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Allium sativum
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ALLIUM SATIVUM. FAMIGLIA: Liliaceae. HABITAT: diffuso in tutto il bacino del Mediterraneo, è attualmente coltivato anche in Cina. PARTE USATA: il bulbo. PREPARAZIONI FARMACEUTICHE CONSIGLIATE: estratto secco nebulizzato e titolato in alliina min.1% (Farmacopea Francese X). Esso va preparato partendo da droga fresca e non essicata, poichè l'essicazione comporta delle alterazioni nel fitocomplesso. La sua posologia giornaliera va da 7 a 10 mg./kg, suddivisi in due somministrazioni preferibilmente dopo i pasti.
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AZIONE IPOCOLESTEROLEMIZZANTE.
Ha la capacità di ridurre il colesterolo. Se la colesterolemia non supera i 200 mg./dl. non si nota alcun effetto, mentre se i livelli ematici di colesterolo eccedono i 250 mg./dl. si notano riduzioni significative. Essa potrebbe essere dovuta ad un blocco dell'enzima acetyl-CoA sintetasi, enzima essenziale nella biosintesi delle molecole lipidiche, e inoltre alla moderata azione coleretica esercitata da questa droga, che porterebbe ad una maggior perdita di colesterolo con le feci. L'azione dell'aglio sull'acetyl-CoA-sintetasi si esercita soprattutto a livello epatico.
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AZIONE IPOCOLESTEROLEMIZZANTE. DATI CLINICI.
Effetto polvere di aglio (Kwai) sulla colesterolemia. 28 paz. con livelli di colesterolo e trigliceridi nettamente superiori alla norma. 900 mg/die o placebo per 3 mesi. Risultati: Al termine dello studio i livelli di colesterolo totale, colesterolo HDL, colesterolo LDL e trigliceridi erano leggermente più bassi rispetto ai valori di partenza, ma tale differenza non era statisticamente significativa. Non sono stati rilevati effetti collaterali degni di nota. Neil H.A et al. Garlic powder in the treatment of moderate hyperlipidemia: a controlled trial and meta-analysis. J.R. Coll. Physicians Lond. 30, , 1996.
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AZIONE IPOCOLESTEROLEMIZZANTE. DATI CLINICI.
25 paz. con ipercolesterolemia moderata (valore medio 291 mg./dl.). Macerato oleoso di aglio a 10 mg/dì o placebo per 3 mesi, con wash-out di 4 settimane. Valutazione: Colesterolo totale, colesterolo HDL, trigliceridi ed escrezione di acido mevalonico. Risultati: i valori gruppo verum non differivano in modo statisticamente significativo da quelli gruppo placebo. Il macerato oleoso di aglio non è efficace nel trattamento delle iperlipidemie. Berthold H.K. et al. Effect of a garlic oil preparation on serum lipoproteins and cholesterol metabolism: a randomized controlled trial. J.A.M.A. 279, , 1998.
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AZIONE IPOCOLESTEROLEMIZZANTE. DATI CLINICI.
152 paz. con ateromasia a livello delle arterie carotidi e femorali dimostrata tramite Doppler. 600 mg/die di estratto secco di aglio o un placebo per 4 anni. Risultati: Al termine non solo non vi erano nuove lesioni ateromasiche a livello carotideo e/o femorale, ma quelle preesistenti erano diminuite come volume di percentuali oscillanti tra il 5 ed il 18%. L’aglio può avere non solo azione preventiva ma anche curativa contro la malattia aterosclerotica Koscielny J. et al.The antiatherosclerotic effect of Allium sativum. Atherosclerosis, 144, , 1999.
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AZIONE IPOCOLESTEROLEMIZZANTE. DATI CLINICI.
Soggetti apparentemente sani per valutare l'effetto dell'estratto secco di aglio sull'ossidazione delle LDL. 6 g. di polvere di aglio oppure 2,4 g. di aged garlic oppure ancora 0,8 g. di alfa tocoferolo acetato per 7 giorni. Valutazione: suscettibilità delle loro LDL all'ossidazione mediata dal Cu2+. Risultati: le LDL dei soggetti trattati con aged garlic o con alfa tocoferolo, ma non quelle dei soggetti che avevano ricevuto la polvere di aglio, erano meno suscettibili all'ossidazione. Munday J.S. et al.Daily supplementation with aged garlic extract, but not raw garlic, protects low density lipoprotein against in vitro oxidation. Atherosclerosis, 143, , 1999.
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AZIONE IPOCOLESTEROLEMIZZANTE. DATI CLINICI.
