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Articolo 149 del Trattato che Istituisce la Comunità Europea

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Presentazione sul tema: "Articolo 149 del Trattato che Istituisce la Comunità Europea"— Transcript della presentazione:

1 Articolo 149 del Trattato che Istituisce la Comunità Europea
 La Comunità contribuisce allo sviluppo di un'istruzione di qualità incentivando la cooperazione tra Stati membri e, se necessario, sostenendo ed integrando la loro azione nel pieno rispetto della responsabilità degli Stati membri per quanto riguarda il contenuto dell'insegnamento e l'organizzazione del sistema di istruzione, nonché delle loro diversità culturali e linguistiche.

2 Lisbona ? Nulla è neutro. Per ogni comportamento umano c’è una spiegazione, da quelli più quotidiani ed insignificanti alle grandi scelte dei popoli e dei governi, tutti assumono un senso a partire dal significato che attribuiamo alle parole e dai valori a cui tendiamo.

3 Da dove si parte per andare a Lisbona
Tra i documenti emanati dall’Unione Europea che segnano il cammino verso la responsabilità sociale delle imprese un posto di primo piano assume il Libro Bianco di Delors “Crescita, competitività ed occupazione – Le sfide e le vie da percorrere per entrare nel XXI secolo” (COM (93)700) del 1993.

4 Perché ad un economista interessa la scuola?
Di fronte alla crisi occupazionale Delors propone ai paesi membri di costruire una nuova economia sana, aperta, decentrata, competitiva e solidale. Per la Commissione Europea guidata da Delors scommettere sulla crescita dell’Europa significa (in un’ottica antimalthusiana) puntare sul “capitale umano, la risorsa principale, e sulla superiore competitività rispetto agli altri paesi valorizzando congiuntamente il senso di responsabilità individuale e di responsabilità collettiva, elementi questi che caratterizzano quei valori di civiltà europea che vanno conservati e adattati al mondo di oggi e di domani”

5 Civiltà europea ? In realtà Delors non intende la civiltà in senso neocoloniale tipo l’esportazione con le bombe del sistema “democratico” europeo o l’imposizione del controllo sulle risorse petrolifere o la diffusione del “cristianesimo”, cose che costituiscono il concetto di “civiltà europea” per larga parte del mondo occidentale

6 Piuttosto “modello europeo”
Delors si appella invece al concetto socialdemocratico e illuministico di capitalismo temperato e solidale fondato su di uno sviluppo inteso come diffusione del benessere a fette sempre più consistenti di popolazione grazie alla diffusione dei diritti e dell’economia solidale (sviluppo socialmente sostenibile)

7 Come difendere il modello europeo ?
Già nel 1993, in risposta al dumping sociale esercitato dai paesi asiatici, il Libro Bianco sottolineava come nel lungo periodo una delle soluzioni migliori potesse consistere nell’aiutare tali paesi a creare le condizioni necessarie allo sviluppo della domanda nazionale ed al miglioramento delle condizioni di vita

8 DUMPING SOCIALE ? Il dumping è la vendita sottocosto: cioè, per guadagnare nuovi mercati e battere la concorrenza ci si rimette nella vendita praticando un prezzo più basso di quanto costi produrre la merce. Il dumping sociale consiste nel contenere i costi di produzione abbassando il costo del lavoro al di sotto della soglia di accettabilità minima (sopravvivenza). Ciò che in realtà si abbassa non è il costo delle merci ma il livello sociale della popolazione che produce (lett. “dumping”=scaricare rifiuti. Molto appropriato !)

9 Come fare ? lo strumento contro il dumping sociale non è erodere il sistema di protezione sociale in Europa o ignorare i diritti all’estero, cioè fare a nostra volta dumping sociale per essere competitivi. L’Unione può piuttosto contribuire a diffondere tutele sociali in questi paesi tramite la cooperazione e la consulenza giuridica. La ricchezza delle nazioni è basata in misura sempre crescente sulla creazione e sullo sfruttamento delle conoscenze…”

10 Eccoci a Lisbona Facendo seguito alla strategia individuata dal Libro Bianco, il Consiglio Europeo di Lisbona del marzo 2000 ha posto per l’Europa l’obiettivo di ”diventare l’economia della conoscenza più competitiva e più dinamica del mondo, capace di una crescita economica sostenibile accompagnata da un miglioramento quantitativo e qualitativo dell’occupazione e da una maggiore coesione sociale”.

