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PubblicatoElisabetta Campo Modificato 9 anni fa
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Corso di Filosofia della scienza a.a. 2010/2011 (I° semestre) Il "gioco della scienza" nella riflessione di Karl Popper e nel dibattito epistemologico contemporaneo Prof. Luciano Dottarelli Modulo I
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La parabola neopositivistica Dalla scoperta alla giustificazione: la nascita della filosofia della scienza K.R.Popper e il Circolo di Vienna
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La tradizione metodologica induttiva «Il modo di pensare di una volta condannava l'investigazione a procedere arrampicandosi; e, per centinaia di anni, l'infatuazione per Hogg [Bacone] specialmente, fu tale che virtualmente ogni forma di pensiero propriamente detto fu arrestata; nessuno osava enunciare una verità, di cui egli fosse debitore soltanto verso la propria anima. Non importava se la verità era veramente dimostrabile, perché i cocciuti savants dell'epoca tenevano conto soltanto della via per la quale essa era stata raggiunta; essi non guardavano neppure al fine. "Vediamo il mezzo!", gridavano, "il mezzo”» Edgar Allan Poe, Mellonta tauta
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Un sostenitore ingenuo “Dapprima tutti i fatti dovrebbero venire osservati e registrati, senza operare una scelta e senza fare supposizioni aprioristiche sulla loro importanza relativa. In secondo luogo, i fatti osservati e registrati dovrebbero venire analizzati, confrontati e classificati, senza fare uso di altre ipotesi e postulati, che non siano quelli necessariamente coinvolti nella logica del pensiero. In terzo luogo, da questa analisi dei fatti dovrebbe venir tratta induttivamente una generalizzazione sulle relazioni, classificatorie o causali, intercorrenti fra gli stessi fatti. In quarto luogo, la ricerca ulteriore dovrebbe essere tanto deduttiva quanto induttiva, utilizzando inferenze tratte dalle generalizzazioni stabilite in precedenza” A. B. Wolfe, Functional economics
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Le difficoltà della concezione induttivista Il “problema di Hume” L’induzione come metodo per la corretta formulazione di leggi universali, a partire da asserzioni osservative singolari, comunque raccolte, non può essere logicamente giustificata Uno sguardo alla storia della scienza: molte delle teorie scientifiche accettate sono state formulate come “affrettate anticipazioni”, senza una previa giustificazione in base alle osservazioni
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Contesto della scoperta e contesto della giustificazione (1) All'interno del positivismo logico viennese, si elaborò la distinzione tra “procedimenti della scoperta” e “procedimenti della giustificazione”. Si giunse così ad escludere dall'ambito della discussione epistemologica il problema dell'origine di una nuova teoria (contesto della scoperta) e a focalizzare l'attenzione intorno ai metodi di controllo e di accettazione (contesto della giustificazione) “E’ legittimo cercare con ogni mezzo, tuttavia, ciò che viene trovato deve reggere al controllo” H. Hahn, O. Neurath, R. Carnap, Wissenschaftliche Weltauffassung. Der Wiener Kreis, Wien 1929 [La concezione scientifica del mondo, Bari 1979, p. 80]
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Contesto della scoperta e contesto della giustificazione (2) Se il compito dell'epistemologia è la “ricostruzione razionale” dell'impresa scientifica, essa dovrà limitarsi a ricostruire il solo contesto della giustificazione di ogni nuova proposta teorica Hans Reichenbach: “Introdurrò i termini contesto della scoperta e contesto della giustificazione per indicare questa distinzione. Diciamo allora che l'epistemologia si occupa soltanto di ricostruire il contesto della giustificazione”. Experience and prediction, Chicago 1938, p.7
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Epistemologia e psicologia empirica Anche per Popper il contesto della scoperta deve essere escluso dalla ricostruzione razionale e i processi di pensiero che in esso intervengono sono affidati allo studio della psicologia della conoscenza, che è disciplina empirica «Il problema dell'origine, di come vi si è giunti - se attraverso "procedimenti induttivi", come dicono alcuni, o con un atto di intuizione - può risultare assai interessante, soprattutto per chi voglia tracciare una biografia dell'inventore, ma ha poco a che fare con lo stato o natura scientifica della teoria»
