono la prima arma contro la diffusione, ma sono ancora troppo pochi i bambini e le donne che effettuano i test Hiv. A certificarlo è il terzo rapporto "Bambini e Aids". che è stato presentato in occasione della Giornata mondiale contro l'Aids. L'ALLARME- Nel 2007 meno del 10% dei neonati nati da donne sieropositive è stato sottoposto al test Hiv prima dei due mesi di vita. Il secondo riguarda invece le madri: lo scorso anno solo il 18% delle donne in gravidanza, nei paesi a basso e medio reddito, ha effettuato il test. E solo il 12% di quelle risultate positive ha effettuato ulteriori accertamenti per verificare a che stadio fosse l'infezione e che tipo di cure erano necessarie. Cifre da mettere in relazione con un altro numero: sono circa 15 milioni gli orfani che hanno perso uno o entrambi i genitori a causa dell'Aids. La diffusione del test è la chiave di volta per far sì che i bambini siano sottoposti alle cure necessarie il prima possibile, sottolinea il rapporto. "Senza cure appropriate, la metà dei minori affetti da Hiv morirà prima di aver compiuto i due anni di età ", spiega il direttore generale dell'Unicef Ann Veneman. Viceversa, "i neonati sieropositivi a cui viene diagnosticato tempestivamente il virus e che iniziano le cure entro la dodicesima settimana di vita hanno il 75% in più di possibilità di sopravvivenza".
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Cifre che parlano da sole
Cifre che parlano da sole. Nel 2007, 30 paesi a basso e medio reddito hanno adottato il nuovo metodo per il test per l'Hiv, denominato Dried Blood Spot Testing. Nel 2005 erano stati solo 17. Proprio grazie a questo metodo, in molti paesi dell'Africa subsahariana, tra cui Botswana e Sudafrica, molti bambini effettuano il test sin dalla sesta settimana di vita e molti di quelli che sono risultati positivi all'Hiv hanno potuto iniziare la terapia antiretrovirale. I NUMERI -Resta alto il numero dei giovani che ogni anno contrae l'Hiv: il 45% dei nuovi contagi avviene tra persone che hanno tra 15 e 24 anni. In 22 paesi dell'Africa occidentale e centrale la prevenzione del contagio tra i giovani è fortunatamente entrata nei piani strategici nazionali di contrasto all'Hiv. In Camerun, nella Repubblica Democratica del Congo e in Nigeria esistono programmi specifici per ridurre i comportamenti a rischio, la vulnerabilità e la disparità tra i giovani sia dentro che fuori l'ambiente scolastico.
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STORIA DELL’INFEZIONE DELL’HIV/AIDS
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ITALIA
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Distribuzione annuale dei casi di AIDS , dei casi corretti per ritardo di notifica, dei decessi e del tasso di letalità - 31/12/2006
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Tasso di incidenza di AIDS per regione di residenza (per 100
Tasso di incidenza di AIDS per regione di residenza (per abitanti) per i casi notificati tra gennaio e dicembre 2006
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Distribuzione annuale dei casi prevalenti di AIDS per regione di residenza e per anno di diagnosi al 31/12/2006
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Distribuzione dei casi di AIDS in adulti per categorie di esposizione e per anno di diagnosi
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Distribuzione dei casi di adulti con AIDS in eterosessuali per tipo di rischio e sesso
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Distribuzione dei casi pediatrici di AIDS per categoria di esposizione, per anno di diagnosi e per sesso
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Distribuzione percentuale dei casi cumulativi di AIDS per nazionalità anagrafica
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27/09/06 Il test HIV diventa di routine La decisione è di quelle destinate a lasciare il segno. Il governo federale statunitense, infatti, su raccomandazione dei Centers for Disease Control and Prevention (CDC), ha predisposto che tutti gli adulti e gli adolescenti dai 13 ai 64 anni devono fare il test per l’Hiv almeno una volta. Cioè il test anti-Hiv dovrebbe negli auspici diventare parte della routine medica, perché troppi americani con il virus non lo sanno. In più la raccomandazione CDC prevede che le persone appartenenti a categorie a rischio facciano il test almeno una volta l’anno. Secondo l'autorità epidemiologica americana sarebbero infatti circa gli americani sieropositivi che non sanno di esserlo, vere e proprie "mine vaganti" che andrebbero resi consapevoli del loro (e altrui) rischio. La diffusione a tappeto del test, secondo la direttrice dei CDC Julie Gerberding, darebbe più seguito alle campagne di prevenzione che attualmente languono un po' negli States come altrove. Anche secondo Anthony Fauci, del National Institute of Allergy and Infectious Diseases, "è tempo che il test venga incorporato negli esami di routine". “L’approccio tradizionale non ha avuto successo. Basti pensare che le persone che ignorano il loro status rispetto all’Hiv oscillano tra il 50 e il 70% di tutte le nuove infezioni. Saperlo, evidentemente, farebbero in modo di proteggere se stessi e i loro partner”.
