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PubblicatoMona Blasi Modificato 11 anni fa
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Dialogo interreligioso Il monoteismo in genere e l’islamismo in specie
ARCIDIOCESI DI MESSINA LIPARI S. LUCIA DEL MELA Ufficio di pastorale per l’ecumenismo e per il dialogo interreligioso
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Cosa sono le religioni monoteiste?
Si dicono religioni monoteiste quelle che professano la fede in un solo Dio. Il termine deriva dal greco mónos (uno) e Theós (Dio). Le tre religioni monoteiste sono l’ebraismo, il cristianesimo e l’islamismo (“religioni del libro”).
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Oggi approfondiremo insieme…
ISLAMISMO
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Termini e concetti fondamentali
Islamismo deriva dalla parola araba islàm che significa “sottomissione”. Da qui il termine islamico. Il credente che accetta di sottomettersi a Dio vien detto muslìm cioè “colui che compie la volontà di Dio”. Dalla parola muslim deriva il termine musulmano. Dire islamico, musulmano o maomettano è dunque la stessa cosa. L’Islàm non è soltanto una spiritualità ma un modo totale di vita.
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La fede islamica La fede islamica può essere espressa attraverso due formule sintetiche valide per ciascun musulmano: Imàn (o formula della salvaguardia): “Credo fermamente in Dio uno e unico, e nei suoi angeli, e nei suoi libri rivelati ai profeti, e negli inviati di Dio (profeti), e nel giorno del Giudizio, e nella vita dopo la morte”. 2. Islàm (o abbandono in Dio): “Confesso che non c’è Dio all’infuori di Allah e Maometto è il suo profeta, professo la chiamata alla preghiera, l’obbligo dell’elemosina, del digiuno di Ramadan e del pellegrinaggio alla Mecca”.
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Da questa schematica formulazione di fede derivano i cinque precetti fondamentali islamici imposti dal Corano Il Corano … è il libro sacro dei musulmani che contiene la rivelazione fatta da Dio in lingua araba a Maometto nel VI secolo: “Il Corano rappresenta il messaggio di Dio in arabo agli Arabi”. Dettato dallo stesso profeta, il Corano è formato da 114 capitoli (sure) in prosa rimata. … è sempre scritto con arte ed è trattato con grande cura: viene conservato avvolto in un panno pulito e per la lettura viene poggiato su un leggio. Prima di toccare il Corano i musulmani si assicurano della loro pulizia personale.
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I pilastri della fede islamica
Sono cinque: Professione di fede in Allah e nel suo profeta Maometto (shahadah); Preghiera (salah); Elemosina (zakkat); Ramadan (sawn); Pellegrinaggio alla Mecca (hajj); Nel simbolo dell’Islàm, la stella a cinque punte incastonata nella mezza luna indica proprio i cinque pilastri delle fede islamica.
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1. La professione di fede in Allah e nel suo profeta Maometto
I musulmani credono che il loro Dio ha creato dal nulla tutte le cose; egli non può essere rappresentato poiché è assolutamente misterioso. A questo Dio sono attribuiti novantanove nomi positivi (onnipotente, giusto, sapiente…), mentre il centesimo - il suo vero nome - rimane sconosciuto ed è sostituito dall’appellativo Allah che significa semplicemente “Dio”. Allah è un Dio unico. Gli islamici ripongono la loro fede nel Corano consegnato a Maometto dall’arcangelo Gabriele, ma riconoscono la natura rivelata della Bibbia e dei Vangeli seppure affermano che questi testi hanno perduto il loro messaggio originale poiché sono stati corrotti nei secoli. Maometto ha ricevuto la rivelazione direttamente da Allah in lingua araba, per questo è il primo ed il più grande dei profeti. I musulmani credono anche in altre figure storiche considerate profeti, seppur non alla stregua di Maometto: Abramo, Giacobbe, Giuseppe, Mosè, Davide, Salomone, Giovanni Battista, Gesù. I musulmani credono anche nell’immortalità dell’anima la quale è considerata una sorta di soffio angelico che rimane invisibile e imperscrutabile fino al giorno del Giudizio. Credono inoltre che i morti risorgeranno per essere destinati al paradiso oppure all’inferno. Paradiso e inferno sono immaginati come luoghi di piaceri fisici ed estetici o privazione di essi. I peccatori che tuttavia hanno osservato la dottrina rimarranno all’inferno finché Maometto non li avrà liberati; chi invece è morto per l’Islam sarà accolto in paradiso immediatamente, senza passare per il Giudizio finale.
