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PubblicatoTiziano Capelli Modificato 11 anni fa
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II MODULO LA RELAZIONE CON L’ADULTO COME CONTESTO DI SOCIALIZZAZIONE PRIMARIA E FAMILIARE LA RELAZIONE CON L’ADULTO COME CONTESTO DI SOCIALIZZAZIONE PRIMARIA E FAMILIARE
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V modulo: la relazione con l’adulto
Nel contesto della relazione con l’adulto, lo sviluppo sociale, la competenza sociale e la socializzazione costituiscono la risultante dell’intreccio di tre diversi tipi di fattori: Fattori individuali Fattori relazionali Fattori socio-culturali Ciò significa che ogni individuo costruisce il proprio percorso di socializzazione sulla base delle proprie caratteristiche individuali, della relazione con l’adulto e della cultura in cui è inserito.
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FATTORI INDIVIDUALI CARATTERISTICHE INNATE (sia specie-specifiche, sia proprie): Tratti somatici Abilità sociali di base Sistema di segnalazione Competenze emotive di base Temperamento (2) STORIA INDIVIDUALE: Condizione alla nascita Esiti dei processi di socializzazione Eventi intercorrenti
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FATTORI RELAZIONALI COSTRUZIONE DEL LEGAME DI ATTACCAMENTO STILE DI ATTACCAMENTO STILI PARENTALI (EDUCATIVI E ACCUDITIVI) Tali fattori relazionali sono a loro volta intrecciati con le variabili culturali e individuali: cioè lo stile con cui l’adulto costruisce una relazione con il piccolo e con cui agisce nei suoi confronti dipende dalla cultura di appartenenza, oltre che dalle caratteristiche individuali dell’adulto e del bambino.
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IL LEGAME DI ATTACCAMENTO La costruzione del legame di attaccamento è un esempio di socializzazione primaria, la cui componente è di tipo affettivo, e che si attua prevalentemente nel contesto familiare. Attaccamento: legame affettivo molto intenso che si stabilisce nei primi anni di vita con una o più persone significative, la cui presenza rassicura nei momenti di tensione emotiva e procura un senso di benessere, di piacere e di gioia nelle diverse situazioni della vita quotidiana.
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MODELLI DI STUDIO DELL’ATTACCAMENTO PSICODINAMICO: attaccamento come conseguenza del soddisfacimento delle pulsioni (motivazione secondaria). MODELLO DEL “SOCIAL LEARNING”: attaccamento come prodotto di rinforzo e imitazione (motivazione secondaria). ETOLOGICO: attaccamento come legame biologico, con funzione adattiva (motivazione primaria). In questo ambito si colloca la teoria di Bowlby, studioso di orientamento psicoanalitico, che riprende dall’etologia i concetti di “imprinting” e “schema fisso d’azione”, dalla cibernetica il concetto di “sistema” e dalla psicoanalisi l’attenzione per la relazione madre/bambino.
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TEORIA DI BOWLBY (1969, 1973, 1979, 1980) L’attaccamento è un sistema di tipo cibernetico che si costruisce nella relazione tra il piccolo e un solo adulto (monotropia), e che si attiva in particolari condizioni, sia endogene sia esogene. Si manifesta attraverso comportamenti caratteristici (di segnalazione e di avvicinamento). Si sviluppa nella prima infanzia, ma rimane attivo per tutta la vita, costituendo il modello delle successive relazioni. Si costruisce parallelamente ad altri sistemi con cui interagisce: il sistema esplorativo e il sistema simbolico dei Modelli Operativi Interni. I MOI, o IWM, rappresentazioni simboliche del legame di attaccamento, costituiscono un modello di riferimento per le successive relazioni con il mondo. Esiste un periodo “sensibile”, seppure non “critico” per la formazione del legame.
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COSTRUZIONE ED EVOLUZIONE DEL LEGAME DI ATTACCAMENTO Avviene attraverso il passaggio da una fase di continua ricerca del contatto fisico con la madre ad una progressiva autonomia del bambino. PREATTACCAMENTO(0-2 mesi): prevalgono i sistemi di segnalazione sociale, che permettono di realizzare il contatto e la vicinanza con un qualsiasi adulto SVILUPPO DELL’ATTACCAMENTO (2-7 mesi): i comportamenti del bambino si rivolgono verso una persona particolare, riconosciuta e preferita rispetto agli altri. Nessuna reazione alla separazione. ATTACCAMENTO VERO E PROPRIO (7-24 mesi): pianto alla separazione dalla figura di riferimento, ricerca attiva di essa, esplorazione in sua presenza. INTERIORIZZAZIONE DELLA RELAZIONE (dai 24 mesi circa): la formazione di MOI consente al bambino di interiorizzare la relazione e di tollerare la separazione, pervenendo ad una prima forma di autonomia e di capacità di “stare solo”. Fattori esogeni o endogeni possono però in qualsiasi momento riattivare il sistema di attaccamento.
