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4.1 Il sistema delle relazioni e delle comunicazioni

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Presentazione sul tema: "4.1 Il sistema delle relazioni e delle comunicazioni"— Transcript della presentazione:

1 4.1 Il sistema delle relazioni e delle comunicazioni
CORSO DI FORMAZIONE PER DIRIGENTI ai sensi del D.Lgs. 81/08 e dell’accordo Stato-Regioni del 21/12/2011 Unità didattica 4.1

2 nel sistema di relazioni
Soggetti nel sistema di relazioni

3 SOGGETTI INTERNI ESTERNI Insegnanti Ente locale Addetti PS Ospiti ULSS
Allievi RLS UST Addetti antincendio ARPAV OO.SS. RSU Resp. plesso VVF INAIL Dirigenza R-ASPP Fornitori ATA DSGA Genitori Preposti

4 Sistema di relazioni per la gestione della sicurezza
ARPAV Dirigenza Addetti antincendio MC RLS Addetti PS Organi Collegiali VVF CIC DSGA Ufficio Tecnico Ente locale ULSS Preposti Ospiti INAIL UST Appalti RSU Figure coord. ASPP RSPP

5 Sistema di relazioni per la gestione della sicurezza
Relazioni strutturate interne all’istituto PRO CONTRO Possono favorire la consapevolezza di ruolo dei soggetti la gestione della complessità attraverso “processi” prevedibili la possibilità dei sottosistemi di rendicontare sinergie processi di integrazione Possono favorire un approccio burocratico attivare conflitti / “veti” schiacciare l’individualità aumentare la complessità del sistema depotenziare i ruoli dirigenziali La loro costruzione e “manutenzione” richiede risorse e competenze

6 Sistema di relazioni per la gestione della sicurezza
Relazioni strutturate con il territorio hanno Vantaggi per le agenzie del territorio Adempiere al mandato istituzionale Visibilità Scuola come universo da studiare Vantaggi per la scuola Validazioni metodologiche Assistenza su temi specifici Risorsa per le attività didattiche Risorse economiche Visibilità sociale Entrare in “Reti” Rischi per la scuola Delega Interventi “spot” Autodenuncia

7 Organi collegiali della scuola: C.d.D. / C.d.C. / C.d.I. Funzioni possibili riguardo alla sicurezza

8 Collegio dei Docenti Consiglio di Classe
Approva e inserisce nel Piano dell’Offerta Formativa eventuali Progetti educativo-didattici sulla sicurezza Elabora e approva il Regolamento d’Istituto, dando valore anche ai comportamenti sicuri oltre che a quelli di corretta convivenza nella vita scolastica Elabora e approva la Carta dei servizi, che può comprendere in sintesi anche le misure di prevenzione e protezione adottate dall’Istituto Approva l’adesione a Reti e Convenzioni per la sicurezza con altre istituzioni (scolastiche e non scolastiche) Promuove iniziative di aggiornamento rivolte ai docenti dell’istituto Consiglio di Classe Programma ed attua Progetti educativo-didattici sulla sicurezza

9 Consiglio d’Istituto Ha competenze su:
Promozione di contatti con altre scuole o istituti al fine di realizzare scambi di informazioni e di esperienze e di intraprendere eventuali iniziative di collaborazione Uso delle attrezzature e degli edifici scolastici ai sensi dell'art. 94 del D.Lgs. 297/94 e degli artt. 2/3/4/5 del DPR 275/99 come modificato dai DPR156/99 e 105/01 Delibera, sentito il Collegio Docenti per gli aspetti didattici, le iniziative dirette alla educazione alla salute e alla prevenzione delle tossicodipendenze Adotta il Regolamento d’Istituto Adotta la Carta dei Servizi

10 Metodi, tecniche e strumenti
di comunicazione Comunicare … Comunicare = mettere in comune Comunicare = comportamento Comunicare = collante dei processi organizzativi

11 Stile di leadership

12 Stile di leadership e Sicurezza
La partecipazione dei leader in attività di sicurezza tende a garantire lo sviluppo di programmi di sicurezza, e di conseguenza a diminuire gli incidenti Simard e Marchand (1994) Interazione fra leadership e priorità data alla sicurezza, nel predire il clima di sicurezza e i microincidenti Zohar (2000)

13 Stile di leadership e Sicurezza
Quando il leader enfatizza, discute, compensa ed incoraggia le prestazioni di sicurezza, la sicurezza migliora. Le organizzazioni possono realizzare una formazione rivolta ai leader ottenendo un miglioramento della sicurezza, con: un vantaggio di costo (rivolgendo l’intervento solo ai leader) un vantaggio sul clima e quindi di lungo termine rispetto ad interventi rivolti a modificare i comportamenti dei singoli individui Barling, Loughlin e Kelloway (2002)

