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PubblicatoCiriaco Maggi Modificato 11 anni fa
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La WTO Nel 1994, 123 paesi riuniti a Marrakech chiudono l’esperienza del GATT per lanciare quella di una rafforzata istituzione. La World Trade Organization WTO nasce nel 1995. A questo organismo viene assegnato il compito di favorire un ulteriore sviluppo e un migliore governo del sistema di scambi multilaterale, secondo i principi stabiliti nei precedenti cicli di negoziato in ambito GATT.
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La WTO Costituisce la sede di negoziati commerciali multilaterali e di confronto tra gli stati riguardo al processo di globalizzazione reale. Nel suo ambito si realizzano nuovi negoziati che producono accordi commerciali fra i paesi membri e ci si confronta in merito all’interpretazione e all’applicazione degli accordi commerciali raggiunti.
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Funzioni della WTO Facilitare l’implementazione e l’amministrazione degli accordi Amministrare la risoluzione delle controversie Sorveglianza a livello multilaterale delle politiche di scambio dei paesi membri.
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Come opera la WTO Per facilitare la liberalizzazione delle transazioni, la WTO stabilisce protocolli che prevedono l’applicazione e il rispetto di nuovi procedimenti per ridurre le barriere tariffarie e non che tuttora colpiscono i prodotti. Tali protocolli devono essere approvati all’unanimità per poi essere applicati all’interno degli ordinamenti degli stati membri e generalmente stabiliscono tempi ben definiti per l’introduzione delle nuove misure di politica commerciale, in modo da evitare traumatici processi di aggiustamento indotti da un’esposizione improvvisa di un settore alla concorrenza internazionale. Una volta approvati, la loro validità è estesa a tutti i paesi membri pena l’applicazione di sanzioni o l’esclusione dall’Organizzazione.
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Il processo decisionale della WTO
L’efficacia del processo decisionale rischia di essere fortemente ridimensionata dalla continua richiesta dell’unanimità dei consensi. Quando ciò non avviene, il processo decisionale e il trasferimento di nuovi poteri sotto la giurisdizione della WTO si interrompe come è avvenuto a Seattle. Tuttavia il meccanismo dell’unanimità è stato difeso e mantenuto, anche perché esso determina, da un lato, un forte aumento del potere contrattuale dei PVS membri e dall’altro, permette ai paesi industrializzati di negoziare contemporaneamente con tutti i principali partners commerciali.
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Principi fondamentali della WTO
Non discriminazione tra i paesi membri, né in termini di tariffe sulle importazioni né in termini di imposte aggiuntive sul mercato interno. La non discriminazione si attua attraverso il rispetto di due principi: Regola della Most favoured Nation (MFN). Ogni paese membro deve essere trattato come partner favorito di scambio. Regola del Trattamento Nazionale. I beni prodotti all’estero, passata la frontiera, devono essere trattati alla stessa stregua dei prodotti interni simili, in termini di tassazione e regolamentazione.
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Principi fondamentali della WTO
Reciprocità: riduzioni delle barriere alle importazioni imposte da altri paesi possono essere ottenutein cambio di riduzioni delle restrizioni nel proprio paese. Impegni vincolanti: gli accordi contrattati sono riportati in elenchi delle concessioni che rappresentano tetti massimi (Ceiling bindings) alle tariffe applicate per categoria di beni.
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Principi fondamentali della WTO
Trasparenza: perseguita tramite: Pubblicazione a scadenze regolari, da parte di ogni membro, delle regolamentazioni agli scambi Creazione di istituzioni nazionali che controllino le politiche commerciali e rispondano a richieste di informazioni da parte di altri paesi membri.
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Il principio di non discriminazione
Implica l’adozione di un approccio multilaterale che eviti il ricorso a forme di accordi parziali fra gruppi di paesi membri. Nel caso in cui, però, alcuni paesi membri decidano di sottoscrivere un accordo preferenziale (ad es. la costituzione di un’area di libero scambio) la WTO acconsente ma impone l’obbligo di avviare un processo di armonizzazione della politica commerciale uniformando barriere tariffarie e non, al livello più basso fra quelle esistenti a seguito del nuovo accordo.