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Chi è Gesù per gli islamici?
Gesù è considerato un profeta ma non il Figlio di Dio né tantomeno Dio: “Non vi è altro Dio al di fuori di Allah e Maometto è il suo profeta”. Nella XIX sura del Corano così si legge: “Gli empi affermano: Allah si è preso un figlio. Avete detto qualcosa di mostruoso. Manca poco che si spacchino i cieli, si apra la terra e cadano a pezzi le montagne, perché attribuiscono un figlio al Compassionevole. Non si addice al Compassionevole prendersi un figlio. Tutte le creature dei cieli e della terra si presentano come servi al Compassionevole”. Gli islamici credono nella nascita verginale di Gesù da Maria e venerano la Madonna. Non credono però nella crocifissione, nella risurrezione e quindi nella redenzione; ritengono piuttosto che il profeta Gesù sia stato innalzato direttamente al cielo da Dio, senza passare per la croce. La passione sarebbe stata subita da un uomo reso simile a Gesù agli occhi dei suoi persecutori, ma non da Gesù.
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2. La preghiera I musulmani pregano cinque volte al giorno con lo sguardo rivolto verso la Mecca: “Ognuno ha una direzione verso la quale volgere il viso. Gareggiate nel bene. Ovunque voi siate, Allah vi riunirà tutti. In verità Allah è Onnipotente. E da qualunque luogo tu esca, volgi il tuo viso verso la Santa Moschea, ecco la verità data dal tuo Signore e Allah non è disattento a quello che fate. E allora, da qualunque luogo tu esca, volgi il tuo viso verso la Santa Moschea. Ovunque voi siate, rivolgetele il viso, sì che la gente non abbia pretesti contro di voi - eccetto quelli di loro che prevaricano - : non temeteli, ma temete Me, affinché realizzi per voi la Mia Grazia e forse sarete ben guidati” (II Sura).
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Ancora… Le preghiere vanno rivolte ad Allah prima del sorgere del sole (1), dopo mezzogiorno (2), al termine del pomeriggio (3), dopo il tramonto del sole (4) e prima di mezzanotte (5). La più importante delle preghiere islamiche è quella del venerdì. Ogni fedele di sesso maschile è obbligato alla preghiera del venerdì nella moschea. La preghiera è preceduta da abluzioni rituali allo scopo di purificare i fedeli e renderli idonei alla lode e a toccare il Corano. Ci si lava la faccia, le braccia e i piedi. Se l’impurità (contaminazione) è particolarmente grave – come nel caso dei rapporti sessuali – prima della preghiera è necessario fare il bagno. Le preghiere sono brevi e tutte tratte dal Corano o dagli Hadith, racconti della vita e dei discorsi di Maometto. La posizione del corpo durante la preghiera varia nel corso della preghiera stessa: all’inizio si rimane in piedi, successivamente ci si prostra sopra un tappeto o una stuoia con la fronte piegata fino a terra.
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3. L’elemosina L’elemosina imposta è detta zakkat; essa è prevista dal Corano ed è stabilita dallo Stato che sullo stesso Corano è fondato. L’elemosina rappresenta il diritto della comunità musulmana di essere aiutata con la ricchezza individuale superflua, serve per le opere di pubblico interesse o di beneficenza, per il culto e per la diffusione dell’Islàm. L’elemosina legale, oltre ad avere valore sociale, è ritenuta un mezzo per espiare i propri peccati; essa ha dunque anche un valore morale. E’ tuttavia possibile, oltre all’elemosina imposta, devolvere offerte libere alle casse delle mosche.
