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Traumi e malori App. Scheletrico e Traumi App. Muscolare e Traumi

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Presentazione sul tema: "Traumi e malori App. Scheletrico e Traumi App. Muscolare e Traumi"— Transcript della presentazione:

1 Traumi e malori App. Scheletrico e Traumi App. Muscolare e Traumi
Lesioni da caldo e da freddo Folgorazioni e Annegamento Morsi e Punture di animali Altri malori

2 LO SCHELETRO Lo scheletro è l’impalcatura sulla quale si regge il nostro corpo; è costituto da poco più di duecento ossa, che in vario modo si articolano tra loro e, grazie anche ai muscoli che si ancorano a tali distretti, ci consentono di muoverci secondo la nostra volontà.

3 L’insieme costituito da:
ossa; articolazioni; muscoli

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5 LE OSSA Costituite da calcio e fosforo, rappresentano la struttura più dura e resistente dell’organismo umano. Proprio per tale motivo, le ossa svolgono un’azione importantissima, quale quella di proteggere: cervello e cervelletto (con la scatola cranica); cuore e polmoni (con la gabbia toracica); midollo spinale (con la colonna vertebrale).

6 Si distinguono: ossa lunghe; ossa corte; ossa piatte; ciascuna con delle caratteristiche proprie.

7 Le ossa lunghe (femore, tibia, omero, etc
Le ossa lunghe (femore, tibia, omero, etc.) sono caratterizzate da una parte lunga, detta diafisi, che costituisce il corpo dell’osso, e da due parti periferiche, arrotondate, dette epifisi, impegnate ad articolarsi con altre ossa vicine. La diafisi è costituita da una struttura ossea compatta, mentre a livello delle epifisi, si ritrova invece una struttura spugnosa. Nelle ossa corte (vertebre, ossa della caviglia, etc.) invece, sono uguali le dimensioni di larghezza e lunghezza. Nelle ossa piatte (scapola, ossa parietali, osso occipitale, etc) lo spessore è inferiore alla lunghezza ed alla larghezza.

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9 All’interno dell’osso, inoltre si trovano:
midollo rosso, midollo giallo,

10 MIDOLLO ROSSO E GIALLO Il primo localizzato a livello delle epifisi delle ossa lunghe e della parte centrale delle ossa piatte, produce globuli rossi, alcuni tipi di globuli bianchi e piastrine; Il secondo invece, localizzato nella diafisi delle ossa lunghe, è ricco di grassi. Col passare del tempo, il midollo rosso perde la sua attività di produttore delle cellule sanguigne e si trasforma in midollo giallo.

11 OSTEOBLASTI E OSTEOCLASTI
Grazie ad una serie di stimoli (ormoni, calcio, vitamine, etc.) le ossa crescono sia in lunghezza che in larghezza. Per comprendere bene l’accrescimento osseo, bisogna ricordare che esistono due tipi di cellule, con funzioni opposte: osteoblasti, che consentono l’accrescimento osseo e la guarigione in caso di frattura, con formazione del cosiddetto callo osseo; osteoclasti, che contrastano la fase di accrescimento, erodendo l’osso dal suo interno.

12 LE ARTICOLAZIONI A seconda della funzione specifica svolta dai vari distretti articolari, si possono distinguere fondamentalmente: articolazioni fisse, come nel caso delle ossa del cranio e del bacino, in cui le ossa sono saldate tra loro per dare una maggiore consistenza alla struttura di sostegno e di protezione degli organi; articolazioni semimobili, come nelle vertebre, in cui queste ossa sono unite tra loro grazie ad un cuscinetto, che consente una certa libertà nei movimenti; articolazioni mobili, come nel caso delle articolazioni del ginocchio, dell’anca e della spalla, etc.: in questo caso le ossa si articolano tra loro grazie alla presenza di cartilagine e, per rendere ancora più salda l’articolazione, di una speciale struttura fibrosa (capsula articolare): queste strutture permettono una notevole mobilità

13 I MUSCOLI Ancorati alle varie strutture ossee tramite i tendini, modellano l’impalcatura ossea, consentendo ai vari distretti articolari di compiere i movimenti stessi. Inoltre, i muscoli consentono anche di “ammortizzare” la violenza dell’impatto nel caso dell’urto di un arto contro una superficie dura, evitando in tal modo conseguenze più gravi a carico delle ossa dell’arto stesso. I muscoli, costituiti da fasci di fibre che lo percorrono lungo il suo asse maggiore, sono specializzati ad effettuare solo un certo tipo di movimento: flessione, estensione, pronazione, supinazione, rotazione, etc.. Se un muscolo, detto agonista, si contrae, un altro muscolo, detto antagonista, si rilascia, consentendo il movimento voluto in quel momento in quel determinato distretto articolare. (Esempio bicipite e tricipite)

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15 PRINCIPALI LESIONI contusione; distorsione; lussazione; frattura.

16 Il tipo di soccorso da prestare è identico: varia soltanto la gravità e il modo con cui si determina la lesione stessa.

17 CONTUSIONE A seguito di un urto contro una superficie dura lo strato posto tra la parte superiore della cute e la superficie ossea sottostante, viene schiacciato e, in conseguenza di tale schiacciamento, si può avere la formazione di ecchimosi ovvero di ematoma a seconda dell’entità della fuoriuscita di sangue dai vasi del derma. In tali condizioni, pertanto, non vi è alcuna lesione ossea e neppure lacerazione della cute

18 CARATTERISTICHE Il soggetto infortunato presenterà, a carico della regione colpita dal trauma, dolore, gonfiore, limitazione dei movimenti.

19 I sintomi Dopo il trauma sulla pelle compare un'ecchimosi, una macchia inizialmente rossa, poi violacea che con il tempo assume una colorazione giallognola, prima di scomparire. E' il risultato di una rottura di capillari che versano il sangue nei tessuti superficiali.  Se il travaso di sangue è più abbondante si ha invece un ematoma, più esteso gonfio e scuro.

20 Cosa fare  applicazione locale di ghiaccio sulla parte colpita dal trauma  bendaggio al fine di immobilizzare la parte  mantenere l’arto in posizione sollevata.

21 Cosa non fare non applicare calore,
non massaggiare la parte colpita dal trauma, in quanto, così facendo, con l’una e/o l’altra manovra si provocherebbe l’aggravamento della situazione clinica del soggetto, nel senso che verrebbe favorita l’ulteriore fuoriuscita di sangue nella regione colpita dal trauma contusivo.

