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PubblicatoEzio Foti Modificato 11 anni fa
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Le feste Venne data particolare attenzione al recupero e mantenimento delle feste tradizionali anche di tipo religioso (slogan Dio e Patria) ma con elementi nuovi: cortei e processioni venivano arricchiti da carri, canti popolari, gare sportive e fuochi d’artificio Divenivano centrali i luoghi e i miti della propaganda fascista: i caduti, la Patria, Roma, il ruralismo L’interesse per le feste popolari era strumentale in quanto collegato a scelte economiche e politiche importanti: con la politica dell’autarchia, il mondo rurale con le sue tradizioni doveva essere propagandato e divenire esempio per modelli culturali e comportamentali propri dello “spirito italico”.
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Feste popolari durante il ventennio
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Monteodorisio (CH) manifestazione al Castello
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Il Treno popolare Primo impulso – derivato dalla politica sociale del regime per il contenimento delle compressioni salariali calcolate tra il 15 ed il 30% sul salario del 1919 – venne dato dai “treni popolari”. Nati nel 1931 per abbinare il calcolo economico con quello politico, permettevano di raggiungere uno sconto dell’80% sulle tariffe incrementando il trasporto e sanando il deficit delle FS. Ben evidenziati dalla propaganda i treni popolari divennero una vera e propria istituzione per le classi popolari anche se il prezzo – al di fuori delle organizzazione del PNF – era comunque elevato se rapportato ai redditi reali.
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Littorina in un percorso montano (anni 30)
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La politica estera L’equilibrio degli anni Venti
Il Revisionismo di Versailles e la destabilizzazione balcanica Avvicinamento ed alleanza con la Germania nazista: La guerra d’Etiopia ( ) Asse Roma Berlino (24 ottobre 1936) Anschluss austriaco (12 marzo 1938 Patto di Monaco (30 settembre 1938) Patto d’acciaio (22 maggio 1939) La guerra civile spagnola (giugno 1936-febbraio 1939)
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L’equilibrio degli anni Venti: una pericolosa illusione
Il Patto di Locarno (definiti nell’ottobre 1925) entrò in vigore nel 1926, quando la Germania fu accolta in seno alla Società delle Nazioni: fu l’inizio di un breve, ma intenso periodo di distensione e di collaborazione. Gli accordi furono denunciati da Hitler il 7 marzo 1936 con l’occupazione militare della Renania, in un clima internazionale totalmente mutato e degradato. Si tratta in realtà di diversi accordi il più importante dei quali fu il Patto Renano, tra Germania, Francia, Belgio, Gran Bretagna e Italia
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L’equilibrio degli anni Venti: una pericolosa illusione
Nel patto renano era prevista una garanzia collettiva delle frontiere francesi e belghe con la Germania, la smilitarizzazione di una zona sulla sponda sinistra del Reno, il divieto di ogni aggressione e l’obbligo di ricorrere all’arbitrato pacifico in caso di controversie. La Gran Bretagna e l’Italia, in qualità di potenze garanti, si impegnavano ad intervenire in aiuto dello Stato che fosse stato vittima di un’aggressione. La Germania accettò i confini occidentali scaturiti dalla guerra (in particolare la cessione dell’’Alsazia-Lorena) e concluse trattati d’arbitrato anche con la Polonia e con la Cecoslovacchia
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L’equilibrio degli anni Venti: una pericolosa illusione
I giudizi storici sul Patto di Locarno non sono unanimi alcuni vi scorgono un collegamento diretto con gli eventi che portarono alla seconda guerra mondiale, considerano questi trattati una pericolosa illusione. per altri rappresentano lo smantellamento del sistema antitedesco di Versailles. altri si soffermano sul fatto che sancirono due gradi di frontiere dove solo le prime erano garantite dalle potenze europee. Con ciò si era invitata la Germania ad attivare una politica espansionista ad est. Altri ancora li vedono come un’ammissione di debolezza da parte della Società delle Nazioni, costretta a propugnare soluzioni regionali non riuscendo a proporre una soluzione globale. la storiografia d’ispirazione sovietica e comunista lo ha poi ritenuto una manovra del capitalismo imperialista, soprattutto inglese, per rafforzare il blocco contro l’URSS.
