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la modifica terapeutica

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Presentazione sul tema: "la modifica terapeutica"— Transcript della presentazione:

1 la modifica terapeutica
AZIENDA ULSS 20 DI VERONA Dipartimento di Prevenzione la modifica terapeutica degli stili di vita

2 Mortalità totale per gruppi di cause ULSS 20 - 2003 Tasso grezzo /100
Mortalità totale per gruppi di cause ULSS Tasso grezzo / abitanti

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4 Le conoscenze attuali

5 La prevenzione delle coronaropatie
Domanda: l’attività fisica riduce il rischio di incidenti cardiovascolari nella popolazione asintomatica? Risposta: la pratica di attività fisica riduce il rischio di incidenti cardiaci mortali e non. Nella popolazione fisicamente attiva - che pratica attività fisica moderata tutti i giorni o quasi - si evidenzia una riduzione del 30-50% del rischio relativo di malattie coronariche rispetto alla popolazione sedentaria, a parità di altri fattori di rischio. (Clinical Evidence Vol.4° pag.54 )

6 Walking compared with vigorous exercise for the prevention of cardiovascular events in women Manson JAE, N Engl J Med 2002;347:716 Lo studio, su donne di anni in post menopausa, mette a confronto l’influenza dell’esercizio fisico intenso, del cammino e delle attività sedentarie sulla comparsa di eventi cardiovascolari (follow-up medio di 3.2 anni e fino a un massimo di 5.9 anni). L’attività fisica è stata valutata mediante un questionario che indagava sulla frequenza e sulla durata del cammino e di numerose altre attività di diversa intensità. Ai partecipanti è stato inoltre richiesto di stimare il numero di ore giornaliere trascorse in attività sedentarie (in posizione seduta o sdraiata).

7 Walking compared with vigorous exercise for the prevention of cardiovascular events in women Manson JAE, N Engl J Med 2002;347:716 L’esercizio è stato definito: intenso se in grado di accelerare la frequenza cardiaca ed aumentare la sudorazione (es. ginn. aerobica, jogging, tennis, gare di nuoto); moderato se non portava all’esaurimento delle forze (uso della bicicletta, della cyclette, del tappeto rotante, nuoto non competitivo, danze popolari); leggero per intensità ancora più basse (come nel ballo lento, nel bowling e nel golf).

8 Walking compared with vigorous exercise for the prevention of cardiovascular events in women Manson JAE, N Engl J Med 2002;347:716 Risultati: sono stati documentati 345 nuovi casi di malattia coronarica e 1551 eventi cardiovascolari totali. L’aumento del punteggio per l’attività fisica presentava una forte associazione inversa col rischio di eventi coronarici e cardiovascolari totali (rischio relativo per eventi coronarici 1.00, 0.73, 0.69, 0.68, 0.47 nei diversi quintili, p < per il trend). La riduzione del rischio è risultata simile per il cammino e l’es. fisico intenso; anche un passo rapido e un minor numero di ore in attività sedentarie sono risultati buoni predittori di un rischio più basso.

9 The paradox of exercise Maron BJ, N Engl J Med 2000;343:1409
In questo editoriale l’esercizio fisico viene definito come “una lama a doppio taglio” in quanto “può aumentare il rischio a breve termine di morte improvvisa (per una preesistente coronaropatia) e contemporaneamente fornire protezione verso questo rischio in coloro che praticano regolarmente l’attività fisica” Il paradosso è soltanto apparente, in quanto “l’aumento a breve termine del rischio associato all’es. fisico intenso è risultato significativamente ridotto (anche se non eliminato) nelle persone che riportavano uno stile di vita attivo caratterizzato da un esercizio intenso abituale (anziché occasionale).”

10 The paradox of exercise Maron BJ, N Engl J Med 2000;343:1409
Inoltre, “il rischio assoluto di morte improvvisa è risultato estremamente basso, pari a 1 morte improvvisa per 1.5 milioni di episodi di attività fisica”. L’autore conclude che “vi sono evidenze schiaccianti dei benefici cardiovascolari attribuibili all’esercizio fisico vigoroso continuativo come strategia di prevenzione primaria per la coronaropatia in soggetti asintomatici di mezza età o anziani”, anche se “i benefici non sono privi di rischi, specialmente nel caso che l’esercizio intenso sia intrapreso non gradualmente da soggetti non allenati o precedentemente sedentari”.

