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Responsabilità è l’elemento cerniera

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Presentazione sul tema: "Responsabilità è l’elemento cerniera"— Transcript della presentazione:

1 Responsabilità è l’elemento cerniera
Principi* etici . Responsabilità è l’elemento cerniera personali Dignità - Libertà - Responsabilità PRINCIPI sociali Solidarietà - Sussidiarietà - Responsabilità IO IO (TU) IO dell’IO R D e L So e Su D L Ha una consapevolezza personale e relazionale PERSONA * Principio: ciò che l’uomo scopre come elemento primordiale al termine di un’analisi e che colloca al punto di partenza di un processo

2 Solidarietà Deriva dalla parola francese solidaire e sta ad indicare un atteggiamento di benevolenza e comprensione, ma soprattutto di sforzo attivo e gratuito, atto a venire incontro alle esigenze e ai disagi di qualcuno che ha bisogno di un aiuto.

3 Solidarietà Il concetto di solidarietà è molto più articolato e controverso del significato che gli attribuiamo nel senso comune. Anzi, ad un'analisi approfondita, è possibile assumere il termine "solidarietà" come chiave di lettura della società contemporanea e delle molte ambivalenze di cui si compone.

4 Solidarietà E’ un termine che nasconde sia la componente altruistica sia l'insieme degli interessi personali che possono essere sottesi all'azione solidale. Ed è talmente polivalente che spesso si sente parlare di solidarietà tra “vicini” e quella rivolta ad estranei, una di famiglia e un'altra di categoria, una che riguarda l'altruismo che si produce nelle relazioni di base e una che richiama la solidarietà organizzata dal diritto e dallo Stato, ecc... In tutti i casi, la solidarietà è un concetto moderno, che ha per antenati sia la nozione cristiana della carità, sia quella laica della fratellanza.

5 Solidarietà In genere si pensa che l'azione solidale produca
eguaglianza ed eviti esclusioni. Non sempre è così Chi crede a oltranza nei valori della libertà teme che gli appelli alla solidarietà producano interventi sociali e statali che limitano l'iniziativa dei singoli. 2. Essendo la solidarietà un orientamento non neutro, sovente implica che ci si mobiliti a favore di qualcuno e contro altri.

6 Solidarietà Il bisogno di solidarietà è in forte crescita nella società contemporanea, a fronte dello sconcerto prodotto dai processi di globalizzazione, della crisi dello Stato sociale, del prevalere della logica del mercato, di società sempre più abitate da stranieri e da diversi. In questo non facile quadro, c'è chi ritiene che si possa raggiungere un equilibrio soltanto a tre mani: con quella della solidarietà che può contrastare la mano invisibile del mercato e rafforzare quella della giustizia e dello Stato

7 Solidarietà Che tipo di solidarietà può essere più efficace in
società che si scoprono sempre più plurali dal punto di vista etnico, culturale e religioso?

8 Solidarietà E’ evidente che nelle società multiculturali, la presenza di stranieri e diversi rende più difficile la coesione. Le riserve di solidarietà tendono a prosciugarsi in un contesto in cui la solidarietà pubblica si riduce (con la crisi del welfare) e in cui molti stranieri domandano cittadinanza. In questo caso si diffonde - come Bauman osserva - la solidarietà mediata dal mercato (dettata da motivi di interesse) e quella del volontariato caritatevole (che fa leva sullo spirito di sacrificio), ma si appanna la solidarietà per equità, la sola che favorirebbe un'efficace integrazione dei molti gruppi che affollano la società aperta.

9 il pover’uomo morirà di fame
Solidarietà Non tutto si può risolvere con la beneficenza, né grazie a una logica di puro interesse. La solidarietà è un sentimento sociale che deve esprimersi con la socialità dello Stato. Il paradosso del mendicante - Un mendicante chiede l’elemosina all’angolo di una strada. È giusto dargli qualcosa? NO il pover’uomo morirà di fame poiché tutti gli daranno qualcosa, diventerà ricchissimo, più ricco di chi gli ha fatto l’elemosina. SI

10 Solidarietà La soluzione del paradosso è semplicissima: deve essere la socialità dello Stato che si prende cura del mendicante. Il singolo individuo deve impiegare le proprie forze per fare in modo che le leggi e le strutture dello Stato si occupino del mendicante; dargli una moneta e lasciare tutto come prima equivale al comportamento dell’individuo che di fronte a un’ingiustizia, anziché darsi da fare per far cambiare la legge, si fa giustizia da solo: la civiltà non è sicuramente progredita. Chi si occupa di solidarietà senza far nulla perché le cose cambino è sostanzialmente un giustiziere sociale: si può comprendere, ma ha torto.