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L’equilibrio degli anni Venti: una pericolosa illusione
per altri invece ha rappresentato la svolta fra gli anni di guerra e gli anni di pace. Ha messo un termine alle ostilità tra la Francia e la Germania ed è stato il “vero” trattato di pace. L’accordo, a differenza dei tradizionali sistemi d’alleanze, non era diretto contro altri Stati e aveva una durata illimitata. Indicava che la mediazione dei contrasti era da ricercare nel diritto internazionale. Inoltre era stato all’origine di un nuovo clima di fiducia tra gli Stati. La suddivisione in vinti e vincitori era stata superata per sviluppare un progetto d’intesa comune. Comunque sia, negli anni successivi, gli accordi di Locarno furono presi a modello quale possibile soluzione elastica e pragmatica per i conflitti regionali: in particolare si era proposta una “Locarno” per i Balcani.
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Il Revisionismo di Versailles e la destabilizzazione balcanica
Il fascismo non poteva – quasi geneticamente – accettare le soluzioni di Versailles Il mito della vittoria mutilata, gli avvicinamenti (in funzione antitedesca e contro le ipotesi di unione dell’Austria alla Germania) ed i contrasti (Balcani spazio italiano; insurrezionalismi nazionali; ruolo egemone e politica di potenza) con la Francia segnano – parallelamente al complesso rapporto con l’Inghilterra specie sugli spazi mediterranei - le tappe progressive sia delle oscillazioni di Mussolini in politica estera, sia uno dei veri obbiettivi del regime Il doppio versante etiope e balcanico, e la politica tedesca dal 1933 in avanti segnano la sconfitta della politica estera del regime e l’avvio della subordinazione di Roma a Berlino
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Il Revisionismo di Versailles e la destabilizzazione balcanica
Molte sono le tappe della politica balcanica del fascismo (e prima liberale) negli anni 20 e 30, tra queste: Triangolo (Austria, Irredentismi nazionali, Albania) di pressione sulla presenza francese e della Piccola Intesa (sistema di alleanze tra la Cecoslovacchia, Romania e Jugoslavia dal 1920 al 1938 che ebbe come scopo principale la difesa dall'irredentismo ungherese; era sotto l’egida della potenza francese) Utilizzazione in funzione destabilizzante dei nazionali balcanici: Ustasa, Orim, Heimweren (Corpi paramilitari austriaci sorti per difendere la neonata Repubblica austriaca dal pericolo socialdemocratico e, in Carinzia, dalle rivendicazioni della minoranza slovena. Dopo l’Anschluss – aderirono al nazionalsocialismo).
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Il Revisionismo di Versailles e la destabilizzazione balcanica
Revanscismo ungherese verso il regno di Jugoslavia Albania: Con il trattato di Tirana del 1920, Giolitti aveva rinunciato al protettorato sullo stato balcanico riconoscendone l’indipendenza in cambio dell'isolotto di Saseno. Il fascismo modificò la situazione: la proclamazione nel 1925 di Zog Capo dello stato pose le basi per il rafforzamento italiano che portò dapprima ad una serie di intese commerciali e (26 giugno 1926) all'accordo a favore dell’Azienda Italiana Petroli Albania (AIPA) che assunse, in concessione esclusiva, la gestione delle risorse petrolifere della regione albanese. Nel marzo 1939 Mussolini propose a Zog un nuovo trattato che avrebbe portato alla cessione totale della sovranità nazionale albanese L'invasione dell'Albania inizia il 7 aprile del 1939.
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Guerra d’Etiopia L’aggressione all'impero etiopico si basò su: motivi di prestigio internazionale (colonie, impero) motivi interni (riscatto di Adua, propaganda). Fu condotta anche con l'uso di bombardamenti e gas asfissianti. La vittoria permise al duce di proclamare l'impero il 9 maggio 1936. La Società delle nazioni decretò sanzioni economiche contro l'Italia, che furono poi ritirate. Di fatto è il momento di maggior consenso al regime, ma anche il punto di svolta della sua politica estera con il progressivo avvicinamento alla Germania
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Asse Roma Berlino 24 ottobre 1936
Patto d'amicizia formale di grande valore politico; sanciva il primo concreto avvicinamento tra i due paesi, divisi dalla questione austriaca e dalla collocazione internazionale dell’Italia. L’Asse era stato preparato dall’appoggio diplomatico che la Germania aveva offerto all’Italia sulla questione etiopica e contro le sanzioni. Le prime conseguenze furono la partecipazione di Italia e Germania alla guerra civile spagnola, in appoggio alle forze franchiste l'adesione dell'Italia al patto anticomintern (autunno 1937) Mussolini era ancora perplesso all’idea di raggiungere una vera alleanza militare (le “oscillazioni”). A seguito dell’Anschluss, dopo la conferenza di Monaco e con l’occupazione italiana dell’Albania, si decise a firmare il Patto d'acciaio.