Meta-analisi su 16 lavori controllati con un totale di 952 pazienti relativamente all'azione ipolipemizzante dell'Aglio. Risultati: Il calo medio del colesterolo totale era del 12%, evidente dopo 30 giorni e persistente per 6 mesi, con dose compresa tra i 600 e i 900 mg./die di estratto secco titolato. Il calo medio dei trigliceridi era del 10%, mentre il colesterolo HDL non è stato significativamente modificato. L’estratto secco titolato in alliina e l’Aged garlic (AGE) erano i più attivi, la polvere e il macerato oleoso erano poco attivi. Gli effetti collaterali, a parte odore dell'alito e retrogusto, sono stati virtualmente inesistenti. Stevinson C. et al. Garlic for treating hypercholesterolemia. A meta-analysis of randomized clinical trials. Ann. Intern. Med. 133, , 2000.
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TOSSICOLOGIA. EFFETTI COLLATERALI: E’ una droga priva di evidente tossicità. Dosi elevate di aglio possono portare a nausea e talora a vomito a diarrea. Sono anche state osservate reazioni allergiche in forma di dermatiti da contatto e, in seguito a inalazione di polvere di aglio, in forma di rinite allergica o anche di crisi asmatiche in rari casi piuttosto gravi. Altre reazioni cutanee all'aglio, più rare rispetto alla dermatite da contatto, comprendono il pemfigo, l'orticaria e la rara dermatite zosteriforme. CONTROINDICAZIONI: E' pertanto sconsigliato nei pazienti anemici, in quelli affetti da ulcera peptica e/o gastrite acuta, in quelli che soffrono di allergie di quasiasi origine e in quelli affetti da ipotiroidismo. Non è consigliabile in gravidanza e durante l'allattamento.
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TOSSICOLOGIA. INTERAZIONI FARMACOLOGICHE: Può potenziare l'azione degli antiaggreganti piastrinici, degli anticoagulanti e dei farmaci ipotensivi, in particolare di quelli ad azione vasodilatatoria. E' stato descritto un caso di ematoma spinale epidurale associato a disfunzione epatica in un paziente che assumeva dosi molto elevate di aglio fresco.
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Amorphophallus konjac
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AMORPHOPHALLUS KONJAC.
FAMIGLIA: appartiene alla famiglia delle Araceae. HABITAT: E’ originario dell'Asia orientale ed è fortemente coltivato in Giappone. PARTE USATA: il tubero. PREPARAZIONI FARMACEUTICHE CONSIGLIATE: polvere micronizzata, con indice di gonfiamento di min. 80 (Farmacopea Italiana X). A scopo iporessizzante il suo dosaggio giornaliero va da 30 a 60 mg/kg/die, suddivisi in due somministrazioni da prendere circa 60 minuti prima dei due pasti principali con abbondanti liquidi. A scopo lassativo il dosaggio giornaliero è lo stesso, ma va somministrato in un’unica dose serale oppure in due dosi, una al al mattino e una in tarda serata.
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AZIONE IPOCOLESTEROLEMIZZANTE.
Questa droga è in grado di ridurre l'assorbimento intestinale dei lipidi, in particolare del colesterolo, sia ostacolandone la penetrazione nei villi intestinali per inibizione della sua solubilizzazione sia sequestrandolo direttamente con modalità simili a quelle delle resine di sintesi sia diminuendo l'attività della lipasi pancreatica. Infatti causa un aumento dell'escrezione fecale di colesterolo che si aggira fra il 5 e il 7%, e induce anche un aumento del colesterolo HDL circolante.
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DATI CLINICI. 63 volontari sani, con 4g/die di glucomannano per 4 settimane, seguito da un intervallo di 2 settimane e poi da una nuova somministrazione per 1 mese. Durante lo studio i paz. Non do- vevano modificare le loro abitudini alimentari, anche se errate. Risultati: Al termine dello studio è stato osservato un calo del colesterolo totale del 10% (p<0,0001), del colesterolo LDL del 7,2% (p<0,007) e dei trigliceridi del 23% (p<0,03). Non sono state notate modificazioni della frazione HDL del colesterolo. Arvill A. et al. Effect of short-term ingestion of konjac glucomannan on serum cholesterol in healthy men. Am. J. Clin. Nutr., 61, , 1995.
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DATI CLINICI. 22 pazienti, con colesterolo e glicemia elevati, che non assumevano farmaci ipolipemizzanti. 3,6 g/die di glucomannano o un placebo per 28 giorni. Valutazione: misurazione dei livelli plasmatici del glucosio e del colesterolo pre e post terapia. Risultati: Al termine i paz. gruppo glucomannano mostravano una riduzione del colesterolo totale dell’11%, del colesterolo LDL del 20,7%, dell’apolipoproteina B del 12,9% e della glicemia del 23,2% rispetto a quelli gruppo placebo. Non modificazioni significative del peso corporeo, del colesterolo HDL e dei trigliceridi. La concentrazione fecale di steroli e acidi biliari aumentata, nei paz. gruppo verum, del 75,4%. Il glucomannano riduce il colesterolo e il glucosio plasmatici soprattutto aumentando l’escrezione fecale degli steroli neutri e degli acidi biliari. Nello studio non sono stati segnalati rilevanti effetti collaterali. Chen H.L. et al. Konjac supplement alleviated hypercholesterolemia and hyperglycemia in type 2 diabetic subjects-a randomized double-blind trial. J Am Coll Nutr 22(1):36-42, 2003.
