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PubblicatoFiorenza Barbieri Modificato 11 anni fa
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“Accanimento terapeutico ed eutanasia tra scienza e coscienza”
Prof. Dott. Umberto Rosso Medico Ordine Mauriziano di Torino Verbania 11/10/2003
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INTRODUZIONE Urgenza di tali riflessioni perché in tal campo regna grande disinformazione. Problematiche che devono coinvolgere le responsabilità di tutti e di ciascuno. Necessità di una riflessione su queste tematiche con importanti risvolti per il volontariato. Implicazioni riguardanti: scienza società e fede
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EUTANASIA/“ACCANIMENTO TERAPEUTICO”
Problema spinosissimo: l’eutanasia è sempre stato un discorso non semplice. E’ l’esperienza umana infatti tra le più complesse ed inquietanti. Ulteriori complicazioni in “antitesi” con l’eutanasia lo dà oggidì il cosìdetto “ accanimento terapeutico”. Legato ai vistosi progressi medico-tecnologici in generale e della rianimazione in particolare. Conseguente complessità di ogni situazione concreta.
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PREMESSE A) munirsi di grande pietà per situazioni sempre gravate da dolore ed angoscia. B) memento mori non è saggia la cecità difronte a tale immancabile sorte. C) di conseguenza vivere bene per ben morire.
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CONCETTO FONDAMENTALE
RISPETTARE LA VITA ACCETTARE LA MORTE
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DEFINIZIONI Eutanasia: Azione od omissione che di natura sua e nelle intenzioni procura la morte, allo scopo di eliminare ogni sofferenza. “ uccisione pietosa” Accanimento terapeutico: ostinazione diagnostico-terapeutica sproporzionata e futile non rispettosa della persona umana con un evidente eccessivo tecnicismo.
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SCIENZA / COSCIENZA/SAPIENZA
L’estrema difficoltà delle scelte di comportamento in tali problematiche devono essere vagliate alla luce della SCIENZA : in continua evoluzione e progresso, ma con risvolti inquietanti ed ambivalenti. COSCIENZA: estrema importanza di una valutazione morale sulla persona “umana”. Sia la scienza che la coscienza devono quindi essere illuminate dalla SAPIENZA. SCIENZA COSCIENZA SAPIENZA
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EUTANASIA Si tratta quindi di un crimine contro la vita, di un attentato contro l’umanità. Le suppliche dei malati molto gravi che talvolta invocano la morte, non devono essere intese come espressione di una vera volontà di eutanasia, esse infatti sono quasi sempre richieste angosciose di aiuto e di affetto. La vita è cosa sacra e non è cosa disponibile: solo a Dio infatti appartiene il giudizio della morte e della vita. Il problema decisivo resta quello culturale. Con l’eutanasia si instaura e si rafforza la “cultura della morte”.
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Presenza e metodi dell’eutanasia
L’eutanasia si situa a livello di intenzioni e di metodi usati: Intenzioni: c’è eutanasia quando si ha l’intenzione di porre fine alla vita o di accellerare la morte di una persona. Metodi usati: c’è eutanasia quando l’uccisione si ottiene con la somministrazione di sostanze narcotiche o tossiche in dosi mortali o con la sospensione di terapie ordinarie ed ancora utili. Può trattarsi di omicidio, di suicidio o talora di suicidio-omicidio, o suicidio assistito.
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Eutanasia: considerazioni
Chi chiede di morire Definizione di morte Limiti da non oltrepassare da parte della scienza Accanimento terapeutico Cure palliative Esiste un “diritto a morire?” Accompagnamento dei malati terminali.
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Chi chiede di morire Definizione di morte
Chi pone tale richiesta è il paziente oggetto di cure inefficaci o abbandonato dai parenti e quindi solo. I malati terminali infatti non chiedono di morire prima ma di morire in pace. importanza di aiutare tali malati con cure palliative ed amorosa assistenza. Definizione di morte la morte cerebrale è il vero criterio del decesso: quando cioè una persona ha subito una perdita irreversibile di ogni capacità di integrare e di coordinare le funzioni fisiche e mentali del corpo. L’arresto definitivo delle funzioni cardio-respiratorie conduce infatti rapidamente alla morte cerebrale.