14 Stile di leadership e Sicurezza
Le ricerche portano alla conclusione che: uno stile di leadership che valorizzi il benessere è necessario ma non sufficiente il leader deve anche creare un contesto in cui vi siano segnali del fatto che la sicurezza è una cosa importante

15 INFORMARE = COMUNICARE ?

16 COMUNICARE Informare non è comunicare!
Trasmettere informazioni, ascoltando, stimolando o provocando una risposta in chi le riceve. Rendere partecipe, condividere, mettere in comune, creare una relazione Informare non è comunicare! È comunicazione tutto ciò può modificare il comportamento degli interlocutori

17 È impossibile non comunicare
PRIMA LEGGE DELLA COMUNICAZIONE È impossibile non comunicare SiRVeSS

18 IL PROCESSO DI COMUNICAZIONE
NON SI PUÒ NON COMUNICARE: non esiste il “non comportamento” quindi non esiste la “non comunicazione”. Qualsiasi tipo di comportamento è comunicazione, anche l’assenza di dialogo è comunque comunicazione. Creiamo sempre una relazione SiRVeSS

19 LA DISPERSIONE DELLA COMUNICAZIONE
SiRVeSS

20 SiRVeSS

21 IL PROCESSO COMUNICATIVO Comunicazione bidirezioale
MESSAGGIO (indizio) CONTESTO Mezzi (Corpo, voce, parole) CODIFICA (percezione) Emittente Ricevente Conscio o inconscio Obiettivo Il contesto: cosa intendiamo per contesto? Fai rispondere. Possiamo dire un luogo dove si svolge la comunicazione. Un ufficio, un aula, sala riunioni, alla macchinetta del caffè o corridoi, in macchina, in treno. Ma rimaniamo nella nostra organizzazione e per esempio ci ferma un collega a parlare nei corridoi di un problema di microclima nel suo ufficio. La domanda che dobbiamo farci è: questo contesto che lui ha scelto è confortevole per me, ci mette in condizione di avere una buona comunicazione? Mi sento tranquillo a parlare apertamente anche se ci sono altre persone che innavertitamente ascoltano? Cosa facciamo allora? Lascia rispondere. Risposta probabile: continuo a parlare perché non mi crea problemi, gli chiedo gentilmente di spostarsi o di rinviare la conversazione. Ma c’è un terzo aspetto. Continuo a parlarci anche se non sto bene in quel contesto. È ovvio che questo aspetto influisce nella conversazione, in qualche modo la irrigidisce, non favorisce un’apertura e una vera comprensione dell’altro. Questo per dire come è importante la scelta del contesto e la comprensione e la valutazione del contesto in cui siamo. Se siete voi che stimolate una conversazione e avete bisogno di parlare con il collega la domanda che vi dovete porre è? ho creato le condizioni per il collega e me stesso per una buona comunicazione o comunque rispetto ai miei obiettivi? Contesto può essere inteso anche come setting. Sia un setting fisico per cui disposizione di sedie in aula, in ufficio, e vai avanti con il discorso della prossemica. Il modo in cui ci collochiamo nello spazio e regoliamo le nostre distanze rispetto agli altri e all’ambiente. nelle relazioni di tutti i giorni le distanze che stabiliamo sono un preciso indice della nostra situazione sociale, del nostro sesso, del tipo di rapporto che stiamo intrattenendo, del nostro disagio o della nostra soddisfazione, ecc. Che ci sia o meno consapevolezza questo crea uno stato d’animo. Ora io parlo da questa posizione, potrei mettermi dietro il tavolo, spingermi più avanti fino al punto di darti fastidio. E questo determina il tipo di comunicazione che io ho con te. Questo darti fastidio o metterti in condizione di confort ha dei riflessi importanti nella comunicazione. Proviamo a pensare alla mia prossemica. Dal primo giorno ad oggi. E cambiata? Oggi è più confidenziale rispetto al primo giorno? un progressivo avvicinamento e superamento delle resistenze e della paura di "invadere" lo spazio personale altrui Lo riprendiamo più tardi agganciandolo al linguaggio non verbale. Quello di cui volevo parlarvi rispetto al contesto e al setting è questo. Esiste anche un setting sociale-psicologico dove la conversazione avviene tra noi rls e lavoratore, rspp, dirigente o altre figure che già di per se hanno dei presupposti. In questo caso i ruoli contribuiscono a determinare un setting non propriamente fisico. Per esempio. Noi siamo qui oggi e al di la della composizione dell’aula io so che oggi siamo noi che abbiamo il timone in mano. Io sono da questa parte e ho la responsabilità di arrivare a quegli obiettivi che abbiamo visto all’inizio. Diciamo così sono io che ho cominciato la conversazione. In qualche modo noi stiamo veleggiamo assieme nella stessa barca e abbiamo stabilito, senza