22 Gravità Se la contusione non interessa zone a rischio, come organi interni, non c'è da preoccuparsi: ecchimosi ed ematomi regrediscono in poco tempo.

23 DISTORSIONE Una distorsione è un trauma delle articolazioni causato da falsi movimenti. La più comune è quella della caviglia. Si verifica quando un osso esce dalla sua sede articolare, rientrandovi immediatamente dopo. Nei casi gravi, questa momentanea fuoriuscita può provocare una lacerazione dei legamenti.

24 A seconda della gravità, si possono distinguere, procedendo dalla meno grave alla più grave,
distorsioni di primo grado; distorsioni di secondo grado; distorsioni di terzo grado.

25 I sintomi Il soggetto infortunato presenterà dolore,
inoltre, a carico del distretto articolare colpito dal trauma distorsivo, si avrà gonfiore, per la presenza di versamento all’interno dell’articolazione interessata, e limitazione dei movimenti.

26 Cosa fare applicazione di ghiaccio sull’ articolazione colpita;
bendaggio al fine di immobilizzare l’articolazione interessata dal trauma; arto in posizione sollevata.

27 Cosa non fare non applicare calore e/o
non massaggiare l’articolazione colpita dal trauma distorsivo, in quanto così facendo aumenterebbe il versamento ed il gonfiore all’interno dell’articolazione.

28 Inoltre, a carico dell’articolazione colpita, effettuare
bendaggio non eccessivamente stretto, in quanto si verrebbe a creare un ostacolo al normale flusso del sangue con possibile insorgenza di patologie a carico del sistema vascolare (arterie e vene).

29 Gravità La distorsione non è un trauma grave, tuttavia è sempre consigliabile una visita di controllo, soprattutto in presenza di un forte dolore o un forte gonfiore. Potrebbero infatti esserci dei traumi ai legamenti oppure, invece di una distorsione, si potrebbe essere in presenza di una lussazione o di una frattura.

30 LUSSAZIONE In conseguenza di un trauma di una certa validità, talvolta si può verificare, a carico di alcuni distretti (spalla, gomito, etc.), la perdita dei normali rapporti articolari a causa della fuoriuscita dei capi ossei dalla capsula che li conteneva in precedenza senza che questi ritornano al loro posto.

31 Tale situazione, più grave di quella descritta in precedenza, è caratterizzata fondamentalmente da:
dolore acutissimo localizzato in corrispondenza dell’articolazione interessata dal trauma; deformazione a carico dell’articolazione e dell’arto colpito, dovuto alla perdita dei normali rapporti tra le ossa all’interno della articolazione con fuoriuscita dei capi articolari. limitazione ovvero assenza dei movimenti a carico di quel distretto articolare.

32 Cosa non fare Non si deve mai cercare di ridurre la lussazione: in considerazione delle importanti strutture presenti è opportuno che la riduzione venga effettuata da personale qualificato in ambiente specialistico, dopo eventuale indagine radiografica, praticata al fine di chiarire meglio la situazione creatasi a livello articolare, a seguito del trauma stesso. Infatti, lesioni nervose e/o vascolari potrebbero determinare seri problemi a carico del segmento colpito.

33 Cosa fare Immobilizzare l'arto nel migliore dei modi.
L'immobilizzazione dell'arto con adatte fasciature prima di qualsiasi movimento o trasporto è fondamentale per alleviare le sofferenze dell'infortunato e per evitare ulteriori traumi.

34 Gravità Anche se la lussazione è molto dolorosa, l'infortunato non è in pericolo di vita.  Poiché non è facile, senza una lastra, diagnosticare che non ci siano delle fratture, è sempre bene comportarsi come se ci si trovasse di fronte a una frattura.

35 FRATTURA E’ un’improvvisa interruzione della continuità di un osso, determinatasi generalmente a seguito dell’urto contro un oggetto o ad un violento trauma che abbia causato nel contempo anche una distorsione a carico di un’articolazione

36 Frattura patologica o spontanea
In alcuni casi la frattura si può verificare anche senza apparenti traumi in quei soggetti che, però, presentino stati patologici particolari: questo tipo di frattura viene definita patologica.

37 Le fratture si verificano con maggiore frequenza negli adulti, per una serie di motivazioni legate:
alla minore elasticità delle ossa, al maggiore peso corporeo, alla presenza di eventuali patologie ossee concomitanti (osteoporosi).

38 Fratture dirette ed indirette
Può essere diretta se si verifica nel punto del trauma o indiretta se avviene in una zona lontana: per esempio una frattura di una vertebra in seguito a una caduta sui calcagni.

39 Fratture esposte e chiuse
Una frattura può essere chiusa, se non c'è lacerazione del tessuto muscolare o cutaneo, o esposta, quando un moncone lacera il tessuto esterno ed esce. In questi casi il trauma è molto grave, c'è un grande pericolo di infezione: i tessuti ossei, infatti, normalmente non vengono mai a contatto con i germi esterni che possono perciò costituire un grave pericolo e dare origine a serie complicazioni.

40 A seconda di come un osso si spezza, una frattura può essere:
incompleta, se soltanto una parte dell'osso si spezza;  con spostamento (scomposta) se i due monconi si spostano e non si trovano più allineati sullo stesso asse, senza spostamento (composta) se rimangono sullo stesso asse;  comminuta se l'osso si spezza in piccolissimi pezzi;  a legno verde - caratteristica dei bambini - quando per un'incompleta ossificazione l'osso si piega e non si spezza completamente.

41 Inoltre, si parlerà di: frattura diafisaria, se interessa la parte centrale (diafisi) dell’osso; frattura epifisaria, se interessa la parte distale dell’osso (epifisi);

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43 Il soggetto infortunato lamenterà:
dolore violento, localizzato a livello dell’osso fratturato; impossibilità ad effettuare i movimenti nel distretto colpito; gonfiore. Inoltre, localmente, sarà anche presente una zona di deformità dovuta ai monconi ossei fratturati.

44 Attenzione In seguito a un trauma non sempre è facile riconoscere senza una lastra se si è in presenza di una frattura o se più semplicemente si ha una distorsione o una lussazione.  Le fratture, in particolare nei casi di politraumatizzati (presenza di molte fratture), possono provocare stato di shock.

45 Cosa fare Non è sempre semplice riconoscere una frattura senza una lastra: si può confondere con una lussazione o una distorsione. In presenza di un trauma violento è perciò sempre consigliabile intervenire con prudenza e considerare l'infortunato un potenziale fratturato.