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TOSSICOLOGIA. EFFETTI COLLATERALI: Cautela in pazienti con ulcera peptica e/o ernia dello iato esofageo. Può causare meteorismo. L'assunzione del glucomannano può causare, se non accompagnata da un'abbondante ingestione di liquidi, fenomeni subocclusivi a livello esofageo. CONTROINDICAZIONI: non note. INTERAZIONI FARMACOLOGICHE: Può rallentare l'assorbimento dei farmaci e del fitocomplesso delle droghe vegetali, per cui va somministrato sempre da solo. Eventuali altre terapie vanno somministrate almeno 1 ora prima e non meno di 3 ore dopo la sua assunzione. Può anche ridurre, seppure in modo moderato, l’assorbimento del ferro e delle vitamine liposolubili. DATI TOSSICOLOGICI: Può essere usato in gravidanza e durante l’allattamento.
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Cynara scolimus Valentini 2002
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CYNARA SCOLYMUS. FAMIGLIA: Asteraceae. HABITAT: originario del bacino del Mediterraneo e del Medio Oriente. Attualmente è estesamente coltivato in molti paesi a clima temperato. PARTE USATA: le foglie basali, intere o ridotte in frammenti. PREPARAZIONI FARMACEUTICHE CONSIGLIATE: estratto secco nebulizzato e titolato in acidi caffeilchinici calcolati come acido clorogenico min. 13% e max. 18% (Farmacopea Italiana X). La sua posologia giornaliera va da 9 a 12 mg./kg, suddivisi in due somministrazioni preferibilmente 30 minuti prima dei due pasti principali.
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AZIONE IPOCOLESTEROLEMIZZANTE.
Legata soprattutto all'aumento della coleresi e quindi dell'escrezione di sali e acidi biliari ricchi di colesterolo. Anche azione diretta sul fegato, che come noto ha un ruolo centrale sul metabolismo lipidico. Il Carciofo potrebbe stimolare i seguenti meccanismi del metabolismo epatico del colesterolo: 1) maggiore efficacia della captazione e del successivo metabolismo intraepatocitario dei remnants chilomicronici. 2) stimolo della sintesi epatica delle apolipoproteine, con conseguente miglioramento di tutto il metabolismo lipidico. 3) aumento della ricattura da parte del fegato delle LDL e delle IDL con miglioramento del loro metabolismo intaepatocitario. 4) stimolo alla sintesi epatica di HDL indotto da aumentata formazione di apolipoproteine A1 e A2 da parte del fegato. E' noto infatti che queste due apolipoproteine, che vengono prodotte anche dall'intestino, sono essenziali per la formazione delle HDL circolanti. 5) aumento della sintesi epatica di HTGL e di LCAT.
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AZIONE IPOCOLESTEROLEMIZZANTE.
Il carciofo è in grado di inibire la stimolazione dell'HMGCoA reduttasi causata dall'insulina, anche se altri fenomeni insulino-indotti, come l'aumentata produzione di lattato, non sembrano essere influenzati. Uno studio in vitro ha dimostrato che un estratto acquoso di carciofo inibisce la sintesi del colesterolo a partire dall’acetato in modo moderato in cellule tumorali epatiche umane Hep-G2 e molto di più in epatociti normali. La preincubazione dell’estratto con le beta-glicosidasi aumenta parecchio tale effetto inibitorio, con un netto calo (-60%) dell’incorporazione dell’acetato a concentrazioni di 0,01 mg/ml. Il principio attivo principale per l’esplicarsi dell’effetto è il cinaroside (glucoside), che viene attaccato dalle beta glicosidasi a formare la luteolina (aglicone), che è la vera responsabile dell’effetto osservato.
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DATI CLINICI. Studio clinico controllato. 143 pazienti con iperlipoproteinemia, con colesterolemia iniziale superiore a 280 mg/dl. Essi ricevevano per os 1800 mg di e.s. di carciofo tit. al 15% in ac. caffeilchinico o un placebo per 6 settimane. Valutazione dei livelli plasmatici di colesterolo totale e di colesterolo HDL pre e post terapia. Risultati: Al termine del trattamento i pazienti del gruppo verum mostravano un calo del colesterolo totale del 18,5% contro l'8,6% di quelli del gruppo placebo, mentre il decremento del colesterolo LDL era del 22,9% nel gruppo verum rispetto al 6,3% di quello placebo. La ratio LDL/HDL era del 20,2% nel gruppo verum e del 7,2% in quello placebo. Non sono stati osservati effetti collaterali degni di nota. Englisch W. et al. Efficacy of Artichoke dry extract in patients with hyperlipoproteinemia. Arzneimittelforschung 50, , 2000.
