La presentazione è in caricamento. Aspetta per favore

La presentazione è in caricamento. Aspetta per favore

La provvista delle risorse finanziarie

Presentazioni simili


Presentazione sul tema: "La provvista delle risorse finanziarie"— Transcript della presentazione:

1 La provvista delle risorse finanziarie
Giuseppe Squeo

2 La politica della raccolta
L’attività bancaria sia quella tradizionale della intermediazione finanziaria sia quella monetaria, possono essere attuate quasi esclusivamente in funzione della capacità di raccolta delle banche. Per converso il patrimonio viene investito nelle immobilizzazioni necessarie a far funzionare la banca e solo in minima parte, rispetto al volume di attività di una banca commerciale, in attività “core business” della banca. Da qui: la notevole importanza della provvista bancaria e del suo ruolo crescente, soprattutto in presenza di una continua disintermediazione e di un mercato finanziario sempre più difficile e concorrenziale; la necessità di fissare obiettivi di raccolta.

3 Gli obiettivi della provvista
Gli obiettivi fissati per la provvista bancaria sono di natura: quantitativa, volti a fissare in termini assoluti e relativi il volume di provvista che si intende realizzare; qualitativa, volti a fissare la struttura della provvista per segmenti di clientela, per territorio, per strumenti tecnici, per mercati, per scadenze e condizioni applicate. Tali obiettivi vengono fissati nell’ambito di un piano più ampio che riguarda tutta l’attività aziendale, con orizzonti temporali definiti (piano annuale e triennale), utilizzando i dovuti strumenti di marketing mix e sulla base di periodiche verifiche, circa il conseguimento dei risultati prefissati. Non è una buona norma fissare obiettivi irragiungibili, da un lato potrebbero scoraggiare il personale, dall’altro potrebbe comportare azioni volte a promettere situazioni insostenibili e perdere alla lunga il cliente.

4 La fissazione degli obiettivi quantitativi
Gli obiettivi quantitativi devono tenere presente innanzitutto il valore dimensionale assoluto da conseguire, per motivazioni: economiche, in quanto devono assicurare copertura agli impieghi dell’azienda. Una loro riduzione comporterebbe seri problemi di mantenimento degli impieghi e dei fidi in essere (credit crunch: incapacità di sostenere il raggiunto livello di accordato per riduzione dei fondi disponibili, con problemi di contingentamento del credito). In tal senso un obiettivo ulteriore è quello, insieme alle altre banche ed alle autorità monetarie, di “generare il mantenimento della fiducia nella moneta bancaria”; tecniche, poiché devono garantire i volumi minimi di transazioni monetarie per essere ammessi nell’ambito dei sistemi di pagamento in essere. Ancora più importante è il raggiungimento di livelli assoluti nella fase di start up di una banca o di un suo sportello per raggiungere la dimensione che assicura il punto di pareggio.

5 Gli obiettivi in termini relativi
La fissazione degli obiettivi di provvista in termini relativi implica, che la banca può fare riferimento: alla situazione di partenza (esercizio precedente) e fissare una variazione percentuale, di solito in aumento, a meno che non si stia attraversando una situazione di crisi di liquidità; alla quota di mercato detenuta, per cui un tasso di crescita maggiore o minore di quello del sistema creditizio nel mercato di riferimento può influire aumentando o riducendo tale quota; alla dinamica più ampia del risparmio nazionale ed a quello dell’area di riferimento. In questo caso si fa riferimento alla capacità della banca di confrontarsi non solo con il sistema delle banche ma anche con tutti gli altri competitors operanti nell’area di insediamento.

6 Gli obiettivi qualitativi della provvista
Definita la quantità di fondi da raccogliere si passa a definire alcune caratteristiche che deve avere la provvista, in particolare il suo grado di: stabilità, capacità della raccolta di non oscillare in un certo periodo di tempo; elasticità, capacità della raccolta di adeguarsi alle mutate condizioni di mercato; economicità, capacità di contenere la raccolta in limiti economici accettabili dalla redditività dell’azienda, in relazione ai prezzi di mercato.

