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PubblicatoAmpelio Fois Modificato 11 anni fa
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PENSIERO E STILI DI APPRENDIMENTO NELLE PERSONE CON AUTISMO 28-11-08
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Vai verso la gente Vivi in mezzo a loro Comincia da ciò che sanno Costruisci su ciò che hanno Quando il loro compito sarà svolto E il loro lavoro sarà finito Tutti diranno “L’abbiamo fatto noi” poesia cinese
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L’autismo è per definizione, un disturbo generalizzato dello sviluppo che si deve intendere come un insieme di disfunzioni in un sistema che concerne principalmente la comunicazione e in particolare la comunicazione sociale.
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Un p. con autismo non è, quindi, un p
Un p. con autismo non è, quindi, un p. con carenze o ritardi nello sviluppo, è un p. che ha uno sviluppo fondato su modalità percettive, immaginative, mnestiche, ideative, socio-affettive qualitativamente diverse.
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Dice a proposito Jim Sinclair, un ragazzo autistico, :
“Essere autistici non significa non essere umani, ma essere diversi. Quello che è normale per le altre persone non è normale per me e quello che io ritengo normale non lo è per gli altri. In un certo senso sono mal equipaggiato per sopravvivere in questo mondo, come un extraterrestre che si sia perso senza un manuale per sapere come orientarsi. Ma la mia personalità è rimasta intatta. la mia individualità non è danneggiata. Ritrovo un grande valore e significato nella vita e non desidero essere guarito da me stesso. Concedetemi la dignità di ritrovare me stesso nei modi che desidero; riconoscete che siamo diversi l’uno dall’altro, che il mio modo di essere non è soltanto una versione guasta del vostro. Interrogatevi sulle vostra convinzioni, definite le vostre posizioni. Lavorate con me per costruire ponti fra noi.”
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La ricerca attualmente, sostiene che le persone autistiche, esattamente come altre persone affette da sindrome neurologica, vedono la stessa cosa che vediamo noi, ma in modo differente.
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Le ricerche dimostrano, che il cervello è un organo plastico e che bisogna occuparsene il più presto possibile. Si possono allenare le funzioni della rete difettosa per aiutare le persone con autismo ad avere una vita migliore? Quali sono le funzioni che potrebbero essere oggetto di speciali addestramenti?
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In attesa di una risposta certa e definitiva dalla ricerca, intanto si lavora tenendo conto delle diversità di sviluppo e delle abilità necessarie per una sufficiente integrazione con l’ambiente in cui si trovano a vivere. In questo modo si aiuta anche la ricerca fornendo dati
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PENSIERO Pensiero è un termine che deriva dal latino pensum
Il "pensum" era la materia prima, più grezza, Metaforicamente: un elemento o un tema che deve essere secondariamente trattato, elaborato, dandogli così una nuova forma.
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STILI DI APPRENDIMENTO
i diversi modi delle persone di avvicinarsi all’apprendimento, il loro modo di reagire ai compiti di apprendimento
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Come funzionano i nostri ragazzi con autismo?
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La teoria della mente Capacità di riflettere sulle emozioni, sui desideri, sulle credenze proprie ed altrui e di comprendere il comportamento degli altri in rapporto non solo a quello che ciascuno di noi sente, desidera o conosce, ma in rapporto a quello che ciascuno di noi pensa che l’altro sente, desidera o conosce.
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La teoria della mente ci aiuterebbe dunque a capire il meccanismo psicologico delle persone e sarebbe per questo alla base di una sana vita relazionale.
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Gli individui autistici avrebbero un deficit specifico che riguarderebbe la comprensione della mente nelle altre persone.
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Le persone affette da autismo fanno fatica a «leggere» il viso della persona che sta loro di fronte, faticano cioè a dare senso a dei movimenti facciali molto sofisticati che si esprimono o con la bocca o con gli occhi e che una persona che non è autistica, senza rendersene conto, non ha nessuna difficoltà a cogliere. In generale infatti noi comprendiamo tutti questi micro-movimenti, ne possiamo interpretare il significato, in altre parole attribuire loro delle emozioni o delle intenzioni in funzione delle quali noi adeguiamo il nostro comportamento.
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La capacità di individuare nella vita sociale di tutti i giorni gli elementi significativi che ci permettono di costruire il senso di una situazione e di parteciparvi è innata nell’uomo. Ma per le persone autistiche questi elementi non sono evidenti: devono essere pensati e verbalizzati.