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(Rapporto ISTISAN 05/39)
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Casi di AIDS per nazionalità e periodo di diagnosi
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DIAGNOSI
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TEST DI LABORATORIO PER LA DIAGNOSI Ricerca anticorpi (ELISA)
Se positivo: conferma presenza anticorpale con Western Blotting (periodo finestra: 3-6 mesi) RNA qualitativo (PCR) PER LA VALUTAZIONE PROGNOSTICA RNA quantitativo Conta CD4
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PERIODO FINESTRA Trascorrono circa 6 mesi Il soggetto è infettivo
Periodo che intercorre tra il contagio (test negativo) e la positività agli anticorpi anti HIV (test positivo) Trascorrono circa 6 mesi Il soggetto è infettivo
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Dopo quanto tempo si sviluppa l’AIDS
In assenza di terapia antivirale
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STORIA NAURALE DELL’INFEZIONE DA HIV
Infezione primaria: sindrome clinica simil-influenzale, a 2-4 settimane dal contagio, con febbre, faringite, linfoadenopatia, eruzioni cutanee, dovuti alla elevata viremia iniziale, con disseminazione del virus nell’organismo. Dopo 1-4 mesi dall’infezione compaiono gli anticorpi con riduzione della viremia Fase della latenza clinica: dura in media 8-12 anni ed è del tutto asintomatico, ma con un progressivo deterioramento del sistema immunitario (soprattutto la riduzione dei linfociti T CD4). La viremia è in genere bassa, ma il virus persiste negli organi del sistema linfatico. Fase sintomatica: le infezioni opportunistiche e sintomi sistemici (febbre, astenia, perdita di peso), in genere quando il numero dei linfociti T CD4 scende a < 200 /ml.
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Tipico decorso della malattia in un soggetto con infezione da HIV
Tipico decorso della malattia in un soggetto con infezione da HIV. (Da: Fauci et al.)
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Correlazione fra antigenemia e comparsa di titoli anticorpali anti-HIV nel tempo. Gli anticorpi contro le proteine dell'HIV si riscontrano generalmente tra le 6 e le 12 settimane successive all'infezione e 3-6 settimane dopo la comparsa della viremia. Nelle ultime fasi della malattia si assiste alla caduta degli anticorpi anti-p24 che è generalmente contemporanea al progressivo innalza-mento del titolo dell'antigene p24.
