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Corrispondenza tra forma e funzione
Una vera e propria ‘filosofia progettuale’ seguita sia in architettura sia nel design
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J. M. Floch – l’Opinel
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Funzionalità dell’Opinel
Un coltello da tasca che offre la possibilità di ripiegare la lama all’interno del manico grazie a un semplice perno, senza molle o meccanismi a scatto Sono questa semplicità e la sua fama a spingere Floch ad analizzarlo semioticamente Lo attira proprio il fatto che la forma sembra seguire perfettamente la funzione
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identità Differenza significante rispetto ad altro
Anche nel caso dell’Opinel si può parlare di identità visiva? Che ha una forma così semplice e che sembra corrispondere alla funzione?
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Opinel : Il Coltello francese
Un coltello da tasca che la dice lunga su chi lo possiede Addirittura è stato detto che è rappresentativo del genio francese Un coltello semplice che eppure possiede delle qualità formali che gli sono proprie e che lo differenziano da un Laguiole o da un coltello svizzero
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Laguiole / coltello svizzero
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Bricoleur / ingegnere Ipotesi dell’analisi: analizzare la relazione tra forma e funzione del coltello per una corrispondenza con un certo modo di vivere e d’essere Corrispondenza tra una forma fisica, visiva e un certo modo di pensare, un contenuto, un modo particolare di contatto tra sé e il mondo. Opporre questo coltello che Floch definisce da bricoleur a uno da ingegnere.
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definizione semiotica di un oggetto:
componente configurativa (scomposizione dell’oggetto nelle sue parti costitutive) componente tassica (indentificazione tratti differenziali) componente funzionale (non solo d’uso) o contestuale (relazioni intersogg. e interogg., paradigmatiche e sintagmatiche)
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1) struttura Fu messo a punto nel 1890 da Joseph Opinel
Una lama, un manico e una ghiera. Grande successo e medaglia d’oro Esposizione di Torino nel 1911. Lama in acciaio è corta e arrotondata in punta, manico di faggio o ciliegio è al contatto piacevole e la forma assicura una buona presa, la ghiera girevole lavorata alla pressa assicura un buon funzionamento dell’articolazione lama/manico (tre grandi parti)
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2) Due caratteristiche formali
Semplicità (nella struttura e nei materiali) Rotondità (curvature della lama, del manico, della ghiera) Non è un Laguiole (elegante, esotico, allungato, come un’arma antica in miniatura), né un coltello svizzero (con una serie di pezzi diversi che si possono estrarre dal manico, anche con doppia funzione: cacciavite e apribottiglie, riga graduata o bussola)
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3) Ideato per lavorare il legno
Il tipo di percussione permesso dalla lama è impostata, non lanciata, e longitudinale come per lo scalpello da legno
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Si deve sapere usare Permette una grande precisione nella lavorazione e contemporaneamente una grande libertà (non possiede nient’altro che la sua lama -non è un punteruolo, né un cavatappi…) Concepito come uno strumento di lavoro e di piacere contemporaneamente.
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Hobby (svago e lavoro) L’Opinel parla attraverso la sua forma di un determinato modo di maneggiarlo e usarlo, di un particolare modo di contatto tra sé e il mondo e delle relazioni tra sé e sé. non ha alcun riferimento con quei momenti di distensione, di ristoro o convivialità in cui il cava-tappi è necessario
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Un soggetto Mille piccole performances: tagliare, scollare, raschiare, sbucciare, stendere, spalmare, infilzare, dividere… E’ in grado di compiere una serie di azioni al pari di un soggetto, che ha diversi programmi narrativi. Un compagno fedele, un Aiutante che ‘fa fare’ una serie di operazioni.
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Di contro Chi possiede il coltello per avere garanzia della sua efficienza deve occuparsi della sua manutenzione: asciugarlo e affilarlo Nonostante l’usura si mantiene nel tempo.
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Un coltello che dura Si dispone a una lunga frequentazione col suo proprietario fatto per trasformarsi nel tempo, per portarne i segni Si mantiene efficiente diventando al contempo un oggetto personale e unico, prendendo in carico la storia della relazione che intrattiene con qualcuno.