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DATI CLINICI. Metanalisi per valutare l’effetto ipocolesterolemizzante del carciofo. Censiti 2 lavori clinici effettuati con metodologia corretta. Coinvolti 167 pazienti con ipercolesterolemia moderata. L’e.s. di carciofo tit. in ac. caffeilchinico al 15% riduceva il colesterolo totale da 7,74 mmol/l. a 6,31 mmol/l dopo 42 giorni di trattamento (p<0,01), mentre il placebo lo riduceva da 7,69 mmol/l a 7,03 mmol/l. Gli effetti avversi registrati sono stati in entrambi i lavori molto modesti. Questi dati indicano che l'e. s. di carciofo può essere utile per abbassare il colesterolo, ma i lavori clinici rigorosi sono troppo pochi per poter fare affermazioni in tal senso. Pittler M.H. et al. Artichoke leaf extract for treating hypercholesterolaemia. Cochrane Database Syst Rev (3):CD003335, 2002.
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TOSSICOLOGIA. EFFETTI COLLATERALI: Ha un gusto amaro piuttosto sgradevole. CONTROINDICAZIONI: Va usato con cautela nel paziente portatore di colelitiasi, specialmente se i calcoli sono di piccole dimensioni, per il rischio di provocare una colica biliare. Controindicato in tutti i pazienti portatori di stenosi delle vie biliari. Non ci sono dati sul suo uso in gravidanza e durante l’allattamento. INTERAZIONI FARMACOLOGICHE: non note. DATI TOSSICOLOGICI: non noti.
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Fitoestrogeni
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Isoflavoni di soia e iperlipidemie.
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aumento dell’affinità dei recettori epatici per le LDL alle LDL stesse.
aumento del numero dei recettori epatici per le LDL. aumento della produzione di apolipoproteina A2 per induzione del gene che ne codifica la sintesi e di globuline 7S e 11S. inibizione della 7 alfa reduttasi, una delle tappe iniziali della sintesi del colesterolo. aumento della lipolisi indotta dalle catecolamine, forse per inibizione della fosfodiesterasi dell’AMP ciclico. 1)Anthony M.S. et al. Effects of soy isoflavones on atherosclerosis: potential mechanisms. SECOND INT. SYMP. ON THE ROLE OF SOY IN PREVENTING AND TREATING CHRONIC DISEASE. September , Brussels, 2)Sirtori C. et al. Soy and cholesterol reduction. Clinical experiences and molecular mechanisms. SECOND INT. SYMP. ON THE ROLE OF SOY IN PREVENTING AND TREATING CHRONIC DISEASE, September 15-18, 1996, Brussels,
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Gruppo di 30 bambini ipercolesterolemici, trattati con 20 g
Gruppo di 30 bambini ipercolesterolemici, trattati con 20 g./die di proteine di soia o con dieta molto povera (10%) di grassi saturi per 3 anni. Risultati dieta ipolipidica classica: calo del colesterolo totale del 10% e del colesterolo LDL dell’8%. dieta con proteine di soia: calo del colesterolo totale del 16% e del colesterolo LDL del 22%. Non rilevanti effetti collaterali. 1)Widhalm K. Treatment of hypercholesterolemia in children by diet using soy protein. SECOND INT. SYMPOSIUM ON THE ROLE OF SOY IN PREVENTING AND TREATING CHRONIC DISEASE. September , Brussels, Belgium.
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66 donne in menopausa ipercolesterolemiche a dieta ipolipidica classica o a dieta arricchita con una quantità di farina di soia capace di apportare 50 mg/die di isoflavoni per 6 mesi. Risultati. Calo del colesterolo totale maggiore (p<0,05) nel gruppo soia. Calo del colesterolo LDL maggiore (p<0,05) nel gruppo soia. Aumento del colesterolo HDL maggiore (p<0,05) nel gruppo soia. Aumento dei recettori epatici per le LDL maggiore (p<0,01) nel gruppo soia. Non rilevanti effetti collaterali. Potter S.M. et al. Soy protein and isoflavones: their effects on blood lipids and bone density in postmenopausal women. Am. J. Clin, Nutr. 68 Suppl, 1375S-1379S, 1998. .
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500 uomini e 510 donne orientali tutti con ipercolesterolemia moderata trattati con dieta arricchita in farina di soia capace di apportare 102 mg/die di isoflavoni per gli uomini e 77 per le donne per 6 mesi. Risultati. Calo del colesterolo totale del 16%. Calo del colesterolo LDL del 18%. Calo della ratio LDL/HDL del 19%. Aumento del colesterolo HDL del 5%. Nagata C. et al. Decreased serum total cholesterol concentration is associated with high intake of soy products in japanese men and women. J. Nutr. 128, , 1998.
