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L’Arte nella riabilitazione psichiatrica

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Presentazione sul tema: "L’Arte nella riabilitazione psichiatrica"— Transcript della presentazione:

1 L’Arte nella riabilitazione psichiatrica
Laura Palagini Cinema, fotografia, televisione I° Anno Corso di Laurea in Terapia Occupazionale Facoltà di Medicina e Chirurgia Università degli Studi di Pisa

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La fotografia “La fotografia ha dato all’uomo la possibilità di salvare l’essere mediante l’apparenza..la possibilità cioè di trasportare nello spazio e nel tempo l’immagine delle persone e delle cose” Paul Valery 1934

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Cinema e televisione …il cinema rispetto alla fotografia ha aggiunto la capacità di produrre o imbalsamare il movimento e il tempo…con la televisione tutto arriva gratuitamente a casa non richiedendo particolari sforzi attivi...è una distribuzione della realtà sensibile a domicilio… Il linguaggio audiovisivo è molto seducente perché è insito in esso come proprietà inalienabile un effetto di realtà che si esplica nella naturale propensione dello spettatore ad assumere come “duplicato” della realtà ciò che le immagini mostrano.. R. Provenzano 2007 (La retorica del linguaggio)

4 L’Arte nella riabilitazione psichiatrica
Cinema, televisione e fotografia Linguaggio audiovisivo …un linguaggio è un sistema comunicativo meno strutturato di una lingua, costituito da una pluralità di segni combinati, codici, in funzione di regole predeterminate per significare qualcosa in virtù di certe regole socialmente condivise da tutti i membri della comunità culturale…Il linguaggio audiovisivo si avvale di figure retoriche.. E’ stata definita comunicazione ogni processo mediante il quale una certa fonte fa passare attraverso un canale una certa quantità di informazione, finché non raggiunge il destinatario. R. Provenzano 2007 (La retorica del linguaggio)

5 L’Arte nella riabilitazione psichiatrica
Cinema, televisione e fotografia Semeiotica dell’audiovisivo …semeiotica è la scienza dei segni e il compito della semeiotica è lo studio della relazione tra segno e significato.. “segno “ immagine, suono etc che assume un significato comunicativo per chi lo fruisce -significante: è la manifestazione fisica del segno, la rappresentazione mentale dell’aspetto fisico del segno -significato: “entità psichica” il valore semantico che ognuno di noi attribuisce al segno, il concetto o idea cui il segno rimanda R. Provenzano 2007 (La retorica del linguaggio)

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Cinema, televisione e fotografia Semeiotica dell’audiovisivo Il legame tra significato e significante può essere: -arbitrario: non vi è alcun legame naturale bensì un legame convenzionale Iconico: vi è una relazione naturale di somiglianza, di analogia come leggiamo un immagine è il risultato di ciò che si sa su ciò che si vede..il modo in cui i segni vengono letti è sempre comunque il frutto di un modo culturale di vedere di chi comunica e di un modello culturale di chi legge o guarda. R. Provenzano 2007 (La retorica del linguaggio)

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Cinema, televisione e fotografia Semeiotica dell’audiovisivo Livelli di significazione Per ogni segno è possibile distinguere. -un significato primario: denotazione -vari significati secondari: connotazione mito metonimia metafora simbolo R. Provenzano 2007 (La retorica del linguaggio)

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Cinema, televisione e fotografia Semeiotica dell’audiovisivo DENOTAZIONE -E’ il significato universalmente riconosciuto ad un segno in una determinata cultura. significazione oggettiva. Es: nel caso di un segno verbale il significato denotato è il significato fornito dalla definizione del vocabolario CONNOTAZIONE -E’ una significazione soggettiva conferita ad un segno. Es. l’immagine di un cane evoca in ognuno di noi emozioni diverse. Il livello connotativo differenzia il linguaggio verbale dal linguaggio per immagini. E’ la forma assunta dalla denotazione. Utilizza codici specifici e figure retoriche.

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Cinema, televisione e fotografia Semeiotica dell’audiovisivo La connotazione: MITO -E’ un segno “culturale” una denotazione in continua evoluzione che nasce dal confronto con la realtà e il mutare dei valori culturali della società. E’ un segno che viene spogliato dei suoi significati denotati che porta con sé significati culturali. METONIMIA -In greco “scambio di nome”: uso del nome della causa per l’effetto (es vivere del proprio lavoro), o di materia rispetto all’oggetto (una bella porcellana) o del simbolo per la cosa designata (es:non tradire la bandiera), di concreto e astratto e viceversa (lo scettro indica il re), di autore rispetto alla propria opera (leggere le opere di platone)

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Cinema, televisione e fotografia Semeiotica dell’audiovisivo La connotazione: METAFORA -Sostituzione di un termine proprio con uno figurato, in seguito ad una trasposizione simbolica di immagini legati da relazione di somiglianza naturale, di analogia (es un individuo veloce si dice che è una saetta) SIMBOLO -segno che agisce come sostituto di un altro segno con il quale non ha nessuna relazione di somiglianza naturale, ma solo d’arbitrarietà e che si caratterizza per la sua funzione psicologica e/o culturale. Un oggetto può diventare un simbolo quando acquisisce un significato proprio ad un altro segno attraverso una convenzione arbitraria. Es. Rolls Royce è simbolo di uno stato sociale elevato.

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Cinema, televisione e fotografia Semeiotica dell’audiovisivo La metonimia e la metafora sono considerate le due forme principali attraverso cui opera il pensiero per cui sono i modi principali con cui i segni comunicano. Un immagine quindi non si legge mai per il significato mostrato bensì per un significato ben più ampio per ciò che l’immagine metonimicamente suggerisce La metafora indica uno spostamento del significato nel significante che sul paino denotativo implicano una equivalenza culturale e convenzionale tra il segno e la realtà in cui viviamo. Nel linguaggio audiovisivo due inquadrature se pur di contenuto differente, se unite in sequenza lineare fanno nascere un terzo significato in base ai processi di concatenazione logica del pensiero non sembrerà mai un accostamento casuale ma sarà legato alle connessioni sintattiche a livello metionimico, sia delle associazioni/esclusioni delle metafore

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Cinema, televisione e fotografia Semeiotica dell’audiovisivo Nel linguaggio audiovisivo i processi di significazione si dividono in: -primario: il contenuto manifesto dell’immagine; prevale la funzione metionimica -secondario: il contenuto latente dell’immagine; prevale la funzione metaforica che spinge ad associazioni concettuali Es: una mamma che dà da mangiare omogenizzati al suo bambino è contemporaneamente una metonimia di tutte le attività materne (cucinare, pulire il bambino etc..) e una metafora dell’amore della sicurezza e della felicità materna

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Cinema Il cinema racchiude in sé molte altre arti; così come ha caratteristiche proprie della letteratura, ugualmente ha connotati propri del teatro, un aspetto filosofico e attributi improntati alla pittura, alla scultura, alla musica. » (Akira Kurosawa, maestro del cinema)

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Cinema: cenni storici Il primo film fu "L'uscita dalle fabbriche Lumière" del 1895, appunto. Il cinema dei Lumière però si limitava alla sola rappresentazione documentaristica della realtà. È con Georges Méliès, illusionista e prestigiatore francese introdusse per primo, il teatro di posa, l'illuminazione e la regia: girò infatti per la prima volta film dove le sequenze si susseguivano l'una all'altra come diversi quadri di una rappresentazione teatrale; impiegò per la prima volta un sia pur rudimentale montaggio, teso soltanto al collegamento meccanico dei diversi rulli.

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Cinema: cenni storici Dell’opera di Georges Méliès in gran parte andata persa “il viaggio nella luna" del 1902, rimane una sola famosa immagine patrimonio della memoria collettiva: un'astronave a forma di proiettile conficcata nell'occhio della luna. È all'americano Edwin Stanton Porter che si deve la prima forma di montaggio quale linguaggio cinematografico; la sua opera più conosciuta è "L'assalto al treno" del 1903, considerato anche uno dei primi successi cinematografici era una sequenza di 13 inquadrature.

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Cinema: cenni storici Dopo il 1914 si impose prepotentemente la genialità dell'americano David Wark Griffith che per primo costruì le fondamenta del linguaggio cinematografico e nacque così la settima arte. Griffith intuì e ne mise in pratica tutti gli elementi basilari: montaggio delle singole immagini, primo piano, piano americano, montaggio alternato, dissolvenza e flashback, l'uso di più cineprese contemporaneamente, il movimento delle stesse per seguire l'azione e non per ultima mise in atto una complessa ricerca sulla luce; "Nascita di una nazione", 1914, "Intolerance", 1916, "Giglio infranto", 1919, "Agonia sui ghiacci", 1920.