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Ruolo del coltello ‘Attore’ che risolve mille piccole situazioni
Soggetto che patisce rispondendo con una trasformazione fisica al fluire del tempo e degli eventi
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Gli oggetti: mediatori
il corpo fra il mondo
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Il tipo di tattilità Parla della ricerca del ‘buon contatto col mondo’, della ‘giusta distanza’, perfino di delicatezza, nel senso di tocco preciso (non è una mazza o un martello) Parliamo di un coltello come utensile, non come arma (non è un coltello da cacciatore, come il Laguiole lungo e affilato)
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Opinel/svizzero (Victorinox)
Coltello alpino: Molteplicità d’uso nota a tutti Sono stati ideati nella stessa epoca: gli ultimi anni del XIX sec. sono diventati i due coltelli da tasca più famosi in tutto il mondo Radicalmente diversi nello ‘spirito’, testimoni di due opposti modi di fare, ma anche di vivere (rappresentativi di due modi diversi di costruzione dell’identità), di due culture diverse.
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Opinel / Victorinox
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Soldati o contadini Il coltello svizzero è stato voluto per i soldati
L’Opinel è stato concepito per gli artigiani e per i contadini
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Bricoleur/ingegnere L’Opinel richiede al suo utilizzatore una certa astuzia, un certo numero di movimenti della mano, dunque una certa competenza e una certa inventiva. Il bricoleur inventa con ciò che ha a disposizione. Il coltello svizzero è un coltello da ingegnere, tanti strumenti quanti sono i progetti da realizzare. Ogni pezzo corrisponde a un progetto ben preciso: tagliare, stappare, misurare, avvitare, calcolare etc
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Svizzero /Opinel La realtà con un coltello svizzero diventa più semplice (chi lo usa deve solo mettere energia) e più trasparente (ogni diverso ‘saper fare’ è inscritto nel coltello) ma sicuramente rigida, automatizzata (puoi fare solo quelle cose lì) L’Opinel al contrario si deve usare con una manualità competente e la realtà sarà più oscura ma più libera (Lego/Playmobil).
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Il bricoleur Opera indipendentemente dall’aver lo strumento migliore
Il fare è completamente spostato sull’uomo che deve ‘sporcarsi le mani’ e far fare allo strumento
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L’arte di ‘arrangiarsi’
Non è elegante come il Laguiole, né ha nel colpo del savoiardo lo chic del suo scatto secco. Ma ci si può arrangiare, ‘fare coi mezzi di bordo’, essere curiosi e sperimentare con ciò che si ha a disposizione Bricolage anche qui come modalità di costruzione dell’identità: conciliazione tra il prestito e l’innovazione (Mister, Alessi, IPad…)
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Come si pone allora la forma dell’Opinel rispetto alla funzione?
Bisogna ridefinire il concetto di funzione Dimenticare il ruolo dell’uomo non ha senso: è sempre la relazione col soggetto a essere fondamentale, relazione che ‘eccede’ quella prevista.
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Leroi-Gourhan Esistono una serie infinita di oggetti e di utensili dello stesso tipo profondamente diversi (coltelli, divani…) L’unico modo di spiegare tale variabilità è pensare che essa non dipende dall’ambiente esterno (la ‘natura’), da ciò che bisogna fare per esempio con un determinato cucchiaio, ma dall’ambiente interno, cioè da ciò che quel determinato cucchiaio significa per quel popolo
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L.G.: approssimazione funzionale
la forma di un oggetto: esito delle tendenze contraddittorie che spingono ad adeguarlo da un lato alle necessità meccaniche funzionali e contemporaneamente a recare l’impronta interna del gruppo sociale, la forma culturale che lo ha prodotto.
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IBRIDI (ATTANTI) E INTERTESTUALITA’
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Dopo una nuova invenzione
C’è sempre una trasformazione. Semprini: ‘Gli oggetti non hanno nulla di oggettivo’, ma agiscono in misura non inferiore dei soggetti e devono essere considerati sempre e soltanto in relazioni agli uomini Latour parla di attanti: l’unione tra soggetto e oggetto
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La relazione Privilegiare la relazione piuttosto che le parti come sede di processi trasformativi le traduzioni: passaggio di competenze quando oggetti e soggetti si incontrano
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La chiave di Berlino
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Latour: chiavi e dispositivi
a qualunque residente di qualunque condominio del mondo è richiesto di richiudere il portone alle proprie spalle Per privacy, sicurezza, buona educazione, ma…. si sa le porte restano aperte. Il portiere non basta, le macchine, i dispositivi neanche.
