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PubblicatoFranca Gattini Modificato 10 anni fa
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Etica del volontario Responsabilità connesse all’attività dei V.d.S. La legge 626/94 Atteggiamento psicologico del volontario La comunicazione con il paziente
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Supporto psicologico al soggetto Etica del volontario e responsabile
Obiettivi Formativi: 1) adottare un atteggiamento e un comportamento professionale; 2) riconoscere l'appartenenza ad un gruppo e gestire la leadership nel gruppo di lavoro; 3) adottare un atteggiamento positivo e un comportamento funzionale con il gruppo di lavoro; 4) gestire il processo di comunicazione con la persona; 5) identificare i bisogni e i modi di affrontare la malattia propri della persona; 6) gestire la relazione con la persona; 7) salvaguardare la privacy della persona;
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Quando usciamo in ambulanza per svolgere un servizio, con noi vengono altri soccorritori, con i quali dovremo collaborare.
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Se cercassimo di operare ognuno per conto proprio finiremmo per intralciarci e creare confusione, se invece ci integriamo suddividendoci i compiti, allora tutto risulterà più facile e ordinato.
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E' inutile salire in due sull'ambulanza per prendere la steccobenda… Il nostro servizio deve essere rapido e funzionante, non devono esserci confusione e incomprensioni, come, ad esempio, discussioni in presenza della persona trasportata sull'utilizzo o meno di una barella o dell’altra
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Per raggiungere una buona armonia nel gruppo è quindi necessario che ogni singolo soccorritore si impegni a tenere degli atteggiamenti professionali e collaborativi avendo come obiettivo il benessere della persona trasportata.
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Bisogna tenere alcuni comportamenti e modi di presentarsi che trasmettono immediatamente un senso di fiducia e sicurezza nelle competenze ed abilità tecniche del volontario soccorritore. E' molto importante per una persona sofferente sentirsi aiutato da qualcuno in grado di alleviare il suo dolore.
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Indossare sempre la divisa pulita ed in ordine, esponendo bene in vista il tesserino della propria associazione;
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Curare il proprio aspetto fisico: per fare solo un esempio possiamo immaginare la diffidenza che provocherebbe nella persona soccorsa una volontaria che si presentasse con tacchi alti ed un numero di anelli tale da impedirle di infilarsi velocemente i guanti sterili, oppure un ragazzo con i pantaloni corti, la barba incolta; oppure vedere lo stesso gruppo di soccorritori con diverse divise, più o meno in ordine…
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Gestire e controllare in modo ottimale le proprie emozioni: il volontario può provare ansia rispetto alle sue capacità di affrontare questa situazione, paura di un eventuale contagio o di potersi comunque far del male, dolore per la situazione della persona soccorsa, o ancora fastidio, insofferenza, noia, ecc… Qualsiasi tipo di emozione va comunque controllata e non comunicata/trasferita alla persona soccorsa; è opportuno al rientro confrontarsi con gli altri volontari, e quindi esternare le proprie difficoltà con loro
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Rapportarsi rispettosamente e gentilmente con la persona trasportata ed i suoi eventuali accompagnatori; non dobbiamo mai dimenticare che siamo lì per aiutare una persona che è già in difficoltà, non possiamo quindi aumentare la sofferenza del trasportato con comportamenti poco gentili o intolleranti;
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Svolgere con sicurezza le manovre di soccorso: incontrare un volontario che non dimostra disinvoltura nell'alzare lo schienale della barella o che non sa immobilizzare, genera sicuramente paura e ansia nella persona soccorsa oltre che confusione all'interno dell’equipaggio; anche in questo caso se il volontario si trova in difficoltà può chiedere aiuto agli altri e al rientro in sede, dovrà farsi spiegare da volontari più esperti quella manovra che durante il servizio non ricordava;
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Esaudire con attenzione ed interesse le richieste comunicate dalla persona trasportata
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Non mettersi mai a discutere davanti alla persona soccorsa
Non mettersi mai a discutere davanti alla persona soccorsa! Ogni discussione va rimandata in un momento e in un luogo più opportuni per un appropriato chiarimento fra l’equipaggio.
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Il nostro compito è interagire con una persona che in questo momento si trova in una situazione di disagio, ma che comunque possiede una sua personalità ed emotività, come noi. In questa situazione di emergenza spetta però a noi di assumere il compito di gestire positivamente la situazione, cooperando con la persona trasportata alla creazione di un clima accogliente e confortevole per tutti.
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Lo scambio relazionale che si instaura tra noi e il nostro interlocutore è influenzato da molti fattori riassumibili a partire dalle caratteristiche delle persone coinvolte, alla situazione ambientale e temporale in cui ci troviamo.
