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PubblicatoBrizio Barbato Modificato 11 anni fa
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I genitori di fronte alla disabilità La collaborazione con la scuola
Università degli studi di Messina SISSIS – Scuola Interuniversitaria Siciliana di Specializzazione per l’Insegnamento Secondario prof.ssa Loredana Benedetto Il contesto familiare I genitori di fronte alla disabilità La collaborazione con la scuola
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Famiglia Fattori contestuali: Relazioni e sostegno sociale ICF (2001)
“(…) le persone che forniscono concreto sostegno fisico o emotivo, nutrimento, protezione, assistenza, e riguarda anche le relazioni con altre persone, nella loro abitazione, nel luogo di lavoro, a scuola, nel gioco, o in altri aspetti delle loro attività quotidiane Famiglia
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Legge n.104/92 Art. 5: DIRITTI DELLA PERSONA HANDICAPPATA (…)
d) Assicurare alla famiglia un’informazione di carattere sanitario e sociale per facilitare la comprensione dell’evento, anche in relazione alla possibilità di recupero e integrazione sociale e) Assicurare la collaborazione della famiglia nell’attuazione degli interventi socio-sanitari h) Garantire sostegno psicologico e psicopedagogico
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Legge n.104/92 Art. 6: PREVENZIONE E DIAGNOSI PRECOCE
nel quadro della programmazione sanitaria Art. 7: CURA E RIABILITAZIONE Mediante l’integrazione di programmi sanitari e sociali, con il coinvolgimento della famiglia e della comunità.
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Legge n.104/92 Art. 12: DIRITTO ALLO STUDIO E ALL’ISTRUZIONE (…)
5. Elaborazione del Profilo Dinamico Funzionale (PDF) e del Piano Educativo Individualizzato (PEI) cui partecipano congiuntamente gli operatori sanitari e scolastici in collaborazione con la famiglia 6. Valutazione da parte degli operatori sanitari, scolastici e della famiglia degli effetti dei diversi interventi e dell’influenza dell’ambiente scolastico.
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La famiglia del disabile
La sofferenza emotiva per la diagnosi Le transizioni evolutive e le crisi Il ruolo genitoriale Il coinvolgimento nelle attività rieducative Le modificazioni nel sistema familiare: stress, adattamento coniugale, supporto percepito, relazioni fraterne Fonte: L. Benedetto, Handicap e famiglia: i contributi della psicologia dell’educazione.“Prospettiva EP”, 1997, 3,
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Qualità delle relazioni educative
Supporto sociale Temperamento Gravità dei sintomi/del ritardo Richieste Iperattività/ Aggressività Rinforzi al genitore Personalità Relazione coniugale Caratteristiche del genitore Stress Caratteristiche del figlio Senso di competenza Restrizione di ruolo Salute del genitore Qualità delle relazioni educative Adattato da Abidin (1990)
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Gravità della diagnosi e prognosi di sviluppo
Come immagino il futuro di mio figlio? “Mi hanno detto che una ragazza Down è diventata maestra” “Vi sono ragazzi disabili che fanno gli attori. L’ho visto in televisione” “Mi ricordo un bambino Down, era un disastro: sbavava, diceva poche parole confuse, rideva sempre” “E’ vero che chi ha la sindrome di Down muore giovane?” (cit. in Vianello, 1999)
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Interventi di supporto psico-educativo
Obiettivi: Aumentare nei genitori le conoscenze sull’handicap e sui principali temi educativi Migliorare la capacità di analisi dei problemi familiari Realizzare a casa attività educative per promuovere lo sviluppo del figlio e limitare i rischi di ritardo Promuovere la competenza educativa del genitore Riconoscere le emozioni, gestire lo stress
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Sviluppare la collaborazione scuola-famiglia
Implica: Complementarietà di ruoli Concordanza di obiettivi Spazi/tempi per la comunicazione
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Famiglia Scuola Rapporto paritetico Integrazione di competenze
Storia del disturbo Terapie/ soluzioni adottate Problemi quotidiani (routine) Obiettivi di sviluppo Carriera scolastica Risorse per l’integrazione (insegnanti) Problemi sociali/di apprendimento Obiettivi educativi Integrazione di competenze
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Concordanza di obiettivi
Cosa i genitori ritengono prioritario (es. obiettivi cognitivi/sociali, indipendenza/sicurezza)? Visioni discrepanti sulla gravità dei problemi Accordo sulla decisione di ricorrere alla consulenza (segnalazione certificazione ai sensi l. 104/92) Attribuzione delle difficoltà del figlio (es. inadeguatezza della didattica, problemi relazionali/emotivi) Quali aspettative nutrono sulla possibilità di usufruire di interventi individualizzati Chi si occupa delle comunicazioni con la scuola Chi segue l’alunno nei compiti a casa. C’è accordo tra i genitori?
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Effetti positivi dello svolgimento dei compiti a casa
Rendimento e apprendimento Migliore acquisizione e conoscenza Arricchimento del curriculo Effetti scolastici a lungo termine Miglioramento delle abitudini e abilità di studio Desiderio di apprendere al di fuori della scuola (es. ricerche, lettura) Effetti extrascolastici Maggiore capacità di autogestione Migliore organizzazione del proprio tempo Maggiore curiosità a conoscere Maggiore indipendenza nella risoluzione dei problemi
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Effetti negativi Saturazione
Perdita di interesse verso il materiale scolastico Affaticamento fisico ed emotivo Impedimento all’accesso alle attività ricreative Interferenza dei genitori Pressione per il completamento dei compiti Aspettative di conseguimento di buoni risultati a scuola Confusione dei metodi didattici Imbroglio Copiatura dei compiti da altri Aiuto che va al di là del semplice insegnamento [Fonte: Cooper, Homework, 1989, trad. it. 1995]
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EFFICACIA DEI COMPITI A CASA
AMBIENTE DOMESTICO Organizzazione delle routine Tranquillità, luce, spazio Materiali didattici Atteggiamento genitoriale verso la scuola CARATTERISTICHE DEI COMPITI Quantità Grado di individualizzazione Chiarezza delle consegne Legami con l’insegnamento in classe Aspetti motivanti No ai compiti “in più” come punizione!!
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Spazi/tempi della comunicazione
Dove avvengono i colloqui (in corridoio, davanti alla porta della classe, ecc) In una stanza apposita? In piedi? Era un ambiente riservato? Potevano entrare altre persone? Quanto dura un colloquio (pochi minuti, o più di 20?) Quanto ha parlato il genitore? Quante informazioni l’insegnante ha chiesto e ricevuto?
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… la maggior parte dei colloqui: (Vianello, 1999)
Si svolge in piedi e non seduti Davanti alla porta della classe o in corridoio Sono occasionali e non ufficiali La stanza spesso non è confortevole e predisposta per un colloquio Durano meno di 5 minuti L’insegnante è disponibile ad ascoltare all’inizio, poi parla quasi sempre lui/lei
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