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Anschluss Dopo la guerra l'Italia aveva ottenuto (con il Trattato di St. Germain-en-Laye, che segna la fine dell'Impero austro-ungarico), la sicurezza della frontiera nord-orientale con il confine al Brennero garantendo la sicurezza della Pianura Padana, fino ad allora messa in serio pericolo dal cuneo austro-ungarico. La “chiusura delle porte di casa”, si completava con la Carniola occidentale (Gorizia, Trieste, l'Istria fino alle Alpi Giulie). Il Trattato di St. Germain en Laye sanciva il divieto (imposto da Francia e Italia) per la Repubblica d'Austria di procedere all'Anschluss. Questo divieto era una delle contraddizioni del principio di nazionalità sul quale si era basata la sistemazione dell’Europa voluta dal Presidente americano Wilson;
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Anschluss Anche dopo l'avvento del fascismo, la posizione italiana rispetto all’indipendenza austriaca non si allontanò dall'impostazione liberale postbellica. Il 20 maggio 1925 Mussolini espose queste linee al Senato: “L'Italia non potrebbe mai tollerare quella patente violazione dei trattati che consisterebbe nell'annessione dell'Austria alla Germania. La quale annessione, a mio avviso, frustrerebbe la vittoria italiana, aumenterebbe la potenza demografica e territoriale della Germania e darebbe questa situazione di paradosso: che l'unica nazione che aumenterebbe i suoi territori, che aumenterebbe la sua popolazione, facendo di sé il blocco più potente nell'Europa centrale, sarebbe precisamente la Germania” L'obiettivo era quello di inserire l'Austria all'interno del rapporto privilegiato che l'Italia possedeva con l'Ungheria già da parecchi anni e che si sarebbero rinforzati con il progetto di unione doganale italo-austro-magiara del 1932.
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Anschluss I segnali di pressione tedesca verso sud-est, quindi, iniziarono a minacciare questa situazione: l'eventuale perdita del mercato austriaco avrebbe causato la fine del progetto di unione doganale e la decadenza della penetrazione politica anti-francese e anti-tedesca. La contemporanea attività commerciale tedesca nei confronti dell'Ungheria, culminata con la stipula, nel giugno 1933, di un Trattato di amicizia e di commercio, inoltre, mise in pericolo il complesso della politica balcanica liberale e fascista. Da tempo l’Italia finanziava le Heimwehren e appoggiava il Governo Dolfuss dopo la svolta autoritaria del derivata anche dalla criticità della situazione economica e sociale del paese Quando Hitler giunse al potere, il ruolo di garante dell'indipendenza austriaca svolto dall'Italia e il sistema politico di Vienna non erano esenti da problemi : l'opinione pubblica non vedeva di buon occhio un eventuale intervento armato italiano, pur in difesa dell'indipendenza nazionale.
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Anschluss Hitler aveva fatto ripetutamente presente a Mussolini, tramite Göring, della necessità che Dollfuss venisse rimosso; un’ipotesi ripetuta dallo stesso Hitler durante l'incontro di Stresa del giugno 1934, nel corso del quale il Fuhrer espose l’idea di tenere libere elezioni, certo di una vittoria dei nazisti. Mussolini si limitò a prendere atto della richiesta, convinto che qualunque modifica avrebbe permesso al nazismo di far breccia nell’opinione pubblica austriaca, spianando la strada all'Anschluss e mettendo a rischio la frontiera del Brennero. Fu ucciso il 25 luglio 1934 da nazisti austriaci durante un tentativo insurrezionale. Nel luglio 1934 i nazisti austriaci tentarono un’insurrezione: le minacce di Mussolini evitarono l’intervento tedesco ma non salvarono la vita di Dolfuss. L'obiettivo di Hitler di togliere di scena Dolfuss era raggiunto
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Anschluss L'atteggiamento italiano nei confronti dell'Anschluss mutò agli inizi del 1936. Gli incontri gennaio tra Mussolini e l'Ambasciatore tedesco a Roma posero le basi di un riavvicinamento dopo la crisi seguita alla morte di Dolfuss. Mussolini prospettò nuove soluzioni: considerando il Fronte di Stresa ormai morto e sepolto, comunicò all'Ambasciatore tedesco che si sarebbe posto fine alla protezione austriaca e che si sarebbe accettato la graduale assimilazione dell'Austria e della Germania. L’11 luglio 1936 viene concluso un primo accordo austro-tedesco. In occasione della firma italiana al Patto anticomintern (6 novembre 1937), Mussolini ebbe un colloquio con J.von Ribbentrop, durante il quale dichiarò di non aver più intenzione di fare la sentinella dell'indipendenza austriaca. Nel marzo 1938 Adolf Hitler poteva procedere all'Anschluss.