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Il principio dell’impegno unico
Un aspetto innovativo dei processi decisionali della WTO è che tutti gli accordi vengono negoziati secondo il principio dell’impegno unico. Esso implica che i paesi membri sono obbligati ad esprimersi (accettando o rifiutando) sull’intero accordo che viene sottoposto alla loro approvazione (e non su singole parti di esso) e sono altresì obbligati ad introdurre le necessarie riforme interne per adeguarsi al contenuto dell’accordo.
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Il principio dell’impegno unico
Con questo principio si intende ridurre il ricorso a trattamenti speciali e differenziati a favore di un paese o di un gruppo di paesi che erano invece previsti dal GATT per rendere più graduale il processo di liberalizzazione. Esiste la possibilità di ottenere deroghe a tale principio che sono concesse sulla base di procedure istituzionali molto rigide quali l’approvazione di una maggioranza qualificata del 755 dei membri, l’evidenza di circostanze eccezionali che le giustificano, la fissazione di una data di scadenza e la possibilità di sottoporre la decisione di concessione ad un riesame periodico.
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Protezione contingente
Si tratta di misure protezionistiche adottate in particolari circostanze. Tra queste: Anti-dumping: politica adottata da un importatore per reagire ad una politica di dumping. Con questo termine si intende sia la situazione per cui un esportatore applica prezzi inferiori a quelli applicati nel proprio paese, tenuto conto dei costi di trasporto, sia la situazione in cui un bene viene venduto ad un prezzo inferiore al costo di produzione. Se un paese subisce dumping può aumentare i dazi sul prodotto in questione o adottare altre politiche protezionistiche.
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Protezione contingente
Il paese deve però dimostrare che il dumping esiste, secondo i criteri stabiliti dalla WTO, e che esso provoca danni all’industria nazionale e infine deve calcolare i danni subiti. Countervailing duties: dazi all’importazione applicati a beni che hanno beneficiato di sussidi alla produzione o all’esportazione. Safeguards: restrizioni temporanee previste per i casi in cui l’aumento delle importazioni minacci l’esistenza di un settore industriale interno. La WTO prevede che chi subisce la restrizione possa chiedere una compensazione.
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Accordi incorporati GATT 1994 GATS TRIPS
AOA (Agreement on Agricolture), che regola il commercio di prodotti agricoli; TRIMS TBT (Technical Barriers on Trade), che disciplina il ricorso all’applicazione di normative tecniche intese a ostacolare il commercio; SPS (Sanitary and Phyto-Sanitary Measures), accordo che regola l’applicazione di misure di carattere sanitario alle caratteristiche e al trattamento delle merci. Accordo sulle regole e le procedure per la risoluzione delle controversie tra i paesi membri con uno speciale organismo (il DSB Dispute Settlement Body)
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GATS: Generalized Agreement on Trade in Services
Negoziato durante l’Uruguay Round; copre per tutti i settori i servizi forniti nei seguenti modi: scambi tra paesi, turismo (consumo all’estero), presenze commerciali e individuali. Anche il GATS prevede la regola della MFN. Quindi se un paese permette ad uno straniero di entrare in un certo settore, allora fornitori dello stesso servizio di qualsiasi altro paese membro devono essere ammessi. Il principio della National Rule, invece, non vale di default (come per i beni e per gli IPR) ma solo se il paese si è impegnato in modo esplicito a far valere la regola.
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TRIPS: Agreement on trade-related aspect of Intellectual Property rights
Diritto di proprietà intellettuale: diritto ad escludere terzi dall’uso delle proprie invenzioni. Il grado di protezione concesso alla proprietà intellettuale varia moltissimo da paese a paese; varia anche la severità con cui vengono applicate le norme esistenti. Il TRIPS segue le regole MFN e NT. Stabilisce inoltre che la protezione degli IPR deve da un lato, favorire la ricerca e sviluppo e dall’altro, in contrapposizione, il trasferimento di tecnologia.
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Gli accordi Stabiliscono che la liberalizzazione è il principio generale che regola gli scambi ma fissano anche le eccezioni consentite (antidumping, emergency measures e countervailing measures). Elencano poi gli impegni individuali in termini di riduzione delle barriere e di maggior apertura dei mercati nazionali.
