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UNIVERSITA’ degli STUDI di PAVIA Facoltà di Economia CORSO DI ANALISI DI BILANCIO Docente Letizia Ubbiali  Professore a contratto Dottore di ricerca.

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1 UNIVERSITA’ degli STUDI di PAVIA Facoltà di Economia CORSO DI ANALISI DI BILANCIO Docente Letizia Ubbiali  Professore a contratto Dottore di ricerca in Economia Aziendale Dottore commercialista e Revisore contabile     Cultori della materia Matteo Navaroni Mirko Panigati  A.A. 2009/2010

2 INDICATORI DI FINANZIAMENTO DELLE IMMOBILIZZAZIONI
Margine primario di struttura Mezzi propri - Attivo fisso Quoziente primario di struttura Mezzi propri / Attivo fisso Margine secondario di struttura (Mezzi propri + Passività consolidate) - Attivo fisso Quoziente secondario di struttura (Mezzi propri + Passività consolidate) / Attivo fisso

3 Margini di struttura Il margine di struttura assume carattere di complementarità rispetto all’attivo disponibile netto. Esso esprime la capacità dell’azienda di far fronte al fabbisogno finanziario derivante dagli investimenti in immobilizzazioni, mediante il ricorso ai mezzi propri, oppure al totale del capitale permanente.

4 Margine primario di struttura
Il margine primario di struttura è costituito dalla differenza tra il capitale proveniente dalla compagine sociale e le attività immobilizzate. Se positivo esso segnala una relazione fonti/impieghi ben equilibrata. In tal caso esso la possibilità dell'impresa di realizzare una strategia di sviluppo degli impieghi senza il ricorso a finanziamenti esterni, in quanto si rivela sufficiente il realizzo delle attività correnti (scorte e crediti). NB. Un margine di struttura primario positivo si riscontra con molta difficoltà nella pratica aziendale.

5 Margine secondario di struttura
Il margine secondario di struttura è costituito dalla differenza tra il capitale permanente (mezzi propri + passività consolidate) e attività immobilizzate. Se positivo esso segnala che il capitale permanente finanzia anche parte dell’attivo circolante, con una struttura fonti-impieghi che risulta equilibrata. Se negativo si evidenzia una sostanziale incapacità del capitale permanente a coprire le attività immobilizzate, che saranno in parte finanziate con passività correnti. Tale situazione è fonte di uno squilibrio finanziario, perché specularmente l’attivo netto disponibile è negativo e l’impresa si potrà trovare in una situazione di carenza di liquidità.

6 INDICI SULLA STRUTTURA DEI FINANZIAMENTI
Quoziente di indebitamento complessivo (Pml + Pc) / Mezzi Propri Quoziente di indebitamento finanziario (o Leverage) Passività di finanziamento /Mezzi Propri

7 Quoziente di indebitamento complessivo
Il quoziente di indebitamento complessivo è costituito dal rapporto tra il capitale genericamente di terzi e dai mezzi propri provenienti dalla compagine sociale. Esprime il grado di indebitamento dell’impresa, ovvero la misura in cui essa ricorre al capitale di terzi per finanziarsi. Se <1 (100%) esso segnala una relazione debito/mezzi propri ben equilibrata. In tal caso esso vi è la possibilità dell'impresa di realizzare una strategia di sviluppo mediante inalzamento della leva finaziaria. NB. Un quoziente di indebitamento minore di “1” si riscontra con molta difficoltà nella pratica aziendale.

