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DECAMERON
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DECAMERON = calco lessicale dall’ Hexameron, opera di Sant’Ambrogio dedicato ai sei giorni della creazione. Il sottotitolo è Il principe Galeotto, con riferimento al personaggio del ciclo bretone che aiutò Lancillotto e Ginevra a rivelare il loro reciproco amore e riecheggia un famoso verso, riferito allo stesso personaggio, del V canto dell’Inferno "Galeotto fu 'l libro e chi lo scrisse", verso con cui Francesca da Rimini termina il suo racconto. Il titolo Il libro narra di un gruppo di giovani (sette ragazze e tre ragazzi) che, durante l'epidemia di peste del 1348, incontratisi nella chiesa di Santa Maria Novella, decidono di rifugiarsi sulle colline presso Firenze.
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Le cento novelle Per due settimane, l'«onesta brigata» si intrattiene serenamente con passatempi vari, e in particolare ciascun pomeriggio (tranne i giorni di venerdì e sabato dedicati alla penitenza) ognuno di loro racconta una novella agli altri secondo un tema stabilito il giorno prima Al termine di ogni giornata ciascun novellatore, a turno, intona una ballata, cui seguono i commenti degli ascoltatori.
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Il fine della narrazione
Essenzialmente laica Orientata al diletto del lettore Opera di consolazione ed evasione Priva di intenti moralistici
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Le novelle Ogni giornata ha un re o una regina che stabilisce il tema delle novelle; due giornate però, la prima e la nona, sono a tema libero. L'ordine col quale vengono decantate le novelle è casuale; Dioneo solitamente narra per ultimo e non necessariamente sul tema scelto dal re o dalla regina della giornata, risultando così essere una delle eccezioni che Boccaccio inserisce nel suo progetto così preciso e ordinato.
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Le fanciulle Elissa: c’è un’allusione al nome col quale è anche chiamata Didone nell’Eneide Lauretta: rimanda alla donna amata da Petrarca Pampinea: la rigogliosa, nome già usato da Boccaccio Neifile: è figura allegorica della poesia stilnovistica e di Dante stesso Fiammetta: nome già presente nel Filocolo Filomena: l’amante del canto, era la dedicataria del Filostrato Emilia: la lusinghiera, forse allude ad un’ esperienza amorosa fiorentina dell’autore
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I giovani Panfilo: nome già usato per indicare l’amante infedele nell’Elegia di Madonna Fiammetta Filostrato: secondo l’etimologia errata di Boccaccio, sarebbe “il vinto d’amore” ma correttamente è il vinto dalla guerra. Dioneo: “il lussurioso”, era stato già usato dall’ autore come auto- definizione in un’epistola.
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La forma narrativa del Decameron
La struttura del Decameron presenta numerose simmetrie: dieci narratori, dieci giornate, dieci novelle al giorno la rubrica, premessa a ogni giornata e a ogni novella, ne riassume il tema la prima giornata rappresenta i vizi umani, la decima il trionfo delle virtù, secondo una logica ascensionale una cornice unitaria, che ordina la varietà dei racconti e la molteplicità del reale
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La cornice: il movente narrativo
Le novelle sono inserite in una "cornice" narrativa: con questo termine si intende tutto ciò che circonda le novelle, le introduzioni e le conclusioni nelle quali si descrivono le occupazioni della lieta brigata. Macro- novella introduttiva in cui si intrecciano realtà e fantasia.
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La cornice ha diversi scopi Funzione di natura morale Funzione armonizzante tipo letterario Inutile dire che esempi simili esistevano nella novellistica indiana e araba, allora diffusissima: ma la geniale trovata del Boccaccio fu quella di utilizzare come "cornice" non un qualsiasi pretesto favoloso bensì un evento reale della contemporanea storia cittadina, e a esso legare quasi per antitesi la svariata materia delle storie narrate.
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La novella Antecedenti volgari:
Novellino, la più antica raccolta novellistica a noi nota, composta nell’ultimo ventennio del Duecento Flos novellarum, opera perduta, firmato da Francesco da Barberino, contemporaneo di Boccaccio. Rispetto alla tradizione latina Boccaccio sembra recidere decisamente il legame con le forme religiose dell’exemplum e della legenda: le novelle narrate non si addicono, come afferma l’autore nella conclusione dell’opera, “né tra cherici né tra filosofi” (Decameron, Conclusioni, 7). Una nuova dimensione ludica, legata al piacere del testo, è la giustificazione autonoma per la composizione letteraria, che appare ormai svincolata dall’assillo di finalità gnoseologiche o morali.