che ce ne fosse il bisogno di esternarlo, di avere/ricoprire dei ruoli. Io sono dalla parte di qua e ho delle aspettative nei vostri confronti e viceversa. Un aspetto importante da valutare nei comportamenti all’interno di un’organizzazione è il fatto che il ruolo determina un setting. Allora il punto su cui riflettere è: abbiamo parlato di questo setting d’aula relativo ai ruoli e abbiamo detto che non ci è servito confrontarci su questo, per determinare le nostre aspettative di un comportamento. Il punto è proprio questo non abbiamo avuto il bisogno di confrontarci., Forse la situazione c’e’ ben nota, da quando eravamo piccolini frequentiamo aule, questo vale per quando fate sportello, quando un poliziotto ci fa una multa… Ma spostiamo l’attenzione sul vostro ruolo RLS. Come ci vedono gli altri, che aspettative hanno nei miei confronti e viceversa, cosa si aspettano da me. Che setting si viene a creare quando parlo con un lavoratore, dirigente, rspp…. Ora voi state approcciando al vostro nuovo incarico e di scontato c’è ben poco. Tutto questo per dirvi che c’è ancora questo aspetto da valutare per quanto riguarda il contesto. Concludiamo tornando al discorso fatto nei corridoi. Io sono l’RLS e se credo che il contesto dove stiamo conversando non sia adeguato devo trovare le parole giuste per comunicartelo. Possiamo dire che la comunicazione ha un aspetto di contenuto e uno di relazione. Cosa dico e come lo dico. Tra l’emittente e il ricevente avviene una transazione, questa può essere di tipo verbale o non verbale. Ad ogni transazione corrisponde un bisogno. Può essere un bisogno di informazione ma può essere anche un bisogno per esempio di riconoscimento che comprende delle forze biologiche, psicologiche e sociali. Per questo vengono definiti nell’analisi transazionale tre stati dell’IO. Possiamo dire che lo stato dell’IO può essere definito come un insieme di sentimenti che genera un comportamento coerente. Esempio……. Stati che ricordano le figure genitoriali GENITORE. Tutti coloro che, per rapporto di parentela, per autorità o anzianità, hanno esercitato un’influenza importante negli anni formativi della coscienza. A volte ci ritroviamo ad avere delle somiglianze con i comportamenti, parole e frasi dette della mamma e papà, anche se al tempo nono abbiamo gradito le cose che facevano o dicevano. il genitore ha principalmente due funzioni, in primo luogo ci consente di agire efficacemente come padri e madri e in secondo luogo assicura l’automaticità delle reazioni (è così che si fa…..con notevole risparmio di energia). Il GA è la parte che si prende cura di…., la parte materna comprensiva, ci comunica quali comportamenti sono adeguati e quali no. È diverso dire cammina più lentamente e sarà meno pericoloso da non correre. (tu sei OK). Il GA fornisce aiuto e comprensione al momento giusto a chi ne ha bisogno e lo desidera, ma può essere anche iperprotettivo facendo le cose al posto di chi dovrebbe farlo “lo faccio io al posto tuo”. Il GN norme, giudizi sui valori sia + che -, è una parte severa che da ordini e regole. Tende ad inviare messaggi di non fare (Tu non sei OK). Il GN insegna, fissa regole, mantiene le tradizioni, in modo forte e deciso, protegge e promuove (non fare così) (smetta di fumere perché le fa male) – svalutazione dell’altro, esagera, sarcasmo, sei sempre il solito, ma perché fai sempre così’ Stati rivolti alla valutazione obiettiva della realtà ADULTO, è necessario per la sopravvivenza, valuta dati, osserva, calcola probabilità, impara dai successi, dai contrattempi e dalle soddisfazioni (attraversamento strada… da una soddisfazione), l’adulto regola le attività degli altri due stati e media tra i due. Autonomo, indipendente, logico, adeguato al qui ed ora, registra, verifica, elabora. Si mette in gioco considerando tutte le nostre caratteristiche e potenzialità. Si forma dal primo anno in poi. Stati che ricordano la prima infanzia BAMBINO. E soprattutto le emozioni della prima infanzia, la soddisfazione dei bisogni primari. È come se nel nostro stato BAMBINO avessimo registrato i sentimenti relativi alle parole ai, alle emozione di aver soddisfatto o meno un bisogno. Risiedono l’intuizione, la creatività , lo spontaneo impulso ad agire…. e la capacità di godere, invidia, gelosie, curiosità, impulso ad agire. Il BA ho un’adattamento alle norme e questo perché abbiamo bisogno di trovare un armonia che chi impone la norma. Il BA acquisisce velocemente comportamenti, può mettere delle grosse barriere prima di