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Fiume San Juan – Waunani Guaranì
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LE REDUCCIONES DEI GESUITI IN PARAGUAY
«I gesuiti attrassero, con il linguaggio della musica, gli indios guaraní che avevano cercato rifugio nella foresta o che vi erano rimasti per non essere costretti ad entrare nel "processo civilizzatore" degli encomenderos e proprietari terrieri / indios ritrovarono così la loro organizzazione comunitaria primitiva e le loro tecniche nei lavori e nelle arti. Nelle missioni non esisteva il latifondo, la terra veniva coltivata, in parte, per le necessità individuali e, in parte, per le opere di interesse generale e per acquistare gli strumenti di lavoro, che erano di proprietà collettiva» (J. A. Ramos, Historia de la nación latino-americana).
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I guaraní accolsero positivamente la "dominazione gesuitica" perché già provati dall'ingordigia, crudeltà e disprezzo dell'europeo dell'encomienda ed anche se non tutti l'avevano sperimentata personalmente, tutti la conoscevano di fama; nei gesuiti gli indios trovarono, dopo tanta persecuzione ed orrore, dei protettori che li difendevano da un mondo ostile che era stato costruito intorno a loro; si comprende, quindi, perché si adattarono ad un regime che se toglieva loro aspirazioni personali, oltre che etnico-culturali, ed imponeva il lavoro spesso secondo ritmi molto pesanti, assicurava anche benessere materiale, difesa e sicurezza. Il progetto di evangelizzazione dei gesuiti ebbe profondi risvolti sociali e politici. Nelle loro reducciones, vaste aree sottratte alla giurisdizione delle autorità coloniali e vietate alla penetrazione di bianchi, erano concentrate popolazioni indigene prima disperse e viventi allo stadio tribale, che venivano educate ad un'economia agricola e ad un limitato esercizio di autogoverno. Questi esperimenti comunitari presentavano tratti decisamente originali rispetto agli analoghi tentativi di altri ordini, in quanto inseriti in un ambizioso progetto di autonomia economica - ed anche, abbastanza esplicitamente, politica - rispetto alla metropoli. Ciò implicava l'esercizio di un'attività manifatturiera e l'educazione degli indigeni ad una cultura tecnica, in aperta violazione delle limitazioni e dei veti sui quali si reggeva il patto coloniale. I gesuiti dettero vita, inoltre, ad un sistema commerciale parallelo, che interessava le reducciones e le missioni delle diverse parti dell'America Latina ad una massiccia circolazione di manufatti e di materie prime, sottratti al controllo della classe mercantile metropolitana. Tutto ciò non poteva essere a lungo tollerato dall'economia coloniale, e fu motivo primo della reazione che attorno alla metà del '700 cancellò dal suolo latino-americano la presenza della Compagnia di Gesù.
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PREGHIERA IN GUARANI’
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OGGI HERDER CAMARA – IL VESCOVO ROSSO – VESCOVO DI RECIFE (Brasile) “Due o tre secoli fa la Chiesa e più concretamente i Vescovi erano così preoccupati di sostenere le autorità, perché senza autorità c’è il caos sociale. Avevamo uno stretto legame coi governi e coi ricchi, ma nessuno ci accusava di fare politica. Sembrava naturale che la Chiesa di Cristo fosse creata per aiutare a mantenere l’ordine sociale e l’autorità. Oggi la realtà ci interpella, ci aiuta ad aprire gli occhi e a svegliare la coscienza e quando oggi noi siamo per difendere la persona umana e i diritti umani, senza predicare l’odio né la violenza, soltanto perché la nostra voce rimane al servizio di quelli che non hanno la possibilità di parlare, subito siamo accusati di fare politica, di essere sovversivi ed anche comunisti.