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Limiti della scienza e accanimento terapeutico
Importanza della protezione della dignità della persona nel momento della morte contro un tecnicismo che rischia di diventare eccessivo. Ostinazione terapeutica che diventa ostinazione futile e dannosa In teoria l’accanimento terapeutico è il contrario dell’eutanasia, perché quest’ultima procura la morte, mentre l’ostinazione non vuol permettere il decesso. Estrema complessità della questione. Non si può dire di rispettare la vita nel prolungamento di essa ad ogni costo!
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Rispettare la vita di un uomo
Rispetto dei diritti del malato (non fare agli altri…..) Rispetto delle famiglie ( diritto delle famiglie a non aver prolungate senza validi motivi, situazioni di grave angoscia.) Rispetto del personale medico-infermieristico curante Rispetto dei fondi pubblici. Rispettare la vita di un uomo è rispettare la vita di un uomo mortale
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Ma dove cominciano gli eccessi?
La risposta sarebbe semplice se la medicina fosse una scienza esatta e se il terapeuta potesse prevedere con precisione i risultati dei trattamenti usati. Importanza della qualità della vita: (quality of life) ognuno ha il diritto di essere curato al meglio nel rispetto di una buona qualità di vita, ma non può abbrogarsi il diritto di morire come e quando ha voglia. Sia con l’eutanasia sia con l’accanimento terapeutico, l’uomo intende affermare il suo potere sulla morte, ma la morte non è né programmabile…………né dominabile. (contra vim mortis non est medicamen in hortis)
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Cure palliative Esistono malattie inguaribili, ma non incurabili.
Possibilità moderne di terapie sintomatiche di “palliazione”, per dominare i più svariati sintomi e soprattutto per ridurre od eliminare il dolore. Distinzione tra terapie ordinarie e straordinarie. Distinzione tra terapie proporzionate e sproporzionate.
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L’ingiustizia di una legalizzazione dell’eutanasia
Assoluta indisponibilità e inviolabilità di ogni vita umana. Ciò che non è lecito per il singolo non è lecito nemmeno per lo stato. La gravità del dovere e del compito dello stato emerge da un lato per l’altissimo valore in gioco: cioè la vita umana, dall’altro per l’influsso sociale negativo sul bene comune.
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Conseguenze sociali inevitabili ed inarrestabili:
1) indebolirebbe l’impegno delle famiglie verso i loro membri gravemente ammalati o ritenuti insopportabili. 2) minerebbe alle radici l’ethos della professione medica: medico o carnefice? 3) minerebbe la fiducia dei pazienti nei riguardi sia del medico che dei parenti. 4) favorirebbe un clima di angoscia e di terrore 5) Rischio di pericolosa excalation verso la cultura della morte!
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Accompagnamento del malato terminale:il morente
Non esiste la morte ma chi muore Il trattamento dell’uomo che muore è materia importante e delicata. La persona che lascia la vita deve continuare ad essere una persona in seno alla società, un soggetto che partecipa ad un incontro e non solamente un oggetto di cure. Chi accompagna tale persona deve munirsi di molta pazienza delicatezza comprensione empatia e svolgere tale mansione con “bontà immensa e carità ardente”
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Conclusioni 1 Educare tutti al rispetto della vita sempre e in ogni condizione. Educare tutti al senso del limite vitale, cioè della morte. Dare segni di speranza affinchè crescano giustizia e solidarietà Promuovere una nuova cultura della vita umana contro i drammatici segni della cultura della morte. Contribuire all’edificazione di un’autentica civiltà della verità e dell’amore. Per il cristiano la doverosità di annunciare, diffondere e comunicare con senso di scrupolosa missionarietà, che la morte è solo”soglia”, La vita non cessa, prosegue nell’eterna comunità trinitaria. Va detto, va detto, nel nome del Risorto.
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Conclusioni 2 No all’eutanasia! No all’accanimento diagnostico terapeutico! Si all’uso delle cure palliative in ispecie alla terapia del dolore secondo necessità e proporzionalità. Si all’accompagnamento del malato terminale: stare vicino a chi lascia la vita.
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ESALTANTE ED IMPEGNATIVO
VIVERE E DIFFONDERE LA VITA NON E’ MAI STATO FACILE E COMODO PER NESSUNO: MA LA GRANDEZZA DELL’UOMO E’ APPUNTO NEL SAPER ACCETTARE DA DIO, QUESTO DONO SPLENDIDO E TERRIBILE ESALTANTE ED IMPEGNATIVO RISPETTARE LA VITA ACCETTARE LA MORTE
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