fare una cosa “non sono capace” “non riuscirai a farmelo fare”. Il BL è un’espressione libera, non è vincolata da leggi e quindi esprime spontaneità, voglia di divertirsi. Il BL si esprime liberamente e mette in corcolo energia “ho un’idea per domenica”, può distaccarsi dalla realtà “facciamo una corsa….” Non useremo maturo, infantile Tutti e tre gli aspetti hanno diritto alla stessa considerazione ed hanno un legittimo posto in una esistenza. Spiega un po’ meglio la normalità di questi tre stati. Perché questo ragionamento rispetto alla slide relativa la processo comunicativo? Abbiamo un emittente un ricevente, una parte un po più “tecnica” (codice, decodifica, mezzi), una percezione, e un feedback. Bene ad ogni transazione, ad ogni singolo scambio comunicativo corrisponde uno stato dell’IO. Può essere curioso capire quale stato dell’IO esprimiamo durante una o più transazioni. Abbiamo detto che questo sono mobili, ognuno di noi può avere uno stato dell’IO più pronunciato dell’altro che si manifesta con maggiore intensità rispetto agli altri due. Valutare il grado delle relazioni-transizioni secondo questo punto di vista può aiutarci nell’analisi dei sistemi organizzativi (una famiglia è un’organizzazione?). Ci dice qualcosa sula relazione. La qualità del messaggio transazionale può essere di tipo sociale, relativo al contenuto verbale e di tipo psicologico relativo al linguaggio non verbale (mimiche del volto, gesti, posture, tonalità vocali) Le transizioni più semplici sono quelle provocate dagli …….. Adulti.> disegno – un chirurgo porge la mano e gli viene passato un bisturi delle giusta dimensione, viene calcolato il punto esatto dove passarlo, il peso, la velocità della mano ecc…, un bambino con la febbre chiede un bicchier d’acqua e la mamma glielo porta (bisogno fisico). Sono chiamate transazioni complementari, perfette, non generano nessun problema. Tipo I A-A, tipo II B-G. È chiaro che le transazioni si succedono a catena e che ogni reazioni diventa a sua volta stimolo. Fiche sono complementari non importo che due persone siano occupate a lamentarsi di come va il mondo (B-B) o a risolvere un problema (A-A) o a giocare (B-A). La comunicazione si interrompe quando si verifica una transazione incrociata. Questa è la più comune ed è quella che ha sempre provocato la maggior parte delle difficoltà sociali, nella vita coniugale, amicizia, lavoro. Di tipo I (A-(A)-B-G), es. come mai non hai messo apposto la stanza? Sono stato impegnato con lo studio fino a tardi. Sei sempre che mi riprendi, sembri mio padre; es. più tardi vedremo di capire cosa non ha funzionato in questa manovra di sicurezza - va bene, vorrei capirlo anche io; mi stai sempre a criticare e a dire quello che non va bene. Per favore sai dov’è il telecomando? È sul tavolo – te la prendi sempre con me. Di tipo II, per favore sai dov’è il telecomando? Perché non badi dove metti le cose? Non sei più un bambino. Allora abbiamo detto che finche le transazioni sono complementari non ci sono problemi, poi se ci sono delle transazioni incrociate la comunicazione si inclina e ci vorrà del tempo per ristabilire o meglio allineare i vettori. Ne esistono di molti tipi, vedi tutte le possibilità. Quello che ci interessa è aggiungere a questo schema iniziale queste informazioni e cercare di stabilire sempre delle transazioni complementari. È divertente a volte effettuare una autosservazione o rielaborare un’esperienza prendendo in considerazione questi aspetti. Neanche a dirlo che gli RLS devono prediligere la transazione complementare. Esistono poi transazioni più complesse dette transazioni ulteriori che comportano l’attivazione di più di due stati dell’io. Per es. i commessi viaggiatori. Questo sarebbe il migliore ma lei non se lo può permettere. E invece lo prendo (vedi schema). Il commesso fa due affermazioni obiettive (adulto). Apparentemente sono entrambe rivolte all’adulto della casalinga che può rispondere è verò ha ragione su entrambi i punti. Ma c’e’ un livello psicologico attivato dal commesso viaggiatore che è quello del bambino, che lavora come abbiamo visto prima sull’istinto sull’impulsività e quindi ti faccio vedere io …….. Questa apparentemente è una transazione angolare. Transazione duplice: Tutto questo per dire che l’EMITTENTE deve porre grande attenzione a come imposta il messaggio in quanto la risposta viene sintonizzata rispetto a questo. CODICE Verbale, non verbale, paraverbale DECODIFICA (interpretazione) FEED BACK Risultato della comunicazione SiRVeSS