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Helder Camara
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OGGI OSCAR ROMERO VESCOVO DI EL SALVADOR ( ) gli sparano mentre celebra la messa. Oscar Romero nasce a Ciudad Barrios di El Salvador il 15 marzo 1917 da una famiglia modesta. All’età di 20 anni fa il suo ingresso all’Università Gregoriana a Roma (Gesuiti) dove si licenzierà in teologia nel Nel febbraio del ’77 è Vescovo dell’arcidiocesi di El Salvador, proprio quando nel paese infierisce la repressione sociale e politica. La nomina del nuovo Vescovo non desta preoccupazione: mons. Romero, si sa, è “un uomo di studi”, non impegnato socialmente e politicamente; è un conservatore. Il potere confida in una pastorale aliena da ogni compromesso sociale, una pastorale “spirituale” e quindi asettica, disincarnata. Mons. Romero inizia il suo lavoro con passione. Passa poco tempo che le notizie della sua inaspettata attività in favore della giustizia sociale giungono lontano. Ma che cosa è accaduto nell’animo del vescovo conservatore? Di particolare nulla. Solo una grande Fede di pastore che non può ignorare i fatti tragici e sanguinosi che interessano la gente. Disse, infatti, Romero: “Nella ricerca della salvezza dobbiamo evitare il dualismo che separa i poteri temporali dalla santificazione”.e ancora: “Essendo nel mondo e perciò per il mondo (una cosa sola con la storia del mondo), la Chiesa svela il lato oscuro del mondo, il suo abisso di male, ciò che fa fallire gli esseri umani, li degrada, ciò che li disumanizza”. Forse un evento scatenante potrebbe essere stato l’assassinio del gesuita Rutilio Grande da parte dei sicari del regime; Romero apre un’inchiesta sul delitto e ordina la chiusura di scuole e collegi per tre giorni consecutivi. Nei suoi discorsi mette sotto accusa il potere politico e giuridico di El Salvador. Istituisce una commissione permanente in difesa dei diritti umani; le sue omelie, ascoltate da moltissimi parrocchiani e trasmesse dalla radio della diocesi, vengono pubblicate sul giornale “Orientaciòn”. Una certa chiesa si impaurisce allontanandosi da Romero e dipingendolo come un ”incitatore della lotta di classe e del socialismo”. Il regime sfidato alza il tiro; dal1977 al 1980 si alternano i regimi ma non cessano i massacri: il 24 marzo 1980 Oscar Romero, proprio nel momento in cui sta elevando il Calice nell’Eucarestia viene assassinato. Le sue ultime parole sono ancora per la giustizia: “Se mi uccideranno, risorgerò nel popolo salvadoregno”.
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CAMILO TORRES (1929-1966) - Colombia
OGGI CAMILO TORRES ( ) - Colombia Nato nel 1929 a Bogotà da una famiglia della grande borghesia. Ordinato prete nel 1952, studia sociologia a Lovanio (Belgio) Tornato a Bogotà, crea la facoltà di sociologia – ne viene espulso per aver difeso due studenti comunisti. Crea numerose cooperative in un quartiere operaio di Bogotà. Progressivamente si trova in opposizione sia con il regime politico che con quello religioso rappresentato dalla gerarchia cattolica. Nel 1964 crea il Fronte Unito del popolo (Frente Unido) e nel 1965 fa la scelta della guerriglia: “La lotta armata, la sola via che resta ancora libera… non un passo indietro: per la libertà o la morte”. La morte lo raggiunge l’anno successivo, al suo primo scontro di guerriglia, 1l 15 febbraio 1966, una pallottola lo prende in fronte.
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Ancora CAMILO TORRES
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Torres
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Torres
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Lo uccisero mentre cercava Di raggiungere il suo fucile
CANZONE PER TORRES Donde cayó Camino nació una cruz, pero no de madera sino de luz. Lo mataron cuando iba por su fusil, Camilo Torres muere para vivir. Cuentan que tras la bala se oyó una voz, era Dios que gritaba: Revolución! A revisar la sotana mi general, que en la guerrilla cabe un sacristán. Lo clavaron con balas en una cruz, lo llamaron bandido como a Jesús. Y cuando ellos bajaron por su fusil, se encontraron que el pueblo tiene cien mil Cien mil Camilos prontos a combatir, Camilo Torres muere para vivir. Dove cadde Camillo Nacque una croce Non di legno però Ma di luce Lo uccisero mentre cercava Di raggiungere il suo fucile Camillo Torres muore Per vivere. Raccontano che dopo lo sparo si udì una voce era Dio che gridava: Rivoluzione Attento alle sottane mio Generale, perché nella guerriglia c’ è anche un prete Lo inchiodarono con le pallottole a una croce. lo chiamarono bandito come a Gesù. E quando scesero con i loro fucili, trovarono che il popolo ne aveva centomila. Centomila Camillo Pronti a combattere. per vivere.
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