11 Al gruppo di intervento sono stati forniti:
Prevention of type 2 diabetes mellitus by changes in lifestyle among subjects with impaired glucose tolerance Tuomilehto et al,The New England Journal of Medicine, 3 May, 2001. Lo studio ha preso in esame 522 soggetti con intolleranza al glucosio suddivisi in due gruppi. Al gruppo di intervento sono stati forniti: counseling dietologico personalizzato counseling specifico ed opportunità di fare att. motoria

12 Prevention of type 2 diabetes mellitus by changes in lifestyle among subjects with impaired glucose tolerance Tuomilehto, Jaakko et alii,The New England Journal of Medicine, 3 May, 2001. Risultati: il gruppo di intervento ha sviluppato 27 casi di diabete il gruppo di controllo ha sviluppato 59 casi di diabete al quarto anno di studio, l’incidenza cumulativa era dell’11% nel gruppo di intervento e del 23% nel gruppo di controllo. l’incidenza cumulativa di diabete è risultata del 58% inferiore nel gruppo di intervento rispetto al gruppo di controllo

13 3.234 persone non diabetiche con segni di intolleranza al glucosio
“Reduction in the incidence of type 2 diabetes with lifestyle intervention or metformin” Diabetes prevention program research group. N.Engl J Med, vol 346, 2002. 3.234 persone non diabetiche con segni di intolleranza al glucosio suddivisi in tre gruppi e seguiti per 2,8 anni al primo gruppo è stato somministrato un placebo al secondo della metformina il terzo è stato seguito con un programma di modifica degli stili di vita attraverso consigli sull’alimentazione tendenti a ridurre del 7% il peso iniziale e attività fisica per un tempo settimanale complessivo di non meno di 150 minuti

14 “Reduction in the incidence of type 2 diabetes with lifestyle intervention or metformin” Diabetes prevention program research group. N.Engl J Med, vol 346, 2002. La percentuale di soggetti divenuti diabetici è stata dell’11.0 % per i soggetti trattati con placebo, del 7,8 % per i soggetti trattati con metformina e del 4,8% per i soggetti sottoposti a intervento sugli stili di vita. L’incidenza è stata ridotta del 58% attraverso la modifica degli stili di vita contro il 31% ottenuto dalla metformina.

15 Physical activity and risk for cardiovascular events in diabetic woman Frank, B. Hu, et alii; Annals of Internal Medicine, Studio prospettico condotto dal 1980 al 1994 su donne affette da diabete di tipo 2. I rischi relativi per eventi cardiovascolari risultano associati alle ore settimanali di attività fisica: per meno di un’ora 0,93 fra 1 e 1,9 ore 0,82 fra 2 e 3,9 ore 0,54 fra 4 e 6,9 ore 0,52 oltre 7 ore

16 Physical activity and risk for cardiovascular events in diabetic woman Frank, B. Hu, et alii; Annals of Internal Medicine, Le donne diabetiche che dedicano almeno 4 ore settimanali all’attività fisica moderata o vigorosa hanno dimostrato di avere una riduzione di patologia cardiovascolare totale del 40% circa Stessa riduzione è osservabile per le coronaropatie e gli ictus cerebrali

17 Validation of a counseling strategy to promote the adoption and the maintenance of physical activity by type 2 diabetic subjects Di Loreto C et al.Diabetes Care, 2003;26:404 Lo studio valuta l’efficacia dell’approccio comportamentale su due gruppi di soggetti italiani con diabete tipo 2 (182 trattati e 158 controlli seguiti con il protocollo abituale per il diabete) Dopo 2 anni, il 69% dei trattati e il 18% dei controlli avevano raggiunto l’obiettivo di incrementare l’attività fisica ai livelli consigliati (> 10 MET-h/settimana - p<0.001), con miglioramento significativo anche di BMI e HbA1c

18 Aspetti comportamentali affrontati nelle sedute di counseling (30’):
Validation of a counseling strategy to promote the adoption and the maintenance of physical activity by type 2 diabetic subjects Di Loreto C et al.Diabetes Care, 2003;26:404 Aspetti comportamentali affrontati nelle sedute di counseling (30’): Motivazione Auto-efficacia Piacere nell’a. fisica Supporto (partner, amici) Comprensione delle informazioni ricevute Impedimenti alla modifica comportamentale Diario dell’a. fisica

19 Behavioral science research in diabetes Wing RR et al
Behavioral science research in diabetes Wing RR et al.Diabetes Care, 2001;24:117 Il lavoro passa in rassegna i vari aspetti della ricerca comportamentale nel diabete, soffermandosi sullo stato delle conoscenze, sui principali ostacoli al cambiamento e sugli aspetti che necessitano di ulteriori studi

20 Behavioral science research in diabetes Wing RR et al
Behavioral science research in diabetes Wing RR et al.Diabetes Care, 2001;24:117 Principali conoscenze acquisite: importanza dei fattori ambientali (strutture sportive, disponibilità di attrezzature sportive nelle case, cartelli che invitino a non usare gli ascensori) efficacia e minor costo di programmi che combinino interventi su più stili di vita difficoltà nel mantenimento della modifica comportamentale a lungo termine importanza dell’intervento anche su bambini e adolescenti