11 Stipatevela per la fine
La diapositiva di prima, conserviamola per la fine, perché ci servirà ad esprimere qualche giudizio.

12 Insegnare e apprendere: verso la società conoscitiva di Édith Cresson 1995
se dieci milioni di posti di lavoro fossero immediatamente disponibili, le imprese avrebbero enormi difficoltà a reperire la totalità dei candidati idonei ad occuparli per via della mancanza di qualifiche sufficienti

13 Quali domande ? E la risposta ?
Come formare lavoratori qualificati, in possesso delle necessarie competenze ed in grado di adattarle rapidamente a nuove esigenze? Come dotare l'individuo di conoscenze e qualifiche di base suscettibili di aiutarlo nel corso della sua esistenza? A scuola si esigono nuove forme del sapere

14 I vantaggi dell’Europa
A questo proposito, un’azione comune sul piano europeo potrebbe fornire innegabili vantaggi: garantire la mobilità degli studenti e dei lavoratori; avvicinare la scuola all'impresa con l'ausilio di un programma di mobilità dei tirocinanti e grazie ad uno statuto europeo del tirocinante; sostenere una vera e propria industria europea del software educativo e multimediale, effettivo strumento pedagogico di domani. Sostenere qualsivoglia iniziativa nazionale o locale intesa a offrire, grazie ad un insegnamento adattato che si valga delle nuove tecnologie dell'informazione, una seconda possibilità educativa ai giovani che non hanno avuto successo nel sistema scolastico classico.

15 Quale futuro ? preparare gli europei ad una transizione morbida verso una società fondata sull'acquisizione di conoscenze e nella quale non si smetta di apprendere ed insegnare per tutta la vita. In altri termini, verso una società conoscitiva

16 13 obiettivi per 3 fini strategici
Un programma di lavoro dettagliato

17 1 Migliorare la qualità e l'efficacia dei sistemi di istruzione e di formazione dell'UE
1.1 Migliorare l'istruzione e la formazione per insegnanti e formatori 1.2 Sviluppare le competenze per la società della conoscenza 1.3 Garantire l'accesso alle TIC per tutti 1.4 Attrarre più studenti agli studi scientifici e tecnici 1.5 Sfruttare al meglio le risorse

18 2 Agevolare l'accesso di tutti ai sistemi di istruzione e formazione
2.1 Un ambiente aperto per l'apprendimento 2.2 Rendere l'apprendimento più attraente 2.3 Sostenere la cittadinanza attiva, le pari opportunità e la coesione sociale

19 3 Aprire i sistemi di istruzione e formazione al resto del mondo
3.1 Rafforzare i legami con il mondo del lavoro e della ricerca e con la società in generale 3.2 Sviluppare lo spirito imprenditoriale 3.3 Migliorare l'apprendimento delle lingue straniere 3.4 Aumentare la mobilità e gli scambi 3.5 Rafforzare la cooperazione europea

20 Ora siamo in grado di capire gli obiettivi di Lisbona
Rieccoci a Lisbona Ora siamo in grado di capire gli obiettivi di Lisbona

21 Obiettivi di Lisbona 2010 1. Aumento degli investimenti per l’istruzione e la formazione: non c’è un parametro specifico, il dato relativo a ogni Stato verrà inserito in un’analisi comparata (benchmarking) con quello degli altri Stati 2. Abbandono scolastico: dimezzare il tasso si abbandono, per arrivare a una media UE inferiore al 10% 3. Aumento dei laureati in matematica, scienze e tecnologia: dimezzare la disparità fra i sessi dei laureati nelle materie indicate Popolazione che ha portato a termine la propria istruzione secondaria superiore: la percentuale della popolazione compresa tra i 25 e i 64 anni che ha assolto almeno l’istruzione secondaria superiore deve superare l’80% 5. Competenze fondamentali: la percentuale dei quindicenni con livelli bassi di capacità di lettura e di nozioni di matematica e scienze deve essere almeno dimezzata (Rapporti PISA) 6. Apprendimento per tutto l’arco della vita: il livello del Longlife Learning deve essere almeno del 15% e in nessun paese deve essere al di sotto del 10%

22 Entro il 2010, nell'UE si dovrebbe pervenire ad una percentuale media non superiore al 10% di abbandoni scolastici precoci