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208 donne in menopausa con colesterolo
normale trattate con un placebo o con un estratto di soia titolato in isoflavoni al 40% alla dose di 55 mg/die per 6 mesi. Risultati. riduzione del colesterolo LDL maggiore (p<0,05) nel gruppo verum. aumento della ratio LDL/HDL maggiore (p<0,05) nel gruppo verum. riduzione della Body mass index (BMI) maggiore (p<0,05) nel gruppo verum. riduzione dell’insulinemia basale maggiore (p<0,07) nel gruppo verum. Merz-Demlow B.E. et al. Soy isoflavones improve plasma lipids in normocholesterolemic, premenopausal women. Am. J. Clin. Nutr. 71, , 2000.
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42 donne normolipemiche in postmenop
42 donne normolipemiche in postmenop., dieta + farina di soia per fornire 60 mg/die di isoflavoni per 3 mesi. Valutazione: livelli plasmatici di colesterolo totale, LDL, HDL, VLDL, trigliceridi, fosfatasi alcalina, osteocalcina, FSH, 17 beta estradiolo, genisteina e daidzeina e urinari di telopeptide pre e post terapia. Risultati: significativo (p<0,01) > di isoflavoni, osteocalcina (p<0,025) e colesterolo HDL (p<0,05) e significativo < di colesterolo LDL (p<0,01) e di telopeptide nelle urine (p<0,02). Scheiber M.D. et al. Dietary inclusion of whole soy foods results in significant reductions in clinical risk factors for osteoporosis and cardiovascular disease in normal postmenopausal women. Menopause 8, , 2001.
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939 donne in menopausa del Framingham study, divise in gruppi a seconda dell’entità dell’ingestione di isoflavoni. Valutazione di pressione arteriosa, waist-hip ratio (WHR), livelli plasmatici di lipoproteine e punteggio metabolico per il rischio cardiovascolare. Risultati: le donne del quartile con max. ingestione di isoflavoni avevano WHR e livelli di lipoproteine significativamente < delle donne dei quartili con scarso consumo di isoflavoni, e il loro punteggio metabolico per il rischio cardiovascolare era significativamente inferiore. De Kleijn M.J. et al. Dietary intake of phytoestrogens is associated with a favorable metabolic cardiovascular risk profile in postmenopausal U.S.women: the Framingham study. J. Nutr. 132, , 2002.
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Effetto protettivo degli isoflavoni sul rischio aterosclerotico
Effetto protettivo degli isoflavoni sul rischio aterosclerotico. 403 donne in menopausa, il cui introito/die di isoflavoni era calcolato con un apposito questionario alimentare. La presenza di placche ATS a livello aortico era monitorata con flussimetria doppler. Risultati: le donne con la max. ingestione di isoflavoni avevano un minor sviluppo di lesioni aortiche e una maggiore elasticità di questo vaso. Questo studio conferma la capacità degli isoflavoni di ridurre il rischio ATS nelle donne in menopausa. Van der Schouw Y.T. et al. Higher usual dietary intake of phytoestro- gens is associated with lower aortic stiffness in postmenopausal women. Arterioscler Thromb Vasc Biol 22(8): , 2002.
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Metanalisi sull’effetto di isoflavoni e soia sull’assetto lipidico
Metanalisi sull’effetto di isoflavoni e soia sull’assetto lipidico. Selezionati 50 lavori clinici controllati. Si è visto che essi riducono del 27% la ratio LDL : HDL, che è un forte predittore di eventi cardiovascolari. Inoltre riducono del 15% il colesterolo LDL, del 10% il colesterolo totale e del 6% i trigliceridi, aumentando il colesterolo HDL del 5%. Gli isoflavoni possono contribuire a ridurre il rischio cardiovascolare nella donna in menopausa. 1)Anderson J.W. et al. Meta analysis of effects of soy protein intake on serum lipids in humans. N. Engl. J. Med. 333, , 1999. 2)Hermansen K. Et al. Effects of soy and other natural products on LDL:HDL ratio and other lipid parameters: a literature review. Adv Ther. 20(1):50-78, 2003.
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Studio prospettico di coorte
Studio prospettico di coorte donne in menopausa con diagnosi di ischemia cardiaca, ictus cerebrale, cancro o diabete. Questionario alimentare per accertare il loro consumo giornaliero di soia. Dopo 2,5 anni di follow-up 62 casi di ischemia cardiaca (43 non fatali e 19 fatali). Relazione monotonica dose-risposta tra introito di soia e rischio di ischemia cardiaca, con rischio relativo aggiustato (RR) di 0,25 nelle donne del quartile a max. consumo di soia. L’associazione inversa era > per i casi di infarto non fatale (RR=0,14) nelle donne del quartile a max. consumo di soia. Il consumo di soia riduce il rischio di ischemia cardiaca nell’uomo. Zhang X. Et al. Soy food consumption is associated with lower risk of coronary heart disease in Chinese women. J Nutr. 133(9):2874-8, 2003.
