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PubblicatoSeveriano Basso Modificato 10 anni fa
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Il caso italiano elementi tratti da E.Gentile, Il culto del littorio
Il nazionalismo moderno in Italia si forma anche qui sulla “divinità della patria” legandosi al mito della “rigenerazione morale” degli italiani. Questa tendenza si trasferì – attraverso il risorgimento – fino a dopo l’unità trasformandosi nel mito “della rivoluzione nazionale incompiuta” (avvenuta cioè tra indifferenza o ostilità della maggior parte della popolazione) I risultati di questa ricerca di una “religione civile” furono scarsi a causa: Contrapposizione nella classe dirigente di come nazionalizzare l’Italia Funzioni commemorative delle liturgie nazionali improntate al rito del rimpianto e della mestizia Concorrenza della religione internazionale del socialismo Fondamentale diffidenza della classe dirigente liberale nei confronti delle masse Estraneità delle masse dal processo risorgimentale e dalla successiva costruzione e stabilizzazione delle istituzioni dello stato unitario
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Il caso italiano Inizio 900, la borghesia liberale abbandona ogni idea di formazione religiosa degli italiani. Questo processo viene preso in mano dalle tendenze moderniste e dalle avanguardie che lo rendono un modello elitario che esclude sia le masse sia le liturgie Impulso alla sacralizzazione della politica venne dalla grande guerra, dal suo mito, dall’esperienza di guerra, dalla propaganda, dal culto dei caduti (i monumenti celebrativi dei caduti divengono occasione dei primi esperimenti di liturgia di massa) Protagonista è D’Annunzio: profeta della religione della patria, influente inventore di miti, riti e simboli nazionalisti
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Il caso italiano Il fascismo (come il combattentismo, arditismo, futurismo, dannunzianesimo) nasce nell’effervescenza prodotta della guerra quasi in continuazione con il radicalismo nazionale ottocentesco Nella fase iniziale i simboli del fascismo nascono in modo spontaneo da una moltitudine di tradizioni precedenti I miti del primo fascismo furono: Il mito della violenza (le spedizioni squadristiche contro i nemici) Il mito della morte (attraverso le cerimonie più intense specie quelle dell’appello) Il mito della romanità (origini della patria e come atto di grandezza della stirpe italiana)
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Il caso italiano I riti fascisti in questa fase hanno una triplice funzione: Mostrare la propria forza ai nemici Rafforzare la coesione interna del movimento Servire da mezzo di propaganda di massa Una volta al potere ( ) la religione della patria fu imposta con la propaganda e l’azione politica come una religione laica degli italiani L’istituzionalizzazione della liturgia fascista ha tre fasi : monopolizzazione del simbolismo dello stato; feste, riti e manifestazioni erano spontanee e rivolte all’interno del movimento : consolidamento e assorbimento del culto della patria nel culto del littorio; il PNF blocca ogni manifestazione spontanea e orienta le proprie in funzione esterna al movimento 1932….. : cristallizzazione in una dottrina stabile
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Il caso italiano. Prima fase 1923-1926
Il regime adotta due linee complementari: A) promuovere rinnovamento e fascistizzazione di riti e simboli della nazione B) nazionalizzare e rendere stabili i riti e i simboli del PNF
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Il caso italiano. Prima fase 1923-1926
Per quanto riguarda (A) Obbligo ai comuni di stanziare fondi per la celebrazione di feste laiche Obbligo di esposizione della bandiera in edifici pubblici e scuole Nazionalizzazione della scuola (nel quadro della riforma Gentile) Arricchimento del calendario con feste laiche; alle feste dello Statuto albertino (non usata perché del vecchio regime), del 20 settembre (con la cancellazione dei tratti anti-clericali e democratici e l’aggancio alla marcia su Roma), del 4 novembre si aggiunsero: 24 maggio (entrata in guerra) che si abbina al 4 novembre formando un unicum del momento fiondativo del movimento fascista, come solo depositario dei valori combattentistici e della volontà della nazione) 21 aprile (natale di Roma al posto del primo maggio, festa dei lavoratori)
