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Tommaso d’Aquino Test
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Per Tommaso il rapporto fra ragione e fede può essere così definito
La ragione è un ostacolo alla fede La ragione può essere utile alla fede Fra ragione e fede non può esservi opposizione perché si occupano di ambiti diversi
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Ragione e fede Fra teologia e filosofia non vi è distinzione di ambito: entrambe hanno come oggetti l’uomo, la natura e Dio Tra fede e ragione non può esservi opposizione, almeno in linea di principio Nel caso in cui si verifichi una divergenza, la ragione (imperfetta e limitata) deve cedere il passo alla fede La filosofia mantiene la propria autonomia: la rivelazione non annulla né rende inutile lo sforzo della filosofia L’uso della ragione si rivela essenziale per Mostrare i preamboli della fede (es. prove esistenza di Dio) Chiarire le verità rivelate attraverso similitudini Trovare argomenti per confutare le tesi degli infedeli
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Nel 1254 – 1256 Tommaso scrive un opuscolo per chiarire alcuni termini entrati nel lessico teologico filosofico dopo la diffusione della traduzione della Metafisica di Avicenna. Tale opuscolo si intitola L’essere L’ente e l’essenza La potenza e l’atto La metafisica
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Ente, essenza ed esistenza
Opuscolo giovanile «L’ente e l’essenza» composto fra il 1254 e il 1256: mettere a fuoco alcuni termini di moda in quel periodo (in seguito a traduzione della Metafisica di Avicenna)
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Per Tommaso L’ente può essere solo reale L’ente può essere solo logico
L’ente può essere logico o reale
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Ente, essenza ed esistenza
Ente (ens) può essere reale o logico. Nel primo caso, l’ente è ciò che è presente nella realtà e che si divide nelle dieci categorie. Nel secondo caso, l’ente è tutto ciò che viene espresso, tramite la copula, in una proposizione affermativa «anche se questa non pone alcunché nella realtà (etiam si illud in re nichil ponat)», ossia senza che alla proposizione debba necessariamente corrispondere qualcosa di reale, come quando diciamo «la cecità è nell’occhio» (non esiste la cecità, ma solo occhi non-vedenti)
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Per Tommaso La quidditas rappresenta
L’essenza di una cosa L’esistenza di una cosa La potenzialità di esistere di una cosa L’essere o l’atto d’essere di una cosa
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Ente, essenza ed esistenza
Tommaso si sofferma sull’ente reale, a proposito del quale soltanto ha senso parlare di essenza L’essenza è ciò che una cosa è, la sua quidditas (risponde alla domanda quid est?) L’essenza comprende non solo la forma, ma anche la materia delle cose composte, giacché comprende tutto ciò che è espresso nella definizione. Per es. l’essenza dell’uomo, che è definito «animale ragionevole» comprende non solo la «ragionevolezza» (forma), ma anche «l’animalità» (materia). Dall’essenza si distingue l’essere (esse) o l’atto d’essere (actus essendi), ovvero l’esistenza. Noi possiamo comprendere «che cos’è l’uomo o la fenice, tuttavia non sapere se esistano in natura». Sostanze come l’uomo e la fenice risultano perciò composte di essenza e di esistenza, che, pur essendo tra loro inseparabili, risultano realmente distinte l’una dall’altra.
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Negli esseri finiti essenza ed esistenza stanno tra loro come
Atto e potenza Potenza e atto Dimensione logica e dimensione reale
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Ente, essenza ed esistenza
Negli esseri finiti, essenza ed esistenza stanno fra di loro come potenza e atto, in quanto l’esistenza rappresenta l’atto (actus essendi) grazie a cui le essenze, che hanno l’essere solo in potenza, di fatto esistono
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Negli esseri finiti Essenza ed esistenza coincidono
L’esistenza si aggiunge all’essenza L’essenza si aggiunge all’esistenza
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Ente, essenza ed esistenza
Ogni realtà in cui si distinguono l’essenza e l’esistenza, deve aver ricevuto l’essere da altro, da un essere che, non derivando la propria esistenza da altro è esso stesso l’Essere (Dio) «Ogni realtà, il cui essere è altro dalla sua natura, riceverà l’essere da un’altra realtà… Tutto ciò che è per mezzo di un’altra realtà si riporta a ciò che è per sé come alla causa prima, dovrà esservi una qualche realtà che sia causa dell’essere per tutte le cose.. Diversamente si andrebbe all’infinito nella ricerca della cause». Vi sono due modi in cui l’essenza può essere nelle sostanze: 1) nella sostanza divina l’essenza è la medesima esistenza. Dio è perciò necessario ed eterno, ovvero esistente per definizione da sempre; 2) nelle sostanze finite l’esistenza è aggiunta dall’esterno ed il loro essere è quindi creato e contingente
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