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Struttura organizzativa della WTO
E’ simile a quella del GATT. La Conferenza Ministeriale, cui prendono parte i rappresentanti politici di tutti i paesi membri si riunisce con cadenza biennale e svolge le principali funzioni istituzionali: crea comitati o gruppi di lavoro permanenti . Il Consiglio Generale, composto dai rappresentanti permanenti (diplomatici) dei paesi presso l’Organizzazione si occupa della gestione politica della WTO, in particolare: della sorveglianza sul funzionamento delle intese già raggiunte e Dell’esame delle politiche commerciali e della gestione del sistema di risoluzione delle controversie. Il Segretariato generale, composto da 550 persone, fornisce supporto tecnico-organizzativo.
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Struttura della WTO Sotto il Consiglio operano una quarantina di consigli con vari compiti più specifici. Le decisioni vengono prese per consenso. La raccolta dei consensi ha inizio con la formazione di gruppi di delegazioni in cui sono rappresentati i paesi con interesse diretto nella questione più i paesi QUAD (Canada, USA, UE e Giappone).
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Meccanismo di risoluzione delle controversie
Con il dispute settlement process, i membri sono tenuti a risolvere eventuali controversie commerciali in merito all’applicazione o all’interpretazione di un accordo sulla base di un meccanismo rigidamente prestabilito e valido per tutti. La WTO agisce come una sorta di authority del commercio mondiale che ha il compito di interpretare gli accordi, stabilire i casi in cui si è verificata una loro violazione da parte di paesi membri e determinare le sanzioni a carico dei colpevoli.
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DSB, Dispute Settlement Body
E’ un organismo di ricorso e di arbitraggio per la risoluzione delle controversie commerciali le cui decisioni sono esecutive e che ha il potere di comminare sanzioni autorizzando un paese membro ad applicarle nei confronti dei membri inadempienti. Lo stesso organismo, oltre a produrre giurisprudenza, può dichiarare illegali le diverse disposizioni delle legislazioni nazionali.
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Apertura della controversia
Avviene da parte di un paese di membro, eventualmente affiancato da altri membri che ritengono di essere stati danneggiati dalla politica commerciale di un terzo paese che avrebbe commesso violazioni di un accordo sottoscritto o ritardi nella sua applicazione.
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Le fasi processuali Le principali sono:
La ricerca di una soluzione amichevole extragiudiziale (out of court settlement) La costituzione di un panel di esperti chiamati alla formazione del giudizio La formazione e costituzione delle prove L’emanazione della sentenza Il ricorso in appello Il rispetto del dispositivo della sentenza e la sua applicazione La concessione da parte della WTO di poteri e di strumenti di rappresaglia unilaterale che il paese vincitore della controversia può applicare a danno della controparte nel caso in cui continui ad esservi contestazione sulla applicazione della sentenza da parte del paese colpevole.
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Le fasi processuali Se la ricerca di una soluzione amichevole attraverso una consultazione bilaterale per capire le posizioni reciproche fallisce, si chiede la costituzione di un panel di esperti nominato dal dispute Settlement Body (= Consiglio Generale). Il panel analizza il caso e fornisce un rapporto, trasmesso ai membri coinvolti e al DSB. Le decisioni del panel devono essere applicate entro 60gg a meno di consenso negativo sul giudizio o di un appello. Se c’è un appello al Consiglio di Appello, il giudizio da esso emesso è finale. Possono nascere dei problemi qualora uno dei membri coinvolti nel DSP ritenga che l’altro non abbia adempiuto al parere del panel o del Consiglio di Appello.
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I risultati del sistema di risoluzione delle controversie
A circa 15 anni dalla sua istituzione, si può dire che i paesi membri stanno facendo un crescente uso dei meccanismi di risoluzione delle controversie commerciali, a dimostrazione di una diffusa fiducia nella sua efficacia. In questo periodo di tempo la WTO ha affrontato oltre 250 casi di controversie commerciali; la maggior parte delle procedure avviate sono state risolte amichevolmente con out of court settlement. Ciò dipende dal fatto che la maggiore efficienza del sistema e il rischio di essere condannati dalla WTO hanno prodotto effetti positivi nella ricerca di soluzioni extragiudiziarie.