22 IL PROCESSO DI COMUNICAZIONE
Nella comunicazione bidirezionale c’è la possibilità di verificare subito la corretta percezione e decodificazione del messaggio emesso (feed-back) Si rischiano meno malintesi perché si può subito approfondire quanto c’è di non chiaro E’ però un tipo di comunicazione meno rapida, perché la nostra componente emotiva è più stimolata e perché c’è più possibilità di conflitti SiRVeSS

23 la comprensione di un messaggio
Che cosa determina la comprensione di un messaggio Approfondiamo il tema della comunicazione verbale e non verbale. Per verbale si intende il significato letterale delle parole che pronunciamo con la forma logica del linguaggio; e per non verbale si intendono la voce (tono, volume, velocità, ritmo, pause) ed il linguaggio del corpo. Come abbiamo accennato nel commento ai filmati precedenti, ogni comportamento, anche il silenzio verbale, è una comunicazione e , come tale, ci rivela gli stati d’animo del nostro interlocutore. Ad esempio: arrossire in viso mentre si sta in silenzio può significare disagio, incrociare le braccia può significare chiusura nei confronti dell'interlocutore, un sorriso dice “sono contento”, dita che tamburellano nervosamente e sospiri profondi dicono “ho fretta, vai avanti ”, il Cliente che si dichiara interessato mentre si allontana col busto e incrocia le braccia in realtà comunica timore o disinteresse. I mini comportamenti (movimento degli occhi, cambiamento del colore della pelle, modificazioni del respiro, della mimica) danno informazioni importanti sulla persona. Ad esempio, abbassare spesso lo sguardo può significare timidezza o disagio rispetto al contenuto della comunicazione. Numerosi studi scientifici assegnano maggiore importanza alla Comunicazione non verbale perché si ritiene che abbia la parte preponderante nella comprensione di un messaggio. Infatti le componenti costitutive che determinano la comprensione di un messaggio vengono così suddivise: 7 % verbale (contenuto logico-linguistico del messaggio) 38 % vocale - definito anche paraverbale - (tono, volume, velocità, ritmo, pause) 55 % linguaggio del corpo (movimenti, posture, gestualità, espressioni facciali) SiRVeSS

24 COMPORTAMENTO SPAZIALE (prossemica)
uso dello spazio distanza interpersonale orientamento COMPORTAMENTO MOTORIO/GESTUALE (cinesica) LA COMUNICAZIONE NON VERBALE postura contatto corporeo gesticolazione gesti illustratori sguardo comportamento mimico del volto ASPETTI NON VERBALI DELLA PAROLA tono, velocità, ritmo rumori emozionali ASPETTO ESTERIORE abbigliamento trucco SiRVeSS

25 CODIFICA E DECODIFICA Il processo di decodifica si svolge in due fasi: - percezione del messaggio - interpretazione del messaggio SiRVeSS

26 CULTURALE FISIOLOGICO EMOTIVO REALTÀ ESTERNA FILTRI DELLA PERCEZIONE
SiRVeSS

27 condizionato dall’esperienza
Conta ciò che viene ricevuto Non conta quello che viene trasmesso, ma quello che viene ricevuto Quello che si percepisce è automatico inconsapevole condizionato dall’esperienza SiRVeSS

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34 = DISTORCE = SELEZIONA = ORGANIZZA
FUNZIONAMENTO DELLA PERCEZIONE = DISTORCE = SELEZIONA = ORGANIZZA Gli stimoli non sono registrati esattamente come sono nella realtà Tendenza a recepire ciò che è considerato utile, piacevole o in accordo con le opinioni del ricevente Completa in una forma le informazioni che riceve creando un significato che supera il contenuto degli stimoli SiRVeSS

35 Siamo condizionati dall’esperienza e
FUNZIONAMENTO DELLA PERCEZIONE EFFETTO ALONE FILTRO Tendiamo a completare una immagine Siamo condizionati dall’esperienza e dalle conoscenze SiRVeSS

