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Trovatori, giullari, clerici vaganti

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Presentazione sul tema: "Trovatori, giullari, clerici vaganti"— Transcript della presentazione:

1 Trovatori, giullari, clerici vaganti
Appunti di letteratura italiana III Prof. ssa Maria Rosaria Di Deco

2 Trovatori e trovieri Un Trovatore  si accompagna con un strumento antico simile alla nostra chitarra (lingua d’oc) Un Troviero di corte  recita alcuni versi (lingua d’oil)

3 Trovatori e trovieri Mentre in Italia si sviluppò la civiltà dei Comuni, in Francia si allargò sempre più il concetto di corte: era come un'isola di civiltà e cultura, in cui si svolse una vita autonoma, slegata spesso dalle vicende politiche e dai conflitti religiosi, ispirata agli ideali di "cortesia" e della "cavalleria", fondata principalmente su un elegante cerimoniale, sull'omaggio galante, sul divertimento spensierato. L'atmosfera di questo mondo rifluì in quella produzione tipicamente cortigiana e aristocratica che è la lirica trovadorica. Il movimento trobadorico fu il primo movimento poetico della letteratura europea in volgare e nacque in Provenza, verso il 1100 diffondendosi poi nel nord della Francia ma anche in Germania, in Spagna e in Italia. In lingua d'oil (che sarà la base del francese moderno) poetavano invece i trovieri della Francia settentrionale.

4 I trovatori Il nome trovatore deriva dal provenzale trobador, riconducibile al latino medievale tropatore ossia "inventore di tropi": il tropus è infatti un genere di componimento in versi che nel corso del XV secolo era particolarmente diffuso nel canto liturgico e in particolar modo nell'abbazia di San Marziale di Limoges. La sua origine è riconducibile alle corti feudali in una civiltà "cortese" in cui il trovatore svolge la sua attività da professionista, provvedendo sia all'aspetto poetico sia a quello più strettamente musicale.

5 I trovatori Le liriche non erano destinate alla lettura bensì al canto e alla recitazione da parte dello stesso trovatore o di un giullare (dal latino joculator), che spesso popolava fiere e corti: si può anche pensare ad una divisione professionale dei compiti in cui al trovatore spettava un compito di compositore mentre al giullare era poi affidata l'esecuzione, sebbene tale distinzione non appare sempre così netta.

6 I giullari Definizioni:
“Tutti quelli che facevano professione di divertire gli uomini” “Tutti coloro che si guadagnavano la vita agendo davanti a un pubblico” Il giullare secondo la Chiesa: Girovagus: il nomadismo fa del giullare una figura ambigua e sfuggente Vanus: l’attività del giullare non produce beni e non veicola contenuti Turpis: offre la spettacolarizzazione e la contraffazione del proprio corpo attraverso una gesticolazione scomposta

7 I giullari Giullare Trovatore
colui che recita o canta composizioni non sue Trovatore figura evoluta del giullare, risultato di un processo di culturizzazione dovuta a soggetti di estrazione più elevata che scrivono i propri testi (XII-XIII sec.)

8 I clerici vagantes Col termine Clerici vagantes ("chierici vaganti") si è soliti indicare quegli studenti girovaghi che, nel Basso medioevo, solevano spostarsi in tutta Europa per poter seguire le lezioni che ritenevano più opportune. Essi erano appunto definiti chierici perché godevano di alcuni dei privilegi ecclesiastici.

9 I clerici vagantes Tuttavia la loro vita irrequieta e la condotta morale discutibile – oltreché un certo parteggiamento per i cosiddetti studia scholarum, ovvero poli universitari gestiti dagli studenti, e non da ecclesiasti, attirò su di loro le ire degli ambienti ecclesiastici. La loro fortuna durò quindi fino ai primi del XIII secolo, quando, per una concomitanza di cause, il fenomeno si esaurì. Presto si affermò l'abitudine di frequentare la medesima università senza essere costretti a spostarsi in continuazione, e alla istituzionalizzazione dei curricula di studio contribuì anche la Chiesa, che mal sopportava la frivolezza di costoro e le loro invettive contro la corruzione delle autorità romane. Derivò da questo la loro condanna esplicita, con la minaccia di esentare i chierici dai privilegi clericali. E’ interessante notare come i termini familia goliae, ovvero goliardi, e clerici vagantes fossero diventati ormai interscambiabili, a dimostrazione di come una certa condotta di vita fosse ampiamente diffusa tra gli studenti girovaghi.

10 La poesia goliardica donna taverna gioco d'azzardo piacere
Nel corso del Medioevo si diffondono in Europa anche esperienze letterarie che possono sembrare “basse”, ma che rappresentano un colto gioco letterario. Si tratta della poesia goliardica o giullaresca e di quella comico- parodica, accomunate dalla trattazione di temi allegri e scanzonati:

11 I carmina burana I Carmina Burana sono testi poetici contenuti in un importante manoscritto del XIII secolo, il Codex Latinus Monacensis o Codex Buranus, proveniente dal convento di Benediktbeuern e attualmente custodito nella Biblioteca Nazionale di Monaco di Baviera.

12 I carmina burana Il termine Carmina Burana è stato introdotto in occasione della prima pubblicazione del manoscritto. Tale codice comprende 315 componimenti poetici su 112 fogli di pergamena decorati con 8 miniature. Sembra che tutte le liriche dovessero essere destinate al canto, ma gli amanuensi autori di questo manoscritto non riportarono la musica di tutti i carmi, cosicché possiamo ricostruire l'andamento melodico solo di 47 di essi.

