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Breve storia della questione israelo-palestinese
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Israele e Territori oggi
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La Palestina attorno al 1000 a.C. (regno di Salomone)
Nell’Antichità si stima che la Palestina ospitasse tra e di abitanti, essendo indicato il numero di per il 50 d. C. dalla maggior parte degli esperti. Nel II millennio a. C. era abitata da un insieme di popoli, o tribù, pagani (cananei, gebusei e altri) perennemente in lotta per il controllo di questa o quell’area. Verso la fine del millennio gli ebrei, o giudei, invasero la regione e vi si stabilirono; per gran parte dei mille anni seguenti essi costituirono la maggioranza della popolazione e governarono quasi tutto il paese. Il nocciolo dello Stato ebraico (a un certo punto ci furono due regni ebraici separati) era il già citato entroterra collinoso di Giudea, Samaria e Galilea. Per gran parte di quel periodo esso comprese una minoranza di filistei, e in seguito di pagani ellenistici o romanizzati concentrati nella pianura costiera in città come Cesarea, Giaffa, Ascalona e Gaza. Il periodo dell’indipendenza ebraica ebbe fine con l’invasione romana e la repressione di due ribellioni (la prima e seconda guerra giudaica) nel e nel d.C., conclusesi con l’esilio di quasi tutti gli ebrei. Breve storia della questione israelo-palestinese
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Premessa: dalla diaspora al mandato inglese
La Diaspora indica la dispersione nel mondo degli Ebrei avvenuta a partire dal 70 d.C. (conquista di Gerusalemme) e dal 135 d.C. (soffocamento dei moti ebrei per l’indipendenza). A partire dalla conquista romana, la Palestina fu sempre in mani straniere: Bizantini (IV sec. d.C.-636) Arabi ( ) Crociati ( ) Mamelucchi ( ) Ottomani ( ) Inglesi ( ) Dopo una serie di altre invasioni da parte di persiani, arabi, crociati, mongoli, mamelucchi e (di nuovo) turchi, il paese all’inizio del XIX secolo, sotto il dominio imperiale ottomano contava tra e abitanti, per il 90% arabi musulmani, cui si aggiungevano da a ebrei e da 20 a arabi cristiani. Breve storia della questione israelo-palestinese
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Alla fine del XIX sec. , in Palestina vivevano circa 45
Alla fine del XIX sec., in Palestina vivevano circa Ebrei a fronte di Palestinesi; nel resto del mondo, pur integrati, gli Ebrei costituirono una “nazione nelle nazioni”. Il giornalista Theodore Hertzl, inviato a Parigi nel 1894, dopo avere osservato e descritto l’antisemitismo che ormai dominava l’Europa, scrisse un libro, Lo stato ebraico, che conteneva un vero e proprio progetto di creazione di uno stato ebreo in Palestina. Nel 1881, alla vigilia dell’immigrazione ebraico-sionista, la popolazione palestinese era di circa persone: arabi musulmani, ebrei e cristiani (in gran parte greco-ortodossi). Altre migliaia di ebrei risiedevano stabilmente in Palestina senza possedere la cittadinanza ottomana. In tutto il resto del mondo l’antisemitismo, con i suoi pogroms e persecuzioni, aveva già una storia ormai più che millenaria. La realtà quotidiana degli ebrei in Europa era una realtà di discriminazioni e continua insicurezza, interrotta da gravi episodi di sopruso e violenza (“profonda oltraggiosità della vita della Diaspora”). Le libertà fondamentali — viaggiare, scegliere dove risiedere, che mestiere fare e quale religione professare, esprimersi nella lingua dei progenitori — erano soggette a ogni sorta d’ingerenze statali. Le discriminazioni — compresa la proibizione di possedere terreni — impedivano a gran parte degli ebrei dell’est europeo di sfuggire all’indigenza ed elevarsi socialmente. A metà dell’est secolo XIX gli ebrei furono assoggettati a un brutale obbligo di leva venticinquennale, oltre al tentativo di convertirli al cristianesimo in speciali collegi militari. Perfino una commissione governativa russa definì nel 1888 la condizione degli ebrei come contraddistinta da “repressione, emarginazione politica, discriminazione e persecuzione”. L’impulso sionista nacque in questo clima. Furono necessari, alla fine dell’Ottocento, i traumi successivi dei pogrom russi e dell’affare Dreyfus in Francia per preparare il terreno alla diffusione del sionismo. Breve storia della questione israelo-palestinese