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TOSSICOLOGIA. EFFETTI COLLATERALI: trascurabili.
CONTROINDICAZIONI: Siccome la soia contiene elevate quantità di potassio, va usata prudenza in pazienti affetti da severa insufficienza renale con tendenza all'iperpotassiemia. Cautela in pazienti con lesioni preneoplastiche. INTERAZIONI FARMACOLOGICHE: Uno studio nel ratto ha indagato le interazioni tra la genisteina e il tamoxifene sulla crescita di cellule tumorali mammarie umane estrogeno dipendenti MCF7 impiantate in ratti atimici ovariectomizzati. Si è visto che la genisteina riduce l’effetto del tamoxifene. La genisteina, incrementa l’assorbimento intestinale dell’antibiotico beta lattamico cefixima. Gli isoflavoni possono inibire la funzionalità dell’isoenzima CYP1A2 del citocromo P450 e aumentare i livelli plasmatici della teofillina.
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CELLULOSA INULINA
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INULINA. COMPOSIZIONE CHIMICA: L’inulina è uno zucchero caratterizzato dalla presenza di unità fruttosiliche legate al fruttosio in posizione beta 2,1, e contiene anche piccole quantità di altre molecole saccaridiche. Nella dieta dei paesi industrializzati l’ingestione giornaliera media di inulina va da 1 a 10 g., a seconda delle abitudini alimentari del soggetto. La dose gionaliera ottimale di inulina è di mg/kg,suddivisi in due somministrazioni mattino e sera.
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DATI CLINICI. I prebiotici non subiscono digestione enzimatica nell’intestino tenue. Sono degradati dalla flora batterica intestinale ad una miscela di acidi grassi a catena corta (acetico, propionico e butirrico), L-lattato, diossido di carbonio e idrogeno. Essi stimolano notevolmente la proliferazione dei Bifidobatteri e inibiscono quella degli anaerobi, in particolare del Clostridium perfringens, e di altri batteri patogeni come Escherichia coli, Salmonella species, Listeria e Shigella. Tendono a migliorare il metabolismo lipidico e quello glucidico. Riducono il rischio del cancro del colon-retto e l’assorbimento dell’azoto, riducendo così il carico di scorie azotate a livello renale. L’inulina incrementa i livelli di acido butirrico nel grosso intestino, ed è noto che questa sostanza ha azione protettiva contro le malattie infiammatorie e neoplastiche del colon.
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AZIONE IPOCOLESTEROLEMIZZANTE.
Gli studi indicano che l’inulina riduce il colesterolo e i trigliceridi. Nei sogg. ipercolesterolemici predomina l’azione ipocolestero- lemizzante, nei sogg. con colesterolo normale predomina quella ipotrigliceridemizzante. L’inulina aumenta gli ac. grassi liberi a livello intestinale, che possono ridurre la lipemia inibendo la sintesi epatica del colesterolo e favorendo la redistribuzione del colesterolo dal plasma verso il fegato. Alcuni batteri favoriti dall’inulina possono interferire con l’assorbimento intestinale del colesterolo, deconiugando i sali biliari e modificando il ciclo metabolico del colesterolo. Altri batteri potrebbero direttamente attaccare e distruggere il colesterolo nell’intestino oppure utilizzarlo come fonte energetica.
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AZIONE IPOCOLESTEROLEMIZZANTE. DATI CLINICI
Effetto dell’inulina su lipemia ed ecosistema del colon in soggetti adulti apparentemente sani e normolipemici. 12 soggetti, per 4 settimane con dieta controllata arricchita o no del 18% di inulina. Risultati: Al termine non modificazioni del peso corporeo, del contenuto fecale di acidi biliari, del contenuto fecale di acidi grassi a catena corta e del pH fecale, mentre il colesterolo totale e i trigliceridi diminuivano in modo significativo (p<0,05 e p<0,005 rispettivamente). La curva glicemica dopo il pasto non si modificava in modo significativo. Nella flora batterica intestinale spiccato incremento dei Bifidobatteri ed evidente calo degli anaerobi. L’inulina abbassa il colesterolo soprattutto agendo sulla fermentazione intestinale mediata dalle modificazioni delle popolazioni batteriche intestinali Brighenti F. et al. Effect of consumption of a ready-to-eat breakfast cereal containing inulin on the intestinal milieu and blood lipids in healthy male volunteers. Eur. J. Clin. Nutr. 53, , 1999.
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AZIONE IPOCOLESTEROLEMIZZANTE. DATI CLINICI
Effetto dell’inulina sull’assetto lipidico. 21 soggetti, sia maschi sia femmine, con livelli di colesterolo LDL sopra la norma, con dieta ipolipidica addizionata o no col 18% di inulina per 2 cicli di 6 settimane ciascuno, intervallati da 6 sett. di sospensione. Risultati: calo significativo (p<0,05) del colesterolo LDL e di quello totale nei paz. gruppo inulina, alcuni dei quali avevano dolori addominali migranti spesso associati a meteorismo, con incidenza nettamente > rispetto ai soggetti gruppo placebo. Davidson M.H. et al. Effects of dietary inulin on serum lipids. J. Nutr. 129(7 Suppl), 1474S-1477S, 1999.
