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PubblicatoBrunilda Frigerio Modificato 10 anni fa
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Indicatori congiunturali Gli indicatori quantitativi
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Variabili congiunturali
Indicatori congiunturali Indicatori quantitativi Misurano variabili economiche Indicatori qualitativi Rilevano giudizi e opinioni attraverso survey L’utilizzo congiunto di dati quantitativi e qualitativi offre una migliore descrizione dell’andamento dell’economia. L’utilizzo di entrambi i tipi di indicatori è divenuto sempre più frequente nei paesi industrializzati allo scopo di analizzare le tendenze di breve e per cogliere le tendenze in prospettiva. 2
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Indicatori quantitativi
Pil e componenti - data set conti economici nazionali Dal lato della domanda: Cf, Cc,I, Sc, X, M Y: Prodotto interno lordo Cf: Consumi delle famiglie Cc: Consumi collettivi (G del manuale di macro) I Investimenti fissi lordi VSc: Variazione delle scorte X: Esportazioni M: Importazion Dal lato dell’offerta, V.A. settori, dati su produzione, fatturato e vendite, dati su mercato del lavoro Dal lato della d.d.r: salari, profitti 3
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Indicatori quantitativi
Indici di produzione industriale - Ordini/fatturato imprese Vendite, indicatori di consumo (es. immatricolazioni auto) Mercato del lavoro, occupazione, disoccupazione Statistiche commercio estero (incrocio con fonti estere) Prezzi/inflazione Aggregati monetari/creditizi (statistiche banche centrali) Indicatori di finanza pubblica 4
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Stock e flussi Variabili “stock” Variabili “flusso”
Misurabili in un determinato istante Es: il debito pubblico, lo stock di capitale, il numero di occupati Variabili “flusso” Misurabili in un certo intervallo di tempo Es. il deficit pubblico, gli investimenti, il Pil 5
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Valori e prezzi Le variabili quantitative possono espresse
In valore: “ a prezzi correnti” In volume: “a prezzi costanti” 6
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Variabili a prezzi costanti
“Ai prezzi dell’anno base”. Es. dati di contabilità nazionale: i consumi a prezzi costanti aggregano le singole voci di spesa attribuendo a ciascuna di esse il prezzo dell’anno base (deflatore implicito). Effetto qualità – Indici concatenati Indici di volumi Es. Indice produzione industriale. Data la struttura della produzione nell’anno base i singoli indici elementari vengono aggregati sulla base dei pesi dell’anno base Periodicità dei dati: Serie mensili, trimestrali, annuali Per variabili finanziarie anche dati giornalieri o settimanali 7
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Una digressione: perché gli analisti dedicano tanta attenzione alla produzione industriale?
Perché si guardano molto gli indici di produzione industriale se il peso dell’industria è molto diminuito storicamente (oggi 20% circa)? Serie mensili Aggiornate più rapidamente del Pil La produzione industriale è rappresentativa del valore aggiunto industriale, ma anche di una parte del v.a. dei servizi (servizi alle imprese, trasporti, commercio) Il ciclo industriale riflette tendenze anche di altri settori (ad es. il ciclo della produzione di autovetture per il mercato interno ci fornisce anche informazioni sull’attività dei concessionari). Le misure dell’attività economica nei servizi sono meno affidabili e soggette a più ampie revisioni 8
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Rappresentazione indicatori
Livelli Variazioni Congiunturali - congiunturali “annualizzate” Tendenziali Dati grezzi, destagionalizzati, smoothing delle serie storiche 9
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Tassi di variazione g = (x1/x0)-1 = log(x1)-log(x0)
Variazioni % congiunturale: var % sul periodo precedente. g = (x1/x0)-1 Var % congiunturale annualizzata: var % sul periodo precedente espressa in ragione d’anno (...come se l’indice replicasse la stessa variazione per 12 mesi consecutivi) g = (x1/x0)12-1 Var % tendenziale: var % sullo stesso periodo dell’anno precedente g = (x12/x0)-1 Ricordiamo che la variazione percentuale di una variabile è approssimata dalla variazione assoluta della variabile espressa in logaritmi naturali. g = (x1/x0)-1 = log(x1)-log(x0) 10
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Un esempio Esempio: Indice produzione: febbraio 1999 = 95; gennaio 2000 = 100; febbraio 2000 = 101; Var % congiunturale feb 2000 = 1 % 101/ = = 0.01 = 1% Var % congiunturale annualizzata feb 2000= % (101/100)12 -1 = (1.01) = = = 12.68% Var % tendenziale feb 2000 = 6.32% (101/95) - 1 = = = 6.32% 11
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..... In alcuni casi però la scelta rispecchia le convenzioni