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Limiti del meccanismo di risoluzione delle controversie
Si sono incontrate notevoli difficoltà nella gestione di dispute non tradizionali. La WTO e il DSP sono stati utilizzati per affrontare questioni che solo in senso lato appartengono alla sfera del commercio internazionale. Si tratta di controversie che nascono non tanto perché un paese membro ha agito in violazione di accordi preesistenti al fine di proteggersi (ad es. sovvenzioni indirette ai produttori nazionali) quanto di conflitti generati dalla globalizzazione crescente e dall’intento di salvaguardare valori non quantificabili dal punto di vista commerciale quali i diritti umani, i diritti dei lavoratori o di particolari minoranza, la difesa dell’ambiente, la tutela della salute.
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Tipologie di conflitti sottoposti alla WTO
Si tratta di conflitti originati in situazioni in cui i paesi membri possono essere caratterizzati da funzioni del benessere sociale molto diverse fra loro; dove tali funzioni dipendono da parametri economici (reddito procapite) e non (sensibilità nei confronti dell’ambiente ecc.) Oppure si tratta di conflitti che sorgono quando i paesi sono caratterizzati da funzioni del benessere sociale relativamente simili sono costretti a decidere in condizioni di incertezza o di mancanza di informazioni.
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Differenze tra GATT e WTO
Il Gatt era un accordo senza alcuna struttura organizzativa e le negoziazioni si svolgevano tra sottogruppi di paesi. I membri avevano l’opzione di non sottoscrivere accordi su determinate discipline. Il WTO è un’organizzazione internazionale le cui regole valgono per tutti i membri. Anche il procedimento di risoluzione delle controversie è vincolante per i membri.
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Considerazioni La teoria economica suggerisce che a livello aggregato i paesi traggono benefici dallo scambi. Tuttavia, a livello disaggregato alcune categorie guadagnano e altre perdono. In ogni momento la politica commerciale di un paese è il risultato dell’interazione tra questi gruppi di interesse opposti. Tipicamente le perdite della liberalizzazione sono sostenute dai settori industriali che competono con le importazioni. I guadagni sono invece dispersi tra i singoli. Di conseguenza si creeranno delle lobbies.
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Considerazioni Le contrattazioni multilaterali del WTO sono una soluzione al problema: alle lobbies che cercano protezione (per un paese) si oppongono a quelle che cercano la liberalizzazione (in un altro paese). Il WTO fissa le regole e i principi che regolano lo scambio ma non ne fissa le finalità. Il grado di liberalizzazione viene scelto dai suoi membri.
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Accesso alla WTO Processo lungo e difficile. Benefici:
- Rafforzamento delle politiche socio-economiche e delle istituzioni nazionali per il commercio internazionale Miglioramento dell’accesso ai mercati internazionali Accesso al meccanismo di risoluzione delle dispute.
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Procedura di accesso I. Fase introduttiva II. Memorandum III. Questions and Answers IV. Negoziazioni
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Fase introduttiva Il paese invia una lettera al direttore generale della WTO chiedendo di diventare membro. La richiesta viene presa in esame dal Consiglio generale, che di routine istituisce un Working Party e ne nomina un direttore. I Working Parties sono aperti alla partecipazione di tutti i membri. Il numero dei componenti dipende dalla taglia del paese candidato.
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Memorandum Il candidato prepara un memorandum (a sua sola responsabilità) sul regime che regola gli scambi internazionali. Impegnativo perché le questioni da approfondire sono numerose e diverse: regime per l scambio dei beni e servizi, gestione e controllo del regime di cambio e dei flussi di valute, regolamentazione per investimenti e concorrenza ecc. Una volta completato il memorandum viene fatto circolare tra i membri del WTO.
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Questions and Answers I membri chiedono chiarimenti al candidato in merito al memorandum. Possono essere necessari, visto l’elevato livello di dettaglio, numerosi meeting. Se un membro ritiene che la risposta ottenuta o le soluzioni proposte dal candidato non siano soddisfacenti, ripropone la stessa domanda in un incontro successivo.