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Patto di Monaco 30 settembre 1938
Accordo raggiunto tra i rappresentanti di Germania (Hitler), Gran Bretagna (N. Chamberlain), Francia (E. Daladier) e Italia (Mussolini), che consentì ai tedeschi di occupare (10 ottobre) il territorio cecoslovacco abitato dalla forte minoranza linguistica dei Sudeti (regione che dal 1933 era oggetto delle rivendicazioni naziste tese a riunire tutte le minoranze tedesche). L’esplicita minaccia (12 settembre 1938) di procedere ad una annessione violenta e la crisi internazionale che ne derivò spinsero Mussolini a farsi promotore dell'incontro di Monaco, dove non furono invitati i dirigenti cecoslovacchi. Il cedimento di britannici e francesi alle pretese naziste in nome dell'appeasement convinse Hitler che le potenze occidentali non avrebbero scatenato un conflitto di fronte ad altre espansioni.
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Patto di Monaco 30 settembre 1938
Mussolini si presentò come salvatore della pace ma non colse le conseguenze e contribuì di fatto al successivo accordo con l’URSS (agosto 1939). Il compromesso di Monaco, come proposto da Mussolini, sanciva il passaggio del territorio dei Sudeti alla Germania. Questa cessione doveva costare alla Cecoslovacchia la perdita di una superficie di oltre km²; una regione ricca di risorse minerarie e di vitale importanza militare, in quanto unico baluardo naturale nei confronti di un’eventuale invasione tedesca. L’intesa si rivelò del tutto fragile: l’intera Cecoslovacchia fu occupata nel marzo 1939.
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Guerra civile spagnola giugno 1936 - febbraio 1939
Rivolta dei militari guidati da Francisco Franco contro la repubblica democratica governata dal Fronte popolare, vincitore delle elezioni del 1934. Di fatto è l’anticipo del conflitto sotto due aspetti: Taluni caratteri propri della guerra totale Prima vera contrapposizione tra democrazia e fascismo in tutta Europa. Fu combattuta sul territorio spagnolo, ma coinvolse tutto il mondo sollevando un'ondata di solidarietà verso la repubblica, che in Italia intaccò il consenso di cui godeva in quel momento il regime. Alla guerra parteciparono migliaia di volontari stranieri inquadrati nelle Brigate internazionali (tra gli italiani: Camillo Berneri, Carlo Rosselli, Pietro Nenni) .
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Guerra civile spagnola giugno 1936 - febbraio 1939
La Germania e l’Italia inviarono massicci aiuti in truppe e materiali, mentre i governi democratici, dietro dichiarazioni antifasciste di facciata, rimasero tentennanti, finendo per abbandonare la repubblica al suo destino Solo la Francia (grazie anche all’emigrazione antifascista di Parigi) e l’Urss – ma con atteggiamenti difficili e complessi nei confronti delle brigate internazionali per il loro disallineamento rispetto al comunismo sovietico che condusse a veri omicidi politici - si impegnarono in aiuti scarsi, nella speranza che una vittoria della repubblica potesse condizionare le forze dell’Asse.
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Guerra civile spagnola giugno 1936 - febbraio 1939
Il trionfo della dittatura franchista in Spagna fu un ulteriore incoraggiamento per la politica aggressiva dell” Asse Roma-Berlino. Per il fascismo la guerra di Spagna fu la “sua guerra” da contrapporre anche alla conquista dell’Etiopia considerata il necessario riscatto dell’esercito dopo Adua. La MVSN (con uomini) fu il perno dell’intervento italiano con la denominazione di CTVI (Corpo Truppe Volontarie Italiane)
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Patto d’acciaio - 22 maggio 1939
Accordo firmato a Berlino tra Italia e Germania, definito d'acciaio da Mussolini per sottolineare la forza del legame politico e militare decennale. Una clausola prevedeva l'aiuto reciproco in caso di pericolo per la sicurezza di una delle due parti. Per Mussolini fu il vincolo definitivo con la Germania, dopo l'Asse Roma-Berlino Per Hitler un altro passo verso il conflitto mondiale.
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Le leggi razziali 7 Leggi emanate in Italia tra il 5 Settembre 1938 e il 29 Giugno 1939, che ricalcano essenzialmente quelle promulgate in Germania. Il primo documento ufficiale da cui sono poi scaturite le Leggi Razziali, è il Manifesto sulla purezza della razza presentato il 14 Luglio 1938 e pubblicato il 5 agosto 1938 sulla rivista La difesa della razza, firmato da 10 scienziati italiani e sottoscritto da oltre 300 esponenti della cultura, docenti universitari, membri del partito.