46 Cosa fare immobilizzare l’arto fratturato con molta cautela, cercando di lasciare libere le dita. potranno pertanto essere utilizzati bende, foulard, bastoni, manici di scopa; bloccare le articolazioni a monte ed a valle rispetto all’osso fratturato.

47 Cosa fare In generale, davanti a una frattura, è bene sdraiare ed immobilizzare l'infortunato evitando che si muova. Fare attenzione che l'infortunato non entri in uno stato di shock e confortarlo. In caso di frattura esposta è necessario coprire le parti ferite con teli sterili per proteggerle dalle infezioni. Anche in questo caso bisogna cercare di mettere l'infortunato in posizione antishock, impedire i movimenti e le ulteriori lacerazioni e attendere i soccorsi. 

48 Cosa non fare non far muovere il soggetto;
non forzare la parte colpita; non tentare di ristabilire la normale situazione dell’osso fratturato: tale manovra puo’ risultare controproducente e dannosa in mani poco esperte (possibilità di lesioni vascolari e nervose).

49 Inoltre bisognerà: prestare particolare attenzione alle fratture esposte: si infettano con facilità; pertanto si dovrà porre la massima attenzione ad utilizzare solo bende sterili.

50 Fratture della colonna vertebrale.

51 In questo caso l'immobilizzazione è fondamentale per evitare che ci sia una lesione del midollo spinale che può portare a morte, paralisi o danni irreversibili. Il soccorso richiede particolari tecniche di spostamento e particolari barelle come la "cucchiaio" o il materassino a depressione, che immobilizzano totalmente l'infortunato prima del trasporto.

52 Nello spostamento bisogna fare in modo che l'asse testa-collo-tronco non subisca spostamenti e rimanga sempre rigido e in trazione. Se ciò non avviene si corre il rischio che una vertebra possa provocare una lesione del midollo spinale.

53 Fratture della testa. Prestare attenzione alle funzioni vitali dell'infortunato e chiamare urgentemente i soccorsi (vedi trauma cranico). Nel caso di traumi facciali bisogna fare attenzione che le vie aeree non vengano ostruite.  Nella frattura al setto nasale è bene applicare del ghiaccio per arginare l'epistassi.

54 Fratture delle coste E' il risultato di un colpo violento sul torace, per caduta o per sfondamento Bisogna distinguere la frattura di una o qualche costa dallo sfondamento del torace, molto più grave. L'infortunato deve essere tenuto in posizione semiseduta per agevolare la respirazione, non bisogna farlo parlare o tossire. E' importante mantenerlo il più possibile immobile per evitare che i monconi delle coste possano bucare i polmoni o ledere altri apparati vitali.

55 Frattura della clavicola
Solitamente l'infortunato piega la testa dal lato della frattura per alleviare il dolore e si sorregge con la mano sana l'avambraccio. Si ha deformazione visibile della spalla e il dolore è intenso. E' importante sostenere il braccio infortunato e immobilizzarlo con una fascia a triangolo nella classica posizione analgesica del "braccio al collo".

56 Frattura del bacino L'infortunato lamenta forti dolori all'anca, all'inguine o al coccige. Non bisogna mai metterlo in posizione seduta, per evitare lesioni interne, mantenendo il ferito supino e immobile.  ATTENZIONE: questo tipo di frattura porta frequentemente allo stato di shock. 

57 Le lesioni muscolari Gli ematomi Gli strappi muscolari I crampi
La sindrome da schiacciamento

58 Gli ematomi Sono emorragie interne (sottocutanee, intramuscolari) spesso causate da un trauma Si forma una tumefazione colorata e da un gonfiore della zona colpita Non ha conseguenze serie Prima è rosso, poi diventa viola, poi giallo e poi scompare dopo alcuni giorni

59 Primo soccorso Borsa di ghiaccio sulla zona interessata subito dopo il trauma Fasciatura compressiva Impacchi caldi per facilitare l’assorbimento a distanza di alcuni giorni

60 Strappi muscolari A causa di uno sforzo eccessivo le fibre muscolari possono o allungarsi troppo (stiramento) oppure rompersi (strappo) La rottura può interessare o una piccola sezione o tutto il muscolo I sintomi sono: Improvviso dolore e tensione sul punto leso Irrigidimento e crampi Possibile tumefazione con ematoma

61 Primo soccorso Si fa mantenere la posizione più comoda
Impacchi freddi sul punto per almeno 30 minuti Fasciamo la parte e solleviamola in alto per evitare il rigonfiamento

62 Crampi Sono contrazioni muscolari involontarie, improvvise e dolorose
Dovute a: Sforzi muscolari prolungati (pericolosi in acqua mentre si nuota) Perdita di Sali e liquidi dovuta a vomito, diarrea, sudore e colpo di calore Primo soccorso Allungare i muscoli contratti (stretching) Massaggiare la parte dolente

63 Sindrome da schiacciamento
La sindrome da schiacciamento insorge quando l'infortunato rimane a lungo schiacciato sotto pesi o macerie. 

64 Sintomi Una volta liberato dai pesi che lo schiacciano, l'infortunato rischia uno stato di shock (ipovolemico – vasodilatazione) molto grave che porta a una diminuzione o a un blocco delle urine e a una insufficienza renale (dopo alcune ore) che può essere mortale. I muscoli lesionati, infatti, liberano una sostanza detta mioglobina che, entrando in circolo, è responsabile del blocco renale. L'urea che non viene più eliminata si accumula nel sangue e porta alla morte.

65 Intervento In attesa dei soccorsi, prima di estrarre l'infortunato dalle macerie o dai pesi che lo bloccano e costringono, bisogna apporre un laccio emostatico a monte della parte schiacciata per prevenire l'imponente emorragia che ne consegue e per arginare l'entrata in circolo della mioglobina. L'infortunato va poi posto in posizione antishock. Se è cosciente è consigliabile fargli bere bicarbonato di sodio (4 cucchiaini circa in un litro d'acqua) per diminuire l'acidità che fa precipitare la mioglobina.

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67 Gravità In caso di schiacciamento è necessario chiamare immediatamente il soccorso qualificato. Oltre al rischio di una sindrome da schiacciamento, infatti, l'infortunato è di solito in condizioni fisiche e psichiche gravi e presenta fratture, lesioni, emorragie che richiedono un urgente ricovero.

