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IL TRATTAMENTO DEL TESTO
DAL PIOMBO ALLA FOTOCOMPOSIZIONE AI SISTEMI EDITORIALI
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LA COMPOSIZIONE DEL TESTO
“(Il compositore)… deve aver fatto qualche studio, deve ben conoscere la propria lingua, possedere i primi elementi della lingua latina, e sapere almeno leggere il greco. Il Compositore infatti, nella classe degli operai, è l’essere più dotto, più poetico, più suscettibile di alti intendimenti.” (Giulio Pozzoli, Manuale di Tipografia,1882)
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LA COMPOSIZIONE A MANO Per oltre quattro secoli la composizione a caratteri mobili avvenne secondo le stesse modalità: il compositore, in piedi davanti alla cassa dei caratteri, metteva in sequenza manualmente i singoli caratteri che componevano le parole e le separazioni tra le stesse. Durante tutto questo periodo il progresso consistette quasi unicamente nel miglioramento qualitativo delle leghe e artistico dei caratteri senza toccare il processo produttivo. Quando, all’inizio dell’800, il processo di stampa viene fortemente velocizzato dalle macchine piano-cilindriche azionate a vapore, la composizione diviene il collo di bottiglia della produzione, ovvero la fase che rallenta l’intero processo produttivo.
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LA LINOTYPE 1 Nel 1886 viene installata al New York Tribune la prima linotype (line of type), la rivoluzionaria macchina per comporre che Ottmar Mergenthaler aveva messo a punto un anno prima. La linotype è costituita da tre sezioni: La prima “il magazzino” custodisce tutte le matrici che durante la composizione vengono “chiamate” attraverso la tastiera e allineate sul compositoio. La seconda è la caldaia contenente piombo fuso che viene pressato contro le matrici per ottenere le linee di caratteri. La terza è costituita dai meccanismi che riportano le matrici al “magazzino” dopo l’uso.
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LA LINOTYPE 2 Le correzioni vengono apportate sostituendo le righe che contengono gli errori. La velocità di composizione passa da 1000 caratteri/ora a 8.000/ caratteri/ora.
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LA MONOTYPE L’invenzione della monotype (Tolbert Lanson, 1887) ottimizza i tempi e i costi di correzione e migliora la qualità dei caratteri attraverso la fusione di un carattere per volta. La monotype resta tuttavia meno veloce della linotype e per questa ragione verrà utitlizzata prevalentemente per la produzione di qualità più elevata.
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LA FOTOCOMPOSIZIONE 1 Alla fine degli anni ’60 la sempre maggiore velocità delle macchine da stampa spinge la ricerca di nuove e più veloci modalità di composizione. L’obiettivo è quello di riuscire ad ottenere pellicole del testo (veline), necessarie all’incisione delle matrici di stampa, di qualità migliore e realizzate in tempi ridotti. Anche grazie agli sviluppi dell’elettronica si riesce così a eliminare il piombo e a riportare i caratteri su una pellicola fotosensibile attraverso un procedimento fotografico.
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LA FOTOCOMPOSIZIONE 2 Vengono così messi a punto tre successive generazioni di sistemi di fotocomposizione: La fotocomposizione ottico-meccanica: la matrice è costituita da un supporto recante le incisioni delle lettere in negativo. La luce attraversa questa incisione e impressiona la pellicola fotosensibile (1948). La fotocomposizione CRT o a tubo a raggi catodici: in questo caso non esiste una matrice, ma è il fascio di luce generato dal tubo catodico a prendere la forma del carattere voluto e a sensibilizzare la pellicola (1967). La fotocomposizione a raggio laser: la logica è la stessa del CRT ma questa volta la luce è quella del raggio laser (1976).