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4. Il Ramadan Ramadan corrisponde al nono mese del calendario arabo. Il Ramadan è tempo sacro riservato alla riflessione personale, alla preghiera, al perdono e al digiuno. Durante il Ramadan il ritmo della vita rallenta fino alla cessazione di ogni attività lavorativa. In questo periodo aumenta l’afflusso dei fedeli alle moschee. Alla fine del Ramadan, nella notte detta “della potenza” i musulmani commemorano la discesa del Corano dal cielo che sarebbe appunto avvenuta all’inizio del ministero di Maometto, proprio in questo mese. Il digiuno del Ramadan serve a ripristinare l’equilibrio dell’anima e del corpo; durante questo tempo sacro è possibile nutrirsi soltanto prima del sorgere del sole e dopo il suo tramonto; non è possibile inoltre fumare, bere ed avere rapporti sessuali.
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5. Il pellegrinaggio alla Mecca
La Mecca è la città sacra dei musulmani all’interno della quale si trova la kaaba; questa è una costruzione cubica (m. 9 x 12) situata nel cortile della grande moschea che si ritiene edificata da Abramo con l’aiuto del figlio Ismaele. All’esterno dell’angolo sud-est della kaaba si trova incastonata la Pietra Nera, un meteorite identificato, prima dell’avvento di Maometto, con il dio locale Hubal. All’interno della kaaba è possibile vedere l’impronta del piede di Abramo, la tomba di Agar e quella di Ismaele. Ciascun musulmano deve recarsi alla Mecca almeno una volta nella vita per esprimere la propria sottomissione a Dio, l’uguaglianza tra gli uomini, l’unità musulmana e la purificazione-sacrificio. Nel corso della permanenza alla Mecca non è consentito radersi, tagliarsi i capelli e le unghie, avere rapporti sessuali, litigare o far del male a qualcuno. Il rito della visita alla Mecca è regolato da apposite norme che i musulmani osservano scrupolosamente.
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Il Jihad o guerra santa Consiste nello sforzo che ciascun musulmano deve compiere per difendere strenuamente l’Islam. Spesso il Jihad è inteso in senso estremistico e fanatico; ciò accade quando si interpreta grossolanamente la II Sura del Corano che così si esprime: “Combattete per la causa di Allah contro coloro che vi combattono, ma senza eccessi, ché Allah non ama coloro che eccedono. Uccideteli ovunque li incontriate, e scacciateli da dove vi hanno scacciati: la persecuzione è peggiore dell'omicidio. Ma non attaccateli vicino alla Santa Moschea, fino a che essi non vi abbiano aggredito. Se vi assalgono, uccideteli. Questa è la ricompensa dei miscredenti. Se però cessano, allora Allah è perdonatore, misericordioso. Combatteteli finché non ci sia più persecuzione e il culto sia reso solo ad Allah. Se desistono, non ci sia ostilità, a parte contro coloro che prevaricano”.
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I ministri del culto La figura religiosa di maggiore importanza è l’Imàm; questi è la guida spirituale cui è affidato il compito di guidare la preghiera nelle moschee. L’imàm è designato dalla comunità stessa è può contrarre matrimonio. Oltre all’imàm, nel mondo musulmano esistono gli Ulemàs, cioè i dottori della legge che possiedono una profonda conoscenza del Corano; anche gli ulemàs possono sposarsi. Un’altra figura religiosa è il Marabutto, vale a dire un santo degno di venerazione o il fondatore di una confraternita o ancora un predicatore dell’Islàm. Il Muezzìn è colui che, dall’alto dei minareti, invita i fedeli alla preghiera. L’invito (fatiha) recita così: “Dio è il più grande: lo testimonio che non c’è altro Dio che Dio; lo testimonio che Maometto è il messaggero di Dio. Affrettatevi alla preghiera, affrettatevi a compierla. Allah è il più grande: non c’è altro Dio che Dio”. Il Khatìb è colui che nella moschea predica il sermone del venerdì. Degni di nota sono pure i Sufi, cioè i mistici e pensatori islamici che insistono sulla spiritualità interiore, sull’amore di Dio e la devozione.