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Sembra che la funzione di base deficitaria nell’autismo sia l’empatia (capacità di comprendere quello che prova l’altra persona). Nella teoria della mente questa funzione è intesa come un riflesso della situazione: «si pensa a quello che l’altra persona pensa».
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Questa funzione avviene grazie ai neuroni specchio e alla facoltà di imitazione
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I neuroni specchio sono attivi quando si compie un’azione o quando un’altra persona fa esattamente la stessa cosa: essi reagiscono «a specchio» con l’azione effettuata e ci permettono di comprenderla.
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Questo sistema avviene quasi allo stesso modo per l’emozione: è mettendosi al posto dell’altro che si riesce a capire quello che lui vuole esprimere, i suoi sentimenti, le sue emozioni, il suo messaggio.
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Coerenza Centrale La capacità di sintetizzare in un tutto coerente, o meglio di sistematizzare in un sistema di conoscenze, le molteplici esperienze parcellari che investono i nostri sensi.
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Il profilo cognitivo del b
Il profilo cognitivo del b. autistico presenta una serie di elementi caratterizzanti: incapacità di cogliere lo stimolo nel suo complesso elaborazione segmentata dell’esperienza difficoltà ad accedere dal particolare al generale polarizzazione esasperata su frammenti di esperienza
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Debolezza della Coerenza Centrale
Il b. autistico rimane ancorato a dati esperenziali parcellizzati, con incapacità di cogliere il significato dello stimolo nel suo complesso.
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Funzioni esecutive abilità determinanti nell’organizzazione e nella pianificazione dei comportamenti di risoluzione dei problemi.
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Queste abilità sono rappresentate:
capacità di attivare e mantenere attiva, a livello mentale, un’area di lavoro, una specie di scrivania mentale, sulla quale disporre tutti gli elementi riguardanti il compito in esame capacità di formulare mentalmente un piano di azione capacità di non rimanere rigidamente ancorati alla formulazione della risposta, ai dati percettivi che provengono dal contesto capacità di inibire risposte impulsive capacità di essere attenti alle informazioni di ritorno, per correggere in base ad esse, il piano inizialmente formulato capacità di spostare in modo flessibile l’attenzione sui vari aspetti del contesto
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Nel soggetto con autismo si osserva
disorganizzazione dei processi di attenzione selettiva correlata ad incoerenza/confusione nei processi di inibizione/attivazione. inabilità nel processare simultaneamente più stimoli ponendo attenzione monomodale ai dettagli, (difficoltà di adattamento ai cambiamenti). deficit nei processi di elaborazione dei processi superiori, correlata ad una modalità attentiva iperselettiva per cui non tengono conto della Gestalt complessiva. pattern anomali di fissazione visiva difficoltà nel processare e selezionare le informazioni in entrata
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Difficoltà attentive attivare l’attenzione sullo scopo
inibire gli stimoli interferenti prevalenti (competizione tra i sistemi sensoriali) mantenere una attenzione sostenuta e condivisa sul progetto controllo delle funzioni esecutive (confusione nei processi selettivi)
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Molti dei comportamenti autistici sarebbero l’espressione di un deficit di tali abilità
difficoltà nella pianificazione e programmazione di una azione complessa mancanza di continuità nel progetto e quindi scarso raggiungimento dello scopo scarsa organizzazione esecutiva nelle autonomie e nel gioco l’impulsività, per l’incapacità di inibire le risposte inappropriate; l’iperselettività, per l’incapacità di cogliere il tutto senza rimanere ancorato al particolare; la perseverazione, per l’incapacità di ridirezionare in maniera flessibile l’attenzione.
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Questi tre modelli riassumono tutte le caratteristiche del funzionamento del soggetto con autismo anche ad alto funzionamento:
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mancanza del concetto del significato
focus eccessivo sui dettagli pensiero concreto distraibilità difficoltà a combinare o integrare idee difficoltà di organizzazione e di sequenza difficoltà di generalizzazione problemi nel distinguere ciò che è rilevante da ciò che non lo è difficoltà di imitazione abilità visive superiori a quelle verbali difficoltà nel concetto di finiro e routine pattern di sviluppo disarmonici
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Pensare per immagini Pensiero verbale Pensatori “cinestetici” imparano facendo
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Pensare per immagini E’la modalità di pensiero più diffusa tra tutti gli uomini È percepire un'immagine visiva degli oggetti o delle persone a cui si sta pensando. Queste visioni della mente possono essere immagini di cose reali o cose solo immaginabili. Queste immagini non sono statiche ma dinamiche, possono quindi essere manipolate Possiamo affermare che un livello cognitivo considerevolmente sofisticato può essere raggiunto anche in assenza di linguaggio o di relativi processi di rappresentazione.
