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Ampliamento delle massime di Grice
Logica della cortesia (gli aspetti cognitivi, centrali in Grice, si trovano qui indeboliti) Robin Lakoff (La logica della cortesia, 1978): due regole della competenza pragmatica: Sii chiaro Sii cortese Chiarezza e cortesia si trovano spesso in conflitto, in questo caso si preferisce la cortesia Tre regole della cortesia: Non ti imporre Offri delle alternative Metti il destinatario a suo agio – sii amichevole
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Leech (Principles of Pragmatics, 1983)
Massima del tatto: minimizza il costo per l’ascoltatore (l’aspetto negativo dell’atto) massimizza il beneficio (l’aspetto positivo dell’atto) La massima del tatto è un mezzo per evitare i conflitti: quando due persone parlano tra loro non solo negoziano il significato di ciò che si dicono ma negoziano continuamente la loro relazione. Non è sufficiente considerare la forma grammaticale: l’uso dell’imperativo, ad es., non è necessariamente impositivo (es.: Entri pure, Venga venga); forme alternative di imperativo: modo infinito (ricette di cucina), forma impersonale (si potrebbe aprire la finestra).
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Il modello di Brown e Levinson (1987)
La nozione centrale di questo modello è quella goffmaniana di faccia, in quanto identità interazionale e immagine pubblica: - faccia negativa: autonomia e difesa del proprio territorio e auto-determinazione. Si basa essenzialmente sull’evitamento, cioè sul salvare la faccia, conservando la libertà da imposizioni altrui; - faccia positiva: immagine positiva di sé, che implica anche l’approvazione e l’apprezzamento da parte degli altri. Le azioni altrui possono minacciare la faccia negativa e positiva.
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Brown e Levinson, 1978, 1987 Brown e Levinson individuano tre strategie principali di cortesia, basate sul criterio di razionalità di Grice come fondamento del comportamento Positiva: espressione della solidarietà, cooperazione, evitamento del conflitto Negativa: espressione delle limitazioni; uso di atti linguistici indiretti, distanza rituale Off record: l’intenzione comunicativa non è chiara (vs on record: dove l’intenzione comunicativa è chiara); restare nel vago, favorire implicature conversazionali A queste strategie corrispondono mezzi linguistici specifici (ad es. l’uso del passivo o del si impersonale per evitare di nominare l’agente).
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Secondo questo modello, i modi di codificare le strategie di cortesia passano nella struttura delle lingue, diventando parte della grammatica (lessicalizzazioni, trasformazioni sintattiche come il passivo) Idea fondamentale: “la sistematica interazionale è basata in larga misura su principi universali”. Ma le strategie per avvicinarsi e distanziarsi socialmente differiscono “sistematicamente da una cultura all’altra, e all’interno delle culture tra sub-culture, categorie e gruppi”. Questa prospettiva, come già quella di Robin Lakoff, è stata accusata di visione etnocentrica, in cui i valori e i principi di fondo sono occidentali e non universali. Vedi: L. Mariottini, La cortesia, Carocci, 2007
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Forme linguistiche di cortesia
Atti indiretti Implicature Mitigazione con funzione di: Deattualizzazione (narrativizzazione: “volevo dire” “volevo chiedere”) Cancellazione dell’io (con funzione di schermo e di deresponsabilizzazione)
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Mitigazione Unisce la dimensione sociolinguistica (nozione goffmaniana di “faccia” e la dimensione psicolinguistica (costruzione del sé) Può operare su uno dei seguenti tre livelli: Contenuto proposizionale Indicatore di illocuzione Origine deittica Al fine di modulare la distanza sociale ed emotiva
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Meccanismi di mitigazione
Sul piano proposizionale: Vaghezza Attenuatori lessicali (hedges: Lakoff 1972; cespugli: Caffi) Sul piano illocutorio Carattere indiretto dell’atto linguistico (siepi: Caffi) Futuro epistemico Imperfetto di cortesia Sul piano dell’origine deittica (espressività) Deattualizzazione enunciativa (schermi: Caffi) indicatori di soggettività
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“Cespugli” meccanismo della vaghezza
Understatement o deintensificazioni del contenuto proposizionale (non si può definire propriamente; non è un vero e proprio) Approssimazione (diciamo, per così dire: anche filler, riempitivo) Ipercooperazione (violazione della massima di quantità) Avverbi ed espressioni di punto di vista o di ambito (tecnicamente, mi sembra, direi, qualcosa del genere, una forma così: attenuano la categoricità dell’atto verdettivo, perché rendono vaga l’asserzione) Funzione: negoziazione e co-costruzione del senso
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“Siepi” meccanismo della indirettezza