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Celebrazioni I musulmani celebrano le nascite, i matrimoni e piangono i loro morti. La nascita: si consiglia che il primo suono udito dal neonato sia l’invito alla preghiera, sussurrato in ciascuna delle orecchie. Anche se gli usi variano da Paese in Paese, in genere tutti i maschi devono essere circoncisi tra i sette giorni e i dodici anni. In Turchia i ragazzi sono circoncisi a sette anni circa e per l’occasione indossano bei costumi e organizzano una grande festa di famiglia. Il matrimonio: è considerato, insieme all’educazione dei figli, parte del disegno di Dio sull’umanità. Il matrimonio sancisce l’unione tra due famiglie ed è compito dei genitori scegliere la sposa o lo sposo dei figli. Il matrimonio è un contratto non un sacramento e può essere celebrato nella moschea ma non è obbligatorio. Il divorzio è autorizzato ma è caldamente sconsigliato. Il Corano, tra molte, contiene una espressione significativa per indicare l’unione matrimoniale: “Nella notte del digiuno vi è permesso di accostarvi alle vostre donne. Esse sono per voi una veste, e voi siete una veste per loro” (sura 2,187). La morte: dopo la morte il corpo viene lavato ritualmente, avvolto in un sudario bianco e seppellito al più presto. È proibita la cremazione perché i corpi sono destinati alla risurrezione. La morte fa parte del disegno divino quindi non va temuta e sono sconsigliate forme eccessive di dolore. Dopo la morte chi ha compiuto il bene andrà in paradiso, gli altri saranno destinati alle fiamme.
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Calendario e feste Il calendario islamico è quello lunare e non viene eseguito alcun aggiustamento per concordarlo con quello solare e dato che l’anno lunare è più breve di quello solare di 10 o 11 giorni, le date musulmane cambiano costantemente in rapporto al calendario occidentale. Gli anni sono contati a partire dalla venuta di Maometto a Medina nel 622 (egira).
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Calendario e feste Le principali feste islamiche
Moharram: è il primo mese dell’anno. Il decimo giorno si celebra l’Ashura (festa di espiazione). È anche il giorno in cui Noè avrebbe attraccato l’arca dopo il diluvio. La festa dell’Ashura è preceduta da due giorni di digiuno. In questo stesso giorno, gli sciiti celebrano il martirio di Hussein, nipote del profeta Maometto, e durante le cerimonie i giovani si flagellano in segno di lutto. Ramadan: è il nono mese dell’anno; il mese del digiuno (vedi sopra). Alla fine del Ramadan, nella notte detta “della potenza” o “del destino” i musulmani commemorano la laila al Qadir che ricorda la discesa del Corano dal cielo. La fine del digiuno è segnata dall’aid el fitr, la “piccola festa” o “festa della rottura del digiuno”. I musulmani celebrano la festa con celebrazioni, banchetti, regali e acquisto di abiti. Dhu ed hajj: è l’ultimo mese dell’anno ed è il mese dei pellegrinaggi alla Mecca. Aid el kebir: è il decimo giorno dell’ultimo mese durante il quale si celebra i sacrificio di Abramo che offrì Ismaele. Durante la festa si compiono sacrifici di animali. Mulud e nabi: questa celebrazione varia da luogo in luogo. Si ricorda il compleanno del profeta Maometto con processioni, discorsi e preghiere.
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La società islamica Nel mondo islamico la religione permea completamente la vita sociale, sicché la stessa società è fondata sulle norme contenute nel Corano che, oltre ai precetti religiosi, contiene anche norme di carattere morale, igienico e giuridico (sharìa = legge islamica). Il Corano è il testo ufficiale della cultura e dei governi musulmani.
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Ancora… Gli infedeli non possono accedere alle cariche pubbliche né rivestire particolari uffici di potere. La società musulmana è tipicamente maschilista a norma della IV Sura del Corano che recita testualmente: “Gli uomini sono preposti alle donne, a causa della preferenza che Allah concede agli uni rispetto alle altre”. Soltanto gli uomini godono la piena capacità giuridica. Alle donne il Corano riconosce diritti limitati, anche se a partire dagli anni Venti, conseguentemente all’impegno profuso dal movimento femminista sorto in Egitto, la posizione sociale della donna musulmana è molto migliorata. L’islàm distingue cinque categorie di attività umane: quelle proibite, quelle condannabili ma non proibite, quelle neutre (non è importante compierle), le azioni buone e quelle obbligatorie (trascurarle è peccato).