8 INDICI DI REDDITIVITÀ ROE (Return On Equity) NETTO / LORDO
Incidenza del Ebit Norm. sul RO Ebit normalizzato / Risultato Operativo Risultato netto/Mezzi propri medi Onerosità dei debiti finanziari ROI (Return On Investment) Oneri finanziari / Debiti finanziari medi Risultato operativo/(CIO medio - Passività operative medie) Leva finanziaria (DF/PN) Debiti finanziari medi / Patrimonio Netto medio ROS (Return On Sales) Risultato operativo/ Ricavi delle vendite Incidenza del RN su Ebit Integrale ROC (Return On Cost) Risultato Netto / Ebit Integrale Risultato operativo/ Costi di produzione VA/numero dipendenti Rotazione del capitale investito Valore Aggiunto /N. dipendenti Ricavi delle vendite / Capitale Investito medio VA/VDP Valore Aggiunto / Valore della Produz. Rotazione del magazzino VDP/numero dipendenti Rimanenze finali / Capitale Investito medio Valore della Produz. / N. dipendenti

9 ROE (Return On Equity) NETTO / LORDO
Il ROE è dato dal rapporto tra il risultato netto dell’esercizio ed il valore dei mezzi propri conferiti L’indice esprime pertanto la redditività netta globale del capitale portato a titolo di rischio. NB. Non esiste un ROE minimo, il ROE obiettivo dipende dal Paese, dal settore, dalla struttura finanziaria, dai tassi legati agli investimenti alternativi.

10 ROI (Return On Investment)
Il ROI dato dal rapporto tra il Risultato Operativo ed il capitale investito netto, indica la redditività e l'efficienza economica della gestione caratteristica a prescindere dalle fonti utilizzate. Esprime, pertanto, la capacità di generare reddito mediante trasformazione del capitale investito aziendale. Valgono le medesime considerazioni dell’indice ROI. NB. Il ROI, a parità di condizioni, aumenta per effetto del passare degli anni

11 ROS (Return On Sales) Il ROS è costituito dal rapporto tra l’utile operativo e il fatturato. Indica la redditività operativa (derivante cioè dalla gestione caratteristica dell'impresa) delle vendite. Maggiore è il valore dell’indice e cresce nel tempo, maggiore sarà la redditività e le prospettive favorevoli.

12 ROC (Return On Cost) Il ROC è costituito dal rapporto tra l’utile operativo ed i costi di produzione. Indica il mark-up ottenuto mediante le vendite rispetto ai costi legati alla gestione caratteristica. Ricavi = Costi x (1 + ROC) Maggiore è il valore dell’indice e cresce nel tempo, maggiore sarà la redditività e le prospettive favorevoli.

13 Rotazione del capitale investito
Il tasso di rotazione del capitale investito mette in relazione il volume delle vendite (ricavi) con le dimensioni aziendali (capitale investito). Da un punto di vista finanziario, l’indice di rotazione esprime la velocità di ricostituzione, tramite le vendite, dei capitali investiti nella gestione. Da un punto di vista economico l’indice riflette l’efficienza delle scelte in termini di sfruttamento della capacità produttiva e delle scelte di struttura produttiva.

14 Rotazione del magazzino
L’indice di rotazione è il parametro con il quale si esprime il numero di volte in cui, nel periodo considerato, il magazzino si è svuotato, permettendo all’impresa di recuperare fondi investiti nelle scorte. Un’elevata rotazione indica che le merci acquistate durante l’anno sono rimaste in magazzino per un breve periodo. Al contrario un magazzino con bassa rotazione è un segnale di un rallentamento delle vendite. NB. L’inverso dell’indice di rotazione rappresenta l’INDICE DI DURATA che esprime la durata di permanenza dei beni in magazzino. Indice di durata = 365 / Indice di rotazione

15 Incidenza del Ebit Normalizzato sul Risultato Operativo
L’incidenza dell’Ebit Normalizzato sul Risultato Operativo misura la capacità dell’impresa di creare valore attraverso la gestione finanziaria (al netto del valore degli oneri finanziari) ed accessoria. Se > 1 (100%) significa che parte del risultato d’esercizio è derivato dall’impiego di risorse in surplus in attività non legate ai fini istituzionali. NB. L’analisi di questo indicatore deve essere sempre fortemente correlata all’analisi degli elementi della gestione caratteristica