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Una semplice serratura non basta
permette di entrare, ma nulla vieti che si lasci la porta aperta. Un progettista prussiano ha ideato per questo motivo la chiave di Berlino: una chiave e una serratura in grado di garantire l’intero programma d’azione La particolarità: ha in entrambe le estremità due ingegni apparentemente uguali e dunque nessun punto di presa
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A un primo sguardo Essa si presenta come un oggetto indecifrabile, frutto più di un esperimento mentale che qualcosa di realmente utile. Torna lo sguardo da archeologo da assumere attraverso il quale cercheremo di ricostruire la catena di azioni (del quale l’oggetto non è che soltanto un anello) che ha portato una cultura a produrre l’oggetto.
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Due proprietà fondamentali
1) Ogni oggetto porta inscritta l’immagine delle altre cose con cui entra in contatto Es. Una pentola ci parlerà delle tecniche di cottura (legna o gas, nonché degli alimenti che vi possono venire cucinati), il bracciolo largo di un divano presuppone un soggetto che vi si sieda o un vassoio, un libro, un computer da poterci posare.
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L’altra proprietà 2) le culture tendono a riprodurre la medesima forma su scale diverse Es. una città riproduce su scala molto grande lo stesso sistema di relazioni che per es. troviamo in qualcosa di simile, ma più piccolo e meno complesso come una casa
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Ma come funziona la chiave di Berlino?
Si apre la porta, ma la chiave non viene via a meno che non si spinge in fondo alla serratura e non si richiude la porta dietro di sé (l’unico modo per riprenderla) Non serve solo ad aprire e chiudere una porta ma a realizzare un meccanismo di controllo che ha il compito di trasformare uomini distratti in perfetti condomini
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meccanismo
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Nuovo progetto Creare il portachiavi per questa strana chiave
Una nuova catena e una nuova collaborazione tra oggetti
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Ibridi, (Marsciani, 1999) un oggetto di design: il riunito
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‘riunito’
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Il design di apparecchiature mediche
Meno libertà da parte di un progettista: da un lato un corpo di cui prendersi cura dall’altro le tecnologie mediche che consentono di intervenire Il lavoro del designer sembra ridursi a quello di un semplice styling: cioè rendere gradevole qualcosa che deve avere necessariamente quella forma lì.
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Poltrona da dentista Accoglie il paziente ma è anche lo strumento grazie al quale il medico interviene Integra al suo interno gli utensili che servono (trapani, aspiratori, lampade), su più bracci meccanici (si chiama infatti ‘riunito’)
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Strumenti incorporati nei bracci meccanici del ‘riunito’
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Marsciani Il riunito è una sedia ergonomica accoglie il soggetto, ma è essa stessa un soggetto attivo: dispone il nostro corpo sia in senso fisico: il corpo del paziente diventa la sua bocca (veniamo sollevati indietro con una svalorizzazione del resto del corpo) sia psicologico: l’ambiente e l’intero studio dentistico si perde in un tutto indistinto il dentista poi manipola lo strumento per fargli fare ciò che desidera (deus ex machina)
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Progettata ergonomicamente
Dovrebbe assecondare e seguire la forma del nostro corpo Es. Impugnature che ricalcano la forma di una mano o le impugnature gommate per le penne con le quali scriviamo; Sedute che fasciano il nostro corpo per farci assumere la posizione corretta quando lavoriamo… Che non corrispondono quasi mai: cambiamo posizione, cambiano i nostri corpi, il nostro modo di stare seduti…
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Ergonomia Il concetto di ergonomia dovrebbe essere pensato in evoluzione, modificabile Non possiamo considerare il corpo come una costante cui il mondo deve adattarsi
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Poltrona da barbiere/dentista
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Differenza seduta barbiere
Il moderno riunito privilegia la continuità, la vecchia poltrona la discontinuità Spalliera e seduta separate nettamente, i braccioli dove nell’altra non c’erano e alla fine di questi sorta di maniglie a cui potersi aggrappare Tutto il corpo in tensione per sostenere il dolore niente fa pensare a una sedia ergonomica
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Comunque ergonomica In verità, se per ergonomia intendiamo un oggetto che si adatta bene a un corpo in funzione di un certo compito dovremo concludere che anche quella sedia era perfettamente ergonomica per il livello socio-tecnico del tempo L’ergonomia è una relazione che ha luogo sul piano del contenuto
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Oggi il rapporto col dentista
Non è più legato all’emergenza e al dolore Sedute di controllo, l’azione compiuta dallo specialista è soprattutto cognitiva (radiografie, calchi…), il perfetto paziente è colui che non ha mai avuto mal di denti, ma proprio per questo la visita può essere rimandata, spezzata in più parti, secondo una temporalità che Marsciani definisce ‘imperfettiva’, diluita.