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Nacque così il Sionismo*, l’ideologia secondo cui gli Ebrei avevano il diritto di riappropriarsi delle terre che erano appartenute ai loro avi. T.Herzl ( ) Breve storia della questione israelo-palestinese
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Nel 1917 il movimento sionista ottenne il primo significativo risultato: LA DICHIARAZIONE BALFOUR, con la quale il ministro degli esteri britannico esprimeva l’auspicio che il popolo ebreo potesse costruirsi una “National Home” (focolare nazionale) in Palestina. Tra l’800 ed il 900 il movimento sionista portò in Palestina migliaia di Ebrei da ogni parte della terra con uno sforzo assecondato dalle autorità inglesi, cui nel 1917 la regione era stata affidata in mandato. La massiccia presenza degli immigrati ebrei in Palestina ebbe la conseguenza di ricompattare la disgregata società arabo-palestinese (divisa tra proprietari latifondisti e contadini poveri) attraverso il recupero e la valorizzazione dell’identità islamica in funzione antiebraica. Fino alla ribellione araba del 1936, l’avversione alla penetrazione ebraica in Palestina costituisce una vera e propria escalation di violenze da entrambe le parti. Tutto ciò avviene nel contesto della spartizione dell’ex impero turco all’indomani della Prima Guerra Mondiale. Le potenze vincitrici (Inghilterra e Francia) ricevono un mandato dalla S.d.N. per il riordino e l’indipendenza dei territori ex ottomani. La politica della G.B. nel proprio mandato (Trans- e Cisgiordania) fu quantomeno ambigua: promise infatti tanto ai palestinesi quanto agli ebrei degli insediamenti la creazione di due stati autonomi ed indipendenti. In realtà l’Inghilterra mantenne il consueto atteggiamento imperialista del divide et impera, considerando da un lato il territorio palestinese come una testa di ponte per la penetrazione occidentale in Medio Oriente (Balfour), dall’altro l’amicizia con gli arabi come un fattore fondamentale per le buone relazioni con i paesi mediterranei e del Mar Rosso. Breve storia della questione israelo-palestinese
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La Palestina* durante il Mandato Britannico (‘17-’48)
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La nascita della questione palestinese
Fino al 1948 furono un milione i profughi palestinesi costretti a lasciare le loro case e a rifugiarsi nei paesi confinanti per l’arrivo in massa degli Ebrei. Questi, a loro volta, erano scampati alla peggiore mostruosità della storia: il genocidio nei campi di sterminio. Il risarcimento della comunità internazionale (la concessione di una patria) faceva degli Ebrei degli ex oppressi che nel contesto specifico diventavano degli oppressori. La pressione ebraica (l’immigrazione) si fa più forte subito dopo la Seconda Guerra Mondiale, tanto da costringere centinaia di migliaia di arabo-palestinesi ad abbandonare le proprie case: cos’era successo? La Shoah (“l’immane potenza del negativo”) ridisegna i criteri politico-diplomatici e le categorie intellettuali: gli ebrei sopravvissuti (e tutti gli altri) non si fidano più del mondo e delle sue promesse: perché il male radicale non si ripeta è necessaria una patria per il popolo ebraico e, secondo un rapporto americano al presidente Truman, “sarebbe politicamente e moralmente inaccettabile impedire ciò.” Breve storia della questione israelo-palestinese
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Dunque: - gli Ebrei chiedevano all’ONU di esercitare il proprio diritto a tornare in quella che era stata la loro patria; - i Palestinesi chiedevano di rimanere in quella che da tempo immemorabile era la loro terra. Nessuna delle due comunità era disposta ad essere governata dall’altra, né a condividere lo stesso spazio. La contesa avveniva nell’ambito della spartizione del globo tra USA e URSS: dietro a Israele c’era l’America, dietro i paesi arabi la Russia. Gli Ebrei ritenevano che il problema sarebbe stato risolto dall’integrazione dei Palestinesi nei paesi confinanti. MA COSI’ NON FU: Breve storia della questione israelo-palestinese
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Secondo gli Israeliani, toccava agli Arabi risolvere il problema dei profughi loro connazionali, mentre essi avevano il diritto a conservare la biblica Terra Promessa. Secondo gli Arabi, gli Israeliani erano una potenza colonizzatrice, simile ai Francesi in Algeria, che doveva essere semplicemente cacciata via con ogni mezzo. Breve storia della questione israelo-palestinese