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Patologie nella fase di AIDS conclamata
INFEZIONI OPPORTUNISICHE: Infezioni fungine (Candidosi) Infezioni virali (Citomegalovirus, Herpes) Infezioni da Protozoi (Toxoplasmosi cerebrale) Infezioni batteriche (Polmoniti , Tubercolosi) NEOPLASIE: Sarcoma di Kaposi, Linfomi Non-Hodgkin, carcinoma della cervice PATOLOGIE SPECIFICHE: AIDS: febbre persistente, calo ponderale, diarrea, neuropatie periferiche - dementia complex
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Frequenza relativa delle patologie indicative di aids in adulti per anno di diagnosi
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Modalità di trasmissione dell’HIV
L'HIV è stato isolato in tutti i tessuti ed i liquidi biologici di un soggetto sieropositivo. Tuttavia la semplice presenza del virus non significa che il contatto con il materiale rappresenti un evento efficace per la trasmissione Perchè ciò avvenga è importante soprattutto la quantità di virus presente. Urine No Lacrime No Saliva No Sudore No Feci No Presenza di HIV Trasmissione accertata Sangue Si Liquido seminale Si Secreto vaginale Si Latte materno Si
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Concentrazione dell’HIV in diversi liquidi biologici
Sangue 100 % Liquido seminale 75 % Secreto vaginale 50 % Saliva Urine Sudore Lacrime < 1 %
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Trasmissione verticale
L'HIV può essere trasmesso dalla madre al figlio. Questo può avvenire essenzialmente tramite tre modalità: durante la gravidanza attraverso la placenta (20-40%) durante il parto (40-70%) tramite l'allattamento (15-20%)
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I tatuaggi Il piercing
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HIV: come NON si trasmette
I comuni contatti sociali NON sono idonei alla trasmissione del virus; se così fosse le caratteristiche epidemiologiche dell'infezione sarebbero completamente diverse da quelle attuali. Un semplice bacio NON è a rischio per la trasmissione dell'HIV. L'unico ipotetico rischio è riferito al bacio profondo in presenza di lesioni sanguinanti del cavo orale. Una persona sieropositiva che ha dei colpi di tosse o degli starnuti NON è in grado di trasmettere l'infezione. Gli oggetti casalinghi quali le stoviglie NON sono idonei alla trasmissione del virus. NON c'è rischio di contrarre l'infezione frequentando piscine o bagni comuni. Il cloro uccide l'HIV, e la diluizione rende estremamente bassa la concentrazione del virus. Gli animali domestici NON trasmettono l'HIV; questo infatti è un virus che colpisce solo la specie umana. Le zanzare NON possono trasmettere il virus; se così fosse l'andamento dell'epidemia sarebbe stato molto diverso. L'HIV non è in poi grado di sopravvivere all'interno dell'insetto, ed inoltre la zanzare succhia il sangue, non lo inietta.
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Selected events related to HIV prevention
2005 2006 2010 1998 UN General Assembly Declaration of Commitment: prevention is the mainstay of the AIDS response Prevention of Mother to Child Transmission (PMTCT) found to be effective in resource-poor settings and recommended for implementation globally First Male circumcision trial, Orange Farm, South Africa Global comprehensive prevention policy established Treatment Action Campaign in South Africa supports mass marches for prevention Universal Access to Prevention endorsed by UN General Assembly 1982–83 1986 1991 Gay community responses organized in many developed countries 34% of HIV-positive pregnant women are receiving antiretrovirals for PMTCT 40% of young males and 36% of young females have accurate knowledge about HIV prevention Universal Access Targets Millennium Development Goals Midway to Millennium Development Goals UN General Assembly Special Session on HIV/AIDS June 2001/ 189 Member States signed the Declaration of Commitment 2001 2008 2015 Needle exchange programmes to reduce HIV transmission begin in Britain, Australia, Netherlands Thailand introduces 100% condom use programme nationally 4.1
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TERAPIA
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SISTEMA DI SORVEGLIANZA HIV
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2006 CENTRO SEGNALATORE ATTIVO CENTRO SEGNALATORE
IN VIA DI ATTIVAZIONE 2006
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Flusso dei dati del sistema di sorveglianza HIV
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(COA – Dicembre 2005)
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(COA – Dicembre 2005)
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(COA – Dicembre 2005)
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(COA – Dicembre 2005)
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(COA – Dicembre 2005)
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(COA – Dicembre 2005)