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L’idea di cura Attraverso le forme del riunito riusciamo a risalire all’idea di cura a partire dal quale è stato realizzato Le forme fisiche sono sempre forme semiotiche (si dà forma a qualcosa di astratto come un’idea di cura sempre in una cultura e in un periodo storico-sociale determinato)
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La continuità La continuità della forma del riunito di oggi ricalca quella degli ambienti degli studi dentistici Non ci sono porte chiuse, ma spesso separé in vetro, lo spazio è fatto di nicchie, di soglie piuttosto che limiti vetri e propri.
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Il ‘discorso’ della cura dentistica
Il riunito partecipa di un discorso complessivo, quello della cura dentistica in cui ogni elemento (dalla poltrona all’oggetto di design nello studio all’intera struttura spaziale dello studio) contribuisce a costruirlo
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Configurazione degli oggetti
Uno sbattitore da cucina
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Philips Cucina HR1565/6
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Già dal nome Tecnico capiamo quanta poca considerazione ha rispetto a un Juicy Salif o una Tolomeo Uno schiavo elettrico: mescolare ingredienti vari grazie a una ciotola e a un meccanismo che la fa ruotare.
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Configurazione dell’oggetto
4 parti: un corpo-motore, fruste intercambiabili, una ciotola e la ‘base’ sostituisce il lavoro di entrambe le mani L’unico intervento dell’uomo riguarda il togliere dai bordi con l’apposita spatola l’impasto rimasto e, a livello cognitivo, controllare il composto durante la lavorazione (consistenza, uniformità, ecc.)
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Oggetto a metà tra i tradizionali sbattitori (senza ciotola) e il Bimby
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Ma dello sbattitore Fanno parte ancora altri oggetti: la scatola e due manuali d’istruzione Il packaging è ormai una branca consolidata della disciplina del progetto Le istruzioni sono fondamentali (v. Ikea) anche se ancora poco considerate dalla teoria e ancora con un linguaggio farraginoso e ostico.
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2 manuali Uno è d’istruzioni (di rara pedanteria) in cui le informazioni sono date come neutre: ci si concentra sul messaggio da trasferire e non sull’utente. L’altro è un ricettario (la sua utilità è ovviamente strettamente collegata alle competenze di chi acquista) Es. forni a microonde obbligano l’utente a imparare di nuovo a cucinare.
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Manuale d’istruzioni
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ricettario
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La scatola Rendere visibile il prodotto in uno dei tanti scaffali di un megastore L’esperienza d’acquisto è molto cambiata negli ultimi anni Il package si sostituisce al commesso Ai diversi lati della scatola sono affidati compiti diversi: i lati lunghi ce ne danno una presentazione, quelli corti ci forniscono informazioni più precise
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Lato della scatola
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Da un punto di vista progettuale
Il compito del progettista non termina con i confini fisici dell’oggetto se si vuole che esso sia coerente e abbia una sua identità deve riguardare ogni aspetto di una configurazione complessiva che se pur composta da artefatti diversi è sempre percepita come un tutto unico.
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L’identità di un oggetto
Identifichiamo gli oggetti sulla base di quello che sono e di quello che non sono L’identità degli oggetti non è molto diversa da quella degli umani: è legata sempre a un insieme di fattori e di relazioni Es. relazioni tra oggetti: i forni a microonde non tollerano il metallo, non amano la prossimità con altri oggetti soprattutto in corrispondenza delle prese d’aria ecc.
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Interoggettività e interfacce
Qualunque oggetto si trova insomma al centro di una rete di relazioni L’interfaccia allora è da considerarsi duplice: rivolta da una parte ai soggetti umani (interfaccia-soggetto), dall’altra ad altri oggetti (interfaccia-oggetto). 2 dispositivi fisici, ma anche semiotici
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compatibilità e incompatibilità
Il lettore riproduce, l’amplificatore amplifica…non hanno senso da soli ‘Senso’ non solo come compatibilità tecnica e dialogo elettrico, ma anche qualcosa di più complesso che riguarda l’armonia, il ‘carattere’ di certe relazioni di oggetti (unità Diderot: le cose portatrici di uno stesso significato si chiamano fra loro)
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interfacce Si ritiene che una migliore interfaccia renda l’uso dell’oggetto più piacevole e intuitivo, senza bisogno del manuale di istruzioni La tendenza è di progettare user-oriented: di adeguare cioè le interfacce alle persone, dando per scontato che l’utente sia un’entità prefissata.