11 Solidarietà L’amore si dimostra con le azioni - Per la prima volta dopo molti anni, un medico torna a casa nel primo pomeriggio, abbandonando i pazienti, l’ospedale e tutto ciò che da sempre è stato la sua vita. Entrato nello splendido salotto, si siede sulla sua poltrona preferita e decide di fare il bilancio della sua esistenza. Una foto in un portaritratti d’argento gli ricorda subito il figlio morto per droga, un’altra immagine lo spinge a cercare qualcuno in casa, ma il silenzio lo disillude subito: la figlia anoressica sarà probabilmente dallo psicologo e la moglie (che certo non lo attendeva) è dall’amante, come tutti i mercoledì. Persino il cane non si sente, forse è in giardino: tanto, se ci fosse, lo ignorerebbe.

12 Da dove deriva il fallimento di quest’uomo?
Solidarietà Da dove deriva il fallimento di quest’uomo? Dal fatto di aver preteso di avere una famiglia e di amare degli esseri umani senza concedere loro l’affetto che desideravano: una vita agiata, ma né tempo né attenzioni per i figli e per la moglie. Evitare di parlare a sproposito di amore se non si fa nulla o poco per chi si dice di amare

13 Solidarietà La sindrome del missionario - Ci sono persone che sono convinte di amare tutto il mondo. Confondono l’assenza d’odio con la presenza dell’amore. Non odiano nessuno e allora pensano di amare tutti. Purtroppo per loro, non fanno assolutamente nulla per la stragrande parte del mondo che dicono di amare, anzi spesso si impegnano meno di altri che più modestamente hanno ristretto il loro campo d’azione.

14 Solidarietà Un missionario che parte per terre lontane per aiutare chi soffre ha deciso di amare quei poveri; ovviamente non può continuare a sostenere che ama i suoi genitori e i suoi vecchi amici: per loro non fa più nulla e serbarne il ricordo nel cuore non è certo amore. Ha cambiato vita e può essere felice perché ama, ma ha fatto una scelta su chi e dove amare. Sostenere che le persone a lui care hanno meno bisogno di aiuti e di solidarietà dei poveri di cui ora si occupa equivale ad approvare il comportamento del nostro medico che per salvare vite umane passava ore e ore in ospedale mentre il figlio moriva di droga e tutta la sua famiglia si sfasciava.

15 Solidarietà Un missionario o chiunque si adoperi per gli altri non è più degno di rispetto di chi ha deciso di convogliare tutto il suo amore verso poche persone. Quello che conta è la quantità d’amore che diamo, non il numero di persone a cui la diamo. Anzi, spesso chi si prodiga per gli altri è proprio perché non ha trovato nulla da amare intorno a sé; si potrebbe parlare di solidarietà della disperazione.

16 Solidarietà Il volontariato - L’impegno sociale ha una sua ragione d’essere quando ha lo scopo di modificare la società per far progredire la qualità della vita dei più deboli; quando le energie sono invece spese in un aiuto senza futuro c’è da chiedersi se questa attività non sia il frutto della mancanza d’amore nella vita di chi fa dell’assistenza, proprio come il farsi giustizia da soli è il frutto della mancanza di pace e di serenità nell’animo del giustiziere.

17 Solidarietà Il volontariato - Chi fa volontariato deve cioè capire che deve agire all'interno di strutture che in qualche modo, oltre ad aiutare, promuovano idee e azioni che migliorano effettivamente la società. Questo concetto è ciò che distingue un volontariato serio e concreto da un volontariato della disperazione.

18 Solidarietà Si ha in tutte quelle situazioni in cui molte persone entrano in comunione di interessi e responsabilità e dipendono tra di loro reciprocamente in modo tale che ciò che interessa l’una, nel bene e nel male, riguarda anche tutte le altre. La solidarietà implica una comunanza di interessi (multidimensionalità) Non deve essere frutto di reali esigenze ma deve porsi come una connotazione tipica dell’uomo (indipendente dalla nostra volontà) Non è un impegno superfluo ma implica un sacrificio/privazione; in questo caso diventa virtù L’impegno che nasce da un atto di solidarietà rimane saldo solo se c’è una libera ed esplicita volontà del soggetto interessato, nonchè una sua valutazione morale sui valori implicati (perché lo facciamo?)

19 Sussidiarietà

20 Sussidiarietà Il termine sussidiarietà, dal latino 'subsidiarium' (subsidere: ‘abbassarsi’, ‘chinarsi sul ginocchio’), indicava in origine la retroguardia dell’esercito romano, quella che restava dietro al fronte pronta a intervenire in caso di bisogno, e allude propriamente alla postura dei combattenti, i quali solevano soffermarsi col ginocchio destro piegato e la gamba sinistra protesa, con gli scudi appoggiati sugli òmeri e le aste conficcate obliquamente in terra. Da quest’idea di forza compatta, dinamica e solidale deriva il significato più generico di rinforzo, soccorso e aiuto.