Come è più corretto rappresentare una variabile (var cong, tend,, livello ??) Dipende dal quesito cui vogliamo rispondere. In alcuni casi però la scelta rispecchia le convenzioni Ad es. per i prezzi è consuetudine usare la variazione tendenziale. Il tasso d’inflazione in effetti è la variazione % tendenziale dell’indice dei prezzi al consumo. Il largo utilizzo dei tendenziali riflette anche il fatto che confrontandosi con lo stesso mese o trimestre dell’anno precedente si ottiene implicitamente una indicazione depurata dai fattori stagionali. Quindi uno dei vantaggi di questo metodo è che può essere utilizzato quando le serie storiche non sono state destagionalizzate (assumendo che la stagionalità non cambi nel tempo, il che non è sempre vero). Un ovvio svantaggio è che questo metodo richiede molti dati per cogliere i punti di svolta. Questo metodo infatti mostra di quanto il livello di una data variabile (ad esempio, il Pil) è aumentato durante un intero anno, non cosa è accaduto nell’ultimo trimestre. 12
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..... Il legame fra congiunturali e tendenziali
Notate che il cambiamento della variazione tendenziale è pari alla differenza fra la variazione congiunturale del mese e quella occorsa nello stesso mese dell’anno prima. Ad esempio, l’inflazione in un mese aumenta o si riduce se il congiunturale del mese è maggiore o minore di quello dello stesso mese dell’anno precedente. Ad es. prendiamo una variabile X espressa in logaritmi Sia dtX la variazione congiunturale al tempo t: dtX = Xt - Xt-1 Quindi (Xt - Xt-12) è la variazione tendenziale X12 - X0 = d1X+ d2X+ d3X+ d4X+ d5X+ d6X+ d7X+ d8X+ d9X+ d10X+ d11X+ d12X X13 - X1 = d2X+ d3X+ d4X+ d5X+ d6X+ d7X+ d8X+ d9X+ d10X+ d11X+ d12X+ d13X Quindi (X13 - X1) - (X12 - X0) = d13X - d1X 13
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..... Ad esempio l’inflazione europea a febbraio 2002 è scesa di due decimi (dal 2.7 al 2.5 per cento) e la variazione congiunturale nel mese (0.1%) è stata di due decimi inferiore a quella del febbraio 2001 (+0.3%). 14
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.... Var % media annua: var % del livello medio della variabile nel corso dell’anno rispetto al livello medio dell’anno precedente 15
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Carry over effect Effetto trascinamento o “eredità statistica”
Misura l’“acquisito” in termini di variazione % = var % fra il livello medio della variabile alla fine dell’anno precedente ed il livello medio dell’anno precedente Trascinamento o “acquisito” in corso d’anno = var % fra il livello medio della variabile nella parte dell’anno per cui sono disponibili i dati ed il livello medio dell’anno precedente - quindi crescita media annua che si otterrebbe in presenza di una variazione congiunturale nulla nei trimestri restanti dell’anno 16
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Un esempio... Le due variabili del grafico a fianco sono caratterizzate dal medesimo andamento nel corso dell’anno t1. Il livello medio delle due variabili nell’anno t1 è pari a La prima però registra in media d’anno una caduta del 12.1% (da a 101.5). La seconda si contrae del 5.4%. Questo perché la prima variabile era caratterizzata da una eredità statistica a fine anno più sfavorevole (-15.4%) della seconda (-7.3%). 17
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Il caso del Pil dell’economia italiana
La Tavola diffusa dall’Istat riporta i livelli del Pil, le variazioni congiunturali e le variazioni tendenziali. 18
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Il caso del Pil dell’economia italiana
Il concetto di “eredità statistica” è evidente confrontando il 2008, che cade di più nel corso dell’anno, ma parte da una eredità statistica migliore, rispetto al 2009, che ereditava già un trascinamento fortemente negativo dal 2008. 19
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Il caso del Pil dell’economia italiana
Infatti l’effetto di trascinamento del 2008 sul 2009 è pari a –2,2%, mentre quello del 2009 sull’anno in corso è pari solo a –0,1%. -2,2% -0,1% 20
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Il caso del Pil dell’economia italiana
Il grafico scompone la variazione in media d’anno nel contributo dell’eredità statistica e di quello della variazione in corso d’anno. Quest’ultima, con dati trimestrali, è pari all’incirca alla somma algebrica della variazione congiunturale del I trimestre + ¾ di quella del II, +½ di quella del III, più ¼ di quella del IV. 21
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Il caso del Pil dell’economia italiana
La variazione in corso d’anno può anche essere ottenuta come residuo dato dalla differenza tra la variazione media annua e l’effetto di trascinamento La variazione media annua è all’incirca pari alla media delle variazioni tendenziali dei quattro trimestri. 22
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Scomposizione dei movimenti di una serie storica