7 La stabilità della provvista
E’ un obiettivo che è direttamente proporzionale alla dimensione della banca; esso è collegato: in minima parte alla scadenza degli strumenti utilizzati, che però rendono anelastica la raccolta; maggiormente alla possibilità di generare effetti compensativi, correlati alla capacità della banca di “saldare il circuito finanziario”: fare in modo che una uscita monetaria verso un cliente si trasformi in una entrata monetaria da un altro cliente. Quando un cliente preleva una somma di denaro (uscita monetaria), l’ideale sarebbe che il destinatario fosse a sua volta cliente della stessa banca (entrata monetaria della stessa partita).

8 La stabilità della provvista (2)
In termini analitici: l’obiettivo non è avere l’insieme dei singoli depositi con la varianza più bassa (garantiscono pochi ricavi non finanziari e sono poco elastici) ma minimizzarne la varianza complessiva. Questa affermazione di fatto correla positivamente la dimensione della banca alla stabilità della sua raccolta, in quanto la minimizzazione della varianza può essere ottenuta in funzione del frazionamento della raccolta in termini: territoriali, settoriali, dimensionali, per forme tecniche.

9 L’elasticità della provvista
L’elasticità della provvista è la capacità della raccolta di mutare la sua struttura in funzione delle variazioni congiunturali e strutturali del mercato, contribuendo a conferirne stabilità ed economicità (diversificazione e facilità di conversione). Ad esempio, quando nella seconda metà degli anni settanta a causa dell’alta inflazione scesero i corsi dei titoli a reddito fisso e lo Stato entrò sul mercato a breve con i bot, immediatamente le banche adattarono il conto corrente da strumento di gestione della tesoreria delle unità economiche a strumento di investimento finanziario, conferendo un tasso di interesse adeguato alla svalutazione e facilmente modificabile, in funzione della variazione dei tassi. In questo modo le banche hanno consentito ai risparmiatori di mantenere liquidi i propri fondi e di adeguare i rendimenti all’inflazione.

10 L’economicità della provvista
Il costo della provvista è funzione della scadenza dello strumento, del suo grado di liquidabilità, del livello dei tassi policy internazionali e nazionali, del livello organizzativo (rete, promotori, banca virtuale). Infatti il contenuto di un tasso di interesse è dettato: dal rendimento degli altri strumenti finanziari che il mercato offre (essenzialmente i tassi policy regolano i prezzi degli strumenti finanziari con rischio sostanzialmente nullo); dai costi operativi di raccolta, per cui quella derivata o fatta tramite la banca virtuale avviene a costi molto più bassi di quella fatta direttamente presso gli sportelli; dalla sua scadenza (impegno temporale).

11 La composizione della provvista
La provvista bancaria comprende l’insieme delle risorse ottenute dalle banche a titolo di presitito, ed è composta: dalla raccolta diretta, in quanto acquisita direttamente dalla clientela. Tale raccolta a sua volta è composta: dai depositi (conti correnti, assegni circolari, depositi a risparmio, certificati di deposito e pronti contro termine passivi per le banche); dalle obbligazioni emesse dalle banche; dalla raccolta derivata, composta dalla raccolta fatta sull’interbancario nazionale ed internazionale. Derivata in quanto si acquisisce raccolta effettuata da operatori terzi. Si definisce raccolta indiretta l’insieme dei titoli e altri valori di terzi non emessi dalla banca segnalante, ricevuti in deposito a custodia, in amministrazione o in connessione con l’attività di gestione di patrimoni mobiliari.