16 Onerosità dei debiti finanziari
L’indice di onerosità dei debiti finanziari mette in relazione l’esborso legato ai finanziamenti passivi in generale con il volume dei correlati importi di finanziamento. Da un punto di vista finanziario indica pertanto il costo del finanziamento dell’impresa. Da un punto di vista economico rappresenta quanta parte del risultato della gestione caratteristica si trasforma in risultato per i portatori di capitale a titolo di debito (Leva finanziaria)

17 Leva finanziaria La leva finanziaria in un’ottica di struttura del passivo è data dal rapporto tra il valore dei debiti finanziari (valore puntuale o medio) rispetto al valore (puntuale o medio) del capitale di rischio. Se <=1 (100%) significa che la struttura aziendale presenza una maggiore quota relativa di indebitamento rispetto al capitale di rischio. NB. Nella pratica aziendale si considera accettabile un leva finanziaria <= 2 oltre la struttura potrebbe presentare problemi di indebitamento eccessivo.

18 Incidenza del Reddito Netto su Ebit Integrale
L’Incidenza del Reddito Netto sull’Ebit Integrale indica quanta parte dell’Ebit Integrale residua dopo il pagamento degli oneri finanziaria e dell’imposizione fiscale. Oppure quanta parte dell’Ebit Integrale è necessaria al fine del soddisfacimento di due poste idealmente negative.

19 Valore Aggiunto rispetto al numero dei dipendenti Valore della Produzione rispetto al numero dei dipendenti Il Valore Aggiunto o il Valore della Produzione rispetto al numero dei dipendenti indica quante parte dei medesimi vengono prodotti ipoteticamente ed individualmente da ciascun operatore pro-quota presente nella struttura aziendale.

20 Valore aggiunto rispetto al valore della produzione
Il valore aggiunto rispetto al valore della produzione indica quanta parte del valore della produzione residua dopo il soddisfacimento dei costi operativi esterni. Per costi esterni si intendono tutti i costi direttamente legati al processo produttivo escluso il personale: approvvigionamento delle risorse, servizi, godimento beni di terzi e variazione delle rimanenze di materie prime, sussidiarie, di consumo e merci. In altri termini rappresenta l’incidenza dei costi operativi rispetto al valore aggiunto.

21 INDICATORI DI SOLVIBILITÀ
Margine di disponibilità Attivo circolante - Passività correnti Quoziente di disponibilità Attivo circolante / Passività correnti Margine di tesoreria (Liquidità differite + Liquidità immediate) - Passività correnti Quoziente di tesoreria (Liquidità differite + Liquidità immediate) / Passività correnti Durata media dei crediti commerciali (Crediti vs clienti / (Ricavi delle vendite/365)) Durata media dei debiti commerciali Debiti vs fornitori / (Costo delle materie, servizi e godim.to beni di terzi/365)

22 Margine di disponibilità
Il margine di disponibilità è costituito dalla differenza tra l’attivo circolante e le passività correnti. NB. Tale grandezza presenta alcuni limiti in particolare per la presenza di rimanenze rappresentanti lo stock minimo necessario (considerabili attività immobilizzate) e per la presenza di debiti a breve verso banche annualmente rinnovati e quindi considerabili alla stregua di debiti a medio/lungo termine.

23 Margine di tesoreria Il margine di disponibilità è costituito dalla differenza tra liquidità immediata e differita e le passività correnti. Tale grandezza evita i limiti legati alla presenza delle scorte negli aggregati considerati, tuttavia non è immune dai limiti collegati alla presenza dei debiti a breve annualmente rinnovati.

24 Durata media dei crediti o debiti commerciali
L’indice di durata media dei crediti (debiti) commerciali è dato dalla differenza tra il saldo annuo dei crediti (debiti) commerciali al netto del relativo fondo svalutazione crediti e i ricavi netti diviso i giorni dell’anno solare. L’indice evidenzia la dilazione mediamente concessa ai clienti (ricevuta da fornitori) e quanto più risulta elevato o quanto più incrementa nel periodo, tanto maggiore sarà il valore medio delle attività (passività) correnti.


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