68 L'APPARATO TEGUMENTARIO
La cute è costituita da uno strato superficiale epiteliale, l’epidermide e da uno strato profondo che comprende il derma ed il tessuto sottocutaneo

69 L’epidermide L’epidermide è costituita da 4 strati che sono, procedendo dal basso in alto: strato basale (è il livello in cui avviene la moltiplicazione delle cellule, le quali poi si spostano verso la superficie per sostituire le cellule morte che si sfaldano); strato granuloso; strato lucido; strato corneo (costituito da cellule inattive sul piano metabolico, cioè cellule morte destinate a sfaldarsi).

70 Il derma è costituito da fibre (collagene ed elastiche) alcuni tipi di cellule, vasi sanguigni, vasi linfatici e nervi. Il tessuto sottocutaneo è un tessuto connettivo specializzato nella formazione del grasso. Fanno parte dell’apparato tegumentario gli annessi cutanei, costituiti, principalmente, da: peli, ghiandole sebacee e ghiandole sudoripare. Le ghiandole sopra menzionate hanno sede nel derma. Il sebo, costituito da acidi grassi, secreto dalle ghiandole sebacee ed il sudore contribuiscono alla formazione del cosiddetto film idrolipidico che ha importanti funzioni

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72 La cute non è un semplice rivestimento ma presenta numerose funzioni quali:
difesa dagli insulti meccanici grazie alla struttura caratteristica e alla presenza di fibre collagene ed elastiche che le conferiscono resistenza ed elasticità; difesa da agenti infettivi (batteri e funghi); questa funzione è dovuta all’acidità del film idrolipidico, per la presenza di acidi grassi, e al sudore, che creano un ambiente sfavorevole allo sviluppo di germi; azione di termoregolazione, cioè di regolazione della temperatura. Tale funzione viene svolta attraverso due meccanismi: uno che determina la dispersione del calore attraverso la sudorazione e l’altro che regola la dispersione del calore, aumentandola o riducendola, attraverso il fenomeno, rispettivamente, della vasodilatazione o della vasocostrizione, in altre parole, aumentando o diminuendo il calibro dei vasi sanguigni a seconda della temperatura esterna; azione di depurazione, attraverso una vera e propria funzione escretoria.

73 LE FERITE Una ferita è un'interruzione della continuità della cute o delle mucose con danneggiamento dei tessuti sottostanti. 

74 Tipi di ferite Viene definita ferita:
superficiale se interessa solo i primi strati della cute, profonda se interessa muscoli, ossa o organi interni, penetrante se l'azione traumatica raggiunge cavità anatomiche come l'addome o il torace.

75 Sulla base della profondità della lesione e delle caratteristiche legate alla natura dell’agente lesivo le ferite vengono così classificate: abrasioni: lesioni più superficiali da corpo contundente irregolare, ruvido (spesso contengono all’interno piccoli corpi estranei che possono causare infezione); escoriazioni:lesioni superficiali ma più profondi rispetto alle abrasioni dovuta invece a corpi contundenti irregolari, come le ferite da strisciamento, che possono presentare schegge di legno, terriccio e altre piccole particelle che devono essere rimosse;

76 da punta: ferita penetrante con foro di entrata piccolo e danno interno più o meno profondo (chiodo, pugnale, spina di rosa etc.) sono quelle che penetrano nella cute perpendicolarmente. Il rischio di infezione è molto alto dal momento che sporcizia e germi possono essere portati in profondità. da arma da fuoco: tipo particolare di ferita da punta; da taglio: tagli netti causati da un bordo affilato (lama, vetro rotto etc.). Poiché i vasi sanguigni ai bordi della ferita sono tagliati di netto ci può essere abbondante emorragia. Le ferite da taglio ad un arto possono anche recidere strutture tendinee.

77 lacere: a margini irregolari, prodotte da un urto o da una forza lacerante (es. un macchinario);
lacero-contuse: margini irregolari e contusi. Possono sanguinare in modo meno abbondante rispetto alle ferite ma il danno e la contusione dei tessuti sono più gravi.

78 La gravità della ferita si giudica sulla base dell’estensione e della profondità della ferita stessa e dell’eventuale presenza di corpi estranei. Sono, comunque, sempre gravi e necessitano di cure ospedaliere le ferite al viso, agli orifizi naturale del corpo, al torace e all’addome. Le complicanze delle ferite sono rappresentate dalle seguenti condizioni: emorragie; shock; infezioni (compresa quella tetanica); lesioni di organi interni.

79 Per quanto riguarda il trattamento è importante distinguere le grandi ferite dalle piccole ferite, in quanto, nel primo caso, il problema è rappresentato dal controllo dell’eventuale emorragia per il quale si rinvia al capitolo specifico. Per quanto riguarda il trattamento delle piccole ferite, sono necessarie le seguenti operazioni: lavarsi bene le mani; utilizzare i guanti monouso; lavare la ferita con acqua e sapone (farla sanguinare sotto l’acqua corrente); completare la pulizia con acqua ossigenata (che può essere usata anche dentro); disinfezione dei margini (non alcool né tintura di iodio perché lesivi); coprire con garza sterile fissata tutt’intorno da cerotto oppure protette da tubulare di rete; non usare pomate o polveri cicatrizzanti o antibiotici; lasciare la medicazione per un paio di giorni prima di toglierla.

80 La guarigione delle ferite avviene quando si forma la crosta ed il tessuto di granulazione senza comparsa di sintomi di infezione. Tutte le ferite aperte, infatti, possono essere contaminate da microrganismi presenti nell’oggetto che ha determinato la ferita, nell’aria o nelle dita. La ferita si infetta quando entrano germi e si riproducono; ciò si verifica soprattutto se residuano sporcizia o particelle di tessuto morto. I segni con cui l’infezione si manifesta sono: rossore, calore, tumefazione, pulsazioni, talvolta febbre. Si può avere formazione di pus (raccolta di globuli bianchi morti, di germi morti, di cellule sfaldate, di siero).

81 L’infezione più temibile è quella tetanica.
In caso di ferita infetta è molto importante prevenire l’aggravarsi dell’infezione coprendo la ferita con una medicazione sterile; in questi casi si deve sempre consigliare visita medica.

82 Le Ustioni Un'ustione è una lesione della cute e dei tessuti provocata dal calore. Può essere causata da un contatto diretto col fuoco, con liquidi bollenti, con sostanze chimiche ma anche da un'eccessiva esposizione al Sole o da una folgorazione.

