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Il mondo prima della crisi
Francesco Daveri
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Crescita del PIL mondiale: 1978-95: +3,2% annuo,
Il Pil mondiale nei 30 anni prima della crisi … Crescita del PIL mondiale: : +3,2% annuo, : +4,0%, : +4,5%. Mai Pil<0 Fonte: IMF World Economic Outlook, Aprile 2008
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.. È cresciuto più che in ogni altra epoca storica
Crescita annuale del PIL pro capite del mondo : +2% circa : +1% circa : +0.05% circa : % circa Fonte: Angus Maddison, The World Economy, 2001 Commento: l’economia mondiale ha fatto meglio dopo il 1950 rispetto a ogni periodo precedente, dalla nascita di Cristo in poi
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La crescita del tenore di vita è un fenomeno del 20 secolo
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La crescita è stata però molto differenziata tra paesi …
Qualche paese è cresciuto molto rapidamente e altri non sono cresciuti affatto. Tassi di crescita >0 NON sono la regola in giro per il mondo
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Il grafico delle Bolle Cina India Usa
Growth rate, 1980 – 2000 (per annum) India Usa Nigeria GDP per capita in 1980, US $$ I dati (dimensione bolle proporzionata a popolazione) indicano assenza di convergenza: solo alcuni paesi poveri si sono arricchiti nel corso del tempo
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.. E tra aree geografiche Paesi Ocse (i più ricchi)
Crescita stabile tra il 2 e il 3% Asia Meridionale e Orientale Successo economico eccezionale (crescita >5%) Non solo Cina e India; Giappone fino agli anni ottanta; molti altri Africa a sud del Sahara Molto male (crescita <0), poche eccezioni (Botswana come Asia) Paesi medio-orientali petrolio = moderna manna, ricchezza per pochi. Effetti di breve durata sul tenore di vita medio delle popolazioni America Latina Grande variabilità macroeconomica, più volte in Paradiso e più volte all’Inferno (crisi del debito negli anni ’80, Messico 1994; Argentina 2002)
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Perché tante differenze nei tassi di crescita?
Due forze contrastanti influenzano la crescita di un paese Forza #1: I paesi poveri hanno più possibilità di crescere perchè devono recuperare il gap con I paesi più ricchi Altri paesi hanno fatto gli investimenti necessari per scoprire le nuove tecnologie. Una volta che gli innovatori hanno innovato, si può copiare o importare dall’estero le innovazioni, in tal modo risparmiando risorse e tempo Ipotesi della convergenza: I paesi poveri crescono più veloci dei ricchi Forza #2: un paese povero può rimanere povero per sempre (e un ricco può rimanere ricco per sempre) Se un paese manca di capitale umano, infrastrutture fisiche o immateriali per il catching up, o è chiuso alla globalizzazione, niente convergenza Quale delle due forze sia più importante è una questione pratica. Esempi vari nelle pagine che seguono
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Esempi di convergenza (paesi poveri che si avvicinano al benessere dei ricchi)
Dopo la seconda guerra mondiale fino ai primi anni novanta Europa e Giappone vs. USA Francia, Germania, Italia vs. UK Paesi poveri dell’Europa vs. paesi ricchi dell’Europa Cile, Botswana rispetto ai paesi OCSE Dagli anni ‘90 Paesi dell’Est Europa rispetto a paesi della Vecchia Europa Cina rispetto ai paesi OCSE (dagli anni ‘80, veramente) India rispetto a paesi OCSE Dagli anni 2000 Russia rispetto ai paesi OCSE
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Il Giappone che raggiunge il Pil di US e UK
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Esempi di divergenza (paesi poveri che si impoveriscono o paesi ricchi che diventano ancora più ricchi) Poveri ancora più poveri Africa a sud del Sahara rispetto ai paesi asiatici America Latina rispetto ai paesi asiatici Paesi esportatori di petrolio rispetto a Nord-Africa Ricchi ancora più ricchi (il gruppo “piove sul bagnato”) Anni ’90 Stati Uniti accelerano rispetto all’Europa Paesi nordici dell’Europa rispetto al resto dell’Europa Riescono ad attuare rivoluzione tecnologica e manageriale. Gli altri no
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Conclusioni sulla crescita prima della crisi
Il mondo cresceva a tassi mai visti nella storia. Ma non tutti i paesi del mondo Paesi africani e latino-americani non sono riusciti nel catching-up – mancavano delle necessarie infrastrutture tecnologiche, organizzative e manageriali Nel loro caso: “vantaggio” di essere poveri più che compensato da svantaggio di efficienza istituzionale Paesi asiatici ce l’hanno fatta, invece Rapida accumulazione di K in contesto di apertura commerciale ha più che compensato gli iniziali svantaggi tecnologici E anche i più poveri tra i paesi Ocse: Francia, Germania, Italia, Spagna, Portogallo, Grecia Rincorsa degli europei “poveri” riuscita fino ai primi anni ’90, quando arriva l’ICT e Internet (o la finanza creativa) A quel, punto prevale la divergenza: fino al 2007. Ecco spiegato il grafico delle bolle
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Crescita e variabili sociali: spesso vanno insieme
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Se cresce l’economia di un paese ...
