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Modelli organizzativi della società di distretto
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Per assolvere proprie funzioni la società di distretto deve dotarsi un modello organizzativo capace di rappresentare tutte le istanze dei soggetti che hanno scelto la via dell’integrazione Fatta salva l’autonomia delle imprese riunite nel distretto di costituire detto organo nelle varie forme previste dal codice civile, a livello esemplificativo si propongono due modelli di gestione: gestione imprenditoriale gestione duale.
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Definizione e obiettivi del distretto (DGR 10085/09)
La DGR 10085/09 definisce il distretto come l’insieme di risorse e capacità derivanti dalla presenza di una molteplicità di imprese che gravitano intorno alla stessa filiera produttiva, tale da creare una rete di relazioni tra imprese, istituzioni e popolazioni locali. In questa logica i distretti devono: promuovere lo sviluppo di territori dove esiste una rete di imprese particolarmente rappresentativa del territorio e delle popolazioni; far leva sulle integrazioni tra attività economiche presenti nell’ambiente rurale mirando ad una crescita collaborativa e alla condivisione di risorse e conoscenze; configurarsi come soggetti portatori di interessi diffusi e condivisi e farsi promotori e gestori di progetti e relazioni prevalentemente economiche tra i partecipanti svolgere le attività previste dalla legge regionale nr. 1/07.
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Il modello organizzativo
La gestione del distretto è affidata ad una società di distretto costituita esclusivamente da imprese. Viste le funzioni attribuite ai distretti e i requisiti necessari all’accreditamento la società di distretto deve dotarsi di un modello organizzativo capace di rappresentare tutte le istanze dei soggetti aderenti e di assicurare processi di coinvolgimento e di condivisione con gli attori economici e sociali del territorio di riferimento. La società di distretto pur rimanendo depositaria delle funzioni gestionali e programmatiche del distretto può scegliere di organizzarsi secondo diversi modelli più o meno garanti di partecipazione dei soggetti interessati alle attività di distretto. Si propongono due tipologie di modello organizzativo: Modello imprenditoriale Modello duale
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Modello imprenditoriale
Adatta a realtà consolidate, in cui esiste già integrazione tra soggetti.
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Modello imprenditoriale
Il modello imprenditoriale riflette la sola componente imprenditoriale ed è quindi composto dai rappresentanti delle imprese. La partecipazione dei soggetti interessati, siano essi imprese o altri soggetti (enti e istituzioni di ricerca, soggetti pubblici, camere di commercio, ecc.) potrebbe essere garantita da una struttura tecnica di supporto al CdA, per esempio organizzata in “Unità Operative” (in rappresentanza dei singoli comparti merceologici o degli anelli della filiera), ciascuna specializzata in una materia o in un ristretto gruppo di argomenti, dislocate sul territorio o all’interno dei vari “passaggi” della filiera, magari compenetrate con i centri di riferimento tecnico delle organizzazioni di produttori. In tal modo si potrà riuscire a contare su risorse umane ben inserite nei contesti lavorativi di riferimento e dotati di adeguate competenze, assolutamente strategiche per una rapida fase di avvio delle iniziative contenute nel Piano, ottimizzando risorse e avviando indispensabili sinergie.
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Modello duale Società di distretto (organizzata secondo il modello precedente) Comitato di distretto Di cui fanno parte: enti pubblici, enti ed istituti di ricerca, autonomie funzionali, rappresentanze socio-economiche, enti parco, ecc. Con funzioni: indirizzo tecnico, supervisione, consultazione, raccordo, …. Particolarmente adatto ai distretti rurali o a quelli di filiera ed agroalimentari di nuova costituzione. Garantisce equità e trasparenza nei rapporti tra soci. Indirizzi operativi per settori “sensibili”
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Modello duale Il modello duale affianca alla società di distretto un “comitato” una sorta di cabina di regia a partecipazione pubblico-privata con cui condividere le scelte operative e i percorsi attuativi. Tale comitato non ha ruoli nella gestione diretta del distretto, affidata alla società, ma può contribuire a: Fissare gli orientamenti collettivi di programmazione e organizzazione del distretto, fungendo da cassa di risonanza con i più generali interessi collettivi del territorio in cui il distretto è inserito; sollecitare lo scambio informativo e stimolare un confronto continuo con i portatori di interessi; accompagnare i processi funzionali della società di distretto
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