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AZIONE IPOCOLESTEROLEMIZZANTE. DATI CLINICI
8 volontari sani, con dieta ricca di carboidrati, povera di grassi saturi e addizionata con 10 g/die di inulina o di un placebo per 3 settimane. Valutazione: controllo di lipogenesi epatica, sintesi del colesterolo, lipemia, sintesi di ac. grassi liberi, acetil CoA carbossilasi e l’RNA messaggero speci fico per la sterol responsive element binding protein 1c. Risultati: triacilgliceroli plasmatici e lipogenesi epatica significativamente < nel gruppo inulina, mentre sintesi di colesterolo, colesterolemia e gli altri parametri non modificati. L’aggiunta dell’inulina ad una dieta ricca di carboidrati riduce lipogenesi epatica e concentrazioni plasmatiche di triacil- gliceroli, potendo aiutare a prevenire la malattia aterosclerotica. Letexier D. et al. Addition of inulin to a moderately high-carbohydrate diet reduces hepatic lipogenesis and plasma triacylglycerol concentrations in humans. Am J Clin Nutr 77(3):559-64, 2003.
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TOSSICOLOGIA. EFFETTI COLLATERALI: Ad alte dosi può causare meteorismo e dolori addominali migranti di discreta entità. CONTROINDICAZIONI: non note. INTERAZIONI FARMACOLOGICHE: potrebbe interferire con l’assorbimento di altre sostanze medicamentose. DATI TOSSICOLOGICI:9 donne in gravidanza sane ricevevano per os 5 mg/kg/die di inulina tra la 6° e la 12° settimana di gestazione, con prelievo di liquido amniotico, plasma e urine per valutare i livelli in essi di inulina. Essa si trovava in concen- trazioni significative in plasma, urine e liquido amniotico, pur se le concentrazioni in quest’ultimo erano minori. Quindi l’inulina può attraversare la barriera feto-placentare, ma è completamente priva di effetti mutageni e/o teratogeni.
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Plantago psyllium
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PLANTAGO PSYLLIUM. FAMIGLIA: Plantaginaceae. HABITAT: originaria del bacino del Mediterraneo e del Medio Oriente, specie in terreni semisabbiosi. PARTE USATA: i semi essiccati. PREPARAZIONE FARMACEUTICA CONSIGLIATA: polvere micronizzata, il cui indice di rigonfiamento non deve essere inferiore a 10 (Farmacopea Italiana X). Il suo dosaggio giornaliero va da 40 a 80 mg/kg/die, suddivisi in una o due somministrazioni, da ingerire con abbondanti liquidi.
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AZIONE IPOCOLESTEROLEMIZZANTE.
Le mucillagini dello Psillio riducono l'assorbimento intestinale dei lipidi, con diminuzione del colesterolo totale ma senza modificazioni del colesterolo HDL e dei trigliceridi. Ratti a dieta ipercolesterolemica contenente un placebo oppure il 3% di psillio. Nel gruppo placebo progressivo aumento del colesterolo, che era ben antagonizzato (p<0,01) dallo psillio. I livelli dei trigliceridi restavano invariati. I livelli intraepatici di colesterolo erano nettamente più bassi (p<0,001) nei ratti del gruppo psillio. Gli animali trattati con psillio avevano un aumento del 26% nell'escrezione degli acidi biliari.
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DATI CLINICI. 14 paz. con ipercolesterolemia poligenica, con dieta isocalorica con meno del 10% delle calorie fornito dai grassi saturi e con introito giornaliero di colesterolo inferiore a 300 mg. Questa dieta per 6 settimane, poi psillio alla dose di 3,4 g/die per altre 6 settimane. Valutazione: livelli plasmatici di colesterolo totale, colesterolo LDL, colesterolo HDL e trigliceridi pre e post terapia. Risultati: Al termine calo del colesterolo totale dell’8% e di quello LDL dell’11%, senza modificazioni apprezzabili del colesterolo HDL e dei trigliceridi. Lerman-Garber I. et al. The effect of Plantago psyllium in slightly to moderately hypercolesterolemic patients. Arch. de Instituto de Cardiologia de Mexico 60, , 1990.