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Il caso italiano. Prima fase 1923-1926
Per quanto riguarda (B): simbolo del fascio littorio inserito nell’iconografia di stato (monete, francobolli, edifici pubblici, stemma dello stato) Imposizione (dal 1927) dell’indicazione negli atti dell’amministrazione dell’annuale dell’avvento al potere del fascismo (anno X,..) Istituzione di nuove feste del partito e del movimento, ma celebrate come feste nazionali: 31 ottobre: marcia su Roma (con crisi nel 1924 legata a Matteotti) 23 marzo: giorno della fondazione dei fasci di combattimento (fino al 1939 sé mantenuta solo nel PNF)
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Il caso italiano. Seconda fase 1926-1932
Il fascismo si presentò come una religione Tale caratteristica è presente in tutte le sue auto-rappresentazioni L’adesione al PNF era un atto di dedizione totale: chi infrangeva il giuramento era espulso dalla comunità fascista Ad una prima fase di spontaneismo legata allo squadrismo, subentrò ( ) l’istituzionalizzazione dei suoi riti religiosi Questa istituzionalizzazione è raggiunta con il ricorso alla cultura idealista ed avanguardista La religione istituzionalizzata trova il suo sacerdote nel PNF mentre le “case del fascio” erano di fatto le chiese del culto fascista al cui interno vennero conservati gli oggetti ritenuti sacri del culto fascista nonché preservata la memoria dei caduti
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Il caso italiano. Seconda fase 1926-1932
Dalla nascita di una religione laica inizia un complesso rapporto con la chiesa cattolica. Dopo un iniziale e acceso anticlericalismo, il realismo politico spinge Mussolini non verso un confronto con la chiesa ma verso l’idea di farsi restauratore del prestigio della chiesa saldando la frattura creatasi nel 1870 (Patti Lateranensi) Il fallimento totalitario è centrato in modo particolare proprio sulla complessità dei rapporti con la chiesa e dell’impossibilità da parte fascista di superare la religione con la religione laica del fascismo nel contesto italiano (grande differenza dal nazismo)
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Il caso italiano. Seconda fase 1926-1932
L’universo simbolico fascista si componeva di diversi elementi: Il mito di Roma come mito delle origini Creazione di un’archeologia simbolica senza rispetto della realtà storica di Roma antica Per il fascismo la storia è una ciclica lotta tra “destino” e “volontà” L’Italia del dopoguerra si trovava sul punto di una svolta epocale ciclica dove il “destino” abbinato ad una “volontà” avrebbe dato al popolo l’occasione di creare una nuova civiltà
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Il caso italiano. Terza fase 1932-…..
Funzione politica della “liturgia delle masse” (riconoscendo alle masse una fondamentale forza della politica): Dimostrare la propria forza al nemico Propagandare il regime tra la popolazione Rafforzare la coesione interna Distrarre le masse dalle difficoltà economiche e dalla crisi del regime Questa “liturgia politica” non si limitò al rito o al simbolo fascista ma abbracciò tutte le manifestazioni della vita collettiva appropriandosi: Delle feste tradizionali (la Befana fascista) Delle sagre popolari Delle manifestazioni sportive e delle attività ginniche e ricreative Delle mostre Del tempo libero (il sabato fascista- 1935, i raduni domenicali , le attività ricreative etcc) Del turismo
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Il caso italiano. Terza fase 1932-…..
Punto alla creazione di un’arte fascista che lasciasse da parte l’individualismo dell’artista per integrarsi in uno stato totalitario, assumendo un ruolo pedagogico e propagandistico rivolto alle masse La realizzazione più importante: Mostra della rivoluzione fascista (Roma 1932) nel quadro del decennale, realizzata con spirito modernista e futurista per esaltare la modernità dinamica e rivoluzionaria del fascismo, al cui interno si svolsero una serie di riti. Ebbe successo, rimase aperta due anni e fu “visitata” da milioni persone. Doveva diventare un tempio permanente della religione fascista L’arte preferita dal fascismo fu l’architettura perché: In quanto religione voleva lasciare un’immagine indelebile La monumentalità era la materializzazione del mito Occorreva una scenografia imponente per le celebrazioni dei riti
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Il caso italiano. Terza fase 1932-…..