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Questions and Answers Durante la fase Q&A, generalmente dopo la risoluzione delle questioni più spinose, il candidato presenta una lista di offerte: Elenco dettagliato delle tariffe che il candidato propone di imporre alle importazioni e delle altre limitazioni agli scambi. Impegni a dare accesso ai mercati dei servizi Livello di sussidio che intende fornire al proprio settore agricolo.
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Negoziazioni Dopo la presentazione delle offerte hanno inizi le contrattazioni bilaterali tra il candidato ed ogni stato membro che voglia contrattare. Quando le negoziazioni si avvicinano alla conclusine e il candidato ha dato assicurazioni sul rispetto degli impegni presi, il working party prepara un rapporto provvisorio che viene inviato al Consiglio generale. Se il Consiglio generale decide a favore dell’accesso (normalmente una formalità) il candidato viene invitato a firmare il protocollo di accesso.
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Cause della lunghezza del processo di accesso
I governi candidati non riescono a presentare il memorandum in tempi brevi. Alcuni paesi hanno bisogno di ricorrere all’assistenza di organizzazioni internazionali per prepararlo. Lo stesso WTO può fornire assistenza ma in modo limitato (per vincoli di budget) e solo ad alcuni candidati. Questioni politiche tra il candidato ed uno o più membri che rallentano le varie fasi della procedura.
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Strategie di accesso Nel rispetto delle regole del WTO, il candidato ha molto spazio per decidere quanto liberalizzare. In tal senso esistono due strategie di accesso: Liberalizzare il meno possibile . Candidati che ritengono di non poter influenzare molto il proprio accesso ad altri mercati, cercano di mantenere margini per fare concessioni in fasi successive della negoziazione. Altro motivo: proteggere il proprio sistema economico se il paese sta attraversando una fase di transizione da un’economia controllata ad una di mercato.
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Strategie di accesso Per i paesi piccoli, che hanno poco da offrire in termini di accesso ai propri mercati, ridurre ulteriormente l’offerta può voler dire guadagnare molto poco dall’accesso. Liberalizzare il più possibile. Riduzione immediata delle tariffe e delle limitazioni all’accesso ai propri mercati, liberalizzazione dei servizi e del settore agricolo. Questa strategia permette al paese di beneficiare immediatamente della liberalizzazione, facilita le negoziazioni, ripara il governo del paese candidato da pressioni protezionistiche interne.
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PRIMA FASE DI ATTIVITÀ 1° Conferenza Ministeriale di Singapore (96) raggiunto un Accordo sulla tecnologia informativa. Ma la proposta destinata ad accendere i maggiori contrasti «questioni di Singapore», è quella avanzata dai PI (UE) di stabilire una normativa sull’accesso delle imprese estere ai singoli mercati nazionali. 2° Conferenza Ministeriale di Ginevra (98) si tenta di stabilire temi e modalità di prosecuzione dell’attività negoziale, ma si ripropone il contrasto fra due posizioni difficilmente conciliabili. Alcuni paesi membri propongono di predisporre il lancio di un nuovo ampio round negoziale.
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Un nuovo round negoziale
Chiamato Millennium Round. Nel ’99 alla Conferenza ministeriale di Seattle si riunirono 135 paesi per definire l’agenda dei lavori destinati a configurare un nuovo quadro di regole sugli scambi internazionali. Vi parteciparono anche 800 ONG portatrici di varie istanze (ambientali, culturali, sanitarie). La Conferenza fallì, nessuna agenda negoziale venne definita a causa di vari fattori: Contrasto tra USA ed UE; Richieste di maggiore partecipazione dei PVS; La presenza delle ONG che rese difficili forzature nell’Agenda.
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Cause del fallimento di Seattle
Questioni di fondo: Natura e compiti del WTO (trasparenza del sistema decisionale); Allargamento dell’agenda a nuove questioni; Necessità di coordinamento tra interventi e istituzioni.