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DATI CLINICI. 340 paz. con ipercolesterolemia moderata. Per 2 mesi dieta ipolipidica standardizzata e poi per 3 mesi dovevano assumere, assieme alla dieta suddetta, 10 g/die di polvere di psillio. Valutazione: livelli di colesterolo totale, colesterolo LDL, colesterolo HDL, trigliceridi, apo A1 e apo B pre e post terapia. Risultati: Alla fine dello studio il colesterolo LDL calava del 10,5% e il colesterolo totale dell’8,9%, senza evidenti modificazioni dei trigliceridi e del colesterolo HDL. Non sono stati registrati rilevanti effetti avversi. MacMahon M. et al. Ispaghula husk in the treatment of hypercholesterolaemia: a double-blind controlled study. J Cardiovasc Risk 5(3):167-72, 1998.
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DATI CLINICI. 125 paz. con diabete tipo II in terapia e in buon compenso metabolico, 10 g/die di polvere di psillio o un placebo per 6 settimane, con dieta moderatamente ipolipidica e ipoglucidica. Valutazione: livelli plasmatici di colesterolo totale, LDL, HDL, trigliceridi e glicemia ogni 2 settimane fino al termine dello studio. Risultati: Non modificazioni del peso corporeo, con un calo statisticamente significativo (p<0,05) di colesterolo totale, LDL, trigliceridi e glicemia e un aumento del colesterolo HDL anch’esso significativo (p<0,01). La tollerabilità dello psillio è stata definita come ottima. Rodriguez-Moran M. et al. Lipid- and glucose-lowering efficacy of Plantago Psyllium in type II diabetes. J Diabetes Complications 12(5):273-8, 1998.
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DATI CLINICI. 286 pazienti, con livelli plasmatici di colesterolo LDL compresi tra 130 e 220 mg/dl, che assumevano a random i cibi suddetti per 24 settimane. Risultati: Al termine della sperimentazione si è visto che i livelli di colesterolo LDL non si modificavano nei soggetti che assumevano le due dosi più basse di psillio, ma scendevano del 5,3% in quelli trattati col dosaggio di 10,2 g/die. Non vi erano modificazioni apprezzabili del colesterolo HDL e dei trigliceridi. Davidson M.H. et al. Long-term effects of consuming foods containing psyllium seed husk on serum lipids in subjects with hypercholesterolemia. Am J Clin Nutr 67(3):367-76, 1998.
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DATI CLINICI. 150 paz. moderatamente ipercolesterolemici, età tra 25 e 70 anni, che consumavano giornalmente 4 pasti con cibi ricchi di fibre e dovevano parlare settimanalmente con uno sperimentatore per valutare l’aderenza alla dieta prescritta. Valutazione: livelli lipidici pre e post terapia. Risultati: Al termine il colesterolo totale era calato in media del 5,6%, il colesterolo LDL del 7,1%, la ratio LDL/HDL del 5,6% e i trigliceridi del 14,2%. I partecipanti allo studio hanno anche segnalato una loro maggiore abilità nel cucinare cibi ricchi di fibre e poveri di colesterolo, un minor senso di fame e una significativa perdita di peso corporeo, con un evidente aumento della quantità di esercizio fisico svolto durante la giornata. Kris-Etherton P.M. et al. High-soluble-fiber foods in conjunction with a telephone-based, personalized behavior change support service result in favorable changes in lipids and lifestyles after 7 weeks. J. Am. Diet Assoc. 102, , 2002.
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DATI CLINICI. Effetto di psillio sui livelli lipidici e sul rischio cardiovascolare. 68 paz. iperlipidemici, 8 g/die di polvere di psillio o placebo e una dieta ipolipidica per 30 giorni. Valutazione: parametri lipidici pre terapia, a metà e post terapia. Risultati: I paz. gruppo psillio avevano un calo significativo di colesterolo totale, colesterolo LDL (p<0,001), ratio LDL/HDL (p<0,015) e apolipoproteina B (p<0,076). Appplicando ai dati l’equazione di rischio cardiovascolare dello studio Framingham vi era una significativa (p<0,003) diminuzione nel rischio cardiovascolare, con moderato calo della pressione arteriosa ai limiti della significatività statistica. L’ingestione di 8 g. di fibra di psillio al giorno è capace di ridurre in modo significativo il rischi cardiovascolare in pazienti ipercolesterolemici. Jenkins D.J. et al. Soluble fiber intake at a dose approved by the US Food and Drug Administration for a claim of health benefits: serum lipid risk factors for cardiovascular disease assessed in a randomized controlled crossover trial. Am. J. Clin. Nutr. 75, , 2002.
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TOSSICOLOGIA. EFFETTI COLLATERALI:Sono state segnalate, seppure raramente, reazioni allergiche sia per ingestione sia per inalazione della polvere. CONTROINDICAZIONI: E' controindicato in pazienti affetti da stenosi pilorica e da occlusione o subocclusione intestinale, e va somministrato con cautela nel paziente portatore di megacolon o di megadolicocolon. INTERAZIONI FARMACOLOGICHE: può ridurre l’assorbimento intestinale di altre sostanze farmacologicamente attive. DATI TOSSICOLOGICI: Può essere usato in gravidanza e durante l'allattamento.
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