Futuro epistemico o modale (sarà stato): attenuano l’impegno rispetto alla verità; l’asserzione si trasforma in ipotesi Performativo attenuato (le proporrei, consiglierei); il condizionale attenua la forza assertiva e direttiva dell’indicativo Consultazione, negoziato (se vuole) Mitigazione esterna dell’atto linguistico nella forma della giustificazione (spiegare perché si fa qualcosa attenua la forza di una proposta) Segnali di incertezza: pause, prolungamenti vocalici, intonazioni sospensive; indeboliscono il grado di adesione del parlante alla proposizione Declassamento o slittamento dell’atto (da assertivo a ipotetico, da verdettivo a comportativo o espressivo) Attenuazione della categoricità (se ho capito bene: riformulazione di controllo con funzione egoistica e altruistica) Anche in questi casi aumenta la vaghezza degli enunciati
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“Schermi” meccanismo della de-attualizzazione enunciativa
Depersonalizzazione : cancellazione della prima persona e sua sostituzione con altre persone (enallage; footing); messa a distanza, che può equivalere sul piano proposizionale ad un rafforzamento della verità dell’enunciato (vedi discorso scientifico: massima precisione e informatività, minima vaghezza) De-attualizzazione e narrativizzazione: volevo chiedere Asserzione generica proverbiale con funzione di ipergeneralizzazione (“quando studi ti nevrotizzi”) Inserimento tangenziale di un argomento (es. oltre tutto: modifica della dispositio con funzione di attenuazione, vedi anche cespugli) In conclusione: i mezzi di mitigazione servono sia a negoziare e ritrattare il contenuto proposizionale, sia a modificare la distanza tra gli interlocutori.
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Logica del linguaggio quotidiano
I logici formali dicono che “il linguaggio quotidiano non ha logica. In effetti il linguaggio quotidiano non ha forse una logica, ma ha una retorica, che è poi la logica dei concetti sfumati.” (Eco, Trattato di semiotica generale, 1975)
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Scheda di analisi riassuntiva
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Chi parla? Istanza enunciativa (Benveniste), strategie oggettivanti o soggettivanti Analisi degli indessicali: Pronomi personali (io, noi, impersonale) Pronomi dimostrativi Come si rivolge il parlante al destinatario? Strategie della distanza (impersonali) Strategie di ammiccamento (uso del tu) Strategie di prossimità (io+tu) Strategie di complicità (far parlare il tu) Footing (Goffman) Animatore (portavoce dell’atto locutorio) Autore (responsabile dell’atto illocutorio) Personaggio (protagonista portatore del punto di vista)
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Come parla? Dire e non dire (Grice)
Modalità: atteggiamento assunto dal parlante nei confronti del contenuto proposizionale Verbi di atteggiamento proposizionale: credo, penso, deduco (Benveniste): strategie di mitigazione vs forme di assertività Verbi fattivi (sappiamo che), verbi implicativi, sintagmi nominali definiti (presupposizioni): detto non detto (Grice) Implicature: strategie per dire più di quanto effettivamente si dica (Grice), attivando la cooperazione del destinatario
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Indicatori di mitigazione
Risorse linguistiche che attenuano la certezza o la perentorietà di determinati concetti o asserzioni e collocano il parlante in una posizione di apertura rispetto all’interlocutore o al contesto, segnalano cioè la disponibilità a negoziare le proprie affermazioni con l’uditorio: forme avverbiali (forse), Elementi frasali (una sorta di, in un certo senso, una specie, per modo di dire, per così dire) Elementi verbali (sembra che, si dice che) Forme sintattiche interrogative (e uso del no? nella chiusura di una frase o di un discorso).
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Indicatori di assertività
Forme avverbiali: certamente, assolutamente Elementi verbali: è facile constatare che, è evidente che, tutti sanno che, sappiamo che Forme sintattiche dichiarative Effetto di senso: perentorietà e chiusura
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Con quale intenzione comunicativa? (Austin e Searle)
Funzioni della illocutività (Benveniste) Interrogazione: enunciazione costruita per suscitare una “risposta” Intimazione: ordini, richieste, realizzati da categorie come l’imperativo e il vocativo Asserzione: comunicazione di certezza Quali atti prevalgono? verdettivi, esercitivi, commissivi, comportativi, espositivi (Austin) Rappresentativi, direttivi, commissivi, espressivi, dichiarativi (Searle; sulla questione dei dichiarativi cfr. Benveniste) Quali indicatori di illocuzione? Prosodici (tono, enfasi) Sintattici (modi e tempi verbali) Lessicali (verbi illocutori, intestazioni, espressioni frasali) L’atto è felice o infelice, riuscito o no? Qual è la direzione di adattamento parole-mondo?