21 Sussidiarietà Le prime formulazioni filosofiche della sussidiarietà risalgono al pensiero aristotelico, dove tale concetto designava la funzione prevalentemente ordinatrice della civitas greca - l’autorità - in vista della preservazione del bene comune, assegnando al cittadino il ruolo decisamente più attivo della creazione della società, un ruolo che implica larga autonomia ma anche responsabilità. Nel corso dei secoli il principio è poi rimbalzato dalla filosofia all’ambito giuridico-economico, divenendo oggetto di riflessione di alcuni esponenti di punta della cultura europea, quali San Tommaso D’Aquino, Locke, Tocqueville e Malthus

22 Sussidiarietà In epoca moderna, il termine “sussidiarietà”  compare nella Costituzione Italiana. L’articolo 118 contiene questo emendamento: “Stato, regioni, Province, Città metropolitane e Comuni favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà”.

23 Sussidiarietà Non solo, ma è tornato alla ribalta entrando sulla scena del diritto internazionale con il Trattato di Maastricht (1991) in cui, all’articolo 3B, è sancito tra i principi costituzionali dell’Unione Europea che “la Comunità interviene secondo il principio di sussidiarietà, soltanto se e nella misura in cui gli obiettivi dell’azione prevista non possono essere sufficientemente realizzati dagli Stati membri e possono dunque, a motivo delle dimensioni e degli effetti dell’azione in questione, essere realizzati a livello comunitario”.

24 Sussidiarietà Il diffondersi di questo concetto lo si deve essenzialmente al fallimento e all’insufficienza di due “sistemi di governo” che, nei vari periodi storici hanno accompagnato l’evoluzione umana: il “lasciar fare” e il “fare direttamente” da parte dello Stato. Lasciar fare: nel primo caso, tipico del liberalismo estremo, si è giunti ad una eccessiva privatizzazione che ha concentrato tutti i mezzi nelle mani di una cerchia ristretta di persone. Ciò ha creato un sistema oligarchico in cui perfino i servizi primari erano a disposizione di pochi. In queste condizioni il progresso escludeva una gran parte della popolazione che restava ignorante.

25 Sussidiarietà Fare direttamente: ancora peggiori gli effetti nel secondo caso. Il cittadino non è più costruttore del proprio destino, diventa assistito dallo Stato al quale deve sottostare per ottenere la soddisfazione di tutte le sue esigenze. Elargendo diritti dall’alto l’ente pubblico uccide nel cittadino il senso di iniziativa, provocando un ristagno del progresso Ecco, così, che oggi viene rivalutato il principio di sussidiarietà che, secondo una nota definizione di Alcide de Gasperi, deve avere come principio ispiratore l’“aiutare a fare”. Questo significa che lo stato valorizza le iniziative del cittadino indirizzate ad un’utilità sociale (organizzazioni non lucrative e non profit), senza prendersene totalmente carico e senza ostacolarle: uno stato che crei condizioni entro le quali i cittadini, da soli o nelle proprie formazioni sociali, organizzino il proprio presente per il futuro

26 Sussidiarietà La sussidiarietà, tuttavia, non può essere considerata solo come una ripartizione verticale delle competenze degli organi statali, che prevede l’intervento dell’articolazione statale più vicina al cittadino, quindi il Comune prima della Provincia, della Regione e dello Stato stesso. La sussidiarietà non è compiuta se non è anche orizzontale. Ciò significa che lo Stato deve riconoscere l’auto-organizzazione e l’autonomia degli enti intermedi. In altri termini, le autorità più alte intervengono per coordinare le iniziative prese a livello locale, incentivando così lo sviluppo della cittadinanza attiva e valorizzando la “genialità creativa dei singoli”.

27 Sussidiarietà Principio che afferma che l’azione di un soggetto deve essere sussidiaria all’altro soggetto non semplicemente in quanto gli presta un aiuto in caso di necessità ma anche in quanto, nell’attuarlo, lo rispetta e lo promuove nella sua dignità e nella sua autonoma responsabilità . va articolato in diverse sfere con differenti modalità appropriate di applicazione: nella società politica, nella società civile, nelle relazioni tra società civile e politica ha una duplice valenza: principio di difesa della corretta autonomia di ciascun soggetto; principio promozionale dell’autonomia dell’altro non è tanto un principio che regola le relazioni verticali (tra soggetti di ordine inferiore e quelli ordine superiore) quanto piuttosto quelle orizzontali (cioè tra soggetti paritetici)


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