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Monastero della SS. Trinità
Alla scuola del servizio di Dio
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Parrocchia Mater Ecclesiae di Campobasso Ritiro presso le Monache Cistercensi del Monastero della SS. Trinità di Cortona (Arezzo) 8-12 luglio 2014
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SCHOLA DIVINI SERVITII
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Certamente quando sentiamo cantare “Santo, santo, santo…” la nostra mente ci trasporta al cuore della liturgia eucaristica e ci predispone a partecipare al rendimento di grazie che Gesù sempre compie al Padre.
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La Chiesa però ci invita ad unirci sempre al coro degli angeli e dei santi per “cantare l’inno della sua lode” senza fine.
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Anche noi siamo quindi chiamati ad entrare nel mistero di Dio e partecipare alla sua gloria: contemplare il suo volto e cantare con gioia la sua misericordia.
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Però la familiarità con cui abitualmente cantiamo “Santo” non deve privarci della luce che promana dall’essere alla presenza di Dio, ma piuttosto deve farci ricordare – cioè riportare al cuore – il nostro incontro con Dio, con la sua maestà, con il suo amore che si manifesta nella nostra storia.
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Il Profeta Isaia quando sente cantare i serafini “Santo, santo, santo il Signore degli eserciti! Tutta la terra è piena della sua gloria”, si sente venire meno perché non è degno di stare alla presenza della maestà di Dio.
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Ma Dio gli manda un serafino che con un carbone ardente gli tocca le labbra e lo purifica da ogni colpa e peccato, rendendolo capace di entrare in dialogo con lui e di dire il suo “sì” al progetto di Dio: “Eccomi, manda me!”.
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Il desiderio di entrare in un monastero e scoprire un luogo che possa facilitare il nostro incontro con Dio, ci predispone ad aprire il cuore per incontrarlo. Il silenzio e il raccoglimento delle monache sembrano prenderti per mano perché anche tu possa imparare a stare alla sua presenza.
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Trovare sulla porta la scritta “schola divini servitii”, ti ricorda che si impara a stare alla presenza di Dio per conoscerlo, amarlo e servirlo.
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Allora vivere il tuo tempo come “ora et labora” diventa il cammino che ti porta ad accedere a quell’esperienza di Dio che illumina la tua vita nel contemplare la sua gloria e da questa “scuola del servizio di Dio” trovi che il suo amore ti chiama ad accoglierlo e ti invita a dire il tuo “eccomi, manda me”.
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Nel silenzio del monastero o nella preghiera comune della chiesa, le strade chiassose che occupano il tempo delle tue giornate, sembrano lontane per lasciare il posto alla visione del cuore che ricerca la maestà di Dio e all’ascolto del suo amore che si china su di te e sulla tua storia.
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Anche la Vergine Maria ha imparato ad aprire il suo cuore a Dio nel raccoglimento della sua casa e la sua vita è diventata piena della presenza di Dio tanto da coglierne il suo amore che si chinava su di lei.
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L’annunciazione è quindi l’incontro tra la santità di Dio, il suo amore per l’umanità e la chiamata a partecipare a questo progetto.
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Sì, Dio non è chiuso in sé, ma si apre a ogni creatura fatta a sua immagine perché ne divenga partecipe della sua stessa vita.
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La santità di Dio rivela la distanza tra le sue vie e le nostre vie, l’impossibilità umana di camminare sulle vie della sua santità, ma Dio che conosce bene la nostra inadeguatezza, richiede solo di riconoscere la nostra povertà e la sua grandezza che può venire in aiuto alla nostra nullità.
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È proprio questa umiltà di Maria a permettere di essere ricoperta dal “Fuoco” di Dio, dallo Spirito Santo, che la rende santa per poter accogliere il Figlio stesso di Dio e diventare Madre del Redentore.
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La visione di Dio, l’esperienza della sua gloria e del suo amore che abbraccia ogni creatura, diventa allora il tempo di grazia in cui la creatura è chiamata ad entrare nella vita e nell’amore di Dio che si dispiega nella storia e diventa cammino di salvezza.
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“Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola”, risponde Maria e da quel momento Dio si unisce alla nostra umanità e ogni creatura umana diventa partecipe della vita di Dio come figlio.
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Così l’angelo porta davanti alla maestà di Dio il cuore di Maria: il suo tempo diventa pieno della volontà misericordiosa di Dio e gravido della sua presenza di salvezza.
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La liturgia delle ore non diventa forse anche per coloro che ne fanno esperienza, affidare all’angelo del Signore il nostro cuore perché diventi tempo di grazia e di salvezza? Spesso le paure e le reticenze che sempre ci assalgono, di fronte all’elevatezza di Dio e alla nostra incapacità di raggiungerla, diventano freni per il nostro cammino.
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Ma la parola di Gesù riecheggia nel cuore per darci forza a guardare in alto sapendo che Dio è sempre Dio, il Santo, e noi siamo chiamati a partecipare alla sua santità:
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“Non abbiate paura di coloro che sembrano impedirci questo cammino rendendolo irrealizzabile, ma abbiate fiducia nell’amore del Padre per voi e nella sua provvidenza che circonda di misericordia ogni vostro giorno e ogni evento della vostra vita”.
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Gli artisti ci aiutano a cogliere qualche riflesso della bellezza di Dio e disporre il cuore a lasciarsi inondare dal suo fascino.
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Poter anche noi pronunciare la preghiera dell’Angelus avanti all’Annunciazione del Beato Angelico, ci dispone a guardare il cuore di Maria nel dialogo con l’Angelo.
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Contemplare Dio e il suo progetto di amore e contemplare l’uomo che si apre totalmente a questo amore, significa avere lo sguardo rivolto alla purezza del cuore di Maria per ascoltarne le risposte e partecipare alla sua obbedienza alla parola di Dio.
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O Maria, la tua preghiera lungo le ore della giornata diventi anche la nostra preghiera per essere sempre tempo di grazia;
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il tuo silenzio nella cella del tuo cuore ci aiuti a vivere sempre nell’ascolto di Dio per cogliere la sua parola di salvezza;
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le tue obiezioni alla sorpresa delle proposte di Dio ci aiutino a vivere nella povertà per affidarci alla sua provvidenza per non temere;
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la tua risposta alla sua chiamata ispiri anche il nostro cuore a lasciarsi guidare da quell’amore che ci rende capaci di diventare figli di Dio.
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Salve, Regína, Mater misericórdiæ
vita, dulcédo et spes nostra, salve. Salve Regina, Madre di misericordia, vita, dolcezza e speranza nostra, salve.
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Ad te clamámus, éxsules filii Evæ.
A te ricorriamo esuli figli di Eva,
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Ad te suspirámus geméntes et flentes in hac lacrimárum valle.
a Te sospiriamo gementi e piangenti in questa valle di lacrime.
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Eia ergo, advocáta nostra,
illos tuos misericórdes óculos ad nos convérte. Orsù dunque, avvocata nostra, rivolgi a noi gli occhi tuoi misericordiosi
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Et Iesum benedíctum fructum ventris tui,
E mostraci, dopo questo esilio, Gesù,
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nobis, post hoc exsílium, osténde.
il frutto benedetto del tuo seno.
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O clemens, o pia, o dulcis Virgo María!
O clemente, o pia, o dolce Vergine Maria.
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