83 LE USTIONI Si tratta di lesioni della pelle dovute a:
agenti fisici: - raggi (solari, ultravioletti, fonti radioattive); - elettricità (corrente a basso voltaggio, ad alto voltaggio, fulmini); - calore (fuoco, vapore, olio bollente etc.). agenti chimici: - acidi e basi forti (soda caustica, candeggina etc.).

84 Gravità per estensione dell’ustione
L'estensione dell'ustione è molto importante per determinarne la gravità. Se supera il 50% della superficie corporea, le possibilità di sopravvivenza sono deboli. Per il 30-40% le condizioni sono gravissime mentre, intorno al 20%, anche se la situazione è grave, non ci sono gravi rischi di vita. Oppure la regola del nove (9% per ogni zona)

85 CLASSIFICAZIONE DELLE USTIONI
I° GRADO: interessano solo lo strato superficiale della cute. Sintomi: rossore eritema; gonfiore (edema); dolenzia. II° GRADO: danno più profondo con formazione di vescicole piene di liquido: flittene. La gravità dipende dall’estensione e dalla conseguente perdita di liquidi. III° GRADO: morte dei tessuti: tutti gli strati della pelle sono stati danneggiati; il danno si può estendere anche a nervi e muscoli; la pelle può essere pallida o nerastra. Esige sempre cure mediche anche se di piccole dimensioni.

86 Cosa fare Davanti a un'ustione bisogna per prima cosa interrompere tempestivamente l'azione lesiva: spegnere l'ustione con acqua fredda sulla parte e sulle zone limitrofe. Se la fonte di calore è ancora attiva al momento del soccorso è bene eliminare gli abiti, ma non quelli a contatto con l'ustione: si rischia di staccare insieme agli abiti anche l'epidermide e aggravare la situazione.  Bisogna sempre cercare di operare in ambiente il più possibile sterile: le ustioni sono molto soggette alle infezioni. Bisogna perciò cercare di coprire la parte ustionata con appositi teli sterili.

87 Se l'ustione è grave o estesa bisogna chiamare i soccorsi avanzati ed è bene porre l'infortunato in posizione antishock. Per le ustioni di 2° grado è consigliabile lavare immediatamente la parte con acqua fredda o applicare ghiaccio: agendo tempestivamente si possono evitare le successive formazioni di bolle. Se queste si manifestano non vanno mai bucate, a contatto con l'aria la parte lesa rischia di infettarsi. Nel caso le bolle si buchino spontaneamente bisogna disinfettarle accuratamente e ricoprirle con apposite garze sterili. Per le ustioni di 1° grado è sufficiente lavare la parte lesa con acqua fredda e utilizzare appositi unguenti curativi.

88 I° GRADO: E’ necessario raffreddare la parte ustionata con impacchi di acqua fredda. Somministrare antipiretico in caso di febbre. II° GRADO: Immergere la parte in acqua fredda e dare da bere per riequilibrare la perdita di liquidi. Medicare con garza sterile. Se la bolla si rompe è necessario procedere alla medicazione come per le ferite. Usare tubulare di rete per mantenere aerata la lesione In ogni caso, poiché le ustioni di II grado sono molto suscettibili alle infezioni: non toccare la parte lesa; non rompere le vescicole; non mettere lozioni, unguenti o grassi sulle ferite. III ° GRADO: Non togliere i vestiti se incollati alla pelle per evitare l’aggravamento delle lesioni. Coprire le lesioni con garza sterile. Dare da bere. Posizione anti-shock. Ospedalizzazione.

89 Colpo di calore Il colpo di calore si verifica in ambienti molto caldi, umidi e poco ventilati. In queste condizioni la sudorazione, che serve a raffreddare il corpo e a disperdere la temperatura, può non avvenire, in quanto l'eccessiva umidità ne impedisce l'evaporazione.

90 Sintomi Intensa sete, cute molto calda, volto arrossato,
respiro affannoso, torpore e shock.

91 Intervento E' necessario condurre immediatamente l'infortunato in un luogo fresco e ventilarlo, raffreddarlo con impacchi di acqua fresca ma non troppo fredda, tenere sotto controllo respirazione e polso. E' consigliabile fargli bere qualcosa di fresco, ma assolutamente non alcolico.

92 Gravità Se la temperatura è particolarmente elevata è bene consultare un medico o condurre l'infortunato in un pronto soccorso.

93 Colpo di Sole Il colpo di Sole è causato da un'eccessiva esposizione al Sole che provoca un aumento di temperatura e una vasodilatazione che conduce a uno stato di shock.

94 Sintomi Cefalea e vertigini, sudorazione, nausea,
offuscamento della vista, aumento della temperatura, shock.

95 Intervento Per prima cosa è necessario porre l'infortunato all'ombra, in un luogo arieggiato, rinfrescargli il capo con impacchi umidi o acqua fresca ma non troppo fredda. Il paziente va condotto all'ospedale con urgenza.

96 Gravità Il colpo di Sole è più pericoloso del colpo di calore e può richiedere anche un trattamento medico della massima urgenza.

97 Assideramento (ipotermia)
L'assideramento è il risultato di una eccessiva esposizione al freddo e a basse temperature.

98 Sintomi Brividi, pallore, torpore, difficoltà di movimento
negli stati più gravi, confusione mentale e sonno che può degenerare in coma.

99 Intervento E' necessario riscaldare l'infortunato in modo graduale, con panni caldi e massaggi per riattivare la circolazione. Somministrare caffè e bevande calde con zucchero, ma non alcolici, che non favoriscono la circolazione sanguigna. Per agevolare la circolazione è utile anche allentare gli indumenti che possono costringere.

100 ATTENZIONE L'assideramento è possibile anche a temperature non particolarmente rigide. Gli etilisti, per esempio, sono soggetti a una grande dispersione di calore che li può portare frequentemente a stati di assideramento.

101 Gravità A seconda del tempo e del grado di esposizione al freddo l'assideramento può richiedere l'ospedalizzazione urgente.

102 Congelamento Il congelamento è una lesione della cute e dei tessuti sottostanti causata dall'esposizione a un freddo intenso. Solitamente colpisce le parti periferiche del corpo come le dita, le mani, i piedi, le orecchie o il naso.