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2) uno stato arabo-palestinese;
Il comportamento inglese fu sostanzialmente ambiguo (doc: Dichiarazione Balfour): da un lato si permise agli Ebrei di immigrare senza limitazione di numero (almeno fino al 1939); contemporaneamente si prospettò ai Palestinesi la costituzione di un loro stato entro dieci anni. Incapaci di affrontare la situazione dopo la Seconda Guerra Mondiale e il grande afflusso di Ebrei a seguito della Shoah, gli Inglesi abbandonarono la zona e affidarono la questione palestinese all’ONU, che con la risoluzione 181 (doc.) del 29 novembre 1947 propose il seguente piano di spartizione: Il governo inglese, incapace di risolvere la situazione, decise di internazionalizzare il caso, sottoponendolo all’ONU. Costituita una Commissione ad hoc, il 29 novembre 1947 fu emanata la risoluzione 181 che propose la spartizione della Palestina: 1) uno stato ebraico; 2) uno stato arabo-palestinese; 3) amministrazione internazionale di Gerusalemme, città sacra per tre religioni Breve storia della questione israelo-palestinese
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Il piano ONU del 1947 Risoluzione 181
1) Evaquazione delle truppe britanniche entro il 1 maggio 1948; 2) Spartizione tra: - uno Stato palestinese (circa 1mln di unità); - uno Stato ebraico (ca unità); - una terza zona di regime internazionale per la città di Gerusalemme. Le reazioni: - gli arabi espressero immediatamente parere negativo alla costituzione di uno stato ebraico in terra palestinese, contro il quale si sentivano autorizzati ad usare la forza; - i sionisti, pur evidenziando l’esiguità del territorio loro concesso, si mostrarono favorevoli; - gli USA, nonostante le minacce arabe sulle forniture petrolifere, furono favorevoli (Israele come baluardo dell’Occidente); - l’URSS, con grande sorpresa della comunità internazionale, fu favorevole (interessi strategici: allontanare gli Inglesi dalla regione) Le organizzazioni ebraiche accettarono la proposta, i paesi arabi circostanti la rifiutarono. Breve storia della questione israelo-palestinese
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La proclamazione di indipendenza di Israele
14 maggio 1948 Israele proclama la propria indipendenza e si costituisce come stato sovrano. La reazione dei paesi arabi confinanti è immediata: il giorno successivo tra Israele e paesi Arabi scoppia la prima delle quattro guerre che contrapporranno il nuovo stato ebraico ai paesi confinanti (Egitto, Giordania, Siria, Libano, Arabia) e limitrofi (Iraq). Breve storia della questione israelo-palestinese
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Ben Gurion, “padre” dello stato di Israele e primo ministro dal ‘49 al ‘53 Breve storia della questione israelo-palestinese
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La Lega Araba all’atto della sua costituzione (marzo 1945) Breve storia della questione israelo-palestinese
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Le guerre arabo-israeliane (1948-1973)
La Guerra di Indipendenza Israeliana (maggio’48-primavera ‘49) Il giorno dopo la proclamazione di indipendenza, Egitto, Libano, Siria, Giordania, Iraq attaccano Israele: la Lega Araba dispone di un esercito efficiente che inizialmente conquista Gerusalemme e Tel Aviv; successivamente, anche a causa della divisione interna della Lega Araba, Israele riguadagna i territori perduti e aumenta la propria estensione VIOLANDO IL PIANO DI RIPARTIZIONE DELL’ONU. Breve storia della questione israelo-palestinese
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Israele e la Palestina dopo la guerra di indipendenza (‘49)
1) La Transgiordania annesse la Cisgiordania, trasformandosi nel Regno di Giordania. 2) Gerusalemme restò divisa tra Israeliani e Giordani; 3)L’Egitto occupò la Striscia di Gaza Breve storia della questione israelo-palestinese