In tutta Italia sorsero monumenti ai caduti e case del fascio; entrambi avevano una collocazione urbanistica funzionale all’amministrazione statale e alla propaganda Due opere (a parte gli sbancamenti dei quartieri di Roma per fare spazio – tra l’altro – a Via della Conciliazione e Via dell’Impero) dovevano rappresentare la sua massima espressione rimasero incompiute per il sopraggiungere della guerra: La Casa Littoria (che doveva ospitare la segreteria del PNF e la Mostra del decennale) tra Piazza Venezia e il Colosseo, con un enorme spazio sacro L’EUR (esposizione universale romana – 1942) che coincideva con il ventennale che doveva divenire il nucleo urbanistico della capitale del nuovo impero e centro sacro del culto del littorio
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Il caso italiano. Terza fase 1932-…..
L’universo simbolico fascista ruotava anche attorno alla figura del duce Ma non ci fu una coincidenza piena: la religione fascista era nata da un movimento che all’inizio non veniva affatto identificato con Mussolini All’inizio per la maggior parte dell’area riconducibile ai movimenti postbellici, identificava il suo comandante in D’Annunzio Anche dopo il 1921 (con Mussolini riconosciuto come capo del movimento) molte aree del fascismo non riconoscevano al duce quel peso e quell’esclusività nella liturgia e nel regime Fu il tempo ( e la politica di Mussolini) a rendere tale Mussolini
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Il caso italiano. Terza fase 1932-…..
La posizione del Duce fu codificata negli anni della costruzione del regime: Nello statuto PNF del 1926 era il “vertice della gerarchia” Nello statuto del 1932 il Duce “viene posto al di fuori della gerarchia” Nello statuto del 1938 fu definito come “capo del PNF” Questo ruolo e le cariche istituzionali condussero M. a un accentramento di potere che , tuttavia, non fu mai totale (come per Hitler) per la permanenza in vita di altri centri di potere e istituzioni (Monarchia e Chiesa) L’esaltazione di M. divenne ben presto la principale attività della fabbrica del consenso spingendo verso l’identificazione del regime fascista con M., ma ponendo il problema (che molti gerarchi avevano presente) di cosa sarebbe accaduto alla morte del capo
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Il caso italiano. Terza fase 1932-…..
Il mito di M. si diffuse principalmente nella piccola e media borghesia non politicizzata, nelle classi popolari rurali M. propagandò il suo mito con viaggi incessanti in Italia e con incontri continui con la gente. In quest’ultimo caso la scenografia e l’annuncio del prossimo arrivo (molto spesso anticipato per mesi) creavano condizioni di alta tensione emotiva collettiva e di attesa In questo rapporto con il popolo il concorso al consenso plebiscitario era parte integrante della scenografia e della sacralizzazione politica, trasmettendo un’apparente condivisione e partecipazione popolare alle scelte del Capo
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Il caso italiano. Terza fase 1932-…..
Il fascismo è stato una religione che si è inserita in un processo tipico dell’età contemporanea: la sacralizzazione della politica che ha supplito/sostituito la progressiva laicizzazione delle società e degli stati. E’ un processo che si ritrova nelle democrazia e nelle dittature, negli stati più laicizzati ed in quelli meno La massima espressione di questo fenomeno si è raggiunta con i nazionalismi totalitari/autoritari del XX secolo Secondo E.Gentile la modernità ha acuito un senso di crisi e smarrimento, spingendo verso la ricerca di nuove fedi come fondamento di una nuova stabilità: nella demagogia dei regimi quindi si può rintracciare anche una risposta ad un bisogno collettivo
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Il caso italiano. Terza fase 1932-…..
In questa prospettiva E.Gentile individua come la propaganda e l’orchestrazione del culto fossero intuite, da chi le produceva e da chi le consumava, come un’attività coerente e doverosa per la propagazione della nuova fede Liturgia e rituali fascisti (differentemente che dal nazismo) divengono così semplici strumenti per educare e convertire ad una nuova teologia politica e nella direzione di un “uomo nuovo”
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