103 Classificazione e sintomi
Le lesioni di primo grado provocano un rallentamento della circolazione con dolore ed edema locale. La cute in questo caso è cianotica. Le lesioni di secondo grado provocano un arresto della circolazione con locale insensibilità immobilità e comparsa di bolle. Le lesioni di terzo grado provocano la necrosi del tessuto e un successivo sfaldamento.

104 Intervento Per le lesioni di primo grado è sufficiente massaggiare delicatamente la parte colpita da congelamento per riattivare la circolazione. E' utile allentare tutto ciò che potrebbe ostacolare la circolazione: lacci, calzettoni e così via. Per le lesioni più gravi, di secondo e di terzo grado, è bene chiamare i soccorsi e immergere la parte lesa in acqua tiepida (37°/40°) ricoprendola poi con panni asciutti.

105 ATTENZIONE EVITARE di riscaldare la parte in modo improvviso e ed eccessivo, per esempio attraverso stufe o borse di acqua calda.  Evitare anche l'assunzione di alcolici, vasodilatatori che non favoriscono la circolazione del sangue.

106 Gravità Le lesioni di secondo o terzo grado richiedono un immediato ricovero ospedaliero.

107 Punture di insetti e altri animali
In Italia praticamente non esistono insetti velenosi al punto di provocare la morte. Le punture sono perciò considerate pericolose solo nel caso l'infortunato sia allergico alle sostanze iniettate, quando il numero delle punture è elevato, quando la puntura avviene sul viso, in gola, sulla lingua, in un occhio o sui genitali. Tra gli altri animali che possono provocare analoghi inconvenienti si possono ricordare alcuni pesci dotati di spine velenose, come lo scorfano o il pesce ragno, e le meduse i cui tentacoli rilasciano una sostanza urticante.

108 LE PUNTURE DI INSETTI Le punture di api, vespe e calabroni sono, di solito, più dolorose ed allarmanti che pericolose. Alcune persone, tuttavia, sono allergiche a questi veleni e possono sviluppare una grave reazione che è lo shock anafilattico. Molti insetti introducono nella pelle un pungiglione, altri il loro siero.

109 Sintomi Dolore pungente, prurito, gonfiore, arrossamento della zona colpita.

110 Intervento Innanzitutto, se il pungiglione è rimasto conficcato nella carne, bisogna estrarlo con l'ausilio di un ago o di una pinzetta opportunamente disinfettati. Nel caso delle api, i cui pungiglioni sono uncinati, questa operazione è però inutile.  In generale è consigliabile lavare la parte con acqua e sapone, disinfettare e toccare il luogo della puntura con un batuffolo di cotone imbevuto di ammoniaca pura o diluita con acqua. Si possono poi applicare pomate antistaminiche, che danno sollievo, e fasciare. Si possono anche fare degli impacchi di ghiaccio. Analoghi interventi sono consigliabili anche nel caso di punture ragni, scorpioni, scorfani, pesci ragno o contatto con meduse. 

111 Primo soccorso Si può provare ad estrarre il pungiglione con pinzette disinfettate, senza premere e senza insistere. Bisogna tenere presente che sono elementi pericolosi: il numero elevato di punture; il luogo della puntura (faccia, lingua e gola per il rischio di edema della glottide, occhio); sensibilità individuale accentuata (bambino, soggetto allergico). In caso di shock o di edema della glottide portare d’urgenza in un centro di rianimazione.

112 ATTENZIONE Se la puntura interessa la lingua, il palato o la gola il gonfiore può ostruire le vie respiratorie. E' perciò necessario recarsi velocemente in ospedale e porre sulla base della lingua il manico di un cucchiaino o un bastoncino di legno per agevolare la respirazione.

113 Gravità Nel caso che le parti colpite siano molto delicate, per esempio l'occhio o i genitali è bene recarsi in un pronto soccorso o consultare un medico. Analogamente se la zona colpita è la lingua o la gola si corre il rischio che il gonfiore possa impedire la respirazione ed è bene recarsi immediatamente in ospedale.  La stessa urgenza si presenta nel caso l'infortunato sia allergico alle sostanze iniettate.

114 Morso di vipera In Italia esistono 4 specie di vipere.
Questi serpenti velenosi sono piuttosto schivi, temono l'uomo e aggrediscono soltanto per difesa.  Rispetto ad altri serpenti non velenosi le vipere si distinguono in particolare dalla pupilla, verticale e non rotonda, dalla costituzione breve e tozza, dalla forma triangolareggiante della testa, e non affusolata e appiattita. 

115 Naturalmente, in caso di morso, non è molto facile individuare questi particolari.
Il morso della vipera, tuttavia, lascia dei segni evidenti: due piccoli fori che distano circa 1 cm. l'uno dall'altro, i segni lasciati dai denti veleniferi. Talvolta il morso può presentare anche altri segni: oltre ai fori dei denti veleniferi, infatti, possono essere presenti anche dei forellini molto più piccoli lasciati dagli altri denti, molto meno profondi ed evidenti. Il morso di altri serpenti non velenosi, invece, non presenta questi due fori maggiori.

116 ATTENZIONE Potrebbe capitare che la vipera abbia perso un dente velenifero, oppure che il morso non sia andato a segno completamente e a fondo. In tal caso può essere presente un solo foro del dente velenifero.  Mediamente, ma ciò non è sempre vero, la quantità di veleno iniettato con un morso da una vipera non dovrebbe essere mortale per un uomo adulto, anche se tutto dipende da numerose variabili. La media di veleno iniettata dipende infatti dalla vipera, da quanto le sue ghiandole velenifere siano piene, dal modo in cui i denti affondano durante il morso.  Inoltre, la reazione al veleno dipende per esempio dalla massa corporea del malcapitato: un bambino è più a rischio di un individuo adulto. 

117 Il veleno della vipera Coagulazione del sangue
Emorragie interne ed ematomi Distruzione dei globuli rossi Distruzione dei reni Distruzione del fegato

118 Sintomi Il morso è solitamente molto doloroso e provoca in genere arrossamento, cianosi, gonfiore e crampi più o meno acuti. Dopo circa mezz'ora o un'ora, i sintomi sono: cefalea, vertigini, tachicardia, calo di pressione, vomito, diarrea e shock che può condurre anche alla morte.

119 Intervento In caso di morso di vipera è necessario rallentare la circolazione del sangue evitando il più possibile i movimenti. Bisogna chiamare i soccorsi o raggiungere velocemente un ospedale.  Contrariamente a quanto diffuso nell'opinione comune è bene NON INCIDERE LA FERITA e NON SUCCHIARE.  L'incisione rischia di aumentare il contatto tra il veleno e il sangue o i sistemi linfatici. La suzione è pericolosissima per il soccorritore: basta una piccola lesione, carie o screpolatura per contrarre il veleno.