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Negli anni successivi Israele consolidò le proprie strutture istituzionali, fu ammesso all’ONU, varò la cosiddetta Legge del Ritorno (1950), ricevette un sostanzioso indennizzo dalla Germania sotto forma di forniture industriali. Contemporaneamente, l’Occidente simpatizzava per gli Arabi, sia per le condizioni dei profughi palestinesi, sia per l’intenzione di Israele di spostare a Gerusalemme la propria capitale; inoltre, i paesi ospitanti si rifiutarono di integrare e conferire la cittadinanza ai profughi, sebbene correligionari. Breve storia della questione israelo-palestinese
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E i Palestinesi? Nel 1965 nasce l’OLP*, forza politica e organizzativa che si prefigge il compito di dare voce pubblica all’entità palestinese e combattere con ogni mezzo Israele. Costituita da varie anime, l’OLP trova in Yasser Arafat, leader del movimento Al-Fatah, il proprio capo carismatico. La contrapposizione al sionismo divenne una vera lotta di liberazione. Breve storia della questione israelo-palestinese
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La guerra dei Sei Giorni (5-10 giugno 1967)
Una delle guerre più studiate della storia, per la rapidità tattico-strategica con cui Israele sconfisse i nemici: nel giro di una mattinata Israele, attaccando di sorpresa, distrusse a terra tutti gli aerei egiziani, siriani e giordani; nelle operazioni di terra, durate quattro giorni, Israele conquistò il Sinai (Egitto) fino al canale di Suez, la Cisgiordania e Gerusalemme (che era per metà israeliana e per metà giordana) fino al Muro del Pianto e le Alture del Golan (Siria). Sono questi i cosiddetti “Territori occupati” nei confronti dei quali una parte degli israeliani cominciò a nutrire propositi di definitiva annessione, favorendo l’istituzione di colonie agricole in grado di presidiare il territorio palestinese occupato della Cisgiordania. Breve storia della questione israelo-palestinese
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Massima espansione di Israele dopo la guerra dei 6 giorni
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I territori occupati Breve storia della questione israelo-palestinese
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Il 10 giugno il conflitto viene interrotto con l’intervento dell’ONU che approva la Risoluzione 242 (1967): prospettava il ritiro di Israele dai “Territori Occupati" in cambio del riconoscimento dello Stato ebraico da parte degli Stati arabi confinanti. RISOLUZIONE MAI RISPETTA DA ISRAELE Breve storia della questione israelo-palestinese
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La guerra del Kippur (6-22 ottobre 1973)
Contemporanea e simile a quella musulmana del Ramadan, la festa del Kippur (espiazione) è una delle feste più importanti dell’ebraismo. Attaccati di sorpresa dall’esercito siriaco-egiziano, gli Israeliani subiscono l’iniziativa degli avversari perdendo il controllo sul Canale di Suez; dopo sette giorni di empasse, Israele si riorganizza e sconfigge nuovamente la Siria sul Golan e l’Egitto nel Sinai; Sharon è addirittura pronto ad attraversare il Canale di Suez ma viene fermato dall’ONU su pressioni di USA e URSS. Israele ha perduto il mito dell’imbattibilità, ma conserva inalterato il proprio territorio, che verrà restituito all’Egitto dopo gli accordi di Camp David del 1978. Breve storia della questione israelo-palestinese
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Gli accordi di Camp David del 1978 Accordi tra Egitto e Israele
I protagonisti di Camp David: da sinistra, il presidente egiziano Sadat, il presidente degli U.S.A. Carter (Nobel per la Pace 2002), il primo ministro israeliano Begin. Accordi tra Egitto e Israele Prevedevano la restituzione all’Egitto della Penisola del Sinai e il riconoscimento dello Stato di Israele. Breve storia della questione israelo-palestinese
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Israele dopo Camp David
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La prima intifada Breve storia della questione israelo-palestinese
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L’8 dicembre 1988 scoppiò un movimento popolare di resistenza a Gaza e in Cisgiordania a sostegno dell’OLP e contro Israele. L’Intifada (risveglio), che in tre anni causò 800 morti, produsse soprattutto in Israele una riflessione sulla incongruità politica, sociale e morale di una vera e propria situazione colonialista. Nello stesso tempo, anche la parte più moderata dell’OLP ritenne opportuno modificare la propria strategia. Così, mentre Hussein di Giordania dichiarava di rinunciare alla sovranità sulla Cisgiordania, il 15 novembre 1988 Breve storia della questione israelo-palestinese