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K.Popper: la “logica” della ricerca scientifica K.R. Popper, Logik der Forschung, Wien 1935 (in realtà 1934). Edizione inglese con nuove appendici, The logic of scientific discovery, New York 1959 [Logica della scoperta scientifica, Torino 1970] Un titolo pertinente solo in un'accezione molto estesa di “logica”
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Il metodo ipotetico-deduttivo Il procedimento della scienza ha carattere ipotetico-deduttivo “Da una nuova idea, avanzata per tentativi e non ancora giustificata in alcun modo - un'anticipazione, un'ipotesi, un sistema di teorie o qualunque cosa si preferisca - si traggono conclusioni per mezzo della deduzione logica” (Logica della scoperta scientifica) In particolare si deducono dalla teoria certe asserzioni singolari ("predizioni”) le quali vengono confrontate con i risultati delle applicazioni pratiche e degli esperimenti In questo senso “l'empirismo, in una forma o nell'altra, sebbene forse in una veste moderata e modificata, è la sola interpretazione del metodo scientifico che possa oggi venir presa seriamente in considerazione”
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La parabola neopositivistica L’iniziale propensione giustificazionistica nei riguardi della conoscenza scientifica giungerà a rovesciarsi in un relativismo con tinte storico- pragmatiche La giustificazione razionale della conoscenza scientifica va ricercata mediante la sua riduzione diretta o indiretta all’esperienza A questo scopo la nuova filosofia fa largo uso del metodo di analisi logica di Bertrand Russel e con esso assume la teoria dell'atomismo logico (Russel, Wittgenstein) per cui, ammessa l'esistenza di proposizioni semplici che asseriscono “il sussistere di stati di cose”, tutte le altre proposizioni sono “generalizzazioni delle proposizioni elementari”
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Il metodo dell’analisi logica «Il metodo dell'analisi logica è ciò che distingue il nuovo empirismo e positivismo da quello anteriore, che era orientato in senso più biologico-psicologico» (La concezione scientifica del mondo) Il metodo consiste nel pervenire a proposizioni elementari, le quali sono vere se sussiste lo stato di cose che descrivono, false se non sussiste «La proposizione è una funzione di verità delle proposizioni elementari. (La proposizione elementare è una funzione di verità di se stessa)» Wittgenstein, Tractatus logico-philosophicus, 1921 Il “sistema di costituzione” di R. Carnap forniva una ricostruzione razionale di tutti i concetti ed asserti della scienza, a partire da quelli al livello più basso del sistema, che concernono le esperienze immediate soggettive (La costruzione logica del mondo, 1928)
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Il principio di verificazione come criterio di significanza Il neopositivismo assume la riducibilità al dato elementare come criterio non solo del carattere empirico, ma anche di significanza delle proposizioni Wittgenstein aveva scritto nel Tractatus: «Comprendere una proposizione vuol dire sapere come stanno le cose nel caso sia vera» Schlick: «il significato di una proposizione è il metodo della sua verifica» L'applicazione del criterio conduce dunque ad una iniziale demarcazione tra proposizioni insensate ed asserzioni autentiche, passibili in linea di principio di “verificazione conclusiva” (Schlick) Queste ultime sono poi vere se il controllo dà esito positivo, false se dà esito negativo. La scienza è così l'insieme delle proposizioni significanti risultate vere
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La demarcazione tra scienza e non scienza Il principio di verificazione, utilizzato come criterio di demarcazione consente anche di scalzare in modo nuovo la metafisica Infatti le sue proposizioni, non essendo verificabili, risultano semplicemente insensate. Le pseudoproposizioni della metafisica “non servono alla rappresentazione di dati di fatto... ma solo all'espressione del sentimento della vita” e «I metafisici non sono che musicisti senza talento musicale» (Carnap, “Superamento della metafisica attraverso l’analisi logica del linguaggio” 1932) L'accusa di insensatezza colpisce anche ogni filosofia normativa o dei valori insieme alle tradizionali posizioni gnoseologiche (idealismo, realismo ecc.) Invece le asserzioni analitiche della logica e della matematica, per quanto non ci diano alcuna informazione intorno a qualche situazione empirica (prive di senso), ci illustrano il modo in cui usiamo certi simboli Wittgenstein: “Tautologia e contraddizione non sono però insensate; esse appartengono al simbolismo”