120 Cosa fare Sdraiamo e tranquillizziamo l’infortunato
Rallentiamo la propagazione del veleno Fasciatura linfostatica (fasciatura di 10 metri superficiale) Il laccio emostatico (ogni 30 minuti spostare di un 1 cm più a monte) Immobilizziamo l’arto Aspiriamo il veleno con apposite aspiratrici Laviamo il morso con acqua ossigenata Trasportiamo la persona in ospedale

121 Spremere la ferita immediatamente dopo il morso, è invece utile per fare uscire la maggior quantità possibile di veleno.  Il veleno dei serpenti si trasmette in tempi rapidi soprattutto attraverso il sistema linfatico, mentre soltanto più lentamente si trasmette per via venosa. Per questi motivi si può improvvisare o usare un laccio emostatico ma soltanto per bloccare la circolazione linfatica e venosa non quella arteriosa! Il laccio, quindi, non va stretto molto.  Ancora più indicata è una fasciatura molto stretta.

122 Il siero antivipera L'utilizzo del siero antivipera richiede la presenza di un medico. Esistono infatti dei rischi di shock anafilattico e di allergie. Può essere mortale se iniettato troppo velocemente o per via endovenosa Al di fuori del frigo si altera in poche ore

123 La prevenzione Durante le escursioni in montagna o in campagna è consigliabile fare attenzione a dove ci si siede o ci si sdraia, agli indumenti poggiati sull'erba che vanno scossi prima di indossarli nuovamente.  I serpenti si annidano spesso tra i sassi che è bene non rimuovere.  L'uso di calzettoni e stivali, durante le passeggiate, riduce notevolmente il rischio del morso. Ricordiamo che le vipere temono l'uomo e attaccano solo per difesa. E' perciò buona norma picchiare con un bastone sui sentieri: anche se i serpenti sono sordi, percepiscono le vibrazioni del terreno e si allontanano immediatamente.

124 FOLGORAZIONE L’elettricità può essere causa di alcuni infortuni, sia in ambito domestico, sia anche in ambito lavorativo, di diversa gravità. Le motivazioni che sono alla base di tale tipo di infortunio, sono rappresentate fondamentalmente da: difetto di installazione dell’impianto elettrico, distrazione, superficialità, negligenza, del soggetto stesso infortunato.

125 Al passaggio della corrente elettrica attraverso il corpo umano, possono seguire lesioni a carico di: cute: il cosiddetto marchio elettrico testimonia l’avvenuto contatto tra il cavo elettrico e la cute; tali lesioni presentano una zona a forma di cratere di colorito scuro, possono avere differente gravità. In alcuni casi si può giungere anche alla carbonizzazione dell’arto colpito. muscoli: si hanno contrazioni muscolari, che in alcuni casi possono giungere alla contrazione spasmodica del diaframma e dei muscoli respiratori. sistema nervoso: si possono avere disturbi: neurologici di tipo sensitivo, crisi epilettiche; a carico degli occhi soprattutto a livello della retina, della cornea, del nervo ottico; a carico dell’apparato uditivo con deficit di vario tipo; in alcuni casi sono presenti anche vertigini; psichici: stato confusionale, amnesia, disturbi a carico della parola. apparato cardiovascolare: vi possono essere tachicardia, disturbi a carico della pressione arteriosa, della circolazione coronarica con crisi ischemiche che possono portare anche all’infarto del miocardio.

126 La gravità delle lesioni precedentemente descritte dipende da:
caratteristiche della corrente elettrica (intensità, frequenza, tensione); resistenza elettrica del corpo umano e presenza o meno di strutture isolanti il soggetto stesso (cute asciutta o bagnata o sudata, tipo di calzature utilizzate, pavimento bagnato ovvero asciutto, etc); tempo di contatto del corpo con l’elettricità; percorso della corrente nel corpo stesso (lesioni più gravi nel caso in cui il percorso interessi il cervello, il cuore). Sicuramente la situazione di maggiore impegno e gravità è rappresentata dall’arresto cardiorespiratorio, che può condurre a morte il soggetto infortunato.

127 COSA FARE IN CASO DI INFORTUNIO ELETTRICO
Innanzitutto, al fine di evitare che si inneschi un meccanismo a catena per cui anziché soccorritore sia vittima, occorre: evitare di toccare direttamente il corpo dell’infortunato prima che sia stato interrotto il circuito elettrico. E’ opportuno, prima di toccare il soggetto, isolare il proprio corpo servendosi di assi di legno, strutture in gomma; interrompere il circuito staccando la corrente. Qualora non fosse possibile mettere in atto tale tipo di intervento, liberare il soggetto infortunato dal contatto: è opportuno non toccarlo mai direttamente, ma servirsi sempre di bastoni, manici di scopa, guanti in gomma;

128 Annegamento L'annegamento avviene per l'ostruzione delle vie aeree da parte di un liquido.  Non sempre il corpo è immerso nel liquido, per annegare basta l'immersione degli orifizi respiratori: chi, per un malore ad esempio, cade a faccia in giù in un sottile strato di liquido, rischia di annegare. Lo stesso si può verificare se l'infortunato è incosciente e vomita: è necessario che il vomito possa defluire (vedi posizione laterale di sicurezza).

129 Per riflesso, quando un liquido entra nella cavità orale provoca una chiusura della laringe: l'infortunato perciò non può più respirare e inizia l'asfissia. Se l'infortunato perde coscienza e di conseguenza i riflessi cessano, il liquido può penetrare nella trachea, nei bronchi e negli alveoli polmonari soffocandolo.

130 Sintomi Il malcapitato, se è soccorso tempestivamente e non ha perso coscienza, sarà molto agitato e spaventato, avrà delle difficoltà respiratorie e tossirà per espellere il liquido dalle vie aeree.  Se la permanenza nel liquido è più lunga, l'asfissia porta alla perdita di coscienza e, successivamente, all'arresto respiratorio e quindi a quello cardiaco. 