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stato fisico: lo stato di salute della persona nel preciso momento in cui stiamo entrando in contatto, tenendo anche conto di eventuali altri problemi di salute che si protraggono già da tempo;
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deficit sensoriali: la persona può avere delle carenze visive, uditive, verbali, tattili o olfattive che possono influire molto sulla relazione, a volte rischiando di renderla quasi impossibile;
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bisogni fisiologici: vanno dalla necessità di essere ossigenato al desiderio di bere o di evacuare. E' molto importante riuscire a dare alla persona la sicurezza che rispettiamo i suoi bisogni e che siamo lì proprio per fornirgli un aiuto a soddisfarli nel miglior modo possibile
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fattori emotivi: è importante osservare e ascoltare le emozioni che sta esprimendo la persona soccorsa: paura, ansia, rabbia… su questo punto torneremo altre volte, data l'influenza che lo stato d'animo esercita sul processo relazionale;
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età: è molto diverso dover comunicare con un bambino di due anni o con un anziano, sia per gli argomenti trattabili, sia per le caratteristiche fisiche-emotive che contraddistinguono le diverse fasce d'età;
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cultura e gruppo di appartenenza: questi due aspetti, comprendenti anche la sfera religiosa, influenzano profondamente il livello ed i messaggi comunicativi; solo tenendo conto di eventuali diversità culturali potremo sintonizzare la nostra comunicazione con quella della persona trasportata.
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presenza di accompagnatori: spesso rappresentano il tramite attraverso cui avvicinarsi al nostro interlocutore, soprattutto nei casi delle persone più difficili da raggiungere, come i bambini e gli individui chiusi o spaventati.
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Nel momento del trasporto siamo noi soccorritori a dover portare aiuti ed accoglienza a qualcun altro, quindi spetta a noi anche il compito di riuscire a creare la migliore situazione emotiva e relazionale che la persona è in grado di raggiungere in quel momento.
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Perciò risulterà di fondamentale importanza il modo in cui ci presenteremo alla persona soccorsa nonché il rispetto e l'interessamento che noi riusciremo a comunicarle. Il semplice rivolgere domande cortesi quali: "Come si sente?", "Come è successo?", bastano a far sentire alla persona che c'è qualcuno attento alla sua attuale situazione di difficoltà.
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Alcuni suggerimenti.
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Utilizzare il livello linguistico della persona da soccorrere: come possiamo comunicare e aiutare qualcuno di cui non utilizziamo lo stesso linguaggio? Se abbiamo di fronte un bambino di 5 anni che ci parla agitatamente, sarà utile usare una comunicazione semplice. Il nostro linguaggio dovrà sempre essere il più possibile comprensibile e vicino a quello della persona trasportata. Siamo sempre noi a doverci adeguare alle esigenze altrui e non viceversa;
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ascolto attivo: si intende una situazione in cui la persona trasportata recepisce, attraverso la nostra comunicazione e i nostri commenti di risposta, che siamo realmente interessati a ciò che ci sta dicendo;
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domande appropriate: "Posso metterle meglio il cuscino
domande appropriate: "Posso metterle meglio il cuscino?", "Se ha caldo, posso aprire il finestrino, che ne pensa?"; due esempi solo per chiarire che le domande devono essere chiare, brevi e precise;
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COSA NON FARE
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mostrare disinteresse e fastidio:
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banalizzare i sentimenti espressi: "Ma perché urla. E' matto
banalizzare i sentimenti espressi: "Ma perché urla? E' matto?", "Questa sua angoscia è proprio inutile", "Smetta di piangere, sembra una fontana rotta"; questi interventi non fanno che acutizzare il disagio della persona trasportata;
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verbalizzare le proprie paure e timori: "Anch'io ho paura che la situazione peggiori", "Temo di non sapere proprio cosa fare per aiutarla"; anche queste frasi provocano solo un maggior malessere nella persona soccorsa ed anche in noi soccorritori;
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mostrare atteggiamenti di chiusura: non guardare mai l'interlocutore negli occhi, stargli lontano, rivolgere la parola solo ai colleghi, ecc...aumentano il senso di solitudine e la paura;
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interrompere e cambiare argomento: evidenzia scarso rispetto ed interesse, provocando disagio
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lo straniero: con una gestualità marcata ed una comunicazione non verbale ben usata, possiamo riuscire a costruire una relazione efficiente, anche con persone di cui non conosciamo la lingua;
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la persona con deficit sensoriale: facilmente riconoscibile se non vedente o muta, un po' meno se sorda; con questa persona bisogna dirigere la propria attenzione sui canali comunicativi funzionanti e utilizzare questi per instaurare un rapporto supportivo che sottolinei il meno possibile la condizione di menomazione presente;
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il paziente terminale: può vivere questa sua condizione in diversi modi (rifiutandola, provando collera e rabbia, deprimendosi, accettandola); noi non possiamo fare altro che cercare di non giudicarlo per come si sta comportando, dimostrandogli invece comprensione e rispetto, senza cercare di ingannarlo con espressioni come "Vedrà che guarirà", "Sicuramente sono i medici ad aver sbagliato diagnosi"….