36 IL PROCESSO COMUNICATIVO Comunicazione bidirezioale
MESSAGGIO (indizio) CONTESTO Mezzi (Corpo, voce, parole) CODIFICA (percezione) Emittente Ricevente Conscio o inconscio Obiettivo Il contesto: cosa intendiamo per contesto? Fai rispondere. Possiamo dire un luogo dove si svolge la comunicazione. Un ufficio, un aula, sala riunioni, alla macchinetta del caffè o corridoi, in macchina, in treno. Ma rimaniamo nella nostra organizzazione e per esempio ci ferma un collega a parlare nei corridoi di un problema di microclima nel suo ufficio. La domanda che dobbiamo farci è: questo contesto che lui ha scelto è confortevole per me, ci mette in condizione di avere una buona comunicazione? Mi sento tranquillo a parlare apertamente anche se ci sono altre persone che innavertitamente ascoltano? Cosa facciamo allora? Lascia rispondere. Risposta probabile: continuo a parlare perché non mi crea problemi, gli chiedo gentilmente di spostarsi o di rinviare la conversazione. Ma c’è un terzo aspetto. Continuo a parlarci anche se non sto bene in quel contesto. È ovvio che questo aspetto influisce nella conversazione, in qualche modo la irrigidisce, non favorisce un’apertura e una vera comprensione dell’altro. Questo per dire come è importante la scelta del contesto e la comprensione e la valutazione del contesto in cui siamo. Se siete voi che stimolate una conversazione e avete bisogno di parlare con il collega la domanda che vi dovete porre è? ho creato le condizioni per il collega e me stesso per una buona comunicazione o comunque rispetto ai miei obiettivi? Contesto può essere inteso anche come setting. Sia un setting fisico per cui disposizione di sedie in aula, in ufficio, e vai avanti con il discorso della prossemica. Il modo in cui ci collochiamo nello spazio e regoliamo le nostre distanze rispetto agli altri e all’ambiente. nelle relazioni di tutti i giorni le distanze che stabiliamo sono un preciso indice della nostra situazione sociale, del nostro sesso, del tipo di rapporto che stiamo intrattenendo, del nostro disagio o della nostra soddisfazione, ecc. Che ci sia o meno consapevolezza questo crea uno stato d’animo. Ora io parlo da questa posizione, potrei mettermi dietro il tavolo, spingermi più avanti fino al punto di darti fastidio. E questo determina il tipo di comunicazione che io ho con te. Questo darti fastidio o metterti in condizione di confort ha dei riflessi importanti nella comunicazione. Proviamo a pensare alla mia prossemica. Dal primo giorno ad oggi. E cambiata? Oggi è più confidenziale rispetto al primo giorno? un progressivo avvicinamento e superamento delle resistenze e della paura di "invadere" lo spazio personale altrui Lo riprendiamo più tardi agganciandolo al linguaggio non verbale. Quello di cui volevo parlarvi rispetto al contesto e al setting è questo. Esiste anche un setting sociale-psicologico dove la conversazione avviene tra noi rls e lavoratore, rspp, dirigente o altre figure che già di per se hanno dei presupposti. In questo caso i ruoli contribuiscono a determinare un setting non propriamente fisico. Per esempio. Noi siamo qui oggi e al di la della composizione dell’aula io so che oggi siamo noi che abbiamo il timone in mano. Io sono da questa parte e ho la responsabilità di arrivare a quegli obiettivi che abbiamo visto all’inizio. Diciamo così sono io che ho cominciato la conversazione. In qualche modo noi stiamo veleggiamo assieme nella stessa barca e abbiamo stabilito, senza che ce ne fosse il bisogno di esternarlo, di avere/ricoprire dei ruoli. Io sono dalla parte di qua e ho delle aspettative nei vostri confronti e viceversa. Un aspetto importante da valutare nei comportamenti all’interno di un’organizzazione è il fatto che il ruolo determina un setting. Allora il punto su cui riflettere è: abbiamo parlato di questo setting d’aula relativo ai ruoli e abbiamo detto che non ci è servito confrontarci su questo, per determinare le nostre aspettative di un comportamento. Il punto è proprio questo non abbiamo avuto il bisogno di confrontarci., Forse la situazione c’e’ ben nota, da quando eravamo piccolini frequentiamo aule, questo vale per quando fate sportello, quando un poliziotto ci fa una multa… Ma spostiamo l’attenzione sul vostro ruolo RLS. Come ci vedono gli altri, che aspettative hanno nei miei confronti e viceversa, cosa si aspettano da me. Che setting si viene a creare quando parlo con un lavoratore, dirigente, rspp…. Ora voi state approcciando al vostro nuovo incarico e di scontato