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SI TRASFORMA IL MATERIALE. …… MATERIALE E TUTTO QUANTO EMERGE VEICOLATO DALLE PAROLE.

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Presentazione sul tema: "SI TRASFORMA IL MATERIALE. …… MATERIALE E TUTTO QUANTO EMERGE VEICOLATO DALLE PAROLE."— Transcript della presentazione:

1 SI TRASFORMA IL MATERIALE

2 …… MATERIALE E TUTTO QUANTO EMERGE VEICOLATO DALLE PAROLE

3 LA TRASFORMAZIONE DEL MATERIALE VEICOLA ED ATTIVA DEI PROCESSI INCONSCI

4 SECONDO FREUD…. Le esperienze giungono agli investimenti dallIO e dagli oggetti attraverso una strada che deve rimanere transitabile

5 E aggiunge che: La trasformazione in coscio non è un mero atto percettivo ma anche un sovrainvestimento, un ulteriore progresso alla organizzazione psichica

6 Per questi presupposti ogni esperienza terapeutica, qualsiasi sia il metodo a cui si rifà, inizia con un incontro, si snoda attraverso una storia a due o più persone, ha una conclusione

7 Nella nostra professione, ognuno di questi tre momenti colloca il suo nucleo sostanziale nel processo trasformativo di materiali che, veicolando e attivando emozioni, fantasie, competenza, pensieri danno vita a rappresentazioni esterne di realtà interne

8 Gli oggetti reali, i materiali, si muovono allinterno di un setting, un ambiente che sostiene dove sia possibile realizzare esperienze di gioco, di fiducia

9 Ogni paziente avrà modo di scegliere, e spesso lo farà a livello inconscio, il materiale, lattività, il gioco a cui affidare aspetti del suo mondo interno

10 ….Come dire SCELGO UN VEICOLO ATTRAVERSO IL QUALE ESPRIMO

11 IL PRIMO INCONTRO Parliamo di Maria e del suo primo incontro. Maria ha 83 anni, emi sx, allettata. Maria è stata segnalata perché si rifiuta di fare il trattamento riabilitativo, ha deficit di memoria, urla di giorno e di notte, disturba.

12 La stanza in cui si trova Maria è a due letti, entrambi occupati, sono le 15,00 di un pomeriggio di fine estate. In uno dei due letti cè Maria, un viso affilato, emaciato, due occhietti blu come il mare, una cornice di riccioli bianchi, alcune macchie rosse sulla fronte.

13 Appena vede accostarsi al suo letto il terapista, subito farfuglia: Mi chiamo Maria, 13 settembre, martedì. Il tono è quello di una risposta meccanica, di sicuro pensa ad una prova di memoria

14 Loperatore la rassicura dicendole: so che si sente tanto sola, forse è per questo che urla, forse chiama qualcuno che stia un po con lei

15 Maria continua a ripetere : La mantellina, la mantellina, infermiere ladre, non mi scoprite, la mantellina. Sola sempre sola. Nel negozio la gente, la sedia, la Palmira, la mantellina, la mia mantellina

16 Continua così Maria, la mantellina è la parola che ricorre di più, langoscia di Maria è messa dentro la mantellina

17 Il terapista comincia a chiedersi cosa vorrà dire Maria attraverso la mantellina. Apre quindi larmadio vicino al suo letto trova uno scialle di lana lavorata bianco e rosso. Lo porge a Maria che lo tocca, lo annusa, se lo porta sul viso, ci affonda il naso, la bocca socchiude gli occhi come a frugare nella sua mente per stanare memorie.

18 Maria dice frasi sconnesse un po urla un po delira, ma frammenti del suo parlare si possono mettere assieme e tutti sono legati alla mantellina.

19 Linizio può sembrare un po ingenuo. Ma soffermiamoci sul materiale, la mantellina. Questo indumento, da elemento inanimato si trasforma in elemento vivo, ricco, veicolo di emozioni, tramite di conoscenza, attivatore di una qualche riorganizzazione interna.

20 La dimensione sensoriale, ha fatto emergere immagini sommerse dagli anni.

21 LA MANTELLINA SI E TRASFORMATA IN UNA RAPPRESENTAZIONE ESTERNA DI TRAME INTERNE

22 Lemiplegia di Maria tende a saturare il progetto riabilitativo, ma come dice M. Schwarz, il problema non è quello di riabilitare gli arti, ma di avvicinarsi al dolore della perdita, sia delle loro cose sia della metà del loro corpo

23 Questi fenomeni caratterizzano ogni vicenda terapeutica. I materiali con le loro trasformazioni segnano il ritmo, le accelerazioni, le regressioni, le fermate, il cammino terapetico

24 E su questi materiali trasformati o non trasformati che lavorano i terapisti occupazionali, quasi sempre al buio, spesso con la tentazione di assumere le funzioni egoistiche del paziente, saturando lintervento e producendo oggetti reali perfetti, ma lontani, estranei al paziente, perché il processo trasformativo non lo ha attraversato e quindi non gli appartiene.

25 CONCLUSIONE Lincontro conclusivo è carico di emozioni come il primo, poiché il paziente si trova a dover elaborare il lutto della separazione.

26 E il momento in cui il paziente ripercorre le esperienze fatte e il terapista gli parlerà delle memorie che ormai fanno parte del suo mondo interno e che lo aiuteranno a tollerare la perdita e a preservare la loro esperienza

27 CONCLUSIONI Il nesso tra visibile e invisilbile nelluomo è argomento di grande interesse perché rimanda al nesso tra corpo e mente, fra mani e pensiero, fra cosa materiale e trame emozionali

28 Il rischio è restare ingabbiati in ansie e difese che si traducono in interventi privi di significatività, che non producono cambiamenti nei pazienti e ci impediscono lespansione della curiosità ad indagare

29 A TUTTI VOI UN AUGURIO ED UN INCITAMENTO A NON FERMARVI MAI ALLA SUPERFICIE


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