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La società musulmana La famiglia: il matrimonio tra musulmani è soltanto un contratto stipulato davanti a un giudice, contratto dal quale si può essere sciolti mediante divorzio. Un musulmano può sposare donne ebree o cristiane, mentre le donne possono sposare solo uomini musulmani, o uomini ebrei o cristiani che promettono di convertirsi all’Islàm. Il matrimonio è poligamico e l’uomo può avere fino a quattro mogli purché riservi a ciascuna di esse la stessa maritale attenzione; quest’ultima clausola fa sì che in realtà la poligamia è esercitata raramente (meno del 5%). In alcuni Paesi, come la Tunisia, è stata imposta la monogamia.
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Ancora… La moschea: la moschea non è prettamente un luogo sacro: Dio può essere pregato in ogni luogo. È piuttosto un luogo aperto, adatto agli incontri e alla vita sociale. In alcuni Paesi si possono anche vedere viaggiatori che riposano o addirittura dormono nella moschea. La moschea serve alla comunità per tutti i suoi bisogni. Nell’islàm non c’è distinzione tra sacro e profano: tutto è sacro perché il Corano permea l’intera vita dei musulmani. Struttura della moschea Tutte le moschee hanno una sala pubblica per la preghiera e un minareto. La sala è coperta di tappeti sui quali i fedeli pregano scalzi. Il mirhab è una nicchia a parete che indica la direzione della Mecca, mentre il minbar è la tribuna dalla quale si tiene il sermone del venerdì. Ogni moschea è fornita di una vasca per fare le abluzioni prima della preghiera. Le donne assistono alle preghiere nella moschea in un luogo separato che spesso è una galleria al primo piano.
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La umma o comunità dei credenti
La comunità dei credenti, detta umma, conta oggi circa un miliardo di fedeli sparsi nel mondo, soprattutto in Medio Oriente, nell’Africa del Nord e dell’Ovest e in Asia. La umma si divide principalmente in sunniti (90% di tutti i musulmani) e sciiti.
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I sunniti I sunniti costituiscono la frangia tradizionale fedele all’insegnamento di Maometto e di Abu Beker, primo successore e suocero del profeta. Il loro nome deriva da sunna, cioè “regola di condotta” da intendere come “tradizione” - detta anche hadith (“notizia”) - che raccoglie i detti e gli atti di Maometto. Corano e Hadith costituiscono le principali fonti della religione e del diritto islamico. Per i sunniti, il Corano è rivelazione eterna ed increata, mentre gli imàm o califfi sono guide simboliche della umma ma non hanno alcun potere soprannaturale, come invece ritengono gli sciiti; l’unico depositario della rivelazione divina, infatti, è Maometto. I sunniti costituiscono oggi circa il 90% dei musulmani.
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I sunniti I sunniti si dividono in quattro tradizioni con differenze minime: I malikiti: sorti attorno alla metà dell’VIII secolo (Africa Occidentale e Maghreb); I safaiti: forma liberale della tradizione malakita sorta a Baghdad (Africa Orientale e Asia del Sud-Est); Gli hanafiti: fondati in Iraq. È il rito preferito dagli imperi musulmani come quello ottomano. Gli hanbaliti: sorti attorno alla metà del IX secolo seguono un rito molto rigido (Arabia Saudita).
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Gli sciiti Gli sciiti costituiscono, dopo i sunniti, il secondo importante gruppo islamico, circa il 10% dei musulmani. Essi si rifanno ad Alì, cugino e genero di Maometto, marito di sua figlia Fatima, considerato unico legittimo successore del profeta. Gli sciiti insistono sul principio della discendenza di sangue da Maometto, quale condizione per assurgere al grado di imàm (califfo). Per gli sciiti, infatti, l’imàm è il successore di Alì nel ministero politico e religioso ed è dotato di ogni sapienza e di poteri taumaturgici, essendo il custode – come già Maometto - della divina verità. Gli sciiti, a differenza dei sunniti, ritengono che il Corano proviene da Allah che, tuttavia, l’ha creato nel tempo. Si oppongono ai sunniti dei quali non riconoscono la legittimità degli imàm poiché manca, sin dall’inizio, l’elemento ereditario. Gli sciiti attendono l’ultimo imàm che si manifesterà nella storia alla fine dei tempi.