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Prassi enunciativa Es. non tutte le funzioni del telefonino vengono realmente utilizzate Esiste una forma di ‘contagio’, dovuta anche dal fatto che ci guardiamo usare le cose, una dimensione sovraindividuale dell’interazione, una sorta di sapere diffuso, di uso comune
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interazioni Quando parliamo di interazioni fra oggetti e soggetti dobbiamo considerare anche le possibili interazioni fra soggetti, all’interno della comunità degli utenti L’errore in progettazione è spesso quello di considerare il singolo utente ideale
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Es. di prassi enunciativa
Uso della luminescenza del dispay del cellulare per fare luce ha portato alla App ‘Torcia’ per IPhone L’uso del bracciolo per sedersi ha portato alla progettazione di braccioli più larghi e garantiti resistenti a prova di seduta
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Processo progettuale Utilizzare oggetti di vario genere non è mai un’attività improduttiva o passiva La mancanza di manuali operativi in Apple non significa che non ce ne sia bisogno per l’uso, ma semplicemente che essi non hanno la canonica forma cartacea, ma sono costituiti dalla comunità di utenti Apple.
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Testo e contesto In semiotica, coincidono
Il testo non esiste come tale a priori, l’opera è aperta (Eco,1962), si proietta sempre oltre i suoi confini fisici chiamando in causa altre opere che contribuiscono a delimitarne il significato
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In ogni genere di comunicazione
Stoichita (1993): La cornice in pittura è tutt’altro che estranea al quadro Hammad: studia lo spazio e sostiene che ogni linea di confine sia un pretesto per altri discorsi
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Il contesto è già nel testo
Greimas: ‘Fuori dal testo non c’è salvezza’ Non per non guardare alla complessa realtà sociale, ma proprio per il motivo opposto, per tenerne conto, mantenendo però un rigore metodologico che consenta di evitare di cadere nel relativismo secondo cui è possibile cambiare il valore di ogni affermazione facendo riferimento a qualcos’altro.
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testo Libertà nel delimitare il proprio oggetto d’analisi (qualsiasi struttura di elementi in relazione coerente fra loro) Ma poi, tracciati i confini, interrogare soltanto ciò che è pertinente rispetto a essi.
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Il concetto di discorso
Discorso di marca: Virgin (musica, bibite gassate, viaggi aerei) Armani (dagli abiti, agli accessori, agli occhiali, ai mobili, cioccolatini, fiori, ristorazione, alberghi, musica…) hanno esteso il loro brand molto oltre i confini della propria proposta progettuale d’origine Cosa tiene insieme oggetti così diversi? Riduttivo parlare di logo, di estetica. Alla base c’è una filosofia, un’identità.
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Discorso del design Passare dall’analisi dei singoli oggetti-testo al discorso che essi intrattengono Es.: Mercedes
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Bicicletta Mercedes-Benz
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Bicicletta/automobile
Mezzi diametralmente opposti: l’una mezzo ‘alternativo’ per definizione, lento, silenzioso e ecologico l’altra mezzo di locomozione veloce prestigioso e inquinante
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aaaaaaaaAuto e bici Mercedes
Eppure entrambi gli oggetti sono espressione di un’unica filosofia. Non si tratta solamente della rima visiva fra le razze della ruota e le tre punte della stella, celebre logo Mercedes, e il colore grigio argento (della bici e del logo -le auto vengono chiamate dal 1934 ‘frecce d’argento) Parafanghi assenti, soluzioni tecniche d’avanguardia come i freni a disco su entrambe le ruote, cambio a 27 rapporti, sistema CAR.RY: comfort utente Filosofia del marchio: coniugare tradizione, innovazione, sicurezza.