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Pensare con le parole Il pensiero verbale è diffuso per circa la metà rispetto al pensare per immagini Spesso si pensa parlando a se stessi: i bambini, in particolare, tendono a pensare a voce alta, specialmente quando devono decidere cosa fare.
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Pensare con azioni. I pensatori “cinestetici” imparano facendo
In percentuale sono circa il 10-15% della popolazioneI Immaginiamo di compiere movimenti
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Stile di apprendimento
iperselettività, pensare per dettagli
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CONSEGUENZE: pensiero ristretto difficoltà a generalizzare
difficoltà a categorizzare difficoltà con il pensiero concettuale di concetti astratti o di relazione o di termini che indicano dimensioni sociali o emozionali
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Le persone con autismo pensano in dettagli e per loro è molto impegnativo combinare insieme tutti i dettagli rilevanti così da giungere a comprendere il significato che a noi è accessibile in modo automatico.
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Fin dalla nascita i bambini neurotipici ricercano il significato nascosto delle cose
Ciò che conta è il significato. Per i bambini autistici la percezione domina nello sviluppo del significato I bb. Autistici selezionano e associano dettagli per trovare un senso in questo mondo caotico e confuso del significato non direttamente percepibile.
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Difficoltà nello sviluppo dei concetti
Difficoltà nelle prime fasi di acquisizione del linguaggio Il bambino normale travalica la percezione letterale , prevale il significato invisibile Nel b. autistico succede spesso il contrario
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I bb. normali ipergeneralizzano,
i bb. Autistici hanno difficoltà specifiche a generalizzare spontaneamente. I bb. Autistici sono iperselettivi, Dice Dona Williams che, apprendere per dettagli, significa che tutto ciò che viene percepito deve essere prima decodificato
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l’apprendimento inizialmente è solo ecoico
“All’inizio, dice un soggetto autistico, capisci così poco di una lingua, che finisci per credere che occorre imitare anche la voce di chi pronuncia le parole. Non hai ancora preso coscienza del fatto che queste parole possono essere pronunciate in modo differenti e che si possono usare parole diverse per dire la stessa cosa”.
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I bb. normali amano i giochi di finzione
I soggetti autistici si aggrappano alle routine Le persone autistiche sembrano smarrite nel tempo Quindi rendere il più prevedibile possibile la vita di una persona con autismo dà la possibilità di sviluppare in modo positivo il suo senso di benessere.
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GENERALIZZAZIONE Per loro è difficile trasferire spontaneamente abilità e comportamenti da un contesto all’altro.
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Riassumiamo con l’aiuto di Van Dalen alcune conseguenze del pensare in dettaglio
: tutto sembra nuovo ogni volta: spesso i dettagli cambiano. il tempo passa più velocemente: a noi sembrano lentissimi, ma loro pensano di fare molto velocemente, devono elaborare tante informazioni e dettagli in più| lo spazio: uno spazio piccolo ha meno dettagli e meno stimoli ansia: mettere insieme i dettagli richiede del tempo sia che siano persone, cose, situazioni: solo dopo si può essere certi che non c’è pericolo vedono tanti dettagli ma non integrati problemi di generalizzazione percepire e attribuire il significato è una operazione complessa comportamento ripetitivo: una interruzione nel ciclo percettivo comporta la ripetizione dall’inizio. E’ meglio fare una cosa alla volta. fissazione su certi percorsi mentali ( da solo non trovo un’altra strada, ho un disturbo della selezione e manco di flessibilità) il processo percettivo si interrompe più spesso nelle situazioni sociali funzionamento mono-modale scegliere è difficile causa ed effetto: anche un semplice fatto come la pianta che è appassita perché non innaffiata, può essere difficile da comprendere coincidenze: nella loro vita molto sembra determinato dal caso: come si può sapere se la situazione è stata valutata correttamente? confusione tra realtà e fantasia: deficit di analisi sé-contesto: l’elemento fantastico può sovrapporsi alla realtà. attribuzione della realtà a sé: uso di esperienze altrui per descrivere le proprie.
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In questo caos elemento cardine del pensiero espresso, diventa allora l’utilizzo di una terminologia che privilegia il valore emozionale del termine
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