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Conferenza di Doha Novembre 2001 – Qatar
Cambiamento di contesto dovuto agli eventi dell’11 settembre unitamente al rallentamento del C.I. che spinge a trovare un accordo seppur limitato su alcuni punti dell’agenda: Viene indetto un negoziato per la revisione delle norme in tema di risoluzione delle controversie e la revisione delle norme sulle misure di ritorsione (dazi antidumping spesso usati dagli USA). La richiesta dell’UE di avviare i negoziati sulle cosiddette “questioni di Singapore” (regolamentazione multilaterale delle politiche in materia di investimenti, concorrenza e appalti pubblici) non supera l’opposizione dei PVS.
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Conferenza di Doha Rifiuto della richiesta dei PVS di anticipare la fine del MFA prevista per il 2005 che avrebbe richiesto all’industria tessile dei PI (USA ed Italia) di accelerare il processo di ristrutturazione. Decisione di avviare trattative nel settore agricolo volte ad eliminare le forme di sussidio all’export (opposizione dell’UE, in particolare della Francia) e a favorire i PVS.
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Conferenza di Doha Molto spazio viene dato alle richieste dei PVS specie quelli meno sviluppati. Vengono riconfermate le concessioni in tema di trattamento speciale e differenziato nell’accesso al mercato e nella fornitura di assistenza tecnica. Attenzione al problema della riduzione dl debito ed all’impatto del trasferimento tecnologico.
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Conferenza di Doha Raggiunto accordo sulla richiesta dei PVS di prescindere dalla tutela dei brevetti qualora sia a rischio la salute pubblica. Decisione di avvio di una procedura negoziale riferita alla connessione tra le regole della WTO e gli accordi multilaterali ambientali. Tali documenti rappresentano un’apertura verso i PVS.
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Conferenza di Doha Entrata nel WTO della Cina e di Taiwan dopo un negoziato durato 15 anni. L’accordo con la Cina ( che cresce ad un tasso dell’8-10% e rappresenta il 20% della popolazione mondiale) aveva tra i suoi punti chiave: L’abbattimento delle barriere tariffarie di ingresso Una più agevole applicazione delle norme sulla tutela dei marchi e dei brevetti Una migliore gestione dell’export da parte della Cina (evitando le invasioni)
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Conferenza di Cancun Settembre 2003 si spera che l’ambiziosa strategia delineata a Doha si traduca in accordi operativi ma il contesto è sfavorevole e i risultati sono scarsi. Nessuna delle scadenze intermedie fissate era stata rispettata. Posizioni e piattaforme negoziali inconciliabili; opposizione di veti reciproci (USA ed UE contro i G22 sui temi agricoli; USA contro UE nella disputa sull’applicazione ed estensione delle denominazioni di origine; USA contro tutti per il rifiuto di discutere sulla riduzione delle sovvenzioni ai produttori di cotone; PVS contro PI perché rifiutano di negoziare sulle questioni di Singapore).
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Conferenza di Hong Kong
Dicembre 2005 – obiettivo tradurre le questioni discusse a Doha in accordi. I punti principali sono: una data di fine corsa per i sussidi all’esportazione; un accordo sul tema del cotone; un “solido accordo” per dare libero accesso (senza quote e senza dazi) ai prodotti esportati dalla categoria dei paesi meno sviluppati; un “significativo accordo sulle modalità” del negoziato a agricolo e di quello sui prodotti industriali; un testo concordato su come procedere nel negoziato sui servizi. L’accordo di Hong Kong ignora totalmente le richieste formulate dai paesi meno sviluppati, così come quelle presentate dai paesi ACP e dal blocco dei paesi africani. A prevalere sono le posizioni euro-americane.
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Conferenza di Hong Kong
I vari punti: L’Unione europea riesce a guadagnare altri tre anni di tempo prima di porre fine alla pratica di finanziare i produttori agricoli permettono loro di esportare a prezzi inferiori ai costi di produzione. La fine di questa tipologia di sussidi era stata già concordata a Ginevra nel 2004, mancava solo la data e questa data sembrava essere il 2010 ed invece è stata spostata al 2013 (ma è ancora da confermare…); la fine dei relativi sussidi all’esportazione nel corso del 2006 ed il conferimento di accesso duty-free al cotone esportato dai PVS non risolve il problema in quanto i Paesi africani chiedevano la fine dei sussidi americani.