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Linguistica testuale
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La linguistica testuale non individua propriamente un nuovo oggetto dell’indagine linguistica ma inaugura un diverso modo di fare linguistica (Conte 1977) il testo è il segno linguistico originario i testi sono la forma specifica di esistenza del linguaggio l’oggetto della linguistica non è l’enunciato ma il testo (unità comunicativa)
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Scopi della teoria del testo
Specificazione di cosa fa di un testo un testo Definizione del concetto di competenza testuale Differenziazione dei tipi testuali (ricerca di costanti)
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Cos’è il testo? Un insieme di enunciazioni tematicamente coerente e dotato di una riconoscibile funzione comunicativa (cfr. Schmidt 1982). Bertinetto (1981:9): “un insieme di frasi (al limite una sola frase) tematicamente coerente, dotato di funzione comunicativa riconoscibile in rapporto a un preciso potenziale illocutivo, situato all’interno di un’azione comunicativa concreta (ossia individuabile nel tempo e nello spazio)”. Un testo risulta dal connubio indispensabile tra fattori linguistici ed extralinguistici, tra forma linguistica e situazioni comunicative, il che ne fa un prodotto sociale complesso e formalmente diversificato (Cicalese 1999: 170). Rastier (2003: 39) “una sequenza linguistica empirica attestata, prodotta nell’ambito di una pratica sociale determinata e fissata su un supporto qualsiasi”
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Testo come azione socio-comunicativa
I testi sono sempre testi-in-funzione collocati entro giochi d’azione comunicativi. In quanto tali essi sono sempre determinati e definiti dal punto di vista sia sociale che linguistico (Schmidt 1982) (parlanti differenti e mestieri differenti si correlano con diverse realizzazioni della testualità).
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Competenza comunicativa e competenza testuale
La competenza testuale è parte integrante della competenza comunicativa e nella situazione attuale, in cui le varietà diatopiche risultano indebolite rispetto al passato, la competenza testuale diviene una dimensione centrale della sociolinguistica e della pragmatica: vi si intersecano la variazione diastratica (la capacità di produzione testuale si correla al livello di istruzione e ai riferimenti culturali del parlante), la variazione diafasica (diversi argomenti e aree disciplinari richiedono diverse tipologie testuali) e diamesica (il testo è sensibile alla variazione diamesica, sebbene la nozione stessa vada intesa indipendentemente dal tipo di canale utilizzato).
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Criteri della testualità
Il testo è una unità comunicativa che soddisfa sette criteri di testualità: a) coesione, b) coerenza, c) intenzionalità, d) accettabilità, e) informatività, f) situazionalità, g) intertestualità. L’assenza di uno dei sette criteri determina testi anomali, malformati, mentre in assenza di coerenza è la stessa qualifica di testo che viene a cadere. La condizione veramente necessaria per poter assegnare lo status di testo a una sequenza di frasi è la coerenza in quanto globale unità di senso (Conte 1977)
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È possibile trovare delle costanti?
L’esecuzione di intenzioni all’interno di una società è per il singolo già in larga misura preformata strutturalmente sotto forma di tipi di interazione. Cfr. Wittgenstein: per avere l’intenzione di giocare a scacchi devo conoscere il gioco degli scacchi.