.. Aumenta il benessere del cittadino medio di quel paese Ma non solo: migliorano anche le cosiddette “variabili sociali”
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C’è una relazione tra il Pil pro-capite e l’indice di sviluppo umano (Human Development Indicator, HDI) calcolato dall’Onu? Sì, c’è ed è molto stretta Il coefficiente di correlazione tra la classifica dei paesi secondo il Pil pro-capite e quella secondo il HDI è di Vuol dire che: il Pil pro capite è una buona misura di benessere medio 17 17
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Con il Pil pro-capite è cresciuto anche il reddito medio dei più poveri …
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.. E anche l’aspettativa di vita alla nascita, sia nei paesi ricchi ….
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.. Che in molti paesi poveri ….
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Il denaro fa la felicità
Il denaro fa la felicità? Americani, spagnoli e venezuelani: diversi redditi, ugualmente felici Tra denaro e felicità: relazione positiva ma con produttività decrescente
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Dopo le crisi si può ricominciare a crescere
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Sette lezioni sulla transizione dal comunismo dai paesi dell’ex-Unione Sovietica e dell’Est Europa - 1 1. I benefici della transizione al mercato non sono immediati in tutti i paesi dell’Est Europa e dell’ex-Urss, è diminuito il Pil in modo molto rilevante. Calo esagerato da stime ufficiali (Pil “comunista” gonfiato e Pil post-comunismo sottostimato per crescita settore informale) 2. Il declino post-comunismo è stato temporaneo Anche qui problemi di misurazione provocano sottostima Ma indicatori di qualità della vita mostrano progressi non controversi post-comunismo 3. Il crollo del Pil non ha portato a rivolte populiste Sono arrivati gli oligarchi – ricchi e influenti sulla politica Il miglioramento del tenore di vita non ha fatto aumentare la felicità 4. Gli economisti hanno enormemente esagerato i benefici degli incentivi La transizione al mercato è stata ottenuta con nuove persone, non con le vecchie persone sottoposte a nuovi incentivi
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Sette lezioni sulla transizione dal comunismo dai paesi dell’ex-Unione Sovietica e dell’Est Europa - 2 5. Non esiste una sequenza pre-definita delle riforme Ovunque: privatizzazioni, stabilizzazione macro, riforme istituzionali di supporto all’economia di mercato. In sequenza differente. Esiti: simili (eccezioni: Bielorussia, Uzbekistan, Turkmenistan), indipendentemente dalla sequenza di adozione delle misure. 6. Non sovrastimare gli effetti macro di crisi e debt default Nell’Urss, dopo la crisi asiatica con debt default nel , previsione che ci sarebbero voluti 20 anni per tornare a crescere. Ritorno alla crescita già nel 2000 7. Più facile prevedere gli sviluppi economici piuttosto che gli sviluppi politici Ed è tutto dire! Cfr il nord Africa e la Cina: decenni di crescita rivoluzione Gelsomini in nord Africa. Non in Cina. Per ora.
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La rincorsa dei paesi poveri
Mediamente negli anni Duemila i paesi poveri sono cresciuti più rapidamente dei paesi ricchi e hanno ridotto il loro divario di reddito: convergenza? Paesi Pil pc 2000 $ Crescita % Pil pc 2010 $ Ocse (alto Pil pro-capite) 30528 +0.9 32568 Paesi a basso e medio Pil pro capite 3287 (gap con Ocse: 9:1) +4.7 4974 (gap con Ocse: 6:1) Paesi a basso Pil pro capite 773 (gap con Ocse: 40:1) +3.5 1055 (gap con Ocse: 31:1 )
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Riassunto su Il Mondo prima della Crisi
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Il Mondo prima della Crisi
La crescita come regola Differenze nei tassi di crescita Mancanza di convergenza Benessere economico e sociale vanno spesso mano nella mano Dopo le crisi – anche quelle profonde - si ricomincia a crescere
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