12 La definizione degli obiettivi
Sostanzialmente la “pianificazione”, analizza lo scenario esterno, valutando, in relazione alla situazione economico-congiunturale dell’area di riferimento, l’andamento del pil nominale e di quello reale (utilizzando studi previsivi ufficiali e di appositi istituzioni). Questo consente di fare determinate valutazioni sulla propensione al risparmio individuando il livello di tale aggregato. Quindi, in funzione dell’andamento della concorrenza con gli altri operatori finanziari, si può stimare la quantità di raccolta che affluirà alle banche. In funzione della stima della raccolta bancaria si potrà fissare il proprio obiettivo di crescita, che andrà poi ripartito tra la varie strutture territoriali aziendali. Possono essere utilizzate procedure top-down o down-top o di tipo misto, per definire gli obiettivi di istituto e di filiale.

13 Il territorio di riferimento
E’ evidente l’importanza della definizione della situazione economica del territorio di riferimento in termini di: articolazione della sua popolazione in funzione del tasso di anzianità, di ricchezza pro-capite, di presenza di strutture industriali; prospettive di crescita o di declino; specializzazione bancaria, nel senso che ci si può trovare in presenza di territori a basso o nullo tenore di industrializzazione ma con popolazione a buon reddito pro-capite (città dormitorio), aree ad alto tenore di industrializzazione ma a bassa densità abitativa (aree industriali), aree equilibrate sostanzialmente autosufficienti. Nel primo caso si avranno realtà bancarie specializzate nella raccolta, nel secondo specializzate negli impieghi e servizi alle imprese, nel terzo equilibrate nell’ottica delle fonti/impiego.

14 La dinamica italiana Il sistema finanziario italiano negli ultimi cinquant’anni ha conosciuto: una fase di iperintermediazione bancaria durata fino a quasi tutti gli anni settanta; una prima fase disintermediazione della raccolta dalle banche ai titoli di Stato durata sostanzialmente fino ai primi anni novanta; una fase di disintermediazione dai titoli di Stato al risparmio gestito e agli impieghi verso l’estero; attualmente vi è una forte fase di incertezza determinata sia dai bassi tassi di interesse sul mercato monetario e su quello dei titoli a lunga scadenza, sia dalla caduta dei corsi azionari e delle quotazioni dei fondi. Anche a seguito della caduta dei tassi si è ridotta negli ultimi tempi la propensione al risparmio degli italiani.

15 Il marketing della raccolta
La forte disintermediazione che ha interessato la raccolta delle banche italiane ha stimolato a partire dagli anni ottanta lo sviluppo di forme di marketing sempre più evolute. In tal senso gli strumenti adottati dal marketing bancario, sono, ovviamente, gli stessi delle altre aree economiche: il prodotto, facilmente imitabile nella struttura giuridica ma non nella qualità, che ha avuto una significativa evoluzione; il prezzo, rappresentato dal costo della raccolta dato sia dal costo finanziario che da quello di struttura (costo operativo di raccolta); i punti di vendita, che hanno segnato soprattutto negli ultimi anni una forte evoluzione (anche con la banca telematica); la pubblicità che nelle banche da istituzionale è stata sempre più rivolta ai prodotti ed alla qualità della banca.

16 Gli strumenti della provvista
In particolare i vari strumenti di provvista della banca saranno analizzati in seguito, ove saranno considerate le varie forme tecniche, oltre che negli aspetti contabile-legale, anche nelle caratteristiche di stabilità, elasticità ed economicità. In generale le passività bancarie possono distinguersi in due categorie: quelle con funzione di investimento, più o meno durevole del risparmio; quelle con funzione di servizio, prevalentemente di natura monetaria. Le due categorie non costituiscono due insiemi separati, ma sono miscelabili in alcuni strumenti finanziari.