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Le leggi razziali I capoversi che fissano le basi del razzismo fascista: LE RAZZE UMANE ESISTONO … ESISTONO GRANDI RAZZE E PICCOLE RAZZE. … IL CONCETTO DI RAZZA È CONCETTO PURAMENTE BIOLOGICO... LA POPOLAZIONE DELL'ITALIA ATTUALE È NELLA MAGGIORANZA DI ORIGINE ARIANA E LA SUA CIVILTÀ ARIANA … È UNA LEGGENDA L'APPORTO DI MASSE INGENTI DI UOMINI IN TEMPI STORICI … ESISTE ORMAI UNA PURA "RAZZA ITALIANA"… È TEMPO CHE GLI ITALIANI SI PROCLAMINO FRANCAMENTE RAZZISTI … È NECESSARIO FARE UNA NETTA DISTINZIONE FRA I MEDITERRANEI D’EUROPA (OCCIDENTALI) DA UNA PARTE E GLI ORIENTALI E GLI AFRICANI DALL'ALTRA . GLI EBREI NON APPARTENGONO ALLA RAZZA ITALIANA ... I CARATTERI FISICI E PSICOLOGICI PURAMENTE EUROPEI DEGLI ITALIANI NON DEVONO ESSERE ALTERATI IN NESSUN MODO …
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Le leggi razziali L’applicazione delle leggi razziali in Italia cominciò con un inaspettato censimento etnico, nel mezzo dell’estate del 1938 Alle prefetture fu diramata una circolare, in data 11 agosto 1938, disponendo una “esatta rilevazione degli ebrei residenti nelle provincie del regno”, da compiersi “con celerità, precisione e massimo riserbo”. La schedatura fu completata in una decina di giorni: ebrei censiti sul territorio del regno,di cui stranieri (nei confronti dei quali fu immediatamente decretata l’espulsione). Si trattava di cifre già note al Viminale ma la valenza del censimento era tutta politica; conoscere, più che dimostrare o valutare.
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Le leggi razziali Ad esso fecero seguito queste applicazioni:
Gli ebrei italiani non possono: Prestare servizio militare; Esercitare l’ufficio di tutore; Essere proprietari di aziende interessanti la difesa nazionale; Essere proprietari di terreni e fabbricati; Avere domestici ariani Gli ebrei non possono lavorare: nelle amministrazioni pubbliche e nel PNF; negli Enti provinciali e comunali; nelle banche e nelle assicurazioni Gli ebrei non possono insegnare e studiare nella scuola italiana
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1936-1945: crisi, crollo e fine del fascismo
Alcune date di riferimento “interne/internazionali” per seguire la storia: 1933: presa del potere da parte del nazismo in Germania 1936: proclamazione dell’impero, apice del consenso, sanzioni della SdN. Isolamento italiano ed avvicinamento alla Germania nazista 1936: asse Roma/Berlino. Intesa stipulata tra Germania e Italia il 24 ottobre Patto d'amicizia formale e vago, ma di grande valore politico. 1937: intervento nella guerra civile spagnola
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1936-1945: crisi, crollo e fine del fascismo
: difesa della razza e leggi razziali 1939 (maggio): patto d’acciaio. Il patto era di alleanza in caso di minacce internazionali; di aiuto immediato e supporto militare in caso di guerra, inoltre nessuna delle parti avrebbe potuto firmare la pace senza l'accordo dell'altra; e di collaborazione nella produzione bellica e in campo militare. Il Patto d'Acciaio era fondato sull'assunzione che la guerra sarebbe scoppiata nel giro di tre anni. 1939 (settembre) inizia la seconda guerra mondiale 1940 (giugno) l’Italia entra in guerra
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1936-1945: crisi, crollo e fine del fascismo
1/9/ /6/1940: la non-beligeranza : la guerra fascista : francia, grecia e balcani : africa settentrionale e etiopia : campagna di russia 1942: la sconfitta in africa ed il crollo sul fronte orientale segnano l’inversione nei destini di guerra 10 luglio 1943: sbarco alleato in Sicilia 25 luglio 1943: caduta di Mussolini e avvio della occupazione tedesca (peraltro predisposta da maggio) 8 settembre 1943: armistizio italiano
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1936-1945: crisi, crollo e fine del fascismo
: le tre guerre e le tre italie, gli scioperi e la resistenza al nord, gli americani e i partiti al sud inverno : RSI e linea gustav 6 giugno 1944: liberazione di Roma inverno : la linea gotica 25 aprile 1945: sfondamento alleato, insurrezione partigiana, fine della guerra in Italia
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