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Il dibattito sulle proposizioni protocollari O.Neurath: «non c'è nessun modo per formulare delle proposizioni protocollari pure e definitivamente assunte per vere, come base di partenza della scienza» La credenza in “proposizioni originarie” che non richiedono verifica deve venir meno, essendo accertato che, anche in una proposizione protocollare, «è necessario e inevitabile che abbiano luogo delle "elaborazioni"». Neurath: «la sorte di essere eliminata può toccare anche ad una proposizione protocollare. Per nessuna proposizione esiste un noli me tangere»
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Le difficoltà della verificazione Se tutte le proposizioni sono, alla stessa stregua, delle ipotesi, in quanto nessuna è definitivamente fondata, viene a mancare una solida base per il verdetto della verificazione L'unico criterio che resta è quello della coerenza tra le proposizioni: “Nella scienza unificata ci si adopera per costruire un "sistema privo di contraddizione", formato da proposizioni protocollari e proposizioni non-protocollari (comprese le leggi scientifiche). Quando ci si presenta una nuova proposizione, la confrontiamo con il sistema di cui disponiamo e controlliamo se la nuova proposizione è o non è in contraddizione con quel sistema. Nel caso in cui la nuova proposizione si riveli contraddittoria... si presentano due alternative: eliminare quella proposizione in quanto non se ne può far uso ("falsa"), ovvero "accettare" la proposizione e quindi modificare il sistema in modo tale che, accresciuto di essa, il sistema rimanga coerente. La nuova proposizione si potrà definire allora "vera" (Neurath)
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L’esito: un convenzionalismo storico-pragmatico Schlick denuncia l’esito relativistico: in base al criterio della coerenza non è possibile distinguere la scienza dalle favole Neurath: «Non esiste alcun sistema "vero" di proposizioni, distinto da quello che viene accettato nel momento presente» Carnap: «Sono indicate come "effettive proposizioni protocollari" quelle espressioni o annotazioni scritte che ci pervengono da alcuni uomini e, in particolare, dagli scienziati del nostro Circolo culturale. Per "scienza effettiva" intendiamo il sistema costruito da questi scienziati»
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Popper: la ricerca di una “terza via” Il relativismo, con cui si conclude la parabola neopositivistica, appare in stridente contrasto con l'iniziale intenzione giustificazionistica, che pretendeva fondare come definitivamente verificate le teorie scientifiche Popper:giustificazionismo e relativismo sono le facce di un'unica medaglia. L'adozione di un programma giustificazionistico conduce quasi sempre a delusioni, e quindi a relativismo e scetticismo, in quanto le sue esigenze non possono essere mai soddisfatte. Il proposito di Popper è quello di operare una ritirata strategica sul fronte della razionalità, in modo da evitare la disfatta e intraprendere una terza via che, soddisfacendo l'esigenza critica, salvaguardi l'oggettività della scienza.
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Verificazione e induzione Per Popper il fallimento principale cui va incontro il programma neopositivistico deriva dall'impossibilità di una soluzione al “problema di Hume” Hume: “Anche dopo l'osservazione della frequente e costante congiunzione di oggetti, non abbiamo ragione di trarre un'inferenza riguardante qualsiasi altro oggetto oltre quelli di cui abbiamo avuto esperienza” (Trattato sulla natura umana, 1739-40) La richiesta di una verificazione conclusiva delle leggi universali scientifiche in base ad asserzioni singolari d'osservazione non è altro che la richiesta di una logica induttiva da applicare al contesto della giustificazione. Popper:non c'è “differenza alcuna tra le idee dell'induzione e quelle della verificazione” E per Popper tutti i tentativi di giustificare l'induzione conducono ai vicoli ciechi dell'apriorismo o del regresso infinito.
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Il fallimento del principio di verificazione come criterio di demarcazione “ I positivisti, nella loro ansia di distruggere la metafisica, distruggono con essa la scienza della natura. Infatti le leggi scientifiche non possono, a loro volta, essere ridotte ad asserzioni empiriche elementari” In ogni caso il problema della demarcazione non va confuso con quello della significanza: le proposizioni metafisiche non hanno contenuto empirico ma non sono insensate, noi ne comprendiamo il significato Popper e Wittgenstein al Club delle Scienze morali di Cambridge (1946): “perplessità linguistiche” e “problemi filosofici”
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