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PubblicatoNerina Catania Modificato 10 anni fa
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John Dewey ( ) Filosofo e pedagogista statunitense
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J. Dewey, Democrazia e educazione, 1916, p. 5
La società continua a esistere non solo per mezzo della trasmissione, per mezzo della comunicazione, ma si può dire giustamente che esiste nella trasmissione, nella comunicazione. Non solo la vita sociale si identifica con la comunicazione, ma ogni comunicazione (e perciò ogni genuina vita sociale) è educativa. Ricevere una comunicazione significa avere una esperienza allargata e diversa. Si partecipa di quel che un altro ha pensato e sentito, e se ne ha il proprio atteggiamento modificato, in modo più o meno profondo. E nemmeno colui che comunica ne rimane inalterato. J. Dewey, Democrazia e educazione, 1916, p. 5
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Provate l’esperimento di comunicare con pienezza e accuratezza
qualche vostra esperienza a un altro, specialmente se è alquanto complicata, e vi accorgerete di cambiare atteggiamento verso la vostra esperienza,…. L’esperienza deve essere formulata per essere comunicata. Per formularla è necessario portarsi all’esterno di essa, vederla come un altro la vedrebbe, considerare quali punti di contatto ha con la vita di un altro, per poterla esporre in una forma che gli permetta di valutarne il significato. …. …..si deve, con l’immaginazione, assimilare qualcosa dell’esperienza di un altro per potergli parlare intelligibilmente della propria esperienza. J. Dewey, Democrazia e educazione, 1916, p. 7
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La disuguaglianza fra quel che compie l’individuo maturo e quel che compie l’individuo immaturo non solo rende necessario l’insegnamento ai giovani, ma la necessità di questo insegnamento è uno stimolo immenso a ridurre l’esperienza a quella stregua e a quella forma che la renderà più facilmente comunicabile e perciò più adoperabile. J. Dewey, Democrazia e educazione, 1916, pp. 7-8
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