17 Le passività bancarie con funzione di investimento
Si fa riferimento a quelle passività in grado di fornire al risparmiatore-investitore un adeguata remunerazione, in relazione al tempo, al rischio e alla liquidabilità del titolo. L’obiettivo del risparmiatore è quello di garantirsi il migliore rendimento possibile, tenendo presente che: mira a proteggere l’investimento dall’inflazione; ad assicurarsi un rendimento reale; liquidare l’investimento in un periodo più o meno predefinito. Con riferimento alla redditività gli strumenti finanziari possono essere composti di due componenti: i redditi da capitale, i redditi da capital gain.

18 Le passività bancarie con funzione di investimento: la liquidabilità
La liquidabilità di uno strumento finanziario è la sua attitudine ad essere trasformato in moneta con costi relativamente bassi. Ogni strumento ha una sua liquidità (interna), data dalla scadenza, che può essere a vista o nell’estremo costituire una immobilizzazione finanziaria come un’azione. La liquidabilità dello strumento finanziario (liquidità esterna), invece, fa riferimento alla possibilità di smobilizzare il titolo prima della scadenza naturale. E’ evidente che questa caratteristica è legata dalla presenza di un mercato o un intermediario disposto a fare da controparte. Lo smobilizzo anticipato può fare incorrere il detentore in un rischio di mercato (valuta e quotazione). E’ questa una caratteristica importante per i risparmiatori.

19 Le passività bancarie con funzione di investimento: il rischio
I rischi associabili a queste passività bancarie possono essere ricondotti a quello di: insolvenza della banca; valutario, se la passività è in valuta diversa da quella nazionale; inflazione, soprattutto se il rendimento netto è negativo; mercato, collegato all’andamento dei tassi policy e ai rendimenti azionari. Da evidenziare come, almeno in Italia, venga molto poco percepito il rischio di insolvenza, mitigato sia dal FITD sia dalla Vigilanza protettiva della Banca d’Italia.

20 Le passività bancarie con funzione di investimento: le politiche di raccolta
Le banche cercano di attrezzarsi per soddisfare le esigenze della clientela che intendono acquisire strumenti finanziari volti all’investimento. In tal senso vengono ipotizzate azioni di marketing sia strategico sia operativo (marketing mix). Va evidenziata la facile imitabilità dei prodotti bancari, per cui l’unico vero strumento di differenziazione è la qualità del servizio o la capacità di miscelare rendimento, rischio e liquidabilità. In tal senso vi è una ampia gamma di passività finanziarie che la banca può mettere a disposizione, misurando la combinazione di tali strumenti in funzione delle esigenze della clientela. In tal senso strategica è la sua segmentazione.

21 - Commissioni (recupero spese) - Valute applicate (minori interessi)
Le politiche di prezzo - Commissioni (recupero spese) Costo prodotto + Costo finanziario + Costo operativo Grado concorrenza Costo netto della raccolta difensiva Strategia marketing aggressiva - Valute applicate (minori interessi) La tariffazione: esplicita, quando i costi (interessi passivi) o i ricavi (commissioni, valute) associati ai singoli elementi vengono perfettamente specificati e gli importi dovuti sono proporzionati a tali elementi; forfettaria, quando si determina un compenso onnicomprensivo. Ad esempio remunerazione zero del deposito e non si pagano le commissioni; mista, quando ad una parte forfettaria si aggiunge una commisurata alla frequenza delle operazioni ed alla giacenza media del deposito.

22 Le politiche di distribuzione
In merito vale evidenziare quanto detto sulla struttura organizzativa. Mentre nel passato sicuramente la vicinanza dello sportello al risparmiatore era un importante punto di forza, ora la situazione si è modificata in funzione della possibilità di adottare strategie multicanale e di poter fare banca a distanza. Resta importante la funzione dello sportello, come importante elemento di marketing per aumentare e migliorare la raccolta ma si è attenuata la sua importanza strategica in funzione della presenza di una rete di promotori, di poter fare banca a distanza (phone banking, internet banking e home banking). Inoltre, in un ambiente oligopolistico, con una offerta indifferenziata per prodotti e qualità di prodotti, lo sportello assumeva una funzione decisiva, ora invece viene valutato dal risparmiatore insieme ad altri elementi, tra cui la varietà e la qualità dei prodotti e dei servizi offerti.