Trend La componente di trend cattura le tendenze di lungo periodo di una serie storica. Ciclo La componente di ciclo riflette alcune regolarità che si presentano periodicamente, ad esempio il ciclo degli affari Stagionalità Effetti calendario (ad esempio la distribuzione delle festività) Outliers 23
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Alcuni aggiustamenti alle serie
Serie originale Serie corretta per gli effetti di calendario Serie destagionalizzata Il trend Il ciclo 24
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..... La serie destagionalizzata Le variazioni stagionali dipendono da fattori climatici o relativi alle abitudini dei consumatori e delle imprese. Ad es. il picco dei consumi durante le vacanze di Natale o la caduta della produzione ad agosto. Gli “effetti calendario” dipendono dal numero di giorni lavorativi in un dato periodo (es. il numero di lunedì o di domeniche). Anche l’effetto della Pasqua è un “effetto calendario”. 25
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Un esempio 1 Serie originale: indice della produzione industriale in Italia, 1995-2009
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2 Aggiustata per il numero di giorni lavorativi del mese
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3 Depurata dai fattori stagionali...
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4...e “smussata” con una media mobile
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5 ...o depurata dagli outliers
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6 Var. % anno su anno della serie grezza
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6 Estraiamo un trend lineare
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7 Ciclo: Scarti % dal trend lineare
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8 Estraiamo un trend stocastico
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9 Ciclo: Scarti % dal trend (filtro di Hodrick Prescott)
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10 Var. % anno su anno della serie grezza
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11 Var. % anno su anno della serie grezza (smussata con una media mobile di tre termini)
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12 Var. % tendenziali della serie destagionalizzata
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13 var. congiunturali della serie grezza
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14 var. congiunturali della serie destagionalizzata
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15 var. congiunturali della serie destagionalizzata e smussata con una media mobile
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..... Un utile sommario di quanto detto in:
Rapacciuolo C. L’aritmetica del congiunturalista: Misure di confronto temporale e loro relazioni Centro Studi Confindustria Working Paper n 31 Dicembre 42
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Aggregazioni per aree Dati per aree già disponibili: Serie Oecd, Imf, Eurostat,Wto... Dati di contabilità aggregati: sulla base del cambio nominale o del cambio di equilibrio secondo la Purchasing Power Parity Costruzione di indicatori aggregati: esempi successivi 43
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Applicazione 1 Indice della produzione industriale G6 (Us, Jap, Uk, Fra, Ger, Ita) Aggregazione sulla base del peso di ciascun paese nel commercio mondiale. 44
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Applicazione 2 Sulla base della medesima procedura dell’esempio precedente possiamo aggregare indicatori per aree. 46
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Applicazione 3 48
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In conclusione: Gli indicatori di cui disponiamo, vanno utilizzati cercando di trovare risposte ai quesiti che ci si propone. Un indicatore di attività economica di un’area può, ad es., essere confrontato con le esportazioni di un paese verso quell’area. Non occorre in prima battuta che cerchiate di utilizzare tecniche fini. Ad es. i dati che utilizzerete sono normalmente già destagionalizzati. In secondo luogo, la semplice ispezione di alcuni grafici elementari può fornire molte informazioni. Cercate sempre, se possibile, di effettuare confronti internazionali. Questo vi può consentire di capire se ci sono comportamenti anomali da parte di un paese. Infine ... non perdete di vista il modello teorico che sta dietro la relazione che state osservando. Ad es. il grafico precedente che è una proxy delle quote di mercato dell’Italia può essere confrontato con un indicatore di competitività.... 50
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..... In effetti, nella spiegazione dell’andamento delle esportazioni le principali variabili sono la domanda internazionale e la competitività di un paese 51
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