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Discorso del e sul design
Design: esito di un discorso, di un dialogo portato avanti non solo dagli oggetti di design, ma anche da quell’insieme di testi che parlano di design (riviste specializzate, quotidiani, riviste generaliste, trasmissioni, film, foto, fiere strategiche di marketing, etc.) Discorso del design (che il design produce con oggetti che progetta facendoli parlare di sé) si intreccia con il discorso sul design (quello che ha il design come argomento)
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Discorso del design Comprende anche tutti quei fenomeni che definiamo traduttivi Es.: - Mercedes (l’identità che si declina nella bici); - Mini (con Smeg ha realizzato una serie limitata di frigoriferi personalizzati)
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Frigorifero Mini realizzato da Smeg
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Elementi in comune Colore azzurro metallizzato col decoro di strisce bianche; forme bombate e maniglie identiche Ma l’operazione è più complessa. Ciò che veramente li accomuna è sul piano del contenuto e cioè il fatto di potere essere entrambi personalizzati: ogni cliente è unico
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Design: entità sovraindividuale
Al di là dei designer stessi, esso vive di vita propria Il design propone, all’interno del discorso estetico, un sistema di valori: non solo ciò che è bello o brutto da vedere, ma anche ciò che è bello o brutto da fare la strada del denaro (progetti ad alto impatto economico) la strada dell’etica (impatto ambientale ed ecosostenibilità)
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Un esempio di analisi Ibridi e intertestualità: dossi artificiali e pubblicità
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Dossi artificiali
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Renault sport per Clio RS 200cv
L’automobile, lucida e nera, è inquadrata da dietro. Sfreccia lungo una strada deserta. Per testimoniarci la sua velocità, la tenuta di strada, (aderenza dei copertoni al terreno e solidità delle sospensioni) addirittura polverizza un dosso artificiale, come se non esistesse. Il plus del prodotto è subito chiaro: se l’auto passa indenne questo ostacolo figuriamoci come andrà bene sul normale battistrada metropolitano generalmente liscio e continuo.
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Ulteriori interrogativi
Ma perché quest’atmosfera tetra, queste nuvole cupe e minacciose? E poi: cosa sarà mai l’edificio austero, bianco e spigoloso sullo sfondo? e quella lunghissima cancellata che si perde sino all’estremità del foglio? Ancora: come mai non c’è nessuno? perché non vediamo il conducente o altre persone nell’abitacolo, né passanti? Una delle ragioni di questa generale tristezza dell’immagine è data da questa totale assenza di esseri umani e natura.
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Ma non è finita Non possiamo non chiederci perché
a meno di non essere in Inghilterra, l’auto corre nel lato sinistro della carreggiata. Ha la striscia bianca continua alla sua destra: s’è posizionata nella corsia sbagliata. La cospicua serie di infrazioni al codice della strada – l’auto attraversa una striscia continua; va contromano; non rallenta dinnanzi a un dosso; accelera, anzi, sino a distruggerlo – ci spinge a pensare che la cosa non sia affatto casuale. Insomma: chi guida questa macchina, che cosa sta facendo, dove sta andando, da dove proviene, perché fa tutto questo?
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Il claim: aaaaa Fornisce una pista interpretativa, ma non convince a fondo: vivere la pienezza della vita significa correre pazzamente in senso vietato? Banale. C’è poi un elemento visivo: la X di “extra” che, richiama l’idea di una superficie che sta per spezzarsi. Ha qualcosa di un logo, ma di che?
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Annuncio: testo Ciò significa considerare l’annuncio come una struttura relazionale di senso Ricostruire tutte le possibili relazioni di significato che questo testo intrattiene con altri.
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Nello specifico Ciò significa:
scomporre l’annuncio in una serie di elementi derivanti da codici semio-linguistici differenti (visivi, verbali, stilistici etc.) E intenderlo a sua volta come uno dei tanti elementi di un discorso che lo trascende.
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l’annuncio va inserito in un contesto più ampio
e dunque messo in relazione con l’intera campagna pubblicitaria di Clio RS 200cv (altri annunci, spot, cartelloni, punti vendita e quant’altro possa stare dentro al mix di comunicazione di un nuovo prodotto da lanciare sul mercato) con la storia della comunicazione del prodotto Clio (per es. “Io? Clio!”), di cui questo modello è solo l’ultima versione con l’intera marca Renault in relazione ovviamente alle marche concorrenti
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Non solo La questione della marca modifica la prospettiva d’analisi: il discorso di marca supera quello commerciale e di mercato investe la problematica dell’identità e della cultura sociale nel suo complesso.