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Conferenza di Hong Kong
Sui prodotti industriali viene adottata la formula svizzera, quella più efficace nel tagliare i dazi più elevati. E’ utile ricordare che i paesi non industrializzati hanno bisogno di dazi per far crescere le proprie industrie; Sui servizi viene adottato lo specifico allegato che stabilisce il calendario dei negoziati e l’avvio di negoziati plurilaterali; I PVS portano a casa il tanto atteso accordo sul Trattamento speciale e differenziato con cui i paesi industrializzati concedono loro libero accesso ai loro mercati, cioè senza dazi e zero quote. Ma è una concessione minima poiché non riguarderà tutti i prodotti e l’esenzione del 3% delle linee tariffarie (l’UE ne ha più di duemila) permetterà ai paesi occidentali, come già fanno ora, di esentare i prodotti di cui temono la concorrenza.
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Questioni aperte Questioni interne all’Organizzazione e
Questioni relative alle relazioni economiche internazionali
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Questioni di ruolo ed assetti interni del WTO
Questioni istituzionali di gerarchia tra le prescrizioni che promanano dall’attività di diversi enti (es. protocollo ONU sulla biodiversità non subordinato ad altri accordi). I paesi devono rispettare i doveri derivanti da altri accordi a cui partecipano. Questioni di differenziazione dei poteri: istituzioni che non hanno strumenti per convincere i propri membri ad applicare gli accordi da essi stessi sottoscritti potrebbero chiedere alla WTO di esercitare un’attività sanzionatoria verso i trasgressori. Ad es. l’ILO elabora norme internazionali sulle condizioni di lavoro vincolanti per i paesi aderenti alla WTO (per evitare il social dumping).
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Ampiezza delle competenze
E’ opportuno che la WTO evolva da “foro negoziale” nel quale i paesi contrattano reciproche concessioni e impegni relative a livelli e modalità della propria protezione commerciale a “quadro normativo” che stabilisce regole di comportamento nei rapporti commercial internazionali a livello sovranazionale. Tale ampliamento di competenze favorirebbe un governo globale dell’economia che, a causa della globalizzazione, richiede il potenziamento delle varie istituzioni economiche multilaterali. Gli oppositori all’allargamento sostengono che esso rappresenterebbe una minaccia all’esercizio della sovranità nazionale o esporrebbe a rischi dovuti all’uso distorto di tali regole internazionali alcuni settori dell’attività economica (ad es. istruzione, sanità) che, per le loro finalità pubbliche, devono essere sovvenzionati dallo stato.
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Democraticità del processo decisionale
Garantire un effettivo maggiore coinvolgimento dei PVS nelle varie fasi del negoziato o nelle diverse sedi di formalizzazione delle intese. Data la complessità tecnica e la varietà de temi posti n esame molti PVS non sono in grado di sostenere i costi connessi al mantenimento del personale a Ginevra. Superare la prassi delle Green Rooms ovvero riunioni ristrette tra i membri più importanti in cui vengono definite le intese che distorcono il processo decisionale nelle sedi ufficiali.
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Democraticità del processo decisionale
Aprire nuovi spazi di partecipazione a settori della società civile (ONG) sensibili a tematiche su cui l’attività della WTO è in grado di incidere; Introdurre meccanismi che consentano una gestione efficiente dell’organismo arrivato a 158 membri, che non si presta più ad una gestione “assembleare” e corre il rischio di restare intrappolato dalla regola dell’unanimità. Rafforzare la struttura burocratica in modo da predisporre ove necessario delle basi di compromesso sui testi negoziali.
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Questioni negoziali I PVS sono la maggioranza dei membri del WTO ma rappresentano realtà molto differenziate per cui non costituiscono un fronte compatto. Essi lamentano: La scarsa efficacia degli impegni assunti nell’Uruguay Round (MFA e Accordo sull’Agricoltura); Uso di barriere non tariffarie e dazi anti-dumping da parte dei PI. Su questa base la loro posizione è nota come “Review, repair, reform” cioè revisionare, correggere e riformare il sistema di accordi su cui si basa la WTO.