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VALUTAZIONE DELL’ATTACCAMENTO STRANGE SITUATION (Ainsworth et al., 1978) Procedura standardizzata di laboratorio, costituita da 8 episodi osservativi che prevedono, secondo combinazioni diverse, la presenza/assenza della madre e di un estraneo. Valuta la reazione del bambino alla separazione e al ricongiungimento. Ha consentito di individuare tre TIPI DI ATTACCAMENTO: Tipo A: attaccamento insicuro-evitante Tipo B: attaccamento sicuro Tipo C: attaccamento insicuro-resistente
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VALUTAZIONE DELL’ATTACCAMENTO ATTACHMENT Q-SORT (Waters e Deane, 1985; Cassibba e D’Odorico, 2000) Procedura descrittiva/osservativa che si basa sull’utilizzo di 90 cartoncini (descrittori di comportamenti). L’osservatore deve : familiarizzare con i cartoncini osservare il bambino per almeno una settimana Descrivere il comportamento del bambino organizzando gli item in 9 gruppi di 10 ciascuno, in modo che dal n.9 al n. 1 i comportamenti siano sempre meno simili al bambino osservato Attribuire un punteggio agli item Confrontare il punteggio ottenuto con i profili di SICUREZZA, INSICUREZZA e SOCIEVOLEZZA, proposti dagli autori.
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VALUTAZIONE DELL’ATTACCAMENTO La Strange Situation è indicata entro i 3 anni. L’Attachment Q-Sort è indicato in età prescolare e oltre (costruendo descrittori comportamentali ad hoc)
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STILI DI ATTACCAMENTO E SVILUPPO SOCIALE EFFETTI A BREVE TERMINE: L’attaccamento sicuro favorisce: l’esplorazione dell’ambiente (Ainswort et al., 1978) lo sviluppo del linguaggio e della capacità simbolica (Meins, 1997) l’approccio sociale (Booth et al, 1994) EFFETTI ALUNGO TERMINE: L’attaccamento sicuro favorisce l’autonomia, la popolarità, l’autostima (Sroufe, 1985; Attili e Vermigli, 1994). L’attaccamento insicuro è correlato a ritiro sociale, ansia sociale, inibizione/timidezza (Rubin e Rose-Krasnor, anni ‘80/’90). Attaccamento e stili di innamoramento (Hazan e Shaver, 1987; Attili, 2004). Attaccamento e stili accuditivi (Quinton e Rutter, 1988).
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CONSIDERAZIONI CRITICHE SULLA TEORIA DI BOWLBY Socializzazione come motivazione primaria (elemento teorico di novità) Osservazione diretta della relazione madre-bambino (elemento di novità) La teoria dell’attaccamento costituisce un vero e proprio paradigma di ricerca (valore euristico della teoria) Legame di attaccamento come prototipo e modello (elemento teorico di continuità) Concetto di “monotropia”: dato non confermato Attaccamento sicuro come universalmente diffuso (aspetto non confermato, che non tiene conto delle differenze transculturali)
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LA VARIABILE CULTURALE: GLI STILI PARENTALI Per stili parentali si intendono le modalità educative e accuditive con cui i genitori svolgono le funzioni genitoriali e, in generale, si rapportano ai propri figli (parenting). Oggi si preferisce parlare di “clima educativo” (Confalonieri e Grazzani, 2006) Gli stili parentali sono influenzati dalle caratteristiche del bambino e del genitore, dalle credenze genitoriali e dai modelli socioculturali di riferimento. Gli stili parentali orientano la costruzione della relazione con i figli e influenzano lo sviluppo sociale e il percorso di socializzazione. LA VARIABILE CULTURALE: GLI STILI PARENTALI
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LA FUNZIONE GENITORIALE La funzione genitoriale si definisce universalmente sul piano biologico: garantire sopravvivenza, prossimità e autonomia. Tale funzione si modula diversamente sulla base dell’appartenenza ad una specie e, rispetto all’ambito umano: sul piano socioculturale (pratiche di accudimento, di alimentazione, regole nella vita quotidiana, trasmissione di valori,…aspetti in genere condivisi dalla cultura di riferimento e dalla società di appartenenza) sul piano individuale (rispetto agli stili educativi e ai modelli di riferimento dei singoli, di coppia, materni o paterni,.. Connessi alla specifica storia e identità di quella famiglia) GLI STILI PARENTALI SONO LA RISULTANTE DI TUTTI QUESTI ASPETTI
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GLI STILI PARENTALI Vari autori (Maccoby e Martin, 1983; Baumrind, anni ’70 in poi) hanno cercato di definire e valutare gli stili parentali/educativi rispetto ad alcune dimensioni: CONTROLLO (permissività/severità; impegno/disimpegno; intrusività/autonomia,..) AFFETTO (sollecitudine/distacco; sensibilità/non sensibilità,..) COMUNICAZIONE Dalla combinazione di tali dimensioni deriverebbero gli stili educativi, i quali sono risultati correlati con gli esiti della socializzazione dei figli.