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Cinema: cenni storici Il montaggio nel cinema classico americano (John Ford e Frank Capra) diventa poi funzionale alla trasparenza della storia e la macchina non rivela mai la presenza del montaggio a vantaggio della fluidità visiva e della narrazione, più continua ed omogenea. Nel cinema europeo e in quello d'avanguardia, invece, il cineasta solitamente lascia il segno della propria personalità con un montaggio che si discosta da norme e convenzioni, imponendo il suo ritmo con continui cambi d'inquadrature sia nelle angolazioni che nei piani. La macchina da presa allora diventa parte attiva della narrazione.

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Cinema: cenni storici In Europa prende vita un cinema d'avanguardia che sfocia in due correnti principali, l'impressionismo francese e l'espressionismo tedesco che conferisce più valore alle inquadrature rispetto al montaggio: All'impressionismo, che metteva in primo piano la fotogenia, la bellezza pittorica delle immagini e l'indagine psicologica, facevano capo Louis Delluc, "Febbre", 1921, e più tardi René Clair,"Entr'acte", 1924 e Jean Renoir, "La grande illusione", 1937. All'espressionismo, che descriveva la realtà con una visione fortemente distorta e cupa del mondo, appartenevano soprattutto Robert Wiene e il suo "Il gabinetto del dottor Caligari" del 1919, Friedrich Wilhelm Murnau, con "Nosferatu il vampiro", 1922, George Wilhelm Pabst, "Il tesoro", 1923, e Fritz Lang, "Metropolis"

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Cinema: cenni storici Nel 1925 con il formalismo sovietico le singole inquadrature non avevano vita e significato proprie ma le assumevano solo in virtù di un montaggio espressivo: Lev V. Kulesov, "Dura lex", 1926, Dziga Vertov,"L'uomo con la macchina da presa", 1929, Sergej M. Ejzenstejn, "La corazzata Potëmkin", 1925, che per la stupefacente forza espressiva delle immagini e il rigoroso montaggio, è considerato uno dei film cardine della storia del cinematografo.

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Cinema: cenni storici L'avvento del sonoro, inaugurato nel 1927 con "Il cantante di Jazz" di Alan Crosland, portò ad un impoverimento iniziale del linguaggio, dovuto sia all'euforia per la nuova scoperta che all'audio di presa diretta che irrigidiva gli attori in precisi schemi. Dopo un periodo di crisi seguì una ripresa soprattutto merito del cinema americano iniziò così, e si spinse fino agli anni cinquanta, il periodo del cosiddetto cinema classico americano, caratterizzato dalla trasparenza della messa in scena e dalla mitizzazione dei personaggi, tutto a vantaggio della comprensibilità

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Cinema: cenni storici Con il danese Carl Theodor Dreyer nasce il realismo d'atmosfera ricca di primi piani e di particolari, e realizzata con elaborate tecniche di regia; ricordiamo soprattutto "La passione di Giovanna D'Arco" del e "Il vampiro", 1931. Un'altra corrente importante fu il surrealismo di quel trasgressivo narratore di ossessioni che è stato lo spagnolo Luis Buñuel, "Un chien andalou", 1928; la sua carriera, tutta controcorrente, ha profondamente influenzato il corso della storia del cinema. In America contemporaneamente al genio melodrammatico e tecnico di Griffith si impose soprattutto il cinema comico di Harold Lloyd, Buster Keaton e Charlie Chaplin. Quest'ultimo, nel 1925, con "La febbre dell'oro" fu autore di un'opera d'arte stupefacente nonostante nel 1920 avesse già girato lo straordinario "Il monello".

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Cinema: cenni storici Si deve a Orson Welles nel 1941 con quarto potere l’introduzione di tecniche cinematografiche più moderne:elaboratissime profondità di fuoco, movimenti di macchina straordinari e narrazione dalla forte complessità per quei tempi, sia nelle immagini che nel sonoro, tanto da scatenare una battaglia tra Welles stesso e i produttori che non gradivano opere tanto tecnocratiche e poco trasparenti quanto a scorrevolezza e comprensibilità.

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Cinema: cenni storici Anche in Francia, alla fine degli anni cinquanta, ci fu una forte ripresa con il nuovo movimento de la nouvelle vague di François Truffaut, "I quattrocento colpi", 1959, Jean-Luc Godard, "Fino all'ultimo respiro", 1959, Alan Resnais, "Hiroshima mon amour", 1959, per ricordarne solo i principali esponenti. I francesi intendevano rivoluzionare il cinema favorendo l'intervento critico dello spettatore; ripudiavano il cinema narrativamente lineare in cui il film stesso indicava la strada suggerendo in modo inequivocabile il bene ed il male e chi amare o odiare; in definitiva si voleva evitare che il cinema stesso controllasse, come era avvenuto fino ad allora soprattutto con il cinema classico americano, il giudizio dello spettatore, con una narrazione costretta su binari definiti. A tal proposito dichiarò Godard: "La mia originalità, e il mio fardello, sta nel credere che il cinema è fatto più per pensare che per raccontare storie".

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Cinema: cenni storici Grazie al perfezionamento della computer-graphic cinematografica che oggi permette di filmare qualsiasi idea, George Lucas dal 1977, con "Guerre stellari", trasforma ed evolve genialmente l'artigianalità degli effetti speciali in un processo industriale rivoluzionario, capace d'influire pesantemente sul linguaggio cinematografico. Ciò porterà alla realizzazione di "Titanic", 1997 di James Cameron ed alla trilogia de "Il Signore Degli Anelli", 2001, 02, 03 di Peter Jackson. La computer-graphic e più in generale il cinema digitale nel terzo millennio non vengono applicati ai soli effetti speciali ma anche alla fotografia e al montaggio. Il digitale è al servizio diretto del linguaggio cinematografico che è quindi nuovamente in evoluzione. Straordinari i risultati dell'utilizzo nella fotografia di "Collateral", 2004 di Michael Mann e "The Aviator", 2004 di Martin Scorsese, ma anche nei piani sequenza e nel montaggio di "Panic Room", 2002 di David Fincher.

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Cinema: il linguaggio Il linguaggio cinematografico quel livello specifico di codificazione costituito dalle organizzazioni significanti proprie al film e comuni a tutti i film. L’enunciazione filmica è costituita da più livelli significanti: -enunciazione visiva -enunciazione linguistica -enunciazione musicale

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Cinema: considerazioni sul linguaggio Un film è fatto da fotogrammi, da immagini, suoni, musica, da parole dette, non dette, espresse con la mimica, con atteggiamenti e sguardi. E' un fenomeno comunicativo che ha molteplici sfaccettature. Nella lettura di un film lo spettatore deve riconoscere i meccanismi del suo funzionamento, deve cercare di individuare gli elementi specifici che stanno alla base della sua costruzione. Bisogna dunque che analizzi gli elementi del suo linguaggio, per comprendere come si realizza un racconto per immagini. I codici che compongono il linguaggio cinematografico sono di tipo visivo e sonoro, in generale, oltre a quelli specifici del cinema... Manfucci 2000

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Cinema: considerazioni sul linguaggio LE INQUADRATURE sono composte da vari elementi, i tipi di campo usati, l'angolo di ripresa del soggetto, la distanza dalla macchina da ripresa, la profondità di campo, l'obiettivo utilizzato (normale, grandangolo o tele), i movimenti della macchina (in avvicinamento, allontanamento, dall'alto o dal basso,..), la durata, l'uso delle regole di composizione pittorica (che troviamo negli argomenti dell'educazione artistica), ... IL MONTAGGIO: è il momento fondante del cinema perché è in questa fase che le inquadrature assumono un significato. Il montaggio assolve vari compiti comunicativi e la sequenza delle inquadrature ha una funzione informativa-descrittiva, narrativa, metaforico concettuale, ritmica. Manfucci 2000