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(COA – Dicembre 2005)
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(COA – Dicembre 2005)
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IL FUTURO PREVENZIONE PRIMARIA DELL’INFEZIONE
Disponibilità di un VACCINO sicuro ed efficace - vaccino preventivo? - vaccino terapeutico? PREVENZIONE PRIMARIA DELL’INFEZIONE
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PREVENZIONE: strategie
Trasmissione orizzontale: - comportamenti sessuali sicuri sangue ed emoderivati controllati Trattamento delle altre MST Siringhe monouso nei tossicodipendenti Utilizzo di strumenti sterili: piercing, tatuaggi, ecc. Test HIV Trasmissione verticale: - trattamento gravide sieropositive - trattamento del bambino alla nascita - Allattamento artificiale
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Prevenzione dell’infezione da HIV - 1
Denuncia dei casi di AIDS (l'HIV non si denuncia) Screening delle unità di sangue da trasfondere e per emoderivati e immunoglobuline Evitare l’uso promiscuo di siringhe tra tossicodipendenti per via e.v. (distribuzione gratuita di siringhe monouso) Usare solo materiale sterile e monouso per trattamenti sanitari Evitare pratiche a rischio di trasmissione per via sessuale Screening delle gravide e trattamento delle stesse in gravidanza e del neonato (parto cesareo, astensione dall’allattamento al seno) Pratiche di disinfezione e interruzione della catena di trasmissione in ambito familiare
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Prevenzione dell’infezione da HIV – 2
Interventi di educazione sanitaria indirizzati a: Popolazione generale Soggetti con comportamenti a rischio: tossicodipendenti per via e.v., omosessuali maschi, soggetti che hanno diversi partner sessuali (frequentano prostitute, praticano turismo sessuale, ecc.) Coppie in cui uno dei partner è sieropositivo Soggetti sieropositivi al primo test HIV positivo (counselling post-test) Soggetti sieronegativi al primo test HIV (counselling pre-test)
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Prevenzione dell’infezione da HIV – 3
Strategia “ABC” per la prevenzione della trasmissione sessuale: Abstinence Being faithful Condom use
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Stud Fam Plann. 2004 Mar;35(1):39-47.
Condom promotion for AIDS prevention in the developing world: is it working? Hearst N, Chen S. University of California, Box 0900, 500 Parnassus Avenue MU3E, San Francisco, CA 94143, USA. Two decades of experience and research provide new insights into the role of condoms for AIDS prevention in the developing world. Condoms are about 90% effective for preventing HIV transmission, and their use has grown rapidly in many countries. Condoms have produced substantial benefit in countries like Thailand, where both transmission and condom promotion are concentrated in the area of commercial sex. The public health benefit of condom promotion in settings with widespread heterosexual transmission, however, remains unestablished. In countries like Uganda that have curbed generalized epidemics, reducing the number of individuals' sex partners appears to have been more important than promoting the use of condoms. Other countries continue to have high rates of HIV transmission despite high reported rates of condom use among the sexually active. The impact of condoms may be limited by inconsistent use, low use among those at highest risk, and negative interactions with other strategies. Recommendations include increased condom promotion for groups at high risk, more rigorous measurement of the impact of condom promotion, and more research on how best to integrate condom promotion with other prevention strategies.
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Unaids 2008: milioni di persone hanno accesso ai trattamenti, ma si deve fare di più
I dati aggiornati del rapporto 2008 sull’epidemia di Aids, presentati dal programma congiunto delle Nazioni Unite sull'Hiv/Aids (Unaids) e dell'Oms, stimano che siano 33 milioni le persone affette da Hiv, 2,7 milioni quelle che hanno appena contratto il virus e 2 milioni i malati deceduti per Aids. Il 67% dei malati vive nei Paesi dell'Africa subsahariana, dove si concentra il 72% dei decessi per malattie correlate all’Aids. Tra le regioni più colpite nel mondo anche Asia meridionale e Sud-est asiatico. Lo studio dell’Unaids utilizza i dati provenienti da 147 Paesi rispetto ai 25 principali obiettivi fissati dalla Nazioni Unite nella dichiarazione d'impegno sull'Hiv/Aids adottata nel 2001 e nella dichiarazione politica adottata nella riunione di alto livello sull'Hiv/Aids del 2 giugno I tassi relativi alle nuove infezioni da Hiv risultano in aumento in Cina, Indonesia, Kenya, Mozambico, Papua Nuova Guinea, Russia, Ucraina e Vietnam, mentre l’incidenza dell’epidemia sale in Germania, Regno Unito e Australia.