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IL MODELLO PIU’ NOTO E’ QUELLO PROPOSTO DA DIANA BAUMRIND NEGLI ANNI ’70: STILE AUTORITARIO (severità, distacco, scarsa comunicazione, intrusione) STILE PERMISSIVO (permissività, sollecitudine, comunicazione, lascia libero, disimpegno) STILE AUTOREVOLE/DEMOCRATICO (severità, sollecitudine, comunicazione, impegno, favorisce l’autonomia) STILE TRASCURANTE (permissività, distacco, disimpegno, scarsa comunicazione, lascia libero) LO STILE AUTOREVOLE E’ CORRELATO AD ESITI SOCIALI PIU’ ADATTIVI
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Gustavo Pietropolli Charmet (2000), riferendosi ad un generale clima educativo e relazionale, ha distinto tra: Famiglia “delle regole” (dominante sino agli anni ‘70): L’obiettivo educativo principale consiste nella trasmissione di norme, valori e regole del contesto di appartenenza, e nel favorire l’autonomia. Il genitore è autoritario/autorevole e l’obbedienza è garantita dalla paura delle sanzioni e dal rispetto riconosciuto ai genitori. Famiglia “degli affetti” (dagli anni ’70 in poi): L’obiettivo educativo consiste nella trasmissione dell’affetto e del sostegno in modo incondizionato. Il genitore è permissivo/disimpegnato e l’obbedienza è garantita dall’affetto ricevuto e dal senso di colpa.
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Il passaggio dalla famiglia “delle regole” a quella “degli affetti” ha prodotto: Cambiamenti nella famiglia: diminuzione di eventi frustranti diminuzione di regole negoziazione continua venir meno dei confini tra i membri della famiglia sovrapporsi di ruoli indebolimento del ruolo paterno messa in atto di processi di mantenimento dei figli nella famiglia Cambiamenti nei figli: diminuzione dell’esperienza della frustrazione, della mancanza e della rinuncia intolleranza al dolore mentale difficoltà a separarsi (invischiamento) difficoltà ad investire in altre relazioni difficoltà di individuazione l’assenza di limiti (dei “no”) blocca l’esperienza trasgressiva e oppositiva
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LAMB, PARKE E LEWIS NEGLI ANNI ’80 HANNO DISTINTO GLI STILI PATERNI DA QUELLI MATERNI: STILE PATERNO STILE MATERNO Più assertivo/direttivo Meno assertivo/direttivo Meno sollecito Più sollecito Interazioni prevalentemente fisiche Interazioni verbali Gioco turbolento Gioco con oggetti Maggiore rigidità sulle regole Maggiore flessibilità Minore negoziazione Maggiore negoziazione
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Gli stili parentali sono influenzati dai modelli culturali di riferimento, in particolare dai modelli di socializzazione: MODELLO IDEA DI BAMBINO PRATICHE GENITORIALI Laissez-faire (Rousseau) Bambino preformato e buono per natura Lasciarlo crescere spontaneamente Vaso vuoto (Comportamentismo) Bambino passivo Plasmare, condizionare Conflittualità (Psicoanalisi) Bambino naturalmente antisociale, che deve essere guidato Disciplina, per superare gli inevitabili conflitti Reciprocità (Modello interazionista) Bambino attivo, pre-adattato alle interazioni sociali Adattamento reciproco, sensibilità, tolleranza, scaffolding
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Gli stili parentali sono influenzati anche dalle credenze genitoriali (Pomerleau et al., 1991): Età media (in giorni) alla quale la madre dovrebbe: Haiti Quebec Vietnam Parlare al bambino 38 4 71 Mostrare il primo libro 781 363 476 Fargli prendere il biberon da solo 217 154 Farlo vestire da solo 1010 776 843
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Età media (in giorni) alla quale la madre ritiene che il bambino: Haiti Quebec Vietnam Sente 27 4,9 52 Vede 30 18,9 48 Riconosce la madre 62 37 78 Pensa 405 91,8 609 Capisce le parole 292 215 267
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Alcune ricerche (Martin e Johnson, 1992; Emiliani e Molinari, 1995; Corsano, 1999) hanno evidenziato che le credenze genitoriali si articolano intorno a 2 aspetti interconnessi: la natura del bambino (caratteristiche individuali) il ruolo svolto dall’ambiente Credenze riguardo al “bambino intelligente” (Mugny e Carugati, 1985): bambino dotato, oppure beneficiato dagli insegnanti, o da genitori affettivamente adeguati, oppure ben stimolato dalla società. Credenze riguardo al “bambino solitario” (Corsano, 1999; Corsano e Cigala, 2004): bambino introverso e timido/maturo e sensibile “per natura”, oppure bambino sfortunato a causa della società e della famiglia, oppure bambino incompetente, oppure bambino autonomo.
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modelli di socializz. credenze genitoriali tratti individuali Stili parentali Sviluppo del bambino Sistemi di credenze del bambino
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POSSIBILI DOMANDE D’ESAME
Fattori individuali nello sviluppo sociale Fattori relazionali nello sviluppo sociale Definizione a caratteristiche dell’attaccamento Valutazione dell’attaccamento Fasi di sviluppo dell’attaccamento Tipi di attaccamento Attaccamento e sviluppo sociale: effetti a breve e a lungo termine La funzione genitoriale Stili educativi genitoriali Correlati sociali degli stili educativi genitoriali Modelli di socializzazione
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