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Cinema: considerazioni sul linguaggio LA FOTOGRAFIA ovvero l'illuminazione degli attori e della location influenza le caratteristiche del film, la luce può essere calda o fredda, l'illuminazione può essere diretta, indiretta, di taglio, controluce, ogni situazione ripresa ha bisogno del suo tipo di luce... I COLORI: i colori che un film possiede sono i colori del mondo spesso impiegato con intenti realistici e anche con funzioni espressive. Spesso sono associazioni tra un personaggio e un colore che inducono meccanismi di richiamo nelle scene successive. Alcuni colori possono indurre stati emotivi LA COLONNA SONORA deve sapersi adeguare ai vari momenti della ripresa, deve passare da musica di sottofondo ad elemento rafforzativo di quanto espresso visivamente, l'immagine per quanto importante può essere accentuata da uno stato d'animo espresso dalla musica idonea. La musica induce e facilita lo svilupparsi di stati emotivi. Quindi andiamo dalle voci dei dialoghi, ai rumori di sottofondo, alla musica vera e propria. Manfucci 2000

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Cinema: considerazioni sul linguaggio LA STRUTTURA NARRATIVA deve enfatizzare la storia, i tempi narrativi, con colpi di scena al momento giusto, quando il racconto sta scendendo di tono. In film più complessi, che possono talvolta sembrare disordinati, può essere necessario ricorrere alla scoperta temporale di elementi necessari. L’ANALISI DEL TESTO non può essere fatta se non con un'attenta lettura del copione. Quindi la letteratura può aiutare ad analizzare meglio un film attraverso la lettura e l'analisi dei codici narrativi (come l'incastro della storia, la descrizione dei personaggi, gli elementi dell'ambiente, i vari punti di vista, ecc.). Manfucci 2000

30 L’Arte nella riabilitazione psichiatrica Cinema: analisi dei film
Analizzare un film implica: -scomposizione -analisi delle parti -ricomposizione Rondolino e Tomasi 1995

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Cinema: considerazioni sul linguaggio Leggere l’inquadratura, la composizione dell’immagine, le caratteristiche del montaggio, il ritmo, la struttura delle sequenze e dello sviluppo narrativo e drammatico; comprendere elementi linguistici non verbali come la dissolvenza incrociata e lo stacco, le scelte di carattere metonimico (allusione e/o analogia realizzate attraverso la contiguità di immagini o di scene), o di carattere metaforico (allusione e/o analogia realizzate attraverso la sostituzione di un’immagine con un’altra o la condensazione di due e più immagini, ecc.); come anche elementi quali i rapporti tra immagini e musica, ed altri; così come analizzare la sceneggiatura di un film, conoscere la storia artistica dell’autore e come si inserisce nella storia dell’arte cinematografica: tutto ciò fornisce indizi, spunti e suggestioni indispensabili per una migliore comprensione del senso dell’opera filmica e del discordo dell’artista che l’ha creata. Manfucci 2000

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Cinema: considerazioni sul linguaggio Fate che ridano, che piangano, che aspettino" David Wark Griffith Il significato di un film è l'unione tra il suo contenuto (la storia), e la sua espressione (il modo di raccontare la storia). Raccontare in modo differente può ragionevolmente cambiare il senso della stessa storia. storia + modo = significato Dunque, un film di per se è così complesso da richiedere una lettura stratificata in quanto evento artistico e tecnico: da una prima analisi sostenuta soprattutto dalle emozioni e/o dalle doti culturali insite in ogni spettatore, si passa ad una critica degli strati più profondi, possibile soltanto con l'ausilio di strumenti specifici frutto di studi e visioni dell'intero panorama cinematografico.

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Cinema: considerazioni sul linguaggio Il potere evocativo e trasformativo del cinema rispetto allo spettatore-fruitore deriva da un insieme di fattori, che sono stati in vario modo individuati dalla psicologia e dagli studiosi della settima arte. Alcuni di essi riguardano specificamente il cinema e il suo linguaggio: 1. Le caratteristiche della fruizione cinematografica, determinate dalla sala buia, dalla relativa immobilità del corpo, dalla fruizione collettiva e nello stesso tempo individuale, dalla sensazione di immersione totale nel flusso audiovisivo, dal coinvolgimento dei sensi più incisivi come la vista e l’udito, ecc., favoriscono un rapporto più diretto tra spettatore e schermo.

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Cinema: considerazioni sul linguaggio 2. Vedere un film facilita un processo di identificazione che agisce a due livelli: -primario: riguarda l’identificazione dello spettatore con la macchina da presa o con il proprio sguardo - secondario: riguarda l’identificazione ai personaggi (a tutti, sia positivi che negativi, sia "buoni" che "cattivi", sia vincenti che perdenti, ecc.), alle situazioni drammatiche, dall’esito in parte imprevedibile ed in parte del tutto atteso, allo svolgimento del racconto.

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Cinema: considerazioni sul linguaggio 3. Accostamento con il pensiero onirico: C’è una forte analogia tra le immagini in movimento del film e la produzione fantastica, conscia ed inconscia, dell’essere umano. Sia per riguarda la vividezza delle immagini e la forte impressione di realtà che esse trasmettono, tanto nel cinema quanto nel sogno che il linguaggio cinematografico, e in particolare il montaggio, con le sue "metafore" (dissolvenze incrociate, accostamenti simbolici per contiguità, ecc.) che ricorda la forma onirica e il linguaggio dell’inconscio (spostamento, condensazione, figurazione, associazioni per contiguità e non per somiglianza, ecc.)

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Cinema: considerazioni sul linguaggio 3. Accostamento con il pensiero onirico: il rapporto tra spazio e tempo è analogo a quello dell’inconscio e della fantasia. il tempo diventa spazio e lo spazio diventa tempo. Infatti, una durata può essere espressa soltanto attraverso una certa lunghezza di pellicola e, viceversa, una forma spaziale attraverso una certa durata delle immagini sullo schermo. Inoltre, sia il tempo che lo spazio possono essere dilatati o contratti, come nel sogno, o subire salti improvvisi, avanti e indietro, nel futuro e nel passato e in ogni direzione.

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Cinema: considerazioni sul linguaggio 3. Accostamento con il pensiero onirico: rapporto con il reale, di cui le immagini cinematografiche sono una rappresentazione analogica, un doppio, che, per quanto imperfetto, dà una forte impressione di realtà. Una impressione di presenza pur con la consapevolezza di un’assenza: ciò che è rappresentato appare reale e presente, mentre per definizione è assente (perché si sa che è stato girato in altro tempo e in altro luogo); e irreale, perché è costruito dal nostro cervello unificando in un’impressione di movimento fluido fotogrammi separati e immobili. Il cinema, anche in questo simile al sogno, può parlare soltanto nel qui e ora, anche se parla del passato.

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Cinema: considerazioni sul linguaggio 4. Il racconto: Gli stacchi tra le sequenze e i piani, i punti di vista continuamente diversi, i limiti stessi dell’inquadratura che escludono gran parte della realtà circostante, costringono lo spettatore ad una ricostruzione continua del reale con la sua fantasia e ad un’aspettativa continuamente "in sospeso". Ciò determina passaggi inevitabili di emotività intensa, strutturalmente connessi alla visione cinematografica, anche indipendentemente dai contenuti della storia. E’ stato ampiamente analizzato che la struttura di ogni racconto segue alcune leggi. lo spettatore è catturato proprio dallo scarto iniziale tra un soggetto desiderante e un oggetto del desiderio e l’arte della narrazione consiste nel regolare la realizzazione del desiderio, sempre differita e ostacolata, fino alla fine del racconto.

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Cinema: considerazioni sul linguaggio 4. Il racconto: Nella struttura del racconto c’è sempre una situazione di conflitto che fa uscire dalla condizione abituale, per ritornare alla stessa situazione, "ristabilita o trasformata" attraverso la soluzione del conflitto iniziale. La soluzione che, anche quando è estrema (morte o sconfitta dell’antagonista) e conclude una storia "manichea", in cui il bene e il male sono nettamente separati, è rappresentata sempre da una sintesi di opposti. Il protagonista, o la situazione iniziale, hanno perso qualcosa che avevano e conquistato qualcos’altro, di solito una qualità, una caratteristica, o un oggetto che apparteneva all’opposto sconfitto.

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Cinema: considerazioni sul linguaggio 4. Il racconto: Ogni storia, nei film d’arte evoca il progetto personale profondo dello spettatore. Ciò favorisce l’incontro e il dialogo profondo tra la sua umanità e quella dell’autore, sui temi fondamentali della vita, che stanno sempre dietro e dentro l’opera d’arte, anche se essa non li affronta esplicitamente e sembra raccontare piccole storie e aspetti minori dell’esistenza. Un dialogo che trasforma e arricchisce continuamente sia il fruitore che l’opera stessa.