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Lo stesso Arafat all’ONU dichiarò di riconoscere il diritto di Israele a vivere in pace e sicurezza. Il Consiglio Nazionale Palestinese proclamò la creazione simbolica di uno stato palestinese in Cisgiordania e Gaza con capitale Gerusalemme; accettò la risoluzione ONU 181, condannò il terrorismo e avviò trattative per una conferenza internazionale di pace. • Il proclamato “Stato di Palestina” non è mai stato effettivamente uno Stato indipendente, difettando di sovranità su un territorio. • Lo “Stato di Palestina” non è riconosciuto dalle Nazioni Unite. Breve storia della questione israelo-palestinese
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Gli Accordi di Oslo L’Accordo è ufficialmente firmato il 13 Settembre 1993 da Yasser Arafat (OLP) e Yitzhak Rabin (Israele) a Washington DC. L’ Accordo stabilisce la ritirata di Israele da alcune zone della Striscia di Gaza e della Cisgiordania e afferma il diritto dei Palestinesi all’autogoverno all’interno di queste aree, attraverso la creazione dell’Autorità Palestinese. Deliberatamente la risoluzione delle questioni più salienti del conflitto come Gerusalemme, i rifugiati palestinesi, le colonie degli Israeliani, la sicurezza e le frontiere verrà affrontata in un secondo momento. Breve storia della questione israelo-palestinese
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Oslo, 13 settembre 1993: la storica stretta di mano tra Rabin e Arafat, alla presenza di Clinton. Sono stati appena firmati gli accordi sulla autonomia palestinese; Israele e OLP si riconoscono formalmente per la prima volta. Breve storia della questione israelo-palestinese
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20 gennaio 1996 – Si tengono le prime elezioni palestinesi dei due organi principali dell'Autorità Nazionale: il presidente ed il Consiglio dell'Autonomia. Yasser Arafat viene eletto Presidente dell'Autorità Nazionale Palestinese e la sua organizzazione, Al-Fatah, conquista due terzi degli 80 seggi del Consiglio Legislativo Palestinese. Breve storia della questione israelo-palestinese
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La seconda Intifada - L’Intifada di Al-Aqsa
28 settembre 2000 il leader del Likud, A.Sharon, si recò alla Spianata rivendicando simbolicamente la sovranità israeliana sul sito religioso. 29 Settembre: ha inizio la rivolta e alla fine della giornata 7 Palestinesi rimangono uccisi e 300 feriti. Nel giro di quindici mesi fece 1132 morti (872 palestinesi, 238 israeliani) Breve storia della questione israelo-palestinese
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Cosa ha portato alla Seconda Intifada
Nei cinque anni immediatamente successivi alla firma degli Accordi di Oslo, 405 Palestinesi sono rimasti uccisi. Israele ha costruito colonie e by-pass road, ha confiscato molte proprietà palestinesi e ha continuato a demolire case e a sradicare alberi di olivo e da frutto. Sono imposti checkpoint, chiusure e altri segnali di una forte occupazione; i soldati israeliani bloccano ai checkpoint le ambulanze o le costringono a tornare indietro e riducono continuamente il numero dei permessi di lavoro per entrare in Israele. Frustrazione, rabbia e disperazione aumentano in maniera proporzionale alla violazione dei diritti umani dei Palestinesi e la loro dignità viene ignorata. Molti Palestinesi sono rimasti delusi dagli Accordi di Oslo e si sentono traditi. Breve storia della questione israelo-palestinese
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Da un punto di vista politico la seconda Intifada ebbe origine dalla percezione da parte delle masse palestinesi della mancata realizzazione delle promesse di Oslo: Per i Palestinesi e per i loro leader, l’accordo di Oslo significava una riduzione graduale dell’occupazione , in cambio della fine immediata della violenza e del terrorismo. Sette anni dopo, i Palestinesi si sentono traditi perché vivono ancora sotto l’occupazione. Hanno tentato […] di farsi ascoltare dagli israeliani. Non ci sono riusciti e hanno appoggiato gli attentati contro Israele. Breve storia della questione israelo-palestinese
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