23 Le politiche di pubblicità
Ultimamente, nello stimolare e rafforzare la raccolta ed il rapporto di clientela, stanno sempre più avendo importanza le politiche pubblicitarie e di promozione delle vendite. Nell’ambito di questo fattore di marketing, si distinguono diverse tipologie di pubblicità: la pubblicità di rafforzamento di immagine della banca, volta a migliorane lo standing e realizzate in occasioni straordinarie come quelle relative a operazioni di fusioni o privatizzazioni; la pubblicità per rafforzare il legame con il territorio, sponsorizzazione di manifestazioni culturali e sportive locali, apertura di filiali; la pubblicità di prodotto, volta a far conoscere i nuovi prodotti evidenziando non solo l’innovazione o l’allargamento della gamma di offerta ma anche la qualità associata e la possibilità di soddisfare tutti i bisogni della clientela.

24 La segmentazione della clientela: un esempio.
Large corporate Private Famiglie o privati Corporate Customer Coporate Affluent Small business Mass market

25 Le passività bancarie con funzione di investimento: le strategie
Le strategie di costo, molto utilizzate, hanno il grande limite della facilità di imitazione. Ciò, ovviamente, nell’ambito della capacità di assorbire nel conto economico gli aumenti di costo collegati a questa leva di marketing. L’esistenza di una correlazione tra costo complessivo della raccolta e livello della stessa, comunque, dimostra l’efficacia in tal senso del fattore prezzo. Anche se il rendimento è l’obiettivo maggiore che la clientela orientata all’investimento finanziario intende conseguire, può essere utile combinare questo obiettivo con la liquidabilità su scadenza protratta. Qui sarà importante la capacità della banca di porre in essere strumenti facilmente smobilizzabili da parte del cliente e facilmente girabili ad altra clientela.

26 Le passività bancarie con funzione di investimento: le strategie (2)
L’altro elemento importante che si può abbinare ai due precedenti è il rischio, per cui, a clienti poco propensi al rischio, si possono offrire strumenti immunizzati o consentire coperture parziali o totali dal rischio, qualora il cliente faccia previsioni sul futuro andamento dei tassi, dei cambi o dei corsi. In tal senso le caratteristiche distintive di una banca rispetto all’altra cominciano ad essere sensibili e chi riuscirà a soddisfare con efficacia ed economicità tali richieste della clientela otterrà notevoli vantaggi competitivi. Ad esempio ad un cliente che contemporaneamente intende raggiungere obiettivi di redditività “garantita” e di “gioco da borsa”, gli si può proporre una composizione dell’investimento in vari strumenti che contemplino entrambi i prodotti nella proporzione indicata dal cliente.

27 Le passività bancarie con funzione di servizio
Le esigenze finanziarie dei risparmiatori potrebbero contemplare un impiego cogente dei loro risparmi ma in tempi indefinibili. In tal caso il risparmiatore non dà al proprio investimento finanziario la priorità al rendimento dello stesso, ma alla sua capacità di essere strumento di pagamento a basso costo. In tal senso assume priorità: l’efficienza del servizio in termini velocità di esecuzione; della possibilità di agire senza limiti di tempo e di spazio; del costo associato al servizio. Anche in questo caso va evidenziata la facile imitabilità di questi prodotti e della comunanza dei circuiti di cui godono le banche, almeno per l’interno. Più differenziante è la fruibilità sull’estero. Molto differenziante è il costo del servizio.