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Cinema e psichiatria Cinema e didattica in psichiatria: Nel cinema sono molto spesso rappresentate situazioni o personaggi che in un’ottica psichiatrica possono essere visti come “casi clinici”. Questi casi ben si prestano ad una discussione didattica che riguarda problemi di diagnosi e di terapia. Il cinema diventa così un efficace strumento di insegnamento in psichiatria sia nei corsi universitari che post-universitari.  

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Cinema e psichiatria Cinema e clinica:  Il cinema puo' diventare sia uno strumento diagnostico che terapeutico in particolari contesti. L’interpretazione di una sequenza filmica puo' avere il ruolo di un “test dinamico proiettivo”. Ma puo' essere utilizzato per il suo significato di stimolazione emotiva anche in un contesto terapeutico.   Cinema e comunicazione:  Il cinema e' un potente mezzo di trasmissione di “modelli interpretativi” di fenomeni psicologici e sociali. Come tale trasmette con particolare efficacia “stereotipi” dei disturbi psichiatrici e di chi e' deputato alla loro cura. Un’analisi sistematica di questi stereotipi cinematografici e' utile per comprendere il rapporto tra mass-media e psichiatria, continuamente cangiante attraverso i tempi e attraverso le culture.

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Cinema e psichiatria Funzioni del cinema Il cinema è un reale e valido stimolatore dell’immaginario e testimonianza di uno stile di vita comune alla cultura del nostro tempo…Trasmette modelli interpretativi, favorisce processi di identificazione in un percorso psicoemotivo che va a stimolare la sfera affettiva e cognitiva dello spettatore. Ba 2000

44 L’Arte nella riabilitazione psichiatrica riabilitazione psichiatrica
Cinema e riabilitazione psichiatrica Nel gruppo “cineforum” i film aiutano i pazienti ad osservare, riconoscere ed elaborare i propri comportamenti rendendoli maggiormente consapevoli. Ba 2000

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Cinema e psichiatria Caratteristica procedurale del cineforum -la scelta del gruppo che dovrebbe essere costituito da circa soggetti -scelta di un film non conosciuto che coniughi metafora e realtà -presenza di un conduttore esperto nelle dinamiche dei gruppi -stimolo alla discussione con constante riferimento al film e alle sue comunicazioni espressive (luci, inquadrature, piani sequenza etc..) -stimolo alla discussione per l’esplicitazione di processi di identificazione e proiezione Ba 2000

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Cinema e psichiatria Per fruire di un film è necessario “mettere in atto delle abilità che ci consentano di comprendere i propri e gli altrui stati mentali, di compiere operazioni cognitive su di essi, padroneggiarli e utilizzare la conoscenza psicologica per risolvere problemi o per fronteggiare stati fonti di sofferenza soggettiva (Carcione 2001) Le funzioni metacongitive utilizzate sono: -funzioni di monitoraggio degli stati interni propri e altrui -funzioni di differenziazione tra rappresentazione e realtà, cioè la capacità di distinguere tra finzione e realtà -funzione di integrazione tra diversi stati mentali e modalità di funzionamento propri e altrui -capacità di analizzare e risolver i problemi Carcione 2001

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Cinema e psichiatria Mostrare un film adeguatamente selezionato per i pazienti serve a sperimentare a cosa servono e come sono le varie funzioni mentali, aiutare a riconoscere e descrivere le proprie emozioni, fare ipotesi sugli stati mentali altrui, e a fare previsioni sulle azioni dei personaggi dei film, discutere su come padroneggiare gli stati mentali… Carcione 2001

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Cinema e psichiatria

49 L’Arte nella riabilitazione psichiatrica Cos'è la CINEMATERAPIA®
Cinema e psichiatria Cos'è la CINEMATERAPIA® La Cinematerapia® propone il film non più soltanto come intrattenimento, ma come strumento, come mezzo di trasporto per giungere nell’intimità delle persone e sciogliere nodi strutturali anche complessi. La Cinematerapia® tuttavia non è una psicoterapia, non è una metodologia clinica o psicologica e non assomiglia neppure lontanamente alla psicoanalisi.: lo scopo non è quello di curare patologie, ma semmai quello di agevolare processi trasformativi, di migliorare la consapevolezza e di aiutare le persone a prendere decisioni importanti. La Cinematerapia® utilizza solo alcune parti dell'opera cinematografica, concentrandosi sull'evolversi emotivo della vicenda ed escludendo tutti gli elementi sociologici, culturali e legati alla tecnica cinematografica. Mercurio A 2001

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Cinema e psichiatria Obiettivi della Cinematerapia: stimolare la riflessione e l’auto-conoscenza stimolare la motivazione al cambiamento favorire i punti di forza facilitare la crescita nelle cosiddette ‘aree di migliorabilità’. Mercurio A 2001

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Cinema e psichiatria Allo scopo di valutare almeno approssimativamente le modificazioni che vengono realizzate con la Cinematerapia®, è stato messo a punto uno Studio pilota, basato sulle categorizzazioni proposte da Salovey e Mayer (Salovey P., Mayer J.D., “Emotional intelligence”, pubbl. su ‘Imagination, Cognition and Personality’, 9, 1990). Lo studio a ragione della vastità delle misure e delle variabili in gioco non ha pretese di esaustività, ma si è posto l'obiettivo di fornire informazioni misurabili sulle variazioni dello stato umorale dei partecipanti ai Seminari di Cinematerapia®. Mercurio A 2001

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Cinema e psichiatria Metodologia. E’ stata utilizzata una scala di auto-valutazioni e auto-percezioni del proprio umore su una scala a 5 punti. Il punteggio 1 corrisponde a valori quali: bassa, poca, minima, nulla. Il punteggio [5] corrisponde invece a valori quali: alta, molto, massima, totale. Ai partecipanti è stato quindi chiesto di riempire un questionario anonimo composto da 5 macroaree sviluppate lungo 38 item. Il medesimo Questionario viene somministrato 2 volte: la prima volta all'inizio dei Seminari e successivamente - circa 24 ore dopo - al termine degli stessi, con l'indicazione di fornire risposte rapide e spontanee. Mercurio A 2001

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Cinema e psichiatria Le macroaree previste nello studio erano: Conoscenza profonda delle proprie emozioni Percezione di sentimenti negativi Percezione di sentimenti positivi Capacità di entrare in contatto con l'Altro Mercurio A 2001

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Cinema e psichiatria Macroarea 1ma misurazione - (prima del Seminario) 2da misurazione - (dopo il Seminario) Variazione Perc. Conoscenza profonda delle proprie emozioni 11,00 11,55 + 5% Percezione di sentimenti negativi 30,19 23,05 - 24% Percezione di sentimenti positivi 45,33 48,91 + 8% Capacità di entrare in contatto con l'Altro 18,86 20,41 + 9% Elucubrazione mentale 16,48 13,69 - 17% Mercurio A 2001

55 Mercurio A 2001

56 L’Arte nella riabilitazione psichiatrica
Cinema e psichiatria Considerazioni. Sebbene si tratti di risultati ancora parziali e su un campione ridotto è già possibile rilevare che le variazioni più evidenti si hanno negli item che compongono le macroaree "Percezione dei sentimenti negativi" e "Elucubrazione mentale". Si può quindi concludere - almeno per gli aspetti misurabili - che la Cinematerapia® : riduce drasticamente le fantasie spiacevoli e pessimiste riduce la cosiddetta 'ruminazione' mentale' aumenta la Conoscenza profonda delle proprie emozioni aumenta la Capacità di entrare in contatto con l'Altro aumenta la Percezione dei pensieri positivi Mercurio A 2001

57 L’Arte nella riabilitazione psichiatrica
Cinema e psichiatria

58 L’Arte nella riabilitazione psichiatrica
Cinema e psichiatria Un forte potere evocativo che, nelle mani di uno psicoterapeuta, può diventare uno strumento - la cinematerapia - da affiancare agli altri della cura, un momento di stimolo per superare più semplicemente momenti difficili della vita prendendo consapevolezza delle nostre emozioni e dei nostri sentimenti quando dolori e paura ce li confondono.