c’è ben poco. Tutto questo per dirvi che c’è ancora questo aspetto da valutare per quanto riguarda il contesto. Concludiamo tornando al discorso fatto nei corridoi. Io sono l’RLS e se credo che il contesto dove stiamo conversando non sia adeguato devo trovare le parole giuste per comunicartelo. Possiamo dire che la comunicazione ha un aspetto di contenuto e uno di relazione. Cosa dico e come lo dico. Tra l’emittente e il ricevente avviene una transazione, questa può essere di tipo verbale o non verbale. Ad ogni transazione corrisponde un bisogno. Può essere un bisogno di informazione ma può essere anche un bisogno per esempio di riconoscimento che comprende delle forze biologiche, psicologiche e sociali. Per questo vengono definiti nell’analisi transazionale tre stati dell’IO. Possiamo dire che lo stato dell’IO può essere definito come un insieme di sentimenti che genera un comportamento coerente. Esempio……. Stati che ricordano le figure genitoriali GENITORE. Tutti coloro che, per rapporto di parentela, per autorità o anzianità, hanno esercitato un’influenza importante negli anni formativi della coscienza. A volte ci ritroviamo ad avere delle somiglianze con i comportamenti, parole e frasi dette della mamma e papà, anche se al tempo nono abbiamo gradito le cose che facevano o dicevano. il genitore ha principalmente due funzioni, in primo luogo ci consente di agire efficacemente come padri e madri e in secondo luogo assicura l’automaticità delle reazioni (è così che si fa…..con notevole risparmio di energia). Il GA è la parte che si prende cura di…., la parte materna comprensiva, ci comunica quali comportamenti sono adeguati e quali no. È diverso dire cammina più lentamente e sarà meno pericoloso da non correre. (tu sei OK). Il GA fornisce aiuto e comprensione al momento giusto a chi ne ha bisogno e lo desidera, ma può essere anche iperprotettivo facendo le cose al posto di chi dovrebbe farlo “lo faccio io al posto tuo”. Il GN norme, giudizi sui valori sia + che -, è una parte severa che da ordini e regole. Tende ad inviare messaggi di non fare (Tu non sei OK). Il GN insegna, fissa regole, mantiene le tradizioni, in modo forte e deciso, protegge e promuove (non fare così) (smetta di fumere perché le fa male) – svalutazione dell’altro, esagera, sarcasmo, sei sempre il solito, ma perché fai sempre così’ Stati rivolti alla valutazione obiettiva della realtà ADULTO, è necessario per la sopravvivenza, valuta dati, osserva, calcola probabilità, impara dai successi, dai contrattempi e dalle soddisfazioni (attraversamento strada… da una soddisfazione), l’adulto regola le attività degli altri due stati e media tra i due. Autonomo, indipendente, logico, adeguato al qui ed ora, registra, verifica, elabora. Si mette in gioco considerando tutte le nostre caratteristiche e potenzialità. Si forma dal primo anno in poi. Stati che ricordano la prima infanzia BAMBINO. E soprattutto le emozioni della prima infanzia, la soddisfazione dei bisogni primari. È come se nel nostro stato BAMBINO avessimo registrato i sentimenti relativi alle parole ai, alle emozione di aver soddisfatto o meno un bisogno. Risiedono l’intuizione, la creatività , lo spontaneo impulso ad agire…. e la capacità di godere, invidia, gelosie, curiosità, impulso ad agire. Il BA ho un’adattamento alle norme e questo perché abbiamo bisogno di trovare un armonia che chi impone la norma. Il BA acquisisce velocemente comportamenti, può mettere delle grosse barriere prima di fare una cosa “non sono capace” “non riuscirai a farmelo fare”. Il BL è un’espressione libera, non è vincolata da leggi e quindi esprime spontaneità, voglia di divertirsi. Il BL si esprime liberamente e mette in corcolo energia “ho un’idea per domenica”, può distaccarsi dalla realtà “facciamo una corsa….” Non useremo maturo, infantile Tutti e tre gli aspetti hanno diritto alla stessa considerazione ed hanno un legittimo posto in una esistenza. Spiega un po’ meglio la normalità di questi tre stati. Perché questo ragionamento rispetto alla slide relativa la processo comunicativo? Abbiamo un emittente un ricevente, una parte un po più “tecnica” (codice, decodifica, mezzi), una percezione, e un feedback. Bene ad ogni transazione, ad ogni singolo scambio comunicativo corrisponde uno stato dell’IO. Può essere curioso capire quale stato dell’IO esprimiamo durante una o più transazioni. Abbiamo detto che questo sono mobili, ognuno di noi può avere uno stato dell’IO più pronunciato dell’altro che si manifesta con maggiore intensità rispetto agli altri due. Valutare il grado delle relazioni-transizioni secondo questo punto di vista può aiutarci nell’analisi dei sistemi organizzativi (una famiglia è un’organizzazione?). Ci dice qualcosa sula relazione. La qualità del messaggio transazionale può essere di tipo sociale, relativo al contenuto verbale e di tipo psicologico relativo al linguaggio non verbale (mimiche del volto, gesti, posture, tonalità vocali) Le transizioni più semplici sono quelle provocate dagli …….. Adulti.