28 Le passività bancarie con funzione di servizio (2)
Dal lato della banca l’emissione di tali passività è molto ambita, in quanto garantiscono cospicue masse di deposito a basso o nullo prezzo finanziario. Infatti, riconoscendo la natura di servizio i risparmiatori, non solo accettano le basse remunerazioni di tali disponibilità, ma pagano anche le spese collegate all’uso delle operazioni bancarie collegate. La banca sotto il profilo economico ottiene un doppio vantaggio: un basso (c/c) o nullo (assegni circolari) costo finanziario; ricavi non finanziari che teoricamente dovrebbero coprire le spese di servizio, ma che se ben gestiti, superando la massa critica, si possono trasformare in ricavi netti e guadagni di valuta.

29 Le politiche di raccolta: la raccolta derivata
Per stare sul mercato interbancario normalmente serve un minimo di dimensione, per gli importi attivati, per le competenze e l’organizzazione richiesta. Normalmente a questo mercato si ricorre in via residuale, rispetto alle esigenze finanziarie non esaurite con il solo ricorso alla raccolta diretta o per cogliere occasioni di business (arbitraggi o speculazioni) su questo mercato. Comunque gli aspetti da valutare sono : l’effettiva disponibilità dei fondi funzione dello spessore del mercato e del rating o standing detenuto dalle banche; la volatilità dei fondi all’ingrosso, data la forte sensibilità ai tassi di mercato e allo standing delle banche; il costo dei fondi all’ingrosso, costituiti sia dal costo del finanziamento (più elevato della diretta) che da quelli operativi (bassissimi).

30 Le politiche di prodotto
Il marketing di prodotto mira ad offrire al risparmiatore il prodotto o la combinazione di prodotti che gli risolvono i mix di esigenze di servizio di incasso-pagamenti ed investimento.In tal senso l’offerta di prodotti bancari appare oggi molto vasta, potendo distinguere: Prodotti semplici: depositi-moneta, costituiti da quei prodotti di accumulo o di tesoreria come il c/c o il deposito a risparmio ordinario. In questa categoria rientrano gli assegni circolari; depositi-tempo, dati dalle forme di raccolta essenzialmente finalizzate alla redditività e dotati di un basso grado di liquidità come i depositi vincolati, i certificati di deposito e le obbligazioni emessi dalle banche. Prodotti complessi: i “pacchetti”, c/c con l’offerta aggiuntiva di servizi come le carte di debito, di credito, etc., normalmente mirati a singole categorie di risparmiatori; prodotti strutturati, che offrono più combinazioni rischio/rendimento nell’ambito dello stesso prodotto finanziario (obbligazioni strutturate).

31 Deposito a risparmio ordinario Certificati di deposito
Le passività bancarie Deposito a risparmio ordinario Conti correnti Carte credito Carte debito Servizi aggiuntivi I depositi-moneta pacchetti Pagamenti automatici I depositi-tempo normali Obbligazioni strutturate Pronti c/termine Certificati di deposito Depositi a risparmio vincolato

32 Possibile classificazione dei depositi
Certificati deposito Depositi semplici Liberi Depositi bancari Depositi a risparmio Vincolati Condizionati c/c di corrispondenza passivi Raccolta diretta impropria Pronti contro termine Assegni circolari

33 I libretti di deposito a risparmio
I documenti rappresentativi dei depositi a risparmio sono “i libretti di deposito a risparmio” che possono essere: nominativi, qualora sul libretto sia indicato uno o più nomi, (specimen firma) limitatamente ai quali è riservata la possibilità di prelevare somme di denaro o di estinguere il deposito stesso; portatore, libretto sul quale non vi è indicato alcun nome, o, anche se pure indicato non ha conseguenze giuridiche, in quanto può essere liberamente utilizzato in deposito e prelievo da qualunque persona. I depositi nominativi possono essere cointestati a più persone, con firma congiunta (nei prelievi presenza di tutti gli intestatari) o firma disgiunta (ogni intestatario può prelevare da solo, senza l’obbligo della banca di raccogliere l’adesione degli altri). Possono essere: ordinari, se si possono versare e prelevare fondi senza preavviso; vincolati, se i fondi sono disponibili alla scadenza o se liquidati prima sono assoggettati a particolari costi.