59 L’Arte nella riabilitazione psichiatrica
Cinema e psichiatria C’è poi chi analizza e cataloga i film in base alle problematiche ed alle particolari fasi della vita come Vincenzo Mastronardi, docente di Psichiatria all’università La Sapienza di Roma. Il professore ha stilato degli elenchi in base ai contenuti emotivi, una guida per chi voglia sfruttare il cinema come strumento di riflessione e autocoscienza. L’utilizzo dei film, la loro proiezione è altresì un nuovo modo per esplorare le tematiche più profonde suscitate dalla malattie oncologiche. La cinematerapia viene così utilizzata dagli operatori sanitari al Policlinico Gemelli di Roma, coordinata dal dottor Domenico Nesci che insegna e coordina i corsi in Psico-Oncologia all’Università Cattolica di Roma.

60 L’Arte nella riabilitazione psichiatrica
Cinema, televisione e fotografia Semeiotica dell’audiovisivo …semeiotica è la scienza dei segni e il compito della semeiotica è lo studio della relazione tra segno e significato.. “segno “ immagine, suono etc che assume un significato comunicativo per chi lo fruisce -significante: è la manifestazione fisica del segno, la rappresentazione mentale dell’aspetto fisico del segno -significato: “entità psichica” il valore semantico che ognuno di noi attribuisce al segno, il concetto o idea cui il segno rimanda R. Provenzano 2007 (La retorica del linguaggio)

61 L’Arte nella riabilitazione psichiatrica
Cinema, televisione e fotografia Semeiotica dell’audiovisivo Il legame tra significato e significante può essere: -arbitrario: non vi è alcun legame naturale bensì un legame convenzionale Iconico: vi è una relazione naturale di somiglianza, di analogia come leggiamo un immagine è il risultato di ciò che si sa su ciò che si vede..il modo in cui i segni vengono letti è sempre comunque il frutto di un modo culturale di vedere di chi comunica e di un modello culturale di chi legge o guarda. R. Provenzano 2007 (La retorica del linguaggio)

62 L’Arte nella riabilitazione psichiatrica
Cinema, televisione e fotografia Semeiotica dell’audiovisivo Livelli di significazione Per ogni segno è possibile distinguere. -un significato primario: denotazione -vari significati secondari: connotazione mito metonimia metafora simbolo R. Provenzano 2007 (La retorica del linguaggio)

63 L’Arte nella riabilitazione psichiatrica
Cinema, televisione e fotografia Linguaggio audiovisivo …un linguaggio è un sistema comunicativo meno strutturato di una lingua, costituito da una pluralità di segni combinati, codici, in funzione di regole predeterminate per significare qualcosa in virtù di certe regole socialmente condivise da tutti i membri della comunità culturale…Il linguaggio audiovisivo si avvale di figure retoriche.. E’ stata definita comunicazione ogni processo mediante il quale una certa fonte fa passare attraverso un canale una certa quantità di informazione, finché non raggiunge il destinatario. R. Provenzano 2007 (La retorica del linguaggio)

64 L’Arte nella riabilitazione psichiatrica
Cinema, televisione e fotografia Semeiotica dell’audiovisivo La comunicazione si basa su 5 elementi fondamentali: -mittente -destinatario -messaggio -il canale -il codice R. Jakobson 1989

65 L’Arte nella riabilitazione psichiatrica
Cinema, televisione e fotografia Semeiotica dell’audiovisivo Dal punto di vista del mittente i segni si dividono in: -volontario o involontario -intenzionale o non intenzionale -espressivi o comunicativi

66 L’Arte nella riabilitazione psichiatrica
Cinema, televisione e fotografia Semeiotica dell’audiovisivo Dal punto di vista del destinatario i segni si dividono in: -”felici” - “infelici” -”concorrenti”

67 L’Arte nella riabilitazione psichiatrica
Cinema, televisione e fotografia Canale della comunicazione I mass media Il termine latino “medium” indica il mezzo attraverso cui avviene la comunicazione, ciò che consente il trasporto di informazione dal mittente al destinatario Il termina “mass” massa indica il destinatario come un entità multipla, non ad un singolo bensì ad un pubblico nella sua globalità. Destinatario come entità omogenea. Comunicazione “uno a molti” con perdita del feed-back offerto dalla presenza del destinatario che in una conversazione “uno a uno” modella e condiziona l’intero processo

68 L’Arte nella riabilitazione psichiatrica
Cinema, televisione e fotografia Tappe dello sviluppo dei mass media -3500 a.C. documenti manoscritti -1456 d.C. invenzione della stampa a caratteri mobili: meccanizzò l’arte degli emanuensi: promosse l’alfabetizzazione, promosse la cultura -metà del 1600: stampa quotidiana e periodica 1665: london gazette 1690: pubblic occurrences di boston 1840: invenzione del telegrafo: comunicazione per lunghe distanze 1850: invenzione della fotografia: riproduzione della realtà, riproduzione degli spazi, trasformazione del modo di porgere notizie. 1870: invenzione della cellula fotoelettrica

69 L’Arte nella riabilitazione psichiatrica
Cinema, televisione e fotografia Tappe dello sviluppo dei mass media -1895 invenzione del cinema: tentativo di eliminare lo scarto tra immagine e realtà, non riproduzione del reale ma riproduzione di un mondo immaginario -1897 invenzione del tubo catodico 1906: trasmissione radio di parole e suoni 1906: primo televisore (tubo catodico e cellula fotoelettrica) 1939: nasce NBC 1954: nasce la RAI 1960: primi elementi di computer graphic 1980: nasce digitalizzazione del segnale: era della comunicazione elettronica: “molti a molti”

70 L’Arte nella riabilitazione psichiatrica
Cinema, televisione e fotografia Semeiotica dei mass media Con i mezzi di comunicazione di massa, radio, cinema e televisione il rapporto tra mittente e destinatario cambia: -non c’è più un legame istantaneo -la comunicazione risponde al sistema “uno a moltissimi” -poiché rivolto a moltissimi l’informativa tende ad abbassarsi I nuovi mezzi offrono la possibilità di rappresentare la realtà come di creare nuovi mezzi immaginari

71 L’Arte nella riabilitazione psichiatrica
Cinema, televisione e fotografia Semeiotica dei mass media televisione Televisione si può presentare come: - medium trasparente: specchio fedele del mondo: televisione-verità, -medium opaco: testimone “degno di fede” della realtà “Un punto di vista” nel presentare i fatti è inevitabile e si riflette: -nelle scelte linguistiche -nelle scelte di ripresa (inquadrature, punti di vista, zoom) -nelle scelte delle immagini da presentare

72 L’Arte nella riabilitazione psichiatrica
Cinema, televisione e fotografia Semeiotica dei mass media televisione Teorie degli effetti sociali dei media: - immediati: teoria dell’ago ipodermico -a lungo termine: spirale del silenzio, coltivazione, dipendenza, agenda setting

73 L’Arte nella riabilitazione psichiatrica
Cinema, televisione e fotografia Semeiotica dei mass media televisione Teorie degli effetti sociali dei media: teoria dell’ago ipodermico -il mezzo di comunicazione è come un sottilissimo ago in grado di inoculare “sottopelle” al pubblico opinioni e simpatie. Si parla anche di “proiettile magico” che penetra nel “corpo” dell’ascoltatore senza ferirlo facendogli “esplodere dentro” il messaggio che porta con sé. Si basa sulle teorie comportamentiste di stimolo risposta: la comunicazione trasmette un opinione che si trasforma in una azione. Se lo stimolo è corretto l’azione che ne segue è quella attesa

74 L’Arte nella riabilitazione psichiatrica
Cinema, televisione e fotografia Semeiotica dei mass media televisione Teorie degli effetti sociali dei media: teoria della spirale del silenzio -il medium è pervasivo e tale da poter costruire delle vere e proprie “illusioni ottiche” creando un proprio mondo di riferimento e spacciandolo per reale. es.: un idea che appartiene ad una minoranza diventa grazie allo spazio che i media gli conferiscono. L’idea diventa “opinione pubblica” . Gli spettatori sono portati ad uniformarsi a quel pensiero “si viene a credere ciò che si pensa che gli altri credano”.