13 I carmina burana Il codice è suddiviso in sezioni:
I testi (tutti in latino eccetto 47, scritti in alto tedesco) hanno argomento evidentemente molto diverso tra loro, e dimostrano la poliedricità della produzione goliardica. Se da un lato troviamo i ben noti inni bacchici, le canzoni d'amore ad alto contenuto erotico e le parodie blasfeme della liturgia, dall'altro emergono un moralistico rifiuto della ricchezza e la sferzante condanna della curia romana, nella quale molti membri erano sempre e solo dediti alla ricerca del potere.

14 In taberna quando sumus
In taberna quando sumus non curamus quid sit humus, sed ad ludum properamus, cui semper insudamus. Quid agatur in taberna ubi nummus est pincerna, hoc est opus ut queratur, si quid loquar, audiatur. Quidam ludunt, quidam bibunt, quidam indiscrete vivunt. Sed in ludo qui morantur, ex his quidam denudantur quidam ibi vestiuntur, quidam saccis induuntur. Ibi nullus timet mortem sed pro Baccho mittunt sortem (… ) Bibit hera, bibit herus, bibit miles, bibit clerus, bibit ille, bibit illa, bibit servis cum ancilla, bibit velox, bibit piger, bibit albus, bibit niger, bibit constans, bibit vagus, bibit rudis, bibit magnus (…) ASCOLTA

15 La taverna La Taverna nel Medioevo è un luogo di ritrovo per bere, mangiare, incontrarsi, giocare. La documentazione principale sulla presenza della Taverna nella vita sociale del Tardo Medioevo ci è fornita dagli Statuti delle città. Le Taverne erano ubicate sia nei centri urbani che nei piccoli borghi nelle campagne, ma soprattutto nei luoghi di mercato, lungo i fiumi in prossimità di ponti e traghetti e le strade, nei porti; tutti posti nei quali vi era molta gente di passaggio o stanziale. Erano sorvegliate dalle autorità.

16 La lirica comico- realistica in Toscana
Tra la fine del Duecento e l’inizio del Trecento in Toscana, alcuni autori colti diffusero una poesia comica, gioiosa e realistica che rovesciava i modi intellettualistici dello Stilnovo. Questi poeti intendevano prendersi gioco dei grandi lirici del Duecento, parodiandone i temi e riportandoli alla realtà quotidiana, anche nelle sue manifestazioni più degradate: Alle madonne angelicate contrapponevano donne bisbetiche e maliziose, di facili costumi; all’innamoramento e all’amore spirituale i piaceri sensuali e l’attrazione fisica. Al contenuto comico e burlesco questi poeti coniugavano lo stile basso, ovvero l’uso di un linguaggio vicino al parlato, che non disdegnava i termini osceni.

17 Cecco Angiolieri Tre cose solamente mi so ’n grado, le quali posso non ben men fornire: ciò è la donna, la taverna e ’l dado; queste mi fanno ’l cuor lieto sentire. Ma sì me le conven usar di rado, ché la mie borsa mi mett’al mentire; e quando mi sovvien, tutto mi sbrado, ch’i’ perdo per moneta ’l mie disire. E dico: – Dato li sia d’una lancia! – Ciò a mi’ padre, che mi tien sì magro, che tornare’ senza logro di Francia. Trarl’un denai’ di man serìa più agro, la man di pasqua che si dà la mancia, che far pigliar la gru ad un bozzagro.

18 Cecco Angiolieri Il sonetto è una sorta di manifesto della poetica di Cecco Angiolieri. Gli elementi chiave sono: L’amore sensuale per le donne, la passione per il vino e il gioco d’azzardo L’angustia per la povertà, che limita i piaceri della vita e ostacola la realizzazione dei desideri L’imprecazione contro l’avarizia del padre, al quale il poeta non riesce a spillare un soldo. Ne risulta un modello di vita gaudente e libertina, che esalta i piaceri terreni e dissacra sia i valori cristiani sia il culto del denaro su cui si fondava la nuova società mercantile e borghese del Trecento.

19 Cecco Angiolieri   S'i' fosse foco, arderei 'l mondo; s'i' fosse vento, lo tempestarei; s'i' fosse acqua, i' l'annegherei; s'i' fosse Dio, manderei l'en profondo; s'i' fosse papa, allor serei giocondo, ché tutti cristïani imbrigarei; s'i' fosse 'mperator, sa' che farei? a tutti mozzarei lo capo a tondo. S'i' fosse morte, andarei da mio padre; s'i' fosse vita, fuggirei da lui: similemente faria da mi' madre, S'i' fosse Cecco, com'i' sono e fui, torrei le donne giovani e leggiadre: le zoppe e laide lasserei altrui. (ascolta)

20 Cecco Angiolieri La struttura ricorda quella dei plazer provenzali, ma ne ribalta i contenuti: anziché cose piacevoli, elenca una serie di maledizioni e ingiurie. Le IPERBOLI sono scandite simmetricamente dall’anafora S’i’ fosse (9 ripetizioni, all’inizio dei versi) e dalla successione dei condizionali, che esprimono un modello trasgressivo di vita. L’ ANTITESI dei versi (morte- vita) ripete in forma diversa lo stesso concetto, sottolineando il più malvagio dei desideri, il sovvertimento del sacro vincolo tra genitori e figli. Nell’ultima strofa, il passaggio dal congiuntivo ipotetico (S’i’ fosse ) all’indicativo (com’i’ sono e fui) e un irriverente chiasmo (donne giovani e leggiadre/le vecchie e laide ) segnano il percorso dalla fantasia alla realtà, indulgendo sul carattere sensuale e gaudente dell’amore.


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