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PubblicatoStefania De rossi Modificato 10 anni fa
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Forme di interdipendenza – 1 Una prima distinzione attiene al tipo di legame tra risorse o tra attività (relazioni di scambio). Distingueremo interdipendenze: a. sequenziali (transazionali): l’attività A genera un output che, trasferito, sarà l’input dell’attività B. Meccanismi di gestione: prezzi e scorte, programmi e procedure e coordinamento gerarchico.
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Forme di interdipendenza – 2 b
Forme di interdipendenza – 2 b. reciproche (o transazionali complicate dalla presenza di complessità informativa): l’output di A è input di B e viceversa. La bidirezionalità e la non predicibilità delle relazioni rende più complesse queste interdipendenze. Meccanismi di gestione: relazioni laterali, ruoli di collegamento e gruppi di lavoro.
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Forme di interdipendenza – 3 Una seconda distinzione attiene all’unione di sforzi richiesta, all’allineamento di comportamenti e all’azione comune (interdipendenze cooperative, Thompson). Distingueremo interdipendenze: a. Pooled: generate dall’aggregazione e dall’uso di risorse comuni (edifici, know-how) o di attività (aggregazione di sforzi). Meccanismi di gestione: code e tariffe, procedure e programmi, supervisione e controllo reciproco.
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Forme di interdipendenza – 4 b
Forme di interdipendenza – 4 b. interdipendenze intensive: le parti devono definire le azioni da compiere aggiustandole l’una rispetto all’altra. Meccanismi di gestione: condivisione delle informazioni, delle decisioni e della proprietà.
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- Forme di interdipendenza - Osservazioni 1
- Forme di interdipendenza - Osservazioni 1. E’ necessario un coordinamento più complesso se i contributi e le azioni non sono osservabili (e si potrebbe essere incentivati all’uso improprio delle risorse o alla riduzione inosservata del contributo); 2. L’interdipendenza aiuta a capire e progettare i meccanismi di coordinamento tra u.o. ma non i confini efficienti delle stesse.
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Le variabili fondamentali dell’analisi e della progettazione organizzativa 1. Economie di specializzazione; 2. Economie di scala; 3. Economie di raggio d’azione; 4. Complementarietà; 5. Insostituibilità delle risorse; 6. Complessità informativa e incertezza; 7. Forme di interdipendenza; 8. Conflitto tra interessi e potenziale di opportunismo; 9. Incertezza e divergenza tra interessi sulle soluzioni organizzative.
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Le economie di specializzazione - 1: 1
Le economie di specializzazione - 1: 1. Sono basate sull’apprendimento; 2. Possono essere statiche (ripetizione dell’attività sulla base della stessa tecnica) o dinamiche (portano alla scoperta di nuovi modi di fare le cose e di nuove cose su cui si possa applicare la stessa tecnica);
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Le economie di specializzazione - 2: 3
Le economie di specializzazione - 2: 3. La difficoltà è direttamente proporzionale al tempo necessario per apprendere e all’importanza dell’apprendimento per svolgere la stessa; 4. Possono produrre diseconomie di varietà (i soggetti difficilmente riusciranno a possedere più di una mentalità); 5. Si manifestano, oltre che con la divisione del lavoro e la focalizzazione su una tecnica, anche con la specializzazione delle risorse tecnologiche;
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Le economie di specializzazione - 3: 6
Le economie di specializzazione - 3: 6. Difettano di flessibilità (capacità di adattamento), quindi generano vantaggi solo se la domanda per una certa attività è stabile; 7. La sola presenza di economie di specializzazione non è sufficiente a far scegliere forme di organizzazione basate sulla massima divisione del lavoro. Occorre infatti valutare tali economie alla luce delle altre variabili fondamentali di progettazione.
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Le economie di scala: 1. Consistono nella diminuzione dei costi unitari di prodotto al crescere della scala in cui sono impiegati i fattori di produzione; 2. Valgono anche qualora si realizzino servizi (il costo di fornitura di un servizio assicurativo decresce se la compagnia accorpa i rischi di molti assicurati); 3. Valgono anche per le risorse umane nel momento in cui si satura la capacità di una persona con capacità specialistiche senza lasciare la risorsa parzialmente inutilizzata.
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Fonti delle economie di scala – 1: 1
Fonti delle economie di scala – 1: 1. Quanto maggiori sono i costi o le difficoltà tecniche di divisione delle attività e di creazione di scorte, tanto maggiore sarà la spinta ad integrare le attività. Però: - se le E.s. sono su un insieme di fasi, verrà favorita l’integrazione in un’unica; - se le E.s. sono all’interno di una fase (E.s. specifiche), verrà favorita l’espansione su alti volumi; 2. La domanda deve poter assorbire quanto prodotto.
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Le economie di raggio d’azione – 1: Consistono in una diminuzione dei costi unitari di prodotto grazie alla produzione congiunta di più tipi di beni o servizi Fonti: 1. Apprendimento - scoprire quali nuove attività potrebbero essere sinergiche con quelle svolte; 2. Risorse in eccesso – che permetterebbero lo svolgimento di attività ausiliarie; 3. Risorse di base (core) relativamente universali;
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Limiti delle economie di raggio d’azione: 1
Limiti delle economie di raggio d’azione: 1. Difficoltà nell’appropriarsi delle risorse di base (rischio di imitazione); 2. Trasferibilità: le risorse devono essere difficilmente trasferibili perché tali economie portino all’espansione per diversificazione delle unità organizzative.
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