75 L’Arte nella riabilitazione psichiatrica
Cinema, televisione e fotografia Semeiotica dei mass media televisione Teorie degli effetti sociali dei media: dipendenza dai media -cognitiva: necessità di riferirsi ai media per la conoscenza della maggior parte della realtà sociale -d’orientamento: i media tendono a considerare ritmi di vita del pubblico: Così i ritmi della televisione sono condizionati da quelli del pubblico e sua volta la televisione tende a codificare l’orario di inizio dei film -di svago: studi sociologici dimostrano che guardare la televisione abbassa la soglia di conflittualità. L’altro aspetto è quello ludico: sindrome di “sherazade”

76 L’Arte nella riabilitazione psichiatrica
Cinema, televisione e fotografia Semeiotica dei mass media televisione Teorie degli effetti sociali dei media: teoria della coltivazione -in alcuni soggetti i media hanno il potere di determinare effetti di sfasamento tra realtà esperita effettivamente e l’immagine culturale della realtà trasmessa dai media. Teoria dell’agenda setting I grandi mezzi di comunicazione determinano di cosa si parla e anche qual’è l’importanza relativa degli argomenti

77 L’Arte nella riabilitazione psichiatrica
La fotografia “Fotografare è trattenere il respiro quando tutte le nostre facoltà di percezione convergono davanti alla realtà che fugge: in quell’istante la cattura dell’immagine si rivela un grande piacere fisico e intellettuale…fotografare è mettere sulla stessa linea di mira la testa, l’occhio, il cuore..è un modo di capire che non differisce dalle altre forme di espressione visuale”  Henri Cartier-Bresson

78 L’Arte nella riabilitazione psichiatrica La fotografia: Cenni storici
La parola fotografia ha origine da due parole greche: φως (photos) e γραφίς (graphia). Letteralmente quindi fotografia significa scrivere (grafia) con la luce (fotos). Ebbe origine dalla convergenza dei risultati ottenuti da numerosi sperimentatori sia nel campo dell'ottica, con lo sviluppo della camera oscura, sia in quello della chimica, con lo studio delle sostanze fotosensibili. La prima camera oscura fu realizzata molto tempo prima che si trovassero dei procedimenti per fissare con mezzi chimici l'immagine ottica da essa prodotta

79 L’Arte nella riabilitazione psichiatrica La fotografia: Cenni storici
Nel 1822 J Niepce scoprì che il bitume di Giudea era sensibile alla luce e lo utilizzò per produrre delle copie di una incisione del cardinale di Reims, Georges d'Amboise. Il bitume di Giudea è un tipo di asfalto che una volta esposto alla luce indurisce. Niepce cosparse una lastra di peltro con questa sostanza e vi sovrappose l'incisione del cardinale. Dove la luce riuscì a raggiungere la lastra di peltro attraverso le zone chiare dell'incisione, sensibilizzò il bitume, che indurendosi non poté essere eliminato dal successivo lavaggio con olio di lavanda. La superficie rimasta scoperta venne scavata con dell'acquaforte e la lastra finale poté essere utilizzata per la stampa. Nacque l’ eliografia Cardinale Georges d'Amboise A sinistra l'incisione originale del 1650, a destra la copia in eliografia del 1826 di Niepce

80 L’Arte nella riabilitazione psichiatrica La fotografia: Cenni storici
Nel 1827, Claude Niepce incontrò a Parigi Louis Jacques Mandé Daguerre: che era un pittore parigino conosciuto per aver realizzato il diorama, un teatro che presentava grandi quadri e giochi di luce, per cui Daguerre utilizzava la camera oscura. A Londra Niepce presentò l'eliografia alla Royal Society, che non accettò la comunicazione perché Niepce non volle rivelare tutto il procedimento. Tornò a Parigi e si mise in contatto con Daguerre, con il quale concluse nel dicembre 1829 un contratto valido dieci anni per continuare le ricerche in comune. Dopo quattro anni, nel 1833, Niepce morì senza aver potuto pubblicare il suo procedimento che nel frattempo si era perfezionato con l’uso del rame, del ioduro d’argento e la camera oscura. Daguerre modificò il contratto e impose il nome dell'invenzione in dagherrotipia, anche se mantenne il contributo di Joseph Niepce. Natura morta, dagherrotipo del 1837, ad opera di Louis Daguerre

81 L’Arte nella riabilitazione psichiatrica La fotografia: Cenni storici
Le prime fotografie destarono subito l'interesse e la meraviglia per la fedeltà dell'immagine e di come si potesse distinguere ogni minimo particolare, così che alcuni pensarono al fallimento della pittura o una drastica riduzione della sua pratica. Le foto della fine del XIX secolo sono dei veri e propri ritratti in posa in cui ogni persona è lievemente voltata di tre quarti ed è totalmente rigida. Nelle foto più antiche lo scenario della foto è sempre accuratamente costruito. Ogni scatto, non certamente molto frequente, costituiva una importante documentazione e pertanto meritava grande cura nell'impostazione.

82 L’Arte nella riabilitazione psichiatrica La fotografia: Cenni storici
Secondo la concezione dell'epoca, i ritratti dagherrotipici in una famiglia aristocratica venivano associati alla figura femminile, perché di basso costo e più veloci nell'esecuzione, mentre i ritratti a olio andavano al figlio maschio primogenito, che aveva il compito di proseguire la stirpe con il proprio cognome. Fotografia: come “specchio della realta”

83 L’Arte nella riabilitazione psichiatrica La fotografia: Cenni storici
Dal 1890 fino al 1910 le pose delle foto in studio sono ancora statiche ma la fotografia, nei primi del '900, comincia anche ad  affermarsi come innovativo mezzo di comunicazione. Contemporaneamente ai ritratti vengono infatti scattate fotografie di paesaggi, di guerre e scene di vita quotidiana. Si sviluppa il concetto di documentazione fotografica degli oggetti di pregio artistico e storico e nascono gli archivi di documentazione fotografica dei beni.

84 L’Arte nella riabilitazione psichiatrica La fotografia: Cenni storici
La fotografia si proponeva allora vari ruoli: -riprodurre immagini esistenti -sostitutivo ritrattistica domestica con valenza sociale -”congelamento” di un tempo, e delle attività dell’uomo -catalogare luoghi, razze, fenomeni sociali

85 L’Arte nella riabilitazione psichiatrica La fotografia: Cenni storici
Come forma di arte La fotografia cominciò ad acquistare autonomia come forma di arte agli inizi del sec. XX. Diventa un nuovo mezzo espressivo e comunicativo Si può distinguere: -fotografia strumento: possibilità di riproduzione meccanica, fedele della realtà -fotografia come linguaggio: possibilità di riproduzione della realtà a fini documentaristici ed espressivi.

86 L’Arte nella riabilitazione psichiatrica La fotografia: Cenni storici
Nel 1858 l'immagine Fading away di Henry Peach Robinson, raffigurante una giovane ragazza sul letto di morte circondata dai suoi parenti, venne criticata a causa del soggetto drammatico, ritenuto non opportuno per un'immagine fotografica, considerata ancora solo uno strumento per documentare la realtà e non per interpretarla artisticamente. Se da un lato la fotografia si adoperò per imitare la pittura, quest'ultima utilizzò sempre più frequentemente il dettaglio prodotto dalle fotografie come studio per la realizzazione dei quadri.

87 L’Arte nella riabilitazione psichiatrica La fotografia: Cenni storici
Nel 1866 Peter Henry Emerson dichiarò la fotografia arte pittorica, anche se in seguito ritrattò dichiarando che la fotografia era inferiore alla pittura. Nonostante questo, la fotografia pittorica o pittorialismo conquistò diversi circoli fotografici. L'inizio del nuovo secolo vide la negazione della fotografia come imitazione della pittura. Il nuovo corso propendeva verso la fotografia pura, diretta, come strumento estetico fine a se stesso. I fotografi scesero in strada e le nuove immagini ritraevano cantieri, metropoli, cieli drammatici, alla ricerca della forma pura o ripetuta, astratta, estetica comune al cubismo e ai nuovi movimenti artistici derivati. Stairway di Aleksandr Rodchenko, 1930

88 L’Arte nella riabilitazione psichiatrica La fotografia: Cenni storici
Dadaisti, surrealisti e costruttivisti scopriranno che la fotografia non era solo un occhio preciso costituito da un obiettivo e diaframma, ma anche camera oscura e schermo sensibile. Ciò significava poter manipolare le immagini dando largo spazio al caso e quindi all'imprevisto all'inconscio e al non senso. Con la sperimentazione essi contribuirono a rivoluzionare il concetto di arte che arriverà alle estreme conseguenze con l’arte concettuale degli anni sessanta e settanta in cui il rapporto tra rappresentazione iconica della realtà e realtà viene ridotto ai minimi termini.