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Più attenzione per le persone maggiormente a rischio
Si registrano segnali di miglioramento in tutti i 18 Paesi più colpiti dall'epidemia. In Ruanda, Zimbabwe, Burkina Faso, Camerun, Etiopia, Ghana, Malawi, Uganda e Zambia, il cambiamento delle abitudini sessuali e il maggior uso del preservativo ha provocato un sensibile calo nel numero di nuovi infetti da Hiv. Nel 2007, in Camerun, la percentuale di giovani che ha avuto rapporti sessuali prima dei 15 anni è scesa dal 35% al 14%. Namibia, Rwanda, Botswana e Cambogia sono i Paesi africani che hanno compiuto maggiori sforzi per estendere la fornitura pubblica degli antiretrovirali ai malati: la Namibia è passata dall’1% nel 2003 all’88% nel 2007, mentre la Cambogia ha rafforzato i trattamenti passando dal 14% nel 2004 al 67% nel 2007. Più attenzione per le persone maggiormente a rischio Dal 2005 gli sforzi di prevenzione su lavoratori del sesso, uomini gay e consumatori di droghe iniettive si sono triplicati. Accede ai servizi di prevenzione dall’Hiv il 60% dei lavoratori del sesso, il 50% di coloro che utilizzano droghe per via parentale e il 40% degli uomini gay. In Africa, il 60% delle persone affette da Hiv sono donne, percentuale che sale al 75% tra i giovani. In Thailandia le principali modalità di trasmissione del virus dell’Hiv sono quelle per via sessuale e parenterale. Nel 2008, i rapporti sessuali delle coppie coniugate rappresentano la principale via di contagio.
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PREVENZIONE TRASMISSIONE VERTICALE
(PMTCT) Considerevoli i progressi di Botswana, Namibia, Swaziland e Sudafrica nelle terapie per impedire la trasmissione da madre a figlio, aumentate negli ultimi anni dal 9 al 33%. Dal 2005 al 2007, è salita dal 14% al 33% anche la percentuale di donne in stato di gravidanza positive all’Hiv, che ha ricevuto farmaci antiretrovirali per prevenire la trasmissione da madre a figlio. In questo stesso periodo il numero di nuove infezioni tra i bambini è sceso da 410 mila a 370 mila. Argentina, Bahamas, Barbados, Bielorussia, Cuba, Botswana, Cuba, Georgia, Moldova, Russia e Thailandia, con una copertura superiore al 75%, hanno quasi raggiunto l'accesso universale nella fornitura di trattamenti per prevenire la trasmissione da madre a figlio.
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Guardare al futuro Per fornire una risposta efficace, è importante che ciascun Paese conosca la realtà locale, scelga la giusta combinazione di interventi e concentri i programmi di prevenzione dall’Hiv laddove si verificano le infezioni. Il rapporto sottolinea che, sebbene gli aiuti internazionali per la lotta all'Aids nei Paesi a basso e medio reddito, negli anni siano notevolmente aumentati, occorre un maggiore impegno economico per centrare l'obiettivo dell'accesso universale alla prevenzione e al trattamento entro il Il raggiungimento di questo obiettivo dovrà basarsi su quattro valori chiave: approccio basato sui diritti, multisettorialità, risultati per le persone, impegno di comunità. In particolare, la battaglia per bloccare e invertire la diffusione dell’Aids richiede un impegno duraturo e diversificato, capace al contempo di garantire alle persone affette da Hiv l’accesso ai trattamenti antiretrovirali, di superare le disuguaglianze di genere e di promuovere l'istruzione.
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Un test universale per eliminare l’Aids
In questo modo malattia «eliminabile» in dieci anni secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità MILANO - Una buona notizia in vista della Giornata Mondiale dell’Aids il primo dicembre prossimo: un test universale, seguito da un trattamento immediato, potrebbe ridurre il numero di malati del 95% in una decina di anni e virtualmente eliminare la malattia. A prevedere questo scenario è un modello matematico elaborato al computer da esperti dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) che hanno pubblicato le loro osservazioni sull’ultimo numero di Lancet. Ma la matematica deve poi confrontarsi con la realtà e se è vero che testando ogni anno tutte le persone oltre i 15 anni la trasmissione dell’infezione potrebbe essere interrotta, è anche vero che non tutti i sistemi sanitari sono così efficienti. Anzi: l’Oms stessa avverte che lo scenario ipotizzato non è molto realistico.
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