34 Il conto corrente di corrispondenza passivo
Il conto corrente di corrispondenza è un contratto in base al quale la banca si impegna a compiere tutti gli incarichi e le operazioni che, nei limiti contrattuali e di uso, le saranno affidati dal cliente. Sotto l’aspetto giuridico esso assume sia la natura di deposito bancario, in virtù del quale la banca si obbliga a ricevere e il denaro che il cliente versa, sia quella di mandato, in senso lato, per cui esegue le gli incarichi che nell’ambito dei limiti contrattuali, gli vengono conferiti. Il conto non è movimentato solo con movimenti per cassa, ma anche con operazioni di natura scritturale. Il conto si alimenta con i versamenti effettuati per cassa o provenienti da giroconti o disposizioni di accredito; si riduce a seguito di emissione di assegni, di disposizioni di pagamento e di giroconti passivi, etc. Sulla giacenza del conto sono corrisposti interessi (normalmente i più bassi) sono previste commissioni per operazione e tenuta conto. La liquidazione almeno annuale può essere anche trimestrale o semestrale in funzione di quale liquidazione è adottata per i c/c attivi.

35 Estratto conto L’estratto conto è il documento che la banca deve inviare al correntista con la periodicità concordata (non meno di una volta all’anno), solitamente entro trenta giorni dal periodo cui si riferisce, nel quale sono riportati in ordine cronologico tutte le operazioni registrate sul conto corrente nell’arco di tempo considerato. Vale il silenzio assenso, cui è approvato se entro 60 giorni non vi è opposizione. Sono riportati i calcoli della liquidazione con evidenziazione delle operazioni poste in ordine di valuta, calcolo dei numeri computistici (ggXsaldo), interesse, spese tenuta conto, spese di liquidazione e ritenuta fiscale. Con accordo Abi sono stati predisposti schemi standardizzati, per facilitare la loro comprensione.

36 I certificati di deposito
“I certificati di deposito sono titoli di credito, rappresentativi di un deposito semplice, trasferibili, nominativi a o al portatore, vincolati per un determinato periodo di tempo.” Questi titoli sono riservati alla circolazione per cui devono indicare la denominazione della banca, il capitale sociale versato della banca, il valore nominale e gli elementi necessari per la determinazione della remunerazione del prestito, le modalità di rimborso. Con riferimento alla scadenza ed alla valuta si distinguono in: certificati a breve, con scadenza compresa nei 18 mesi; certificati a medio termine, se superiori ai 18 mesi con un massimo di 5 anni; in valuta, se emessi in moneta diversa dall’euro, in questi casi il rendimento comprende il rischio di cambio.

37 I pronti contro termine
Le operazioni pronti contro termine (vendite con patto di riacquisto) sono le operazioni con le quali un soggetto compra a pronti dalla banca una determinata quantità di titoli e contemporaneamente si impegna a vendere, al termine convenuto ed alla medesima banca, un pari quantitativo di titoli della stessa specie ad un prezzo stabilito. In questo modo le banche vendendo a pronti fanno provvista, incassando il controvalore, che restituiranno alla scadenza quando ricompreranno i titoli. E’ evidente che la banca fa provvista per il periodo di durata dell’operazione. Il prezzo è nel differenziale tra il prezzo iniziale e quello finale. Sono operazioni a breve di durata normalmente non superiore ai sei mesi. L’operazione prevede l’uso di titoli di mercato monetario con prevalenza dei titoli di Stato. Normalmente il rendimento corrisposto corrisponde a quelle vigenti in quel momento sul mercato monetario. Sono assoggettati alla ritenuta fiscale del 12,5%.