> disegno – un chirurgo porge la mano e gli viene passato un bisturi delle giusta dimensione, viene calcolato il punto esatto dove passarlo, il peso, la velocità della mano ecc…, un bambino con la febbre chiede un bicchier d’acqua e la mamma glielo porta (bisogno fisico). Sono chiamate transazioni complementari, perfette, non generano nessun problema. Tipo I A-A, tipo II B-G. È chiaro che le transazioni si succedono a catena e che ogni reazioni diventa a sua volta stimolo. Fiche sono complementari non importo che due persone siano occupate a lamentarsi di come va il mondo (B-B) o a risolvere un problema (A-A) o a giocare (B-A). La comunicazione si interrompe quando si verifica una transazione incrociata. Questa è la più comune ed è quella che ha sempre provocato la maggior parte delle difficoltà sociali, nella vita coniugale, amicizia, lavoro. Di tipo I (A-(A)-B-G), es. come mai non hai messo apposto la stanza? Sono stato impegnato con lo studio fino a tardi. Sei sempre che mi riprendi, sembri mio padre; es. più tardi vedremo di capire cosa non ha funzionato in questa manovra di sicurezza - va bene, vorrei capirlo anche io; mi stai sempre a criticare e a dire quello che non va bene. Per favore sai dov’è il telecomando? È sul tavolo – te la prendi sempre con me. Di tipo II, per favore sai dov’è il telecomando? Perché non badi dove metti le cose? Non sei più un bambino. Allora abbiamo detto che finche le transazioni sono complementari non ci sono problemi, poi se ci sono delle transazioni incrociate la comunicazione si inclina e ci vorrà del tempo per ristabilire o meglio allineare i vettori. Ne esistono di molti tipi, vedi tutte le possibilità. Quello che ci interessa è aggiungere a questo schema iniziale queste informazioni e cercare di stabilire sempre delle transazioni complementari. È divertente a volte effettuare una autosservazione o rielaborare un’esperienza prendendo in considerazione questi aspetti. Neanche a dirlo che gli RLS devono prediligere la transazione complementare. Esistono poi transazioni più complesse dette transazioni ulteriori che comportano l’attivazione di più di due stati dell’io. Per es. i commessi viaggiatori. Questo sarebbe il migliore ma lei non se lo può permettere. E invece lo prendo (vedi schema). Il commesso fa due affermazioni obiettive (adulto). Apparentemente sono entrambe rivolte all’adulto della casalinga che può rispondere è verò ha ragione su entrambi i punti. Ma c’e’ un livello psicologico attivato dal commesso viaggiatore che è quello del bambino, che lavora come abbiamo visto prima sull’istinto sull’impulsività e quindi ti faccio vedere io …….. Questa apparentemente è una transazione angolare. Transazione duplice: Tutto questo per dire che l’EMITTENTE deve porre grande attenzione a come imposta il messaggio in quanto la risposta viene sintonizzata rispetto a questo. CODICE Verbale, non verbale, paraverbale DECODIFICA (interpretazione) FEED BACK Risultato della comunicazione SiRVeSS

37 Semplici regole per una comunicazione efficace
ASCOLTO ATTIVO (ascoltare è un processo mentale più sofisticato di sentire) Accogliere informazioni, sospendendo il giudizio Accertarsi di aver capito L’attenzione facilita e incoraggia la comunicazione continua Adeguare il messaggio alle caratteristiche di chi ascolta Intervenire con osservazioni limitate Prestare molta attenzione ai “messaggi di ritorno” SiRVeSS

38 e protezione dai rischi
Riunione periodica di prevenzione e protezione dai rischi Almeno 1 volta all’anno (art. 35 D.Lgs. 81/08) + in occasione di significative variazioni dei rischi (anche su richiesta del RLS) QUANDO Datore di lavoro o suo rappresentante RSPP MC RLS CHI verbale COSA DVR Idoneità DPI Programmi in-formazione

39 e protezione dai rischi
Riunione periodica di prevenzione e protezione dai rischi Informare / presentare Coinvolgere / condividere Risolvere un problema / migliorare OBIETTIVI


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