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I temi Ingegno Cortesia Amore Fortuna
L'opera presenta una grande varietà di temi, di ambienti, di personaggi e di toni Ingegno Cortesia Amore Fortuna
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Fortuna Natura Fortuna
La concezione della vita morale nel Decameron si basa sul contrasto tra Fortuna e Natura, le due ministre del mondo (VI, 2, 6). L'uomo si definisce in base a queste due forze: evento inaspettato che sconvolge le vicende e che condiziona l’uomo, che però volgere a proprio favore le occasioni offerte Natura Fortuna forza primordiale la cui espressione prima è l'Amore come sentimento invincibile che domina insieme l'anima e i sensi
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Fortuna La Fortuna presente nell'opera è il "caso", a differenza di Dante che la considerava una intelligenza angelica che agiva nell'àmbito di un progetto divino (Inferno,VII,76- 96). L'opera boccacciana non è ascetica ma laica, svincolata dal teocentrismo che invece sta alla base della Commedia di Dante e della mentalità medievale della quale il Decameron rappresenta l'"autunno".
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Amore L'amore per Boccaccio è una forza insopprimibile, motivo di diletto ma anche di dolore, che agisce nei più diversi strati sociali e per questo spesso si scontra con pregiudizi culturali e di costume. La virtù in questo contesto non è mortificazione dell'istinto, bensì capacità di appagare e dominare gli impulsi naturali.
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Le novelle sull’amore L’amore è inteso come legge ineluttabile della natura umana; di esso Boccaccio conosce gli aspetti più nobili a gentili, come quello di Federigo degli Alberighi per madonna Giovanna, o gli aspetti più eroici e tragici, come quello di alcune novelle in cui la forza invincibile dell'amore si afferma soltanto nella morte, come nella novella di Lisabetta da Messina. Federigo degli Alberighi Griselda Lisabetta da Messina
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Rispetto alla riflessione dantesca c'è un passo indietro: Dante aveva conquistato il fattore razionale anche in questo campo che sembra dominato esclusivamente dal sentimento, rendendo l'uomo più libero di scegliere il bene per sé e per gli altri; ora Boccaccio sembra quasi invitare l'uomo a perdere la componente razionale, per renderlo nuovamente legato all’ appetito di fera, che era costato l'inferno a Paolo e Francesca.
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Nel Decameron la donna acquista dignità di personaggio: non è più oggetto dipendente dall'uomo, ma diviene soggetto autonomo che può provare desiderio e non ha timore di esprimere i propri sentimenti. . La donna Boccaccio possiede una concezione della donna più materiale e carnale: per lo scrittore non è peccato soddisfare i propri impulsi amorosi,anzi, esalta la capacità e la gioia nel soddisfarli.
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Industria Uno dei temi centrali del Decameron è l’industria Chichibio e le gru sesta giornata Capacità dell’uomo di contrastare le avversità della fortuna e di dominare la realtà oggettiva e piegarla ai propri fini Prodotto della civiltà mercantile Il re e lo stalliere, II novella della terza giornata
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Cortesia Condanna della “ragion di marcatura” che in nome della logica del guadagno spinge alla crudeltà Fusione auspicata tra Virtù cortesi e virtù borghesi
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Il tempo e lo spazio Affresco di grande realismo
Il periodo storico è per lo più il presente, con personaggi appartenenti alla borghesia mercantile e comunale, ma anche alla nobiltà cavalleresca o al popolo minuto. Non mancano però novelle in cui l’ambientazione è il passato. L’opera presenta una estrema varietà di luoghi: Città e regioni d’Italia (Toscana, Milano e Lombardia, Sicilia, sardegna) e d’Europa (Parigi) Paesi esotici, per raccontare i viaggi dei mercanti pisani, genovesi, veneziani o le avventure dei corsari.
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Una visione laica della vita
piuttosto che… esperienza spirito d'osservazione rispetto degli istinti naturali l'arte della parola e del racconto cultura libresca pedissequa imitazione loro mortificazione a fini religiosi enciclopedismo erudito
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Il ruolo dello scambio BRANCA sottolinea la portata profondamente rivoluzionaria di un'opera che fa spesso protagonisti delle sue narrazioni i mercanti, che sceglie come scenari gli spazi attraversati dalle rotte commerciali più diffuse e, soprattutto, che contrappone ai valori religiosi un'etica decisamente laica. TODOROV osserva che la struttura del reciproco raccontarsi, ricorrente nel Decameron, rinvia al meccanismo dello scambio, tipico del mondo economico- mercantile. Il racconto, come la moneta, ha valore in quanto è strumento di scambio.
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Dichiarazioni di poetica
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Il proemio Partendo dalla propria esperienza, ossia dal “refrigerio” che i piacevoli ragionamenti di qualche amico gli hanno procurato in un periodo particolarmente difficile, Boccaccio intende ricambiare la gratitudine aiutando a sua volta chi, a causa della propria condizione psicologica e sociale, è afflitto da “malinconia o gravezza di pensieri”. Destinatarie privilegiate dell’opera sono quindi le donne, le quali dalla lettura potranno ricavare “diletto delle sollazzevoli cose” e “utile consiglio ... in quanto potranno cognoscere quello che sia da fuggire e che sia similmente da seguitare”.