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Questioni negoziali I PVS si mostrano indisponibili verso l’apertura di nuove trattative relative a materie concernenti le “clausole sociali” sugli standard del lavoro e le “clausole ambientali”. Ritengono, infatti, che tali clausole invece che perseguire il benessere globale mirino a proteggere i mercati dalla concorrenza (social dumping) dei PVS. Per quanto riguarda lo svolgimento di un ruolo di iniziativa sarebbe necessario esprimere una leadership che, data la differenza esistente tra i paesi, è piuttosto difficile.
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Questioni negoziali Le posizioni dei PI sono state spesso differenziate. L’UE appare un difensore delle regole del CI sostenendo negli ultimi tempi la necessità di un ampliamento dell’Agenda. Tuttavia l’UE mantiene difese elevate (si pensi alla PAC e al settore audiovisivi nell’ambito del quale sostenendo la diversità culturale continua a fornire aiuti alle proprie industrie del cinema). La Commissione europea porta avanti con difficoltà la sua posizione negoziale in quanto pur avendo una delega deve fare i conti con la presenza dei rappresentanti degli stati membri (sempre più numerosi).
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Questioni negoziali La posizione degli USA ha teso a privilegiare le trattative in settori quali i servizi finanziari, l’agricoltura, le telecomunicazioni) nei quali sarebbero gli altri paesi (UE e PVS) a dover aprire i loro mercati. Tale posizione è diventata sempre più intransigente anche per la pressione dell’opinione pubblica americana preoccupata dalla presenza di un twin deficit (deficit commerciale e fiscale) che richiede misure correttive, e anche dal fatto che la concorrenza cinese possa danneggiare i posti di lavoro statunitensi.
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Questioni negoziali Le politiche commerciali statunitensi restano caratterizzate da due principi: L’extraterritorialità secondo cui gli USA esercitano, in contrapposizione alle regole del WTO, il diritto di imporre ad altri paesi o imprese la propria legislazione (es. Legge Helms-Burton per le imprese estere che non si uniformano all’embargo applicato a Cuba); L’unilateralismo in base al quale si considera legittimo applicare ritorsioni commerciali contro i paesi accusati di non rispettare le regole americane in quanto praticano dumping o protezionismo.
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Accuse alla globalizzazione
La globalizzazione dei mercati ed il vigente ordine economico internazionale sono spesso accusati di accrescere la povertà e l’ineguaglianza nelle distribuzione del reddito; di mettere a repentaglio la sostenibilità e la salvaguardia dell’ambiente; di non tutelare la salute, l’istruzione e alcuni fondamentali diritti dell’uomo. Nonostante i recenti progressi in termini di crescita del reddito e del benessere alcuni di questi problemi sono più acuti di quanto apparivano in passato.
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I paesi poveri Gli interessi economici dei paesi poveri continuano a restare subordinati e discriminati rispetto agli interessi economici dei paesi industrializzati, i quali, sotto la supervisione della WTO, continuano ad usare strumenti tradizionali di discriminazione e distorsione di prezzi e quantità a svantaggio di beni che sono potenzialmente oggetto di scambio internazionale.
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I paesi poveri L’introduzione del meccanismo di risoluzione delle controversie e il processo di implementazione degli accordi ostacolano i PVS in quanto richiedono impegni finanziari considerevoli quali: costi per l’acquisizione delle informazioni e delle capacità tecniche per avviare e seguire le dispute; per introdurre i provvedimenti e le riforme stabilite dall’accordo; per il mantenimento delle delegazioni presso la WTO.
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I paesi poveri Il protezionismo nel settore tessile, in agricoltura è rimasto elevato in termini assoluti e relativi, con gravi danni per i PVS largamente dipendenti da produzioni agricole, da prodotti di base e dell’industria leggera (tessile, alimentare). Il processo di tarifficazione sta procedendo lentamente, risultando inadeguato alle potenzialità di crescita delle esportazioni di tali paesi. Spesso la riduzione delle tariffe è stata condizionata all’utilizzazione di fattori produttivi e semilavorati “made in USA”. I settori più aperti alla concorrenza dei paesi poveri sono tuttora colpiti da forme di tariff escalation che, aumentando l’incidenza della nassa man mano che l processo produttivo avanza, rendono particolarmente ardua la possibilità di realizzare livelli crescenti d valore aggiunto.
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