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Il Rispetto per la Privacy altrui Il nostro intervento è finalizzato a trasportare persone sconosciute che forse non rivedremo mai più. Non è assolutamente etico e professionalmente corretto approfittare della situazione di disagio per invadere l'intimità altrui.
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Non è giusto sparlare di eventuali cose private o intime del paziente al di fuori del servizio di trasporto infermi, bisogna rispettare anche in questo caso il silenzio professionale
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ELEMENTI DI PREVENZIONE La Legge 626/94
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Per ridurre il fenomeno degli infortuni sul lavoro e delle malattie da lavoro, il D.lgs 626/94 individua un modello organizzativo basato sull’intervento attivo, partecipato e collaborativo di una pluralità di soggetti nel quale i lavoratori, direttamente o tramite i loro rappresentanti, esercitano, oltre che poteri di indagine e di controllo, funzioni di partecipazione attiva nelle diverse fasi degli interventi prevenzionali, specialmente per quanto attiene la valutazione dei rischi e l’azione preventiva per rimuoverne la causa.
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Con il D.lgs 626/94 l’Italia ha recepito otto Direttive Europee in materia di Igiene e Sicurezza sul Lavoro.
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Gli obiettivi che si pone il decreto sono rivolti alla individuazione dei rischi lavorativi,alla loro eliminazione, prevenzione o al loro contenimento.
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Il Decreto deve essere applicato: per la tutela dei lavoratori • qualunque sia il loro numero; • qualunque sia il rapporto di lavoro; • tutela anche i lavoratori delle ditte appaltatrici operanti;in tutte le Aziende • private • pubbliche.
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Il Decreto prevede un atteggiamento dinamico che deve realizzarsi attraverso: • l’eliminazione dei rischi; • la riduzione dei rischi alla fonte; • la sostituzione di ciò che è pericoloso con ciò che non lo è; • la priorità delle misure di protezione collettiva su quelle individuali; • la manutenzione degli ambienti, delle macchine e degli impianti.
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Il Decreto inoltre definisce ed individua tutte le figure che collaborano alla realizzazione del “Sistema Sicurezza”: • il Datore di Lavoro; • i Dirigenti e i Preposti; • il Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione; • il Medico Competente; • i Rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza; • i lavoratori designati per la gestione delle emergenze (squadra di primo soccorso, antincendio, ecc.).
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Il Decreto si rivolge a specifici ambiti ed attività • luoghi di lavoro; • attrezzature di lavoro; • dispositivi di protezione individuale (DPI); • movimentazione manuale dei carichi; • lavoro ai videoterminali; • agenti cancerogeni; • agenti biologici.
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Il Datore di Lavoro deve: • designare il Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione e gli addetti al Servizio stesso; • nominare, qualora sia necessario, il Medico Competente; • valutare i rischi presenti in azienda; • elaborare il documento della sicurezza contenente: a) l’analisi dei rischi b) l’individuazione delle misure di sicurezza c) la pianificazione degli interventi di prevenzione e protezione • organizzare la sicurezza e la gestione delle emergenze; • informare e formare i lavoratori sui rischi aziendali e sulle misure adottate per la prevenzione e la sicurezza.
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I Dirigenti e i Preposti devono: • richiedere l’osservanza di comportamenti corretti; • attuare le misure di sicurezza programmate; • collaborare con il Datore di Lavoro nelle attività connesse alla sicurezza sulle quali sono interessati e/o coinvolti; • richiedere l’uso dei dispositivi di protezione individuale (DPI); segnalare eventuali problemi.
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Il Responsabile del Servizio di Protezione e Prevenzione coordina il Servizio di Prevenzione e Protezione al fine di provvedere alla gestione complessiva delle problematiche di sicurezza e alla elaborazione del documento della sicurezza. Il Servizio di Prevenzione e Protezione provvede: • ad individuare i fattori di rischio; • ad elaborare misure preventive e protettive per la sicurezza e la salubrità degli ambienti di lavoro; • a proporre programmi di informazione e formazione; • a fornire specifiche informazioni ai lavoratori sui rischi potenziali e sulle misure di prevenzione da adottare.