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L’autodifesa dell’autore : l’introduzione alla IV giornata
Boccaccio, prima di descrivere le consuete occupazioni della brigata, difende la propria opera dalle critiche sollevate dai lettori delle novelle circolate fino a quel punto e chiarisce: il legame tra amore e poesia l’amore come forza naturale cui non si può resistere le donne come ispiratrici di poesia Racconta quindi egli stesso “la novella delle papere”, che mostra scherzosamente quanto sia forte l’attrazione delle donne sugli uomini e come l’amore sia dettato dalle leggi della natura, alle quali è impossibile, anzi, dannoso resistere.
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Schema delle accuse e delle repliche (IV, 5-11 e 30-39)
A Boccaccio piacciono troppo le donne ed egli troppo si ingegna per piacere loro e consolarle e inoltre le loda (e non dovrebbe) Dichiara di considerare poco queste accuse provenienti da uomini insensibili e rivendica la nobile natura delle donne, la naturalezza istintiva dell'amore e l'impossibilità di resistergli, soprattutto per chi ne ha fatto esperienza. È troppo vecchio per ragionare di donne o tentare di piacere loro Dichiara che l'amore non ha età portando l'esempio di alcuni letterati illustri che a esso si sono dedicati. Sarebbe meglio che si dedicasse alla letteratura alta (Parnaso) Nega che ad un argomento umile corrisponda uno stile basso Dovrebbe pensare a procurarsi da vivere Asserisce che è meglio aver fame "tra le favole" vivendo intensamente piuttosto che esser sazi per poi morire "acerbi". In altra guisa essere state le cose da me raccontatevi che come io le vi porgo Avrei molto caro che mi si recassero gli originali Schema delle accuse e delle repliche (IV, 5-11 e 30-39): Ciò consente:
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La Conclusione dell’autore
Nella conclusione dell’autore, rivolta sempre alle nobilissime giovani, Boccaccio si difende dall’accusa d’essere stato licenzioso: le sue novelle non sono sempre caste perché rappresentano la realtà in modo libero da condizionamenti di carattere morale. Egli esalta la varietà della materia narrata, la molteplicità dei punti di vista, la stessa mutabilità delle cose del mondo e, nello stesso tempo, rivendica la libertà del letterato e l’autonomia del linguaggio, che consiste nell’adattare la forma al contenuto.
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Varietà di stili e di registri
Boccaccio nell’Introduzione alla quarta giornata spiega di aver adottato la pluralità di registri e di stili, con prevalenza dello stile comico, nell’accezione medievale di umile e basso, adatto quindi per aderire più strettamente alla realtà e per rappresentare ogni aspetto della vita quotidiana. I diversi personaggi si esprimono ciascuno attraverso un proprio linguaggio: - quelli popolari usano termini d’uso comune, anche scurrili, - quelli borghesi o nobili usano un linguaggio raffinato e colto, I personaggi ad alta caratterizzazione morale si esprimono in uno stile tragico
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La diffusione del Decameron
La diffusione del Decameron avvenne negli ambienti borghesi e mercantili ad opera di importanti famiglie quali Buondelmonti, Acciaiuoli, Bardi. Tuttavia si dovrà aspettare il 1467 per avere una splendida illustrazione del Decameron di carattere letterario e aristocratico. Nonostante fosse stato considerato un testo proibito (ciò fin dal 1559), con l'introduzione della stampa il capolavoro del Boccaccio divenne uno dei testi più stampati; intorno al Cinquecento il cardinale Pietro Bembo lo definì il modello perfetto per la prosa volgare.
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L’autografo decameroniano, cod. Hamilton 90
Il codice Hamilton 90, consultabile presso la Staatsbibliothek di Berlino, è un esemplare membranaceo, databile al 1370 che, nonostante la presenza di numerosi errori di copiatura, si pensa sia autografo del Boccaccio. In realtà proprio i ripetuti lapsus calami, insieme ad alcune caratteristiche materiali del codice, quali ad esempio la qualità non ottima della pergamena, farebbero pensare ad un “esemplare di lavoro”. Databile per le caratteristiche della calligrafia agli anni finali della vita del Boccaccio, l’Hamilton 90 attesta una redazione che può definirsi “ultima” solo in ordine di tempo. La presenza di numerose varianti alternative o sostitutive, situate nell’interlinea e a margine del testo, denuncia infatti il continuo ritorno dell’autore sulla narrazione e conferisce al manoscritto l’indubbio carattere di un work in progress.
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Canterbury Tales Scritto in versi e in Middle English, già simile all’inglese moderno, ma con commistioni inglese-francese. E’ stato paragonato al Decamerone di Boccaccio – che però è scritto in prosa - per realismo, tipo di comicità e anche tipo di struttura. Sia i Canterbury Tales sia il Decameron sono racconti con una cornice (frame). Un gruppo di persone si intrattengono raccontando storie: i rifugiati dalla peste nel caso del Decameron, il pellegrinaggio a Canterbury per Chaucer.
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