23 Il totale dei laureati in matematica, scienze e tecnologie nell'Unione europea dovrebbe aumentare almeno del 15% entro il 2010 e al contempo dovrebbe diminuire lo squilibrio tra i sessi

24 Entro il 2010, almeno l'85% della popolazione ventiduenne dell'Unione europea dovrebbe avere completato un ciclo di istruzione secondaria superiore

25 Entro il 2010, la percentuale dei quindicenni con scarse capacità di lettura dovrebbe diminuire nell'Unione europea almeno del 20% rispetto al 2000

26 Entro il 2010, il livello medio di partecipazione all‘ apprendimento lungo tutto l'arco della vita dovrebbe attestarsi nell'Unione europea almeno al 12,5% della popolazione adulta in età lavorativa (fascia di età compresa tra 25 e 64 anni)

27 Il decentramento dell’istruzione nei Paesi dell’UE fonte idire
Tendenza al decentramento. Negli ultimi 20 anni nei Paesi dell’UE le riforme della scuola si sono sempre intrecciate con il decentramento amministrativo insieme al conferimento dell’autonomia alle istituzioni scolastiche. Quasi ovunque sono state introdotte regole che hanno spostato gran parte del potere decisionale e di gestione dallo Stato centrale verso le autorità regionali, locali o municipali e  verso gli istituti scolastici.

28 Perché il decentramento dell’istruzione nei Paesi dell’UE fonte idire
maggiore efficacia nella risoluzione dei problemi - tanto in materia di definizione dei bisogni che di gestione delle risorse - grazie al fatto che una maggiore “vicinanza”, dovrebbe determinare una migliore conoscenza della situazione e maggiori possibilità di trovare più rapidamente delle soluzioni; una più ampia partecipazione dei cittadini grazie a un’offerta di servizi più accessibili agli utenti; un miglior adattamento dell’organizzazione del sistema alle particolarità locali e regionali. Si sostiene infine che questi elementi  rafforzano i processi di democratizzazione, in quanto  restituiscono potere decisionale alle entità territoriali intermedie che partecipano al sistema generale attraverso organi rappresentativi eletti democraticamente.

29 Riforma Titolo V costituzione art. 117
La potestà legislativa è esercitata dallo Stato e dalle Regioni nel rispetto della Costituzione, nonché dei vincoli derivanti dall'ordinamento comunitario e dagli obblighi internazionali. Lo Stato ha legislazione esclusiva nelle seguenti materie: a) politica estera b) immigrazione; c) rapporti tra la Repubblica e le confessioni religiose; d) difesa e Forze armate; e) moneta f) organi dello Stato e relative leggi elettorali; referendum statali; elezione del Parlamento europeo; g) ordinamento e organizzazione amministrativa dello Stato e degli enti pubblici nazionali; h) ordine pubblico e sicurezza, ad esclusione della polizia amministrativa locale; i) cittadinanza, stato civile e anagrafi; l) giurisdizione e norme processuali; ordinamento civile e penale; giustizia amministrativa; m) determinazione dei livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti civili e sociali che devono essere garantiti su tutto il territorio nazionale; n) norme generali sull'istruzione; o) previdenza sociale; p) legislazione elettorale q) dogane, r) pesi, misure s) tutela dell'ambiente, dell'ecosistema e dei beni culturali.

30 Riforma Titolo V costituzione art. 117
Sono materie di legislazione concorrente quelle relative a: rapporti internazionali e con l'Unione europea delle Regioni; commercio con l'estero; tutela e sicurezza del lavoro; istruzione, salva l'autonomia delle istituzioni scolastiche e con esclusione della istruzione e della formazione professionale; Nelle materie di legislazione concorrente spetta alle Regioni la potestà legislativa, salvo che per la determinazione dei principi fondamentali, riservata alla legislazione dello Stato. Spetta alle Regioni la potestà legislativa in riferimento ad ogni materia non espressamente riservata alla legislazione dello Stato.

31 malthus Thomas Robert Malthus ( ). Nel 1798 pubblicò il Saggio sul principio della popolazione, in cui sostenne che l'incremento demografico avrebbe spinto a coltivare terre sempre meno fertili con conseguente penuria di generi di sussistenza a arresto dello sviluppo economico. La teoria demografica di Malthus ispirò la corrente del malthusianesimo che sostiene il ricorso al controllo delle nascite per impedire l'impoverimento dell'umanità.


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