89 L’Arte nella riabilitazione psichiatrica
La fotografia la fotografia è una rappresentazione ridotta, approssimata, circoscritta e simbolica della realtà

90 L’Arte nella riabilitazione psichiatrica
La fotografia ridotta: la riduzione in scala della realtà rimane una caratteristica peculiare della fotografia, anche se il gusto per la gigantografia e per la macro possono avere attenuato quest’aspetto; approssimata: nata come fortemente approssimata, sia per l’iniziale caratteristica del bianco e nero sia per le deformazioni prospettiche e dello sfuocato, gradualmente ha perso molto di questa caratteristica fino a divenire quasi uno specchio fedele del dato visivo, in virtù dell’evoluzione tecnologica che ha sempre teso alla massima definizione ed alla mimesi con il mondo reale; circoscritta: nel senso che, rispetto alla visuale umana, lo spazio di realtà prescelto per la sua rappresentazione, è rigorosamente racchiuso nei limiti di un parallelogramma. simbolica: con questo termine s’indica l’attitudine e l’orientamento dei fotografi della prima ora a ricalcare gli stilemi delle arti figurative legati all’idealizzazione simbolica della realtà.

91 L’Arte nella riabilitazione psichiatrica Considerazioni sul linguaggio
La fotografia: Considerazioni sul linguaggio Si parla di linguaggio fotografico, cioè l’insieme di scelte “grafiche” usate come mezzi espressivi e comunicativi che un fotografo mette in uso per far “parlare” le proprie fotografie. perchè la fotografia riesca a “parlare”, è necessario che i destinatari del messaggio iconografico intendano la stessa lingua, possiedano e sappiano usare i “codici” indispensabili alla decifrazione del linguaggio fotografico.

92 L’Arte nella riabilitazione psichiatrica Considerazioni sul linguaggio
La fotografia: Considerazioni sul linguaggio La fotografia utilizza i codici di comunicazione e di significazione, che opera mediante dei segni che sono visivi in cui segno-significante e segno-iconico coincidono. Si può distinguere anche in questa forma di arte il processo di significazione primaria: per ciò che rappresenta l'immagine (livello denotativo) e il processo di significazione secondaria nell'immagine fotografica: per quello che l'immagine significa (livello connotativo). L’universalità dell'immagine fotografica è tale solo entro lo stretto rapporto che lega il significante al significato nel momento della percezione a livello neurologico. Quando però si passa a dei processi più complessi di significazione, l'universalità del segno fotografico viene a mancare.

93 L’Arte nella riabilitazione psichiatrica
La fotografia: Considerazioni sul linguaggio Lettura di una fotografia La percezione fotografica impiega alcune fondamentali convenzioni che derivano dalla nostra esperienza di osservatori della realtà. Tali convenzioni tendono a stabilire relazioni tra i fenomeni abituali della visione e le reazioni che proviamo davanti alla fotografia. La lettura dell'immagine è anche condizionata da convenzioni sociali e culturali (prospettiva, educazione della percezione...), dalla personalità e dalle esperienze individuali di chi osserva.

94 L’Arte nella riabilitazione psichiatrica Considerazioni sul linguaggio
La fotografia: Considerazioni sul linguaggio Con il progredire delle tecniche fotografiche è possibile individuare per mezzo dell'apparecchio fotografico, fenomeni che sfuggono alla percezione o alla ricezione del nostro strumento ottico, l'occhio. L'apparecchio fotografico è perciò in grado di perfezionare e in particolare di integrare il nostro strumento visivo Il segreto delle immagini "scorrette" : viste dall'alto, dal basso, di scorcio, risiede nel fatto che l'apparecchio fotografico riproduce la pura immagine ottica, mostrando così le distinzioni, le deformazioni, gli scorci ecc. otticamente reali, mentre il nostro occhio integra l'immagine ottica con la nostra esperienza intellettuale, mediante legami associativi formali e spaziali, in un immagine concettuale. G. Chiesa 1980

95 L’Arte nella riabilitazione psichiatrica
La fotografia: Applicazioni in ambito psichiatrico Vi sono molte ragioni per ritenere la fotografia, insieme alle altre forme di espressione artistica già ampiamente utilizzate in contesti terapeutici o educativi, possa essere un valido strumento per approfondire la conoscenza del sè… D. Ronchi 1998

96 L’Arte nella riabilitazione psichiatrica
La fotografia: Applicazioni in ambito psichiatrico Anni J.L.Moreno e C.Rogers si sono interessati all’impiego terapeutico della fotografia Bisogna però aspettare gli anni 1960 perché appaiano studi sistematici sulla sua applicazione in terapia. Cornelison e Arsenian pubblicano i primi risultati di uno studio su 16 pazienti schizofrenici. Il metodo terapeutico fu chiamato “esperienza di sé”, ed hanno proceduto scattando con la polaroid una foto ai pazienti, mostrandogliela e discutendone con loro. Gli autori registrarono una forte partecipazione emotiva dei soggetti nella discussione di ciò che vedevano di loro stessi e un miglioramento del quadro psicotico in metà dei soggetti

97 L’Arte nella riabilitazione psichiatrica
Applicazioni in ambito psichiatrico L’utilizzo della fotografia in psicoterapia da allora: Von Gerhild Staabs - Anni '70. Kohut S.Jennings Fryrear, Nuell, & Ridley Wolkan Ziller, & Smith Kaslow e Friedman , Fryrear Rober - Anni '80. Fryrear e Corbit Ehrlich & Tomkiewic Hogan Hunsberger D.T.Wessels Walker Paniagua & Saee L.Hall e S.Lloyd Arntzen & Westa Castelnuovo-Tedesco Novey L.Milligan

98 L’Arte nella riabilitazione psichiatrica
La fotografia: Applicazioni in ambito psichiatrico Le fotografie: una tecnica micropsicoanalitica applicata in psicoterapia. Nella pratica micropsicoanalitica, il lavoro in profondità, cioè quello che raggiunge le basi energetiche e pulsionali dell'uomo, si ottiene con la tecnica della seduta giornaliera, di molte ore consecutive, e con i seguenti supporti tecnici: --studio delle fotografie; - studio della corrispondenza; - studio dei disegni dei luoghi di abitazione; - studio dell'albero genealogico; - studio delle registrazioni di alcune sedute. Peluffo 1984

99 L’Arte nella riabilitazione psichiatrica
La fotografia: Applicazioni in ambito psichiatrico Le fotografie: una tecnica micropsicoanalitica applicata in psicoterapia. E’ l'insieme di queste rappresentazioni-affetti e delle loro interazioni filogenetiche e ontogenetiche che definisce l'Immagine, così come la si intende in micropsicoanalisi. La descrizione dettagliata, per mezzo di lenti elettriche ad ingrandimenti progressivi, delle fotografie personali e di famiglia, recenti e passate, permette di assimilare e di ri-introiettare la propria persona, dalla nascita. Inoltre dà la possibilità di assimilare e di ri-introiettare i personaggi della propria vita madre, padre, fratelli, sorelle, nonni, avi, etc .... Questo lavoro di impregnazione fotografica favorisce il rivissuto delle rappresentazioni-affetti della vita infantile Peluffo 1984

100 L’Arte nella riabilitazione psichiatrica
La fotografia: Applicazioni in ambito psichiatrico Le fotografie: una tecnica micropsicoanalitica applicata in psicoterapia. Nel periodo questa tecnica è stata applicata presso il Dipartimento di Salute Mentale di Frosinone. Le sedute si svolgevano con cadenza bisettimanale della durata di circa 1 ora. I soggetti inclusi nello studio furono -soggetti che, nel corso dei primi incontri, avevano fatto spontaneo riferimento a materiale fotografico indipendentemente dall’orientamento diagnostico; -soggetti che avevano già effettuato trattamenti psicoterapeutici e che presentavano una ripresa della sintomatologia; -situazioni borderline o psicosi emergenti; -casi in cui il materiale evocativo è scarso e la prepotenza dell’immagine può rappresentare un aggancio percettivo al dato di realtà.      Marzi 2004

101 L’Arte nella riabilitazione psichiatrica
La fotografia: Applicazioni in ambito psichiatrico Le fotografie: una tecnica micropsicoanalitica applicata in psicoterapia. 7 pazienti che hanno seguito il trattamento hanno raggiunto una buona stabilizzazione rispetto ai sintomi portati al momento dell’accoglienza e migliore compliance con la struttura. In particolare i due pazienti con diagnosi di psicosi non hanno subito ospedalizzazioni nei 5 anni successivi e, pur avendo presentato nuove crisi, si sono avvalsi del trattamento ambulatoriale avendo raggiunto una buona critica delle loro condizioni. I dati di quell’esperienza, dunque, permettevano di sostenere che la psicoterapia con lo specifico supporto tecnico dello studio del materiale fotografico secondo la micropsicoanalisi, per quanto applicato su scala ridotta, può consentire anche in istituzione degli assestamenti soddisfacenti e costituire uno strumento di intervento. Marzi 2004