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Gli sciiti Gli sciiti si dividono in cinque tradizioni che talvolta sono lontane dall’Islàm classico: I duodecimani: credono che il dodicesimo imàm della stirpe di Alì riapparirà come l’Eletto alla fine del mondo (Iran); Gli Ismaeliti: riconoscono in Ismaele, figlio di Abramo e della schiava egiziana Agar, il settimo imàm (Pakistan); Gli zayditi: rappresentano gli sciiti conservatori (Yemen del Nord); Gli alawiti: sono i “difensori di Alì” (Siria). Credono anche nella risurrezione di Gesù; I drusi: gruppo apparso in Siria e in Libano nel 1021.
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All’interno del vasto panorama islamico esistono anche i karigiti: movimento molto minoritario presente soprattutto nel sultanato di Oman e nell’isola di Zanzibar.
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Chiesa Cattolica e Islam
I contrasti tra musulmani e cristiani trovarono il loro tragico apice nel Medioevo a motivo delle Crociate che dall’Occidente muovevano verso Oriente alla conquista del Santo Sepolcro. Lungi dal raggiungere l’obiettivo, il più delle volte, i soldati crociati si limitarono a conquistare e saccheggiare le città orientali, uccidendo le popolazioni locali di fede islamica e imponendo loro la propria religione (latinizzazione).
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Il Concilio Ecumenico Vaticano II
Nella seconda metà del XX sec. andò aprendosi la strada del dialogo; basti citare in merito quanto il Concilio Ecumenico Vaticano II ha espresso nella Dichiarazione sulle relazioni della chiesa con le religioni non-cristiane Nostra Aetate: “La chiesa guarda con stima anche i musulmani che adorano l’unico Dio, vivente e sussistente, misericordioso e onnipotente, creatore del cielo e della terra, che ha parlato agli uomini. Essi cercano di sottomettersi con tutto il cuore ai decreti anche nascosti di Dio, come si è sottomesso Abramo, al quale la fede islamica volentieri si riferisce. Benché essi non riconoscano Gesù come Dio, lo venerano però come profeta, onorano Maria la sua Madre verginale, e talvolta pure la invocano con devozione. Inoltre attendono il giorno del giudizio quando Dio retribuirà tutti gli uomini risuscitati. Per questo essi apprezzano la vita morale e rendono culto a Dio soprattutto con la preghiera, le elemosine e il digiuno. E sebbene, nel corso dei secoli, non pochi dissensi e inimicizie sono sorti tra cristiani e musulmani, il sacrosanto sinodo esorta tutti a dimenticare il passato e a esercitare sinceramente la mutua comprensione, nonché a difendere e promuovere insieme, per tutti gli uomini, la giustizia sociale, i valori morali, la pace e la libertà”.
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Attualmente… A partire dal Concilio, la Chiesa Cattolica, come pure il Consiglio Ecumenico delle Chiese costituito ad Amsterdam nel 1948, “cercano il colloquio coi musulmani. Il fine di tali incontri è di conoscersi meglio per smantellare i pregiudizi e collaborare nell’ambito sociale per il bene dell’umanità e per la pace nel mondo”.
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E noi? Dobbiamo ricercare il dialogo perché esso è davvero necessario. Un dialogo fondato sulla reciproca conoscenza, sul rispetto dell’altrui sensibilità e sulla valorizzazione degli elementi comuni. Dobbiamo considerare saggiamente il problema della reciprocità e dell’impostazione generale dell’Islamismo. Dobbiamo sapere e insegnare alle nostre comunità che la sincerità è garanzia di verità.
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Il modo migliore per un sereno approccio all’Islam è, dunque, lo sforzo serio di conoscenza.
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Grazie per l’attenzione e…
Buon cammino Don Roberto
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