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Il Medico Competente deve: • eseguire gli accertamenti sanitari preventivi intesi a constatare l’assenza di controindicazione al lavoro; • eseguire accertamenti periodici per controllare lo stato di salute dei lavoratori ed evitare possibili conseguenze dannose dovute al lavoro svolto; • eseguire visite mediche a richiesta dei lavoratori qualora la richiesta sia correlata ai rischi professionali; • esprimere il giudizio di idoneità alla mansione specifica; • informare i lavoratori del significato e dei risultati degli accertamenti sanitari cui sono sottoposti; • collaborare alla valutazione dei rischi; • collaborare all’attività di informazione e formazione; • collaborare con il datore di lavoro alla predisposizione del servizio di pronto soccorso. Gli accertamenti comprendono esami clinici, biologici e indagini diagnostiche mirate al rischio, ritenute necessarie dal Medico Competente.
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Il Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza: • ha la facoltà di controllo dello svolgimento corretto dell’intera attività di prevenzione; • può accedere ai luoghi di lavoro; • viene consultato preventivamente in relazione alla valutazione dei rischi; • può consultare la documentazione aziendale inerente alla prevenzione e la tutela della salute dei lavoratori.
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I lavoratori devono: • rispettare le istruzioni impartite; • verificare l’effettiva applicazione delle misure di prevenzione a tutela della salute, tramite il proprio rappresentante per la sicurezza; • adoperarsi direttamente, nei limiti delle proprie competenze e possibilità, per eliminare o circoscrivere in caso di emergenza le situazioni di pericolo; • non compiere di propria iniziativa operazioni o manovre, non di loro competenza e che possano compromettere la sicurezza propria ed altrui; • segnalare immediatamente al responsabile o al preposto le disfunzioni o le carenze delle attrezzature o dei dispositivi di sicurezza in dotazione, nonché ogni situazione che presenti un pericolo grave per la sicurezza e la salute di cui si venga a conoscenza; • sottoporsi ai controlli sanitari previsti prescritti dal Medico competente e/o dagli Organi di Vigilanza; • ricevere adeguate informazioni sul significato ed i risultati degli accertamenti sanitari; •
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utilizzare correttamente, secondo le informazioni e la formazione ricevute, le macchine, le attrezzature ed i materiali messi a disposizione; • utilizzare correttamente i dispositivi di protezione individuale; • astenersi dal compiere attività che possano danneggiare e/o manomettere i dispositivi di sicurezza, segnalazione e controllo montati sulle macchine e sugli impianti; • accettare, salvo giustificato motivo, la designazione all’incarico di addetto alle emergenze; • collaborare col datore di lavoro e i servizi preposti per garantire un ambiente e condizioni di lavoro senza pericoli né rischi per la sicurezza e la salute; • partecipare ai corsi di informazione e formazione; • cooperare, nei limiti delle istruzioni ricevute e delle proprie competenze, capacità e condizioni di salute, con gli incaricati dall’istituzione, per una più efficace attuazione delle procedure di esodo o di gestione delle emergenze; • eleggere i propri rappresentanti per la salute e la sicurezza.
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I lavoratori hanno il diritto di: • allontanarsi, in caso di pericolo grave ed immediato che non può essere evitato, dal posto di lavoro o da una zona pericolosa, senza subire pregiudizi o conseguenze per il loro comportamento; • astenersi dal riprendere l’attività lavorativa nelle situazioni in cui persista un pericolo grave ed immediato; • prendere misure, in caso di pericolo grave ed immediato che non può essere evitato, per evitare le conseguenze di tale pericolo nell’impossibilità di contattare il competente superiore gerarchico; • richiedere visite mediche qualora siano correlate ai rischi professionali.
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Gli addetti all’emergenza designati dal datore di lavoro sono lavoratori incaricati della gestione dell’emergenza (squadra di primo soccorso, antincendio,ecc.), i quali non possono rifiutare l’incarico, se non per giustificato motivo.
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Per garantire la sicurezza dei lavoratori è prevista una riunione periodica di sicurezza per verificare lo sviluppo del programma ed i risultati conseguiti. La convocazione di tale riunione avviene solo nel momento in cui risultano individuate (da parte del datore di lavoro e dei lavoratori) tutte le figure che devono partecipare alla riunione stessa: • il Datore di Lavoro; • il Responsabile dei Servizio di Prevenzione e Protezione; • il Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza; • il Medico Competente.
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Analizzano: • il documento di analisi e valutazione dei rischi e di programmazione della prevenzione; • i mezzi personali di protezione e i mezzi di protezione collettiva; • il programma di informazione e formazione.
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