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Confronto dei tre sonetti
Io voglio del ver la mia donna laudare Io voglio del ver la mia donna laudare ed asembrarli la rosa e lo giglio: più che stella diana splende e pare, e ciò ch’è lassù bello a lei somiglio. Verde river’ a lei rasembro e l’âre, tutti color di fior’, giano e vermiglio, oro ed azzurro e ricche gioi per dare: medesmo per lei rafina meglio. Passa per via adorna, e sì ch’abassa orgoglio a cui dona salute, e fa ’l de nostra fé se non la crede; e no•lle pò apressare om che sia vile; ancor ve dirò c’ha maggior : null’om pò mal pensar fin che Chi è questa che vèn ,ch’ogn’om la mira Chi è questa che vèn, ch’ogn’om , che fa tremar di chiaritate l’âre e mena seco , sì che parlare null’omo pote, ma ciascun sospira? O Deo, che sembra quando li occhi gira, dical’ , ch’i’ nol savria contare: cotanto d’umiltà donna mi pare, ch’ogn’altra ver’ di lei i’ la chiam’ira. Non si poria contar la sua piagenza, ch’a le’ s’inchin’ogni , e la beltate per sua dea la mostra. Non fu sì alta già la mente nostra e non si pose ’n noi tanta salute, che propiamente n’aviàn canoscenza Voi che per li occhi mi passaste ‘l core Voi che mi passaste ’l core e destaste la mente che dormia, guardate a l’angosciosa vita mia, che sospirando la distrugge Amore. E’ vèn tagliando di sì gran valore, che’ deboletti spiriti van via: riman figura sol en segnoria e voce alquanta, che parla dolore. Questa d’amor che m’ha disfatto da’ vostr'occhi ’ presta si mosse: un dardo mi gittò dentro dal fianco. Sì giunse ritto ’l colpo al primo tratto che l’anima tremando si riscosse veggendo morto ’l cor nel lato manco. per li occhi la mira Amor Amore Amor Amor vertù gentile gentil gentil vertute vertute la vede Di Guido Guinizzelli Di Guido Cavalcanti Di Guido Cavalcanti
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Analisi Lessicale rasembro abbassa orgoglio mia donna somiglio vile
Io voglio del ver la mia donna laudare rasembro abbassa orgoglio mia donna somiglio vile per li occhi asembrarli la mira Amor pare Amore salute Amor om âre Amor vertù Passa - vèn gentile gentil gentil vertute splende – fa tremar di chiaritate core passaste piagenza vertute la vede distrugge disfatto beltate Non fu sì alta la mente che propriamente n’aviàn conoscenza - dolore umiltà destaste la mente che dormia l’anima tremando dea morto ‘l cor Voi che per gli occhi mi passaste il core Chi è questa che vèn, ch’ ogn’om lamira
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Campi Semantici Paragone fra la donna e:
rosa, giglio, verde river’, color di fior’, giano e vermiglio, oro e azzurro, ricche gioi Campo sensoriale visivo: uso della similitudine con elementi naturali(ma niente descrizione fisica) Campo semantico della luce stella diana splende fa tremar di chiaritate l’ âre Invocazione di Dio: O Deo Ricorso a termini astratti: chiaritate, umiltà, ira, beltate, vertute, canoscenza Dimensione trascendente dell’effetto dell’amore Ampio uso della negazione Impossibilità di descrivere l’amore, che è un evento distruttivo: null’omo, nol savria, ecc.; distrugge, dolore, disfatto, ecc. Campo semantico della guerra passaste ‘l core, destaste la mente, E’ vèn tagliando, riman figura sol en segnoria, un dardo mi gittò dentro dal fianco, ecc. Concretizzazione dell’effetto dell’amore
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Livello tematico: l’Amore visto nei tre sonetti
Io voglio del ver la mia donna laudare Chi è questa che vèn ch’ogn’om la mira Voi che per li occhi mi passaste ‘l core La figura femminile subisce una trasformazione nel passaggio tra la lirica provenzale e il dolce stilnovo,ossia viene sublimata a creatura angelica(donna-angelo), con caratteristiche non più terrene:perciò si usano verbi come sembrare,parere. Questo passaggio avviene anche lessicalmente: domina-mia donna-Madonna. La donna,figura benefica,mediazione fra terra e cielo,agisce sul cuore di chi la guarda,dando impulso ad una scoperta e ad un miglioramento dell’interiorità dell’anima. E’ presente il tema della lode alla donna, che non è più aristocratica, ma borghese, cioè passa per le vie cittadine(passa per via –che vèn). E’ presente il tema cavalcantiano dell’impossibilità della mente di razionalizzare l’esperienza emotiva dell’amore che avviene nel cuore. La donna è veicolo del distruttivo Amore che annienta le reazioni morali e intellettive dell’innamorato. La donna dona salvezza a chi riceve il suo saluto(duplice significato di salute) . Il tema comune a tutti è l’Amore che passa attraverso gli sguardi di entrambi(donna=>uomo). L’amore,che passa attraverso gli occhi della donna,è un evento distruttivo,che penetra nel cuore dell’uomo e risveglia l’anima intellettiva. Ne consegue un annientamento morale che riduce l’innamorato a un guscio vuoto. Questo tema è sottolineato dall’interrogativa iniziale ,dall’uso di molte negazioni e dall’attonito silenzio che segue la sua comparsa. La donna eterea provoca un forte impatto visivo(fa tremar di chiaritate l’âre) e viene delineata attraverso attributi astratti che la rendono irraggiungibile. La donna(mia donna) è una presenza diafana,che richiama colori naturali vivi. La donna è priva di concretezza,irraggiungibile, poichè sfugge alla conoscenza dell’uomo. La donna suscita sensazioni piacevoli. La donna è cosi gentile che umilia l’orgoglioso, allontana i pensieri malvagi e avvicina a Dio(converte alla fede cristiana).
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Livello Fonetico-Sintattico e Figure Retoriche
I tre sonetti vengono scritti nell’ambito del dolce stilnovo: La sintassi è lineare(non ci sono inversioni forti) e prevale la paratassi, nonostante l’uso di qualche subordinata prevalentemente consecutiva, riferita all’effetto che provoca la donna. Non ci sono suoni aspri Le rime(giglio-somiglio, salute-vertute, mira-sospira, core-Amore, valore-dolore ecc.) sono dolci e leggiadre ed esaltano la delicatezza delle immagini della donna. Esse sono alternate nelle quartine(ABAB nel primo sonetto), incrociate (ABBA nel secondo e nel terzo) e ripetute nelle terzine(CDE CDE nel primo e nel terzo), invertite(CDE EDC nel secondo). In tutte e tre i sonetti la figura retorica più importante è la personificazione dell’amore, che ne esalta il valore. Si possono notare anche altre figure retoriche significative Io voglio del ver la mia donna laudare -antitesi gentile/vile -tante similitudini Chi è questa che vèn ,ch’ogn’om la mira -climax nol savria contare,no si poria contar,non fu si alta[…]che propiamente n’avian canoscenza Voi che per li occhi mi passaste ‘l core -metafora presente nell’ultima terzina sconvolgimento prodotto dall’amore/morto ‘l cor E’ importante inoltre notare nel terzo sonetto la leggerezza dello stile, nonostante il tema della sofferenza dell’amore.
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Presentazione realizzata da Yuri Sneider e Patricia Prutean del III F
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