21 Behavioral science research in diabetes Wing RR et al
Behavioral science research in diabetes Wing RR et al.Diabetes Care, 2001;24:117 Principali ostacoli al cambiamento : Difficoltà dell’intervento sulle variabili ambientali (es. TV, auto) per la loro grande diffusione e per le resistenze nella popolazione interessata Difficoltà di quantificare l’a. fisica praticata (attendibilità parziale dei questionari auto somministrati) Difficoltà di lavoro in équipe da parte dei diversi operatori sanitari interessati

22 Behavioral science research in diabetes Wing RR et al
Behavioral science research in diabetes Wing RR et al.Diabetes Care, 2001;24:117 Aspetti che necessitano di ulteriori studi: Ruolo dei fattori ambientali rispetto a quelli individuali Tecniche di misurazione dell’a. fisica praticata Interventi efficaci per innalzare la motivazione al cambiamento e per mantenere la modifica comportamentale nel tempo Quantità di attività fisica consigliabile Interventi combinati sullo stile di vita (a. fisica, alimentazione, fumo ecc.)

23 La promozione della salute nei pazienti diabetici 39 ° Congresso Nazionale S.I.T.I. Ferrara, XI 2000 F.Schena , A. Luzi Crivellini , L.Terranova , M. Lanza , G. Raschellà , M. Valsecchi In base alla valutazione clinica e funzionale i soggetti ammessi sono stati assegnati ad uno dei due gruppi A e B con una graduazione dello sforzo richiesto. il 33% è stato inserito al livello A ed il 67% al livello B Dei 125 soggetti che si sono presentati volontari il controllo sanitario ne ha esclusi 10 per comparsa di segni di insufficienza coronarica durante l’ECG da sforzo e 3 per condizioni motorie complessivamente non adeguate all’attività proposta.

24 La promozione della salute nei pazienti diabetici 39 ° Congresso Nazionale S.I.T.I. Ferrara, XI 2000 F.Schena , A. Luzi Crivellini , L.Terranova , M. Lanza , G. Raschellà , M. Valsecchi Modalità di organizzazione dei corsi : I corsi sono stati organizzati in palestre pubbliche (comunali o scolastiche). La durata dei corsi è stata di circa sei mesi, con inizio a gennaio e chiusura a giugno (due lezioni a settimana di un’ora). La gestione di ogni corso era affidata a diplomati ISEF con esperienza specifica nella conduzione di corsi di attività motoria per soggetti anziani. I risultati sono stati monitorati, anche con una valutazione soggettiva da parte dei partecipanti tramite un questionario. La valutazione oggettiva è stata effettuata tramite controlli dei parametri bioumorali e test da campo sulla motricità.

25 La promozione della salute nei pazienti diabetici 39 ° Congresso Nazionale S.I.T.I. Ferrara, XI 2000 F.Schena , A. Luzi Crivellini , L.Terranova , M. Lanza , G. Raschellà , M. Valsecchi Dati bioumorali (sui 49 partecipanti del 1999) Emoglobina glicosilata: ottenuta una riduzione statisticamente significativa (p=0,01) dei valori medi della Hb glicosilata rilevata prima e dopo il corso : 7,24±1,45 versus 6,90±1,34 (% Hb totale) La colesterolemia totale media si è ridotta da 5,97±0,96 a 5,56±0,70 mMol/L, (p=0,0004). La glicosuria delle 24 h si è ridotta, in percentuale non statisticamente significativa) da 17,21±33,21 a 13,71±34,07 mMol/L. La microalbuminuria è stata dosata nel solo sottogruppo di Cologna Veneta ed ha evidenziato un aumento del valore medio a tre mesi dall’inizio dei corsi (28,5±28,7 versus 39,52±30,68 mg/L) (p=0,02) ed una successiva diminuzione al termine dei sei mesi (28,5±28,7 versus 10,14±24,27 mg/L) (p=0,006)

26 Third report of the National Cholesterol Education Program JAMA, vol
Third report of the National Cholesterol Education Program JAMA, vol.285,n.19, May 16, 2001 Strategia preventiva nei confronti di soggetti con livelli elevati di LDL colesterolo (>160 mg/dl), causa maggiore riconosciuta di patologia coronarica. Ogni soggetto con livelli elevati di LDL deve essere trattato con una modifica del suo stile di vita (modifiche dell’apporto alimentare, perdita di peso, incremento dell’attività fisica) dato che questi interventi si sono dimostrati efficaci. L’attività fisica regolare riduce le VLDL, aumenta le HDL e, in alcune persone, riduce le LDL. L’intervento farmacologico è indicato solo se la modifica dello stile di vita, dopo sei settimane, risulta inefficace.