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Criteri della testualità
Coesione livello sintattico Coerenza livello semantico Intenzionalità emittente Accettabilità ricevente Informatività contenuto testuale Situazionalità contesto Intertestualità relazione con gli altri testi
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Coerenza Criterio che distingue un testo da un non-testo
Due accezioni di coerenza Assenza di contraddizioni (consistency) (a parte obiecti) Organicità (integrazione della parti nel tutto: testo come unità di senso strutturata) (coherence); implica l’intenzionalità comunicativa e l’atteggiamento dell’interprete (accettabilità) (a parte subiecti): rinvio al principio di cooperazione e alla nozione di implicatura
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Coesione Meccanismi di superficie che tengono insieme un testo
Concordanza (articolo, aggettivo, nome / soggetto, verbo) Legami costruiti da Ripetizione Parafrasi e rinvii forici (anafora e catafora) (funzioni dell’articolo determinativo e indeterminativo; dei due punti, degli incapsulatori anaforici, ecc.) Ellissi (il più potente ed economico dei fattori coesivi) Connettivi
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Tipi testuali come macroatti linguistici
Ogni enunciazione testuale è il compimento di un atto di comunicazione ricorrente nella società e normalizzato nella sua struttura Nella retorica classica: Narrativi, descrittivi, argomentativi, espositivi Secondo Werlich (1976): Narrativi, descrittivi, argomentativi, informativi, regolativi Secondo Beaugrande-Dressler (1981): Narrativi, descrittivi, argomentativi Vedi anche F. Sabatini, Rigidità-esplicitezza vs elasticità-implicitezza: possibili parametri massimi per una tipologia di testi, in Skytte e Sabatini (a cura di), Linguistica testuale comparativa, Copenhagen, 1999 C. Lavinio, Comunicazione e linguaggi disciplinari, Carocci, 2004
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Tipologia di Werlich Basata sui seguenti criteri:
Modalità basilari di conoscenza Percezione dello spazio Percezione del tempo Comprensione mediante analisi e sintesi Valutazione di concetti messi in relazione Pianificazione di comportamenti Intenzione comunicativa Focalizzazione (sfondo e primo piano) Strumenti sintattici Distinzione tra realtà e finzione
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Tipo narrativo Funzione (Intenzione comunicativa): raccontare un fatto, una storia Foreground: azioni, eventi, relativi a persone, oggetti, relazioni, concetti colti nel contesto temporale Matrice cognitiva: capacità di cogliere le differenze e interrelazioni tra le percezioni relative al tempo (schemi) Strumenti sintattici: subordinazione Struttura: tipo predicativo Generi e forme finzionali: racconti, romanzi, novelle, poesia epica, barzelletta Generi e forme non finzionali: biografie, articoli di cronaca, relazioni di viaggio, corrispondenze di inviati speciali Risponde alla domanda: Chi ha fatto cosa quando? Macro-atto linguistico: espositivo, rappresentativo
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Tipo descrittivo Funzione: delineare le caratteristiche di una persona, un paesaggio, un oggetto Foreground: fenomeni (persone, cose, stati di cose, relazioni) colti nel contesto spaziale Matrice cognitiva: Capacità di cogliere le differenze e interrelazioni delle percezioni relative allo spazio. Schemi di rappresentazione mentale di oggetti o ambienti tipici colti nella loro staticità (frames e schemata). Generi e forme non finzionali: descrizione interna a testi che narrano eventi reali; descrizione interna a testi espositivi (enciclopedie, dizionari, ecc.); descrizione tecnico-scientifica, indovinello, carta di identità Generi e forme finzionali: descrizione interna a testi narrativi finzionali, poesia lirica. Risponde alla domanda: che cosa è dove rispetto a cosa? Macro-atto linguistico: espositivo, rappresentativo
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Tipo argomentativo Funzione: sostenere una tesi su basi logiche
Foreground: relazione tra concetti (similarità, contrasti ecc.), argomento, valutazione Matrice cognitiva: giudizio, capacità di giudicare e di scegliere tra i concetti esaminati quelli più convincenti e probanti (Plans) Strumenti testuali: parallelismo, parafrasi Generi e forme non finzionali: arringa giudiziaria, saggi scientifici, discorsi politici e dibattiti in generale, articoli di fondo, recensioni Generi e forme finzionali: poesia celebrativa, dialogo filosofico. Risponde alla domanda: perché? Macro-atto linguistico: verdettivo
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Tipo informativo Funzione: fornire notizie utili su personaggi, argomenti o fatti Foreground: analisi (scomposizione) e sintesi (composizione) degli elementi costitutivi dei concetti Matrice cognitiva: comprensione (capacità di capire) (schemata) Generi e forme non finzionali: lezione, manuale scolastico, saggio divulgativo, recensione informativa, abstract, orari dei treni, avvisi Generi e forme finzionali: poesia didascalica Macro-atto linguistico: espositivo
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Tipo regolativo Funzione: indicare norme da rispettare.
Foreground: comportamento futuro altrui (e/0 proprio Matrice cognitiva: capacità di pianificare il comportamento e di smembrarlo in una successione di azioni (Plans) Generi e forme non finzionali: enunciazione di norme da rispettare, obblighi e divieti, istruzioni, regole di giochi, ricette di cucina, regolamenti, statuti, leggi, testi pubblicitari (però anche argomentativi e informativi) Generi e forme finzionali: poesia (o canzone di lotta), di incitazione all’azione, di propaganda politica Tono perlocutivo, frequenza di forme imperative Macro-atto linguistico: esercitivo, direttivo
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Il problema del riferimento
parlanti Atto di riferimento non linguistico Atto di riferimento linguistico Realtà Referente reale Extratestuale e extra- linguistico Testo Referente testuale (oggetto concettuale specifico) Piano del senso Segno (significato e significante) Risultato dell’astrazione e della decontestualizzazione lingua
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