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Outsourcing
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Definizione Il processo attraverso il quale le imprese assegnano stabilmente a fornitori esterni la gestione operativa di una o più funzioni produttive
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Due controparti Outsourcer (o provider) Outsource
Impresa esterna che fornisce beni o servizi Outsource Impresa che decide di affidare a terzi una funzione produttiva
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Obiettivi Maggiore flessibilità
Riduzione e controllo dei costi operativi Possibilità di focalizzarsi sul proprio business Maggiore produttività/efficienza Adozione di tecnologie e know-how innovativi Condivisione dei rischi
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Attività interessate Funzioni manifatturiere Approvvigionamenti
Produzione di parti Logistica (magazzinaggio, trasporto, distribuzione) Gestione rifiuti Manutenzione
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Servizi Sistemi informativi Servizi legali Information technology (gestione degli elaboratori centrali, delle reti di telecomunicazione, dei servizi informativi) Paghe e stipendi Servizi generali (mensa, pulizia) Amministrazione e contabilità Servizi commerciali Marketing Ricerca e formazione del personale
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Tendenze Ci si specializza in quelle funzioni ritenute strategiche (ideazione, progettazione, marketing, gestione finanziaria, gestione del marchio, assemblaggio, produzione dei pezzi di più elevata complessità e/o qualità)
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Ma a volte rinunciano anche a mantenere molte delle attività strategiche, ossia il core business. Avere un core business può essere un fattore di rigidità. Allora si esternalizza tutto tranne la capacità decisionale e finanziaria e lo sviluppo e la gestione del marchio
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Impresa X Servizi generali Logistica Customer service
(progettazione, marketing, assemblaggio, ecc.) Produzione parte C Produzione parti A e B
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Impresa X
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Luoghi dell’outsourcing
Verso aree di specializzazione produttiva Verso aree dello stesso paese con agevolazioni fiscali, contributive, ecc. e con condizioni di lavoro più convenienti (con minore regolazione)
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L’utilizzo delle «zone franche di esportazione»
Il loro “fascino” sta nei consistenti sgravi fiscali e doganali e nel basso costo di terreni e costruzioni, nelle infime condizioni di lavoro e nell’assenza di organizzazioni sindacali, garantita dalle autorità del luogo
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Esempi
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Impresa tessile (Bologna, anni ’50)
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Processo di outsourcing a partire dai primi anni Novanta
Necessità di una struttura più flessibile Necessità di abbassare i costi di produzione (saturazione dei mercati, aumento della concorrenza internazionale, ecc.)
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Progressiva accelerazione del processo di outsourcing (in particolare dalla fine degli anni Novanta)
Sempre più ‘pezzi’ delle funzioni produttive sono affidati a terzi
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Ousourcing di quasi tutta la produzione (tranne di alcuni capi di elevata qualità)
Alcuni ‘pezzi’ della ricerca e sviluppo, del marketing, dei servizi pubblicitari Paghe e stipendi, servizi generali, manutenzione
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La logistica invece è stata mantenuta (è considerata una funzione strategica per il tipo di produzione e il mercato in cui opera l’impresa) Ampliamento verso la distribuzione (con negozi, showroom)
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Distribuzione della produzione
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Produzione all’estero
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De-territorializzazione
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Le imprese transnazionali
Operano in diverse nazioni. Possono anche avere una sede, un cuore in una sola nazione ma senza che vi siano per questo precise identità o vincoli nazionali. Variabilità della geometria della impresa-rete ma anche della sua posizione geografica
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Rapporto con il territorio
Sostanziale disinteresse verso il territorio, al di là dell’uso che ne possono fare per il periodo ristretto che le interessa. Il territorio è mero supporto tecnico – più o meno contingente – delle funzioni produttive che in esso sono localizzate
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Poteri senza luogo e luoghi senza potere
Possibilità di movimento Venir meno di una serie di possibilità di condizionamento delle strategie imprenditoriali da parte del territorio Difficoltà (o mancanza) di un contro-potere
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Territori in competizione
I territori (in particolare le città, ecc.) sono diventati gli «spazi» in cui si devono formulare e realizzare le risposte al declino del regime fordista-keynesiano
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in cui tentare un bilanciamento tra le contrapposte domande di benessere degli individui e competitività internazionale, tra le spinte verso la liberalizzazione, privatizzazione, de-regolazione e i rischi di disuguaglianza, esclusione sociale, segregazione
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La questione della responsabilità sociale
«Integrazione volontaria delle preoccupazioni sociali ed ecologiche delle imprese nelle loro operazioni commerciali e nei loro rapporti con le parti interessate» Definizione Libro Verde “Promuovere un quadro europeo per la responsabilità sociale delle imprese”, 2001
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L’impresa irresponsabile
quella che «al di là degli elementari obblighi di legge suppone di non dover rispondere ad alcuna autorità pubblica e privata, né all’opinione pubblica, in merito alle conseguenze in campo economico, sociale e ambientale delle sue attività» Luciano Gallino, L’impresa irresponsabile, 2005
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Le difficoltà del sindacato
Frammentazione delle catene del valore Disorganizzazione (per indebolimento delle capacità organizzative dei sindacati)
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Difficoltà aumentate da…
Decentramento della contrattazione, tendenza generale a spostare il baricentro delle relazioni industriali dai livelli nazionali (o internazionali) di settore o categoria ai livelli aziendali Deregolazione
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L’esperienza dei C.A.E. (comitati aziendali europei)
Tra mancanza di coordinamento/solidarietà tra i lavoratori e «cerimonia» aziendale
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Il ruolo delle associazioni di consumatori
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Outsourcing, qualità dei prodotti, isomorfismo
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Isomorfismo Sempre più imprese cedono ad altre imprese alcuni servizi o fasi del processo produttivo Professionisti che lavorano per più imprese in concorrenza tra loro. Pur impegnate in progetti specifici, utilizzano il medesimo know how
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Le imprese finiscono per progettare e vendere prodotti simili
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Il rischio di n difetti Con l’outsourcing diventa più complesso il controllo sul processo produttivo Rischio di una perdita di qualità del prodotto finale
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L’importanza della marca
Con prodotti sempre più uguali non è più sufficiente comunicare l’esistenza di un prodotto, occorre comunicare un’identità
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La marca non si limita a dare il nome a un prodotto, propone dei valori, uno stile di vita, un’etica, una visione del mondo Crisi dei valori «forti» ed emergere di valori «deboli». Ideali comuni e progetti politici sono stati rimpiazzati da significati condivisi che girano attorno ai nomi delle marche e alle immagini della pubblicità
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