102 L’Arte nella riabilitazione psichiatrica
La fotografia: Applicazioni in ambito psichiatrico Le fotografie: una tecnica micropsicoanalitica applicata in psicoterapia. La fotografia rappresenta una via di accesso privilegiata alle narrazioni del paz. e questo perché in grado di essere, allo stesso tempo, mezzo espressivo e linguaggio specifico dotato di un proprio codice. Le foto rappresentano sempre il risultato di un momento percettivo in quanto metafora del modo che il paz. ha di percepire il mondo: del suo modo di essere, di relazionarsi, di vedere quello che gli è intorno (ciò che il mondo crede si aspetti da lui, ciò che crede di poter offrire, ciò che ritiene avere il diritto di ottenere o di dovere fare…). Le immagini, infatti, non ritraggono una riproduzione fedele della realtà, in quanto la percezione di quest’ultima è soggetta all’interpretazione dell’osservatore. Ciò che ritraggono è una selezione interpretativa di essa, una reinvenzione. Rossi 1997

103 L’Arte nella riabilitazione psichiatrica
La fotografia: Applicazioni in ambito psichiatrico Tale processo percettivo, di tipo visivo, avviene sia nel caso in cui è il paziente a scattare la foto, sia in fotografie in cui il pz viene fotografato, sia lavorando su foto scelte da lui stesso per descriversi o per descrivere la propria famiglia, i parenti, gli amici…E’ anche il criterio che il pz adotta nella scelta delle immagini da portare o da scattare all’interno del setting stesso. Permette di lavorare sui livelli di consapevolezza di sè, di esplicitazione dei rapporti di figura sfondo tra gli elementi che la foto ritrae. Compito del terapeuta: Il terapeuta entra nell’universo razionale del racconto del paz e ne mette in evidenza le incongruenze ponendo accenti e domande. All’interno di questo percorso, il terapeuta compie un’operazione di facilitazione, di fiorire della memoria, del racconto di sé da parte del paz.. Ad interessare è ciò che la fotografia evoca nel paziente. La fotografia diventa come un diario che viene letto e verbalizzato dalla persona. Rossi 1997

104 L’Arte nella riabilitazione psichiatrica
La fotografia: Applicazioni in ambito psichiatrico Il lavoro si sviluppa in più fasi: -in un primo momento, viene chiesto alla persona di disporre le foto sul pavimento in modo casuale. Questo tipo di disposizione consente una maggiore plasticità sia perché il pavimento rappresenta un’area ampia che offre la possibilità di posizionare le immagini aldilà dei limiti ristretti di un tavolo, sia perché permette al cliente di creare dei percorsi, di muoversi tra le fotografie dando vita a forme. -Una volta disposte le fotografie, ha inizio tra cliente e terapeuta un’operazione di ricostruzione di senso che passa attraverso una serie di domande che in qualche modo esplicitino il motivo per cui sono state disposte in quella particolare posizione e quello che evocano il lui. Rossi 1997

105 L’Arte nella riabilitazione psichiatrica
La fotografia: Applicazioni in ambito psichiatrico Sono vari i livelli che posseggono una loro valenza terapeutica: -il soggetto: - l’evento: è un momento, ma intorno a quel momento sicuramente c’è stato un evento, un accadimento, un processo relazionale. Può essere una modalità di lavoro anche andare a ricostruire il movimento che non c’è più nella foto, quello precedente e quello successivo all’istantanea. Sono associazioni, fantasie, in quanto non sappiamo cosa è successo veramente nella realtà storica, tuttavia, questo giocare con la propria storia è molto probabile smuova il cliente e lo porti a prendere in considerazione nuove cose, alcune delle quali anche disconfermanti ciò che le immagini rappresentano Rossi 1997

106 L’Arte nella riabilitazione psichiatrica
La fotografia: Applicazioni in ambito psichiatrico Studio condotto presso SEATT (Sezione Aperta per il Trattamento Tossicodipendenti) del carcere di Rimini. Obiettivo Può un sistema simbolico di rappresentazione del reale quale è la fotografia fungere da mezzo per operare su vari livelli di consapevolezza, farsi tramite per delle esperienze sull’autopercezione, sull’orientamento spaziale e temporale, sul vissuto autobiografico? La fotografia è stata usata in psicoterapia esclusivamente come strumento narrativo autobiografico, mentre in questa esperienza le immagini vengono costruite nel corso di un laboratorio con contenuti anche tecnici (l’uso della macchina fotografica) per giungere, manipolando materiali, alla reificazione di contenuti spesso astratti, inerenti alla psiche dell’individuo. Ronchi 1998

107 L’Arte nella riabilitazione psichiatrica
La fotografia: Applicazioni in ambito psichiatrico Gli esercizi Ecco ora alcuni degli esercizi proposti per approfondire e sperimentare la funzione sociale della fotografia in quanto reiterazione della memoria affettiva e sostituto oggettuale di realtà. l) Analizzare le immagini ritraenti i membri della propria famiglia o delle persone con cui sussiste un rapporto affettivo; chiedere il confronto tra l’allora ed il presente emotivo ed affettivo, chiedere di ricostruire in sala pose la postura e l’atteggiamento mentale che si aveva nell’istante in cui è stato eseguito il ritratto. 2) Nelle foto di gruppo, immaginare ciascun membro come un punto di forza che attrae e respinge gli altri, modificare le dinamiche di gruppo ritraendo i partecipanti in diverse configurazioni. Sin dai suoi albori la fotografia ha assunto la funzione sociale di reiterazione della memoria affettiva e di mantenimento della identità familiare attraverso il tramandarsi delle icone di famiglia. Ronchi 1998

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La fotografia: Applicazioni in ambito psichiatrico Foto di famiglia Il percorso del tossicodipendente è spesso caratterizzato dalla rottura con il legame familiare e la ricerca di una nuova identità sociale. Quando viene inserito all’interno del contesto carcerario le foto che ritraggono i momenti felici, le vacanze, rappresentano, testimonianze di un determinato status sociale, sintesi del proprio vissuto che aiutano a ritrovare un legame con il proprio nucleo di origine. La foto di gruppo congela gerarchie del gruppo stesso, ti posiziona all’interno di un contesto strutturato e ti fornisce l’identità relazionale; difficilmente nel classico ritratto di famiglia patriarcale il nonno non posa al centro. Si tratta semplicemente di giocare con questi elementi creando consapevolezza, in maniera che le scelte di stile di vita, di appartenenza ad un gruppo, di ritualità inerenti ai vari gruppi sia una scelta meditata e consapevole. Il gioco delle maschere, fotografia come conflitto tra ciò che si è e ciò che si vorrebbe apparire, rapporta tra realtà e sistemi di rappresentazione.

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La fotografia: Applicazioni in ambito psichiatrico Altri esercizi: il ritratto 1) Interpretare liberamente se stessi in sala pose, con la macchina fotografica azionata da un timer e quindi in assenza di fotografo. 2) Stampare un ingrandimento del proprio viso e sviluppare una ulteriore seduta di sala pose dove al posto della propria faccia si utilizzerà la propria immagine o l’immagine di altri membri del gruppo. 3) Tramite l’utilizzo di oggetti di scena e o didascalie, operare dei salti di contesto o di significato, modificando il significato o l’uso di un oggetto o di una immagine. Il ritratto è uno specchio temporalmente sfalsato di fronte al quale sorge immediata la riflessione su ciò che si era al momento dello scatto e ciò che si è (o meglio, come ci si percepisce). si pone quindi come elemento per una vasta serie di riflessioni: l’io idealizzato, la propria maschera, il tempo come dimensione che separa l’allora fotografico dal presente, e quindi il cambiamento, l’analisi della postura, l’analisi del processo fotografico e di come questo, ben lungi dal documentare, interpreti il reale secondo gli specifici del mezzo

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La fotografia: Applicazioni in ambito psichiatrico La fotografia aiuta a pensare, intrecciare storie, mettere in relazione indizi e trovare nuovi significati alle cose. La fotografia aiuta a ricordare, collegare eventi lontani, a guardare oltre l'apparenza, a districarsi nel labirinto dei segni. Anna D'Elia, critica e storica dell'arte, insegna Pedagogia dell'Arte presso l'Accademia di Belle Arti di Bari.


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