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Per es. la questione generazionale delle “stragi del sabato sera”, così come viene etichettata giornalisticamente (di ragazzi che, per curioso divertimento notturno, rischiano la vita con una guida insicura e trasgressiva in uno stato psicofisico alterato) Il nostro annuncio parla anche di questo: la “pienezza della vita”, per Clio, non è affatto quella, paciosa e amicale, del gusto di Amaro Averna. Essa è qualcosa di più, è extra cfr. il claim Fiesta di qualche anno fa “Vivi davvero”.
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L’annuncio qualcuno, dentro l’abitacolo, sta guidando in quel modo lì e sta infrangendo una serie di norme del codice stradale: sfreccia velocissimo contromano fracassando quel dosso dinnanzi al quale avrebbe dovuto rallentare. Si tratta di un’azione ben precisa, il cui senso può essere ricostruito se la si mette in relazione con altre azioni all’interno del medesimo racconto: con quelle che la precedono o la seguono, con quelle di altri soggetti con cui il guidatore interagisce.
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ricostruzione della storia
A partire dal testo E fuoriuscendo da esso in cerca del prosieguo, o dell’antefatto, di questa storia e dunque del suo senso compiuto.
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Funzione del dosso posto in prossimità di un centro abitato o scuola o ospedale, indica ai guidatori che lì occorre rallentare. Esso non è però un semplice segnale stradale, non si limita a dire qualcosa, a indicare un obbligo o un divieto.
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Esso è in quanto tale un divieto
e ha inscritta la sanzione per chi lo trasgredisce: non rallentare significherebbe distruggere le sospensioni della macchina e mettere a dura prova la colonna vertebrale. Laddove un vigile urbano avrebbe usato un fischietto o una contravvenzione per richiamarci all’ordine, quindi una pena pecuniaria, il dosso artificiale è più radicale e ostinato: impone un dovere a rischio di una specie di pena corporale e di un danno alla nostra vettura.
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‘gendarme couché’ Non è un caso che in francese venga chiamato “poliziotto disteso” ha lo stesso compito sociale di un poliziotto, ma lo svolge mediante la pietra, con la durezza e la resistenza che contraddistinguono questo materiale
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Artefatti: attori sociali
Svolgono per noi gran parte delle nostre azioni quotidiane: un ascensore sale le scale per noi, un computer fa i calcoli in vece nostra, un frullatore mescola al posto nostro alcuni ingredienti, le fruste di uno sbattitore da cucina ci ricordano lo sforzo che facevano le nostre braccia quando ci toccava impastare a mano. In qualche modo ne sono l’impronta caricaturale. Con tecnologie e oggetti intratteniamo relazioni intersoggettive (li sgridiamo, li coccoliamo, li supplichiamo di funzionare...).
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Così il dosso artificiale
è un attore sociale non umano che sta al posto di un poliziotto e lavora più e meglio di lui. Costa meno, è sempre presente, ed è più rigido, eticamente oltre che fisicamente. Dinnanzi a lui stiamo attenti a compiere il dovere che ci prescrive
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in linea di principio Come è noto concretamente le situazioni sono più complesse. A volte è difficilissimo estirpare abitudini, altre facile cambiare il senso degli oggetti che ci circondano. Così, nella pratica d’ogni giorno con i dossi artificiali accadono tante cose diverse: vi si piazzano vicino venditori ambulanti, alcuni accelerano ancora di più per sentir meno la botta; oppure, quando sono più larghi, vengono usati come passaggi comodi per lo scooter; o vengono ostinatamente estirpati.
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2 attanti Tornando all’annuncio, come in molte storie, ci sono due soggetti in conflitto che si scontrano il dosso che svolge il ruolo del poliziotto e il guidatore, che non in questo caso non obbedisce, ma accelera, arrivando al punto di tranciarlo, di annientarlo, di ucciderlo insomma.
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Ma perché il dosso stava lì?
Cos’era quell’edificio del quale era in prossimità? Esattamente il dosso è posizionato dalla parte sinistra della carreggiata: si può presumere in prossimità dell’entrata di quest’edificio. Un’entrata dalla quale la macchina invece fuoriesce calpestandolo e polverizzandolo.
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Un’evasione da un carcere
Una fuga di qualcuno che s’è appena appropriato della macchina nera, ha varcato il cancello d’entrata della galera e si allontana a gran velocità distruggendo il dosso-poliziotto. La ricerca della libertà, tema frequente nella pubblicità, viene qui espresso attraverso una serie di stereotipi figurativi cui la letteratura e il cinema ci hanno da tempo abituato. Per es. un’automobile deve esserci sempre in ogni spericolata evasione che si rispetti.