27 Obesity S. Z. Yanovzski and J. A
Obesity S.Z. Yanovzski and J. A. Yanovzski The New England Journal of Medicine, February 21, 2002. Adulti obesi possono perdere 0,5 chili per settimana riducendo l’apporto calorico giornaliero di 500\1000 calorie al di sotto di quello che li mantiene nel loro peso abituale. Aggiungendo alla dieta l’attività motoria il vantaggio è minimo per la perdita di peso ma importante per il mantenimento nel tempo della perdita di peso acquisita con la dieta. Soggetti che combinano la dieta con l’esercizio fisico e con un trattamento comportamentale possono perdere dal 5 al 10 % del loro peso entro un intervallo di tempo che varia dai 4 ai sei mesi.

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29 “ A prospective study of physical activity and cognitive decline in elderly women" Archives of internal medecine, vol.161, n.14, juli 23, 2001 Kristine Yaffe et alii sono state seguite e misurate le performances mentali di 5925 donne di età superiore ai 65 anni un mini-mental test modificato. Le donne sono state intervistate e classificate in base alle loro risposte in quattro classi di attività fisica in relazione all’entità dell’attività settimanale svolta. La rivalutazione dello stato mentale è stato ripetuto a distanza di 6 ed 8 anni. Risultati: le donne che praticavano un livello più elevato di attività fisica avevano subito un minor declino delle loro capacità cognitive. La percentuale di declino delle capacità cognitive era distribuita in modo inversamente proporzionale all’entità dell’attività svolta: 17%, 18%, 22% e 24% (il trend è risultato significativo – p < 0.001)

30 I pazienti sono stati suddivisi in tre gruppi
Effects of exercise training on older patients with major depression Blumenthal JA et al.Arch Intern Med, 1999;159:2349 Lo studio confronta l’efficacia di un programma di esercizi fisici aerobici rispetto ai farmaci in 156 pazienti > 50 anni seguiti per depressione maggiore I pazienti sono stati suddivisi in tre gruppi (a. f., farmaci antidepressivi, entrambi) Dopo 16 settimane di trattamento l’efficacia dei tre approcci è risultata sovrapponibile, anche se con i farmaci si è ottenuta una risposta iniziale più rapida

31 Physical exercise and the prevention of disability in activities of daily living in older persons with osteoarthritis Penninx BW et al.Arch Intern Med, 2001;161:2309 Studio controllato randomizzato in singolo cieco che indagava sul rapporto tra es. fisico e prevenzione della disabilità nelle attività della vita quotidiana (alimentazione, igiene personale, abbigliamento, spostamenti letto-poltrona) in soggetti in casa di riposo > 60 anni di età affetti da artrosi del ginocchio. Su 439 soggetti reclutati sono stati presi in considerazione i 250 inizialmente privi di disabilità nelle ADL, valutati ogni 3 mesi per 18 mesi.

32 Physical exercise and the prevention of disability in activities of daily living in older persons with osteoarthritis Penninx BW et al.Arch Intern Med, 2001;161:2309 I pazienti sono stati suddivisi in tre gruppi: trattati con programma di esercizi aerobici, trattati con esercizi di resistenza e controlli. L’incidenza cumulativa di disabilità alle ADL è risultata del 37.1% nel gruppo che praticava es. fisico e del 52.5 nel gruppo di controllo (p = 0.02). Il rischio relativo è risultato pari a 0.57 (CI , p = 0.006), con 0.60 per gli esercizi di resistenza e 0.53 per gli esercizi aerobici.

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34 Physical activity and colorectal cancer Slattery ML et al
Physical activity and colorectal cancer Slattery ML et al.Am J Epidemiol, 2003;158:214 Studio di popolazione su 952 casi incidenti di cancro del retto e della giunzione retto-sigma e 1205 controlli (Utah e nord California). Un’attività fisica intensa attuale (e, nei maschi, anche moderata) è risultata associata con un rischio ridotto di cancro rettale (odds ratio 0.60 e 0.70). Anche l’attività fisica intensa praticata nei 20 anni precedenti conferiva una protezione per il carcinoma colorettale (odds ratio 0.55 per i maschi e 0.44 per le donne).

35 Sexual function in men older than 50 years of age: results from the health professionals follow-up study Bacon CG et al.Ann Intern Med, 2003;139:161 Lo studio effettua un’analisi trasversale su sanitari partecipanti a uno studio prospettico Il questionario, inviato nel 2000, indagava fra l’altro su funzione sessuale, abitudini di vita e altri aspetti sanitari La prevalenza della disfunzione erettile (escludendo gli affetti da CR della prostata) è risultata inversamente proporzionale all’attività fisica praticata (p < per il trend), con un effetto particolarmente accentuato (riduzione del 30% del rischio relativo) sopra i 32 MET-h/sett, equivalenti a 3 ore di corsa o 5 di tennis/sett

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