38 Gli assegni circolari L’assegno circolare è un titolo di credito all’ordine che contiene la promessa incondizionata della banca emittente di pagare a vista una somma di denaro. Sono emessi dietro richiesta del cliente e con corresponsione immediata dell’importo corrispondente. L’assegno circolare è un mezzo di pagamento e quindi non configura la fattispecie in senso stretto del deposito. Ma al di là della sua natura giuridica, di fatto la continuità con cui vengono emessi ed estinti, il periodo medio di tempo di vita, ridotta negli ultimi tempi per la diffusione del conto corrente e dei sistemi di pagamento elettronici, garantiscono una giacenza media che corrisponde ad un vero e proprio deposito a costo zero, relativamente agli interessi. Il costo degli assegni circolari è legato al materiale utilizzato, alle procedure di emissione ed estinzione.

39 Le obbligazioni bancarie
Le obbligazioni sono sono titoli di debito che impegnano l’emittente al rimborso del capitale oltre che degli interessi, di ammontare fisso o variabile nell’arco della durata stabilita. Esse sono classificabili in: Ordinarie, che si dividono a loro volta in obbligazioni: con cedola a tasso fisso e variabile (agganciato a parametri di mercato) con periodicità normalmente semestrale; zero coupon, non danno un interesse periodico ma sono emesse con la formula dello sconto. Convertibili, sono simili a quelle ordinarie avendo in più una opzione che consente, ad una data predeterminata la possibilità di optare per la loro trasformazione in azioni con un rapporto di cambio predeterminato.Con riferimento alla conversione essa può essere: diretta, se dello stesso emittente; indiretta, se di società diverse dall’emittente. Il diritto di opzione viaggia insieme al titolo, nel senso che tali obbligazioni o saranno rimborsate o trasformate in azioni. Cum warrant, è un titolo simile al precedente si differenzia per il fatto che il titolare del diritto in un certo periodo può acquistare o sottoscrivere azioni (o strumenti finanziari) ad un prezzo prefissato.

40 La funzione economica delle obbligazioni
Il ruolo assunto da questo strumento nel soddisfare contemporaneamente le esigenze degli emittenti e quelli degli investitori, varia in relazione al tipo di strumento adottato. per le banche costituisce una provvista di fondi a medio lungo per copertura di operazioni simili; per il risparmiatore un investimento finanziario a medio lungo con facilità di smobilizzo, rischio mediamente contenuto e rendimento garantito con rischio di tasso ove non indicizzato; per i convertibili, inoltre, è uno strumento di mantenimento del rapporto di deposito, in attesa che si realizzino o non le condizioni sospensive in attesa che venga esercitata l’opzione; ai clienti consente di guadagnare e osservare mantenendo una opzione di diventare azionista; alle imprese di poter ottenere il finanziamento con interessi deducibili, per poter realizzare i propri progetti; per gli azionisti di comando (familiare) consente di mantenere per il periodo di osservazione il controllo della società ed eventualmente, solo nel caso si ritiene opportuno non investire ulteriormente nell’azienda poiché i risultati non sono quelli sperati, si rinuncia all’opzione; per l’impresa finanziata consente di ottenere i finanziamenti per realizzare gli investimenti programmati, in favore fiscale (deducibilità degli interessi) e successivamente di ripatrimonializzarsi.

41 I titoli strutturati Sono obbligazioni complesse, il cui rendimento è normalmente strutturato in due parti: quella garantita, composta di solito dal rimborso del capitale investito; quella variabile, agganciata ad un indicatore finanziario (indice azionario, su valuta o su merci). La parte variabile è commisurata, di solito, come multiplo delle variazioni del valore di riferimento. Sostanzialmente è una scommessa, la banca, garantisce il rimborso del valore nominale del titolo; poi, ove l’indicatore prescelto ha l’andamento sperato distribuisce l’utile in proporzione all’intensità del fenomeno, altrimenti l’investitore avrà subito una perdita in conto interessi (remunerazione zero o inferiore a quella di mercato) ma non in conto capitale.


Scaricare ppt "La provvista delle risorse finanziarie"

Presentazioni simili


Annunci Google