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La macchina è Clio RS 200cv Una luccicante autovettura nera sportiva, che raggiunge i cento all’ora in meno di sette secondi e ha un esclusivo estrattore posteriore che deriva nientemeno dalla Formula 1 (si può leggere in alto a destra nell’annuncio).
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La pubblicità dell’automobile
presenta alcuni tratti ricorrenti: l’auto è generalmente un operatore di trasformazione (fa delle cose con o al posto del soggetto) o un operatore passionale (provoca o trasforma affetti soggettivi) o ancora un operatore spazio-temporale (disegna o ridisegna luoghi e cronologie). Spesso è le tre cose insieme: fa, appassiona e progetta spazi e tempi.
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In che senso progetta spazi?
Com’è lo spazio con cui si relaziona per delinearsi come oggetto? C’è una costante vettorializzazione di luoghi e territori che vengono resi piatti e uniformi dall’azione sicura dell’auto: curve, montagne, buche, frontiere, ostacoli di tutti i tipi sono cancellati da auto che sfrecciano in spazi quasi sempre deserti e mai trafficati.
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L’azione profonda dell’auto
Nega le discontinuità dello spazio, rendendolo uguale, indifferente, insensato. E del tempo che si contrae o si dilata rispetto alla velocità della macchina, diventa attimo fuggente o durata infinita, ma mai successione regolare di momenti cronologici.
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la performance del Soggetto
Il nostro annuncio mette in scena il momento centrale della storia (la Lotta con l’Antagonista nel momento in cui l’auto-soggetto annienta il nemico-dosso, per lanciarsi in una corsa verso la libertà). Viene fuori una vicenda poco edificante: la ricerca della libertà coincide con le infrazioni del vivere civile e il soggetto-eroe della storia è un evaso.
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relazioni intertestuali
Per conferma dell’interpretazione cerchiamo un aggancio fra il nostro annuncio e altri momenti della medesima campagna pubblicitaria. Così, andando a cercare nella ricca serie di spot Clio RS 200cv, ne troviamo uno che fa al caso nostro.
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Descrizione spot In uno spazio deserto, sotto un cielo scuro e nuvoloso una macchina nera e lucente sfreccia a tutta velocità lungo una strada anonima. Un valzer di Strauss, a tutto volume, connota un’atmosfera spensierata ed euforica che, però, viene ogni tanto disturbata da un rumore metallico non ben identificato che emerge in sottofondo. Guardando con attenzione le immagini ne capiamo l’origine: è lo stridore di una pallottola che, inseguendo l’auto, le si affianca minacciosamente sulla sinistra.
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Descrizione spot Il guidatore se ne accorge e non smette di correre, di modo che auto e pallottola tengono per un po’ la stessa folle velocità e corrono in parallelo. Strauss s’alterna con il suono metallico. A un certo punto il nostro uomo scorge un bivio a sinistra, e con un’ardita, pericolosa manovra apre i finestrini, fa entrare la pallottola nell’abitacolo, si scansa dal proiettile, e sterzando lo fa uscire dall’altro lato.
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Il proiettile e la macchina sfrecciano accanto
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Il proiettile nell’abitacolo
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Descrizione spot Poi gira definitivamente al bivio e la pallottola s’allontana. Pericolo scansato, grazie alla velocità di Clio RS 200cv “schizza via come un proiettile”
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Interpretazione spot/annuncio
Conferma dell’evasione dalla galera sta fuggendo a tutta velocità mentre i secondini provano a inseguirlo sparandogli dietro
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E la pallottola? persa nel mezzo del nulla?
Forse no, se osserviamo con attenzione quella X presente in “extra” del claim dell’annuncio che prima non capivamo adesso ci appare chiaramente: è il vetro frantumato dal buco di un proiettile che nell’annuncio non appariva.
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censura Il Giurì dell’Istituto dell’autodisciplina pubblicitaria ha censurato l’annuncio. Con il pronunciamento n. 140 del 6/10/2006: “Il Giurì, esaminati gli atti e sentite le parti, dichiara che la pubblicità in esame non è conforme all'art. 12 (Salute, sicurezza e ambiente) del Codice di Autodisciplina Pubblicitaria, e ne dispone la cessazione”.
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