131 Intervento Per prima cosa è necessario rimuovere l'infortunato dal liquido che lo asfissia.  In caso di annegamento in acqua alta, è consigliabile tentare di raggiungere l'infortunato dalla riva, tendendogli un salvagente, una fune, un asciugamano, un ramo, se è ancora cosciente. Se ciò non fosse possibile, è consigliabile raggiungerlo a nuoto soltanto se si è muniti di un salvagente, una barca, un materassino o un qualsiasi oggetto galleggiante in grado di sostenere sia il malcapitato che il soccorritore. 

132 ATTENZIONE: il salvataggio a nuoto, se non siete esperti soccorritori, è pericoloso: l'infortunato si aggrapperà a voi in modo disperato con grande rischio per la vostra incolumità. Una volta tratto in salvo l'infortunato bisogna verificare immediatamente se è cosciente o meno. 

133 Se è cosciente è sufficiente
tranquillizzarlo, metterlo in posizione semiseduta per facilitare la respirazione, aiutarlo ad espellere il liquido presente nelle vie aeree con dei colpetti sulla schiena e con movimenti circolari delle braccia che aiutano l'espansione della gabbia toracica e quindi della respirazione. Se l'infortunato ha perso coscienza è necessario agire con la massima urgenza e chiamare i soccorsi.  In attesa dei soccorsi avanzati, bisogna verificare per prima cosa la presenza della respirazione e del battito cardiaco. Se le funzioni vitali sono integre, bisogna porre l'annegato in posizione laterale di sicurezza, meglio se su un piano leggermente inclinato con la testa in basso. In attesa dei soccorsi, se non si riprende, bisogna tenere costantemente sotto controllo le funzioni vitali.

134 Se l'infortunato è incosciente con respiro assente e battito cardiaco presente
bisogna immediatamente procedere alla respirazione artificiale. Prima è bene però verificare che le vie aeree non siano ostruite dall'ingestione del liquido. Per far ciò è bene rovesciare l'annegato a pancia in giù, disporsi in piedi a gambe larghe sopra il suo bacino, afferrarlo per le anche o i fianchi e sollevarlo in modo da far defluire l'acqua. Appena questa è defluita si può finalmente stendere l'annegato a pancia in su e procedere con la respirazione artificiale. Nel caso anche il battito cardiaco sia assente bisogna procedere alla respirazione artificiale e al massaggio cardiaco. 

135 ATTENZIONE: Nel caso di tuffi in acque basse, per esempio in piscina o in presenza di scogli, l'annegamento potrebbe essere stato provocato da un trauma. In questo caso bisogna avere molta cautela: l'infortunato potrebbe avere delle fratture, per esempio alla colonna vertebrale, il che comporta una grande attenzione nel rimuoverlo.

136 Tipi di annegamento Annegamento a polmone bagnato
L’infortunato sott’acqua trattiene il respiro fin tanto può, ma alla fine è costretto a respirare, questo fa entrare acqua nei polmoni, il paziente soffoca e muore Annegamento a polmone asciutto L’infortunato trattiene il respiro, perde coscienza a causa di una sincope ipossica, non entra acqua nei polmoni, ma muore ugualmente

137 Acqua dolce e salata Annegamento in acqua dolce
Acqua dolce meno salata quindi meno concentrata di Sali rispetto al sangue, per osmosi passa dagli alveoli nel sangue, il sangue si diluisce, i globuli rossi trattengono acqua, gonfiono e scoppiono, il cuore entra in fibrillazione Annegamento in acqua salata Acqua salata più concentrata di Sali rispetto al sangue, in questo caso è il plasma che viene tirato dai capillari ed entra negli alveoli, si ha quindi edema polmonare, situazione aggravata anche dalla ipovolemia che induce shock

138 Gravità Nel caso di annegamento è necessario intervenire con la massima tempestività. L'arresto respiratorio avviene in pochi minuti, e in breve sopraggiunge anche l'arresto cardiaco.

139 Diabete Il diabete è una malattia che consiste in una carenza dell'insulina, una sostanza prodotta dal pancreas senza la quale il glucosio non può venire trasformato in glicogeno, uno zucchero più complesso che viene immagazzinato nel fegato e restituito sotto forma di glucosio nei momenti di necessità. Il glucosio, perciò, si accumula nel sangue e compare nelle urine. 

140 Un individuo diabetico è soggetto a crisi che possono sfociare in stati di coma ipoglicemico o iperglicemico. Se il paziente è trattato con dei farmaci che abbassano la glicemia, come l'insulina, può succedere che in condizioni particolari il tasso degli zuccheri scenda troppo e si abbia un coma ipoglicemico.

141 Viceversa se la dose di insulina manca o è insufficiente il diabetico rischia un coma iperglicemico o diabetico, che avviene perché nel sangue ci sono troppi zuccheri.

142 Sintomi Nel caso di coma iperglicemico il paziente, oltre a essere privo di coscienza, ha un respiro profondo, continuo e senza pause; la cute non è sudata ma secca; è presente una flaccidità muscolare; l'alito ha un odore simile all'acetone. Nel caso di coma ipoglicemico, invece, il respiro è normale, la cute è sudata, si ha tonicità muscolare, l'alito non ha odori particolari.

143 Intervento Tenere sotto controllo le funzioni vitali e chiamare immediatamente i soccorsi. Soltanto se si è in presenza di una crisi ipoglicemica, e solo in questo caso, si può tentare di somministrare dello zucchero sciolto in acqua, impresa non semplice in quanto l'infortunato è incosciente.

144 Va detto che questa manovra è in generale sconsigliabile proprio in quanto la somministrazione di un liquido a un paziente incosciente potrebbe finire nelle vie aeree peggiorando la situazione. La cosa migliore è individuare immediatamente la crisi prima che il soggetto entri in coma, in tal caso la somministrazione dello zucchero migliora rapidamente la situazione.

145 ATTENZIONE Non è facile distinguere il coma iperglicemico da quello ipoglicemico, se non si è esperti, pertanto, se non si è più che sicuri, è meglio evitare somministrazioni di zuccheri, che nel caso di errore peggiorerebbero la situazione.

146 Gravità E' necessario trasportare urgentemente l'infortunato in un pronto soccorso.

147 Shock Insufficiente irrorazione di sangue ai tessuti
Shock ipovolemico (diminuisce il sangue, esempio emorragie) Shock cardiogeno (causa cardiaca, esempio infarto o scomprenso) Shock neurogeno (causa nervosa, esempio forti emozioni, barbiturici, trauma cranico) Shock anafilattico (reazione allergica, esempio punture insetti, pollini, alimenti ingerite, ecc) Shock settico (setticemia batterica)


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