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LA FOTOCOMPOSIZIONE 3 Tutte le operazioni vengono memorizzate così che il testo possa essere riutilizzato e le correzioni possano essere fatte richiamando a video la parola errata. Con l’avvento della fotocomposizione scompare il piombo dal processo di stampa. Un cambiamento epocale che vede modificarsi radicalmente l’ambiente di lavoro e la professionalità del compositore. Si affaccia anche un nuovo problema, irrisolto ancora oggi, la definizione di standard di lavorazione e di memorizzazione che consentano di riutilizzare a distanza di tempo o per altri scopi il lavoro già svolto
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IL DESK TOP PUBLISHING 1 La vita dei grandi sistemi di fotocomposizione si è rivelato breve. Nel giro di 10 – 15 anni l’informatica ha permesso di semplificare radicalmente il trattamento del testo. Lo sviluppo del DTP si è fondato su tre importanti innovazioni: I computer Apple Macintosh che hanno offerto per la prima volta a “non informatici” la possibilità di lavorare su un personal computer e di vedere a video la pagina così come la si sarebbe ottenuta alla fine del processo produttivo (what you see is what you get). I software di impaginazione – a partire da Aldus Pagemaker – che hanno reso possibile e addirittura facile l’uso del computer per costruire un prodotto editoriale. Le stampanti laser e i relativi software di gestione – a cominciare da PostScript di Adobe – che hanno consentito di stampare ciò che si era prodotto a video.
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IL DESK TOP PUBLISHING 2 A questo punto è stato sufficiente collegare i nuovi sistemi DTP con periferiche professionali per ottenere pellicole di qualità uguale a quelle prodotte dai sistemi di fotocomposizione. Questa volta la rivoluzione organizzativa è stata ancora più profonda: il compositore – la figura professionale più intimamente legata con il processo di stampa a caratteri mobili – è sparito. Le sue mansioni sono state inglobate nel lavoro del grafico, del redattore, del giornalista, dell’autore.
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DAI CARATTERI ALLE “FONT”
La gestione informatizzata del processo di trattamento del testo ha fatto sparire – oltre che i compositori – anche la “fisicità” dei caratteri e il loro stesso nome, sostituito da quello di “font”. Chi compone un testo utilizzando un sistema DTP utilizza in realtà delle descrizioni matematiche delle caratteristiche di un carattere, ovvero una font. Ciascuna font veicola non solo tutte le informazioni necessarie alla riproduzione del singolo carattere, ma anche tutte quelle indispensabili alla sua contestualizzazione (distanza tra lettera e lettera, tra parola e parola) così come progettate e realizzate dal suo produttore. La mancanza di una standardizzazione tra i diversi produttori richiede una grandissima attenzione da parte degli utenti i quali devono sempre ricordarsi di specificare la versione desiderata,magari allegando al file – nel rispetto delle leggi sul copyright – le font prescelte.
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L’INDICIZZAZIONE DEI TESTI
L’ESIGENZA DI SVILUPPARE LINGUAGGI DI PROGRAMMAZIONE IN GRADO DI INDICIZZARE I TESTI COSI’ DA PERMETTERNE LA LORO RIUTILIZZAZIONE DOPO AVERLI MEMORIZZATI FU AVVERTITA PER LA PRIMA VOLTA ALLA FINE DEGLI ANNI ’60. NEL 1967 W. TUNNICLIFFE PROPOSE DI GESTIRE SEPARATAMENTE IL CONTENUTO DEI DOCUMENTI DAL LORO FORMATO GRAZIE A DEI MARCATORI DI PARTI LOGICHE CHIAMATI TAG. NEL 1969 IBM INTRODUCE IL GENERAL MARK UP LANGUAGE (GML). NEL 1986, DOPO SEI ANNI DI RICERCA, VIENE ADOTTATO COME STANDARD INTERNAZIONALE LO STANDARD GENERALIZED MARK UP LANGUAGE (SGML).
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IL LINGUAGGIO SGML QUESTO LINGUAGGIO INTRODUCE TRE IMPORTANTI NOVITA’:
LA POSSIBILITA’ DI ORGANIZZARE LE PARTI LOGICHE DI UN DOCUMENTO SECONDO UNA STRUTTURA AD ALBERO. LA POSSIBILITA’ DI RICONDURRE CIASCUN DOCUMENTO AD UNA CATEGORIA LE CUI CARATTERISTICHE SONO DESCRITTE UNA VOLTA PER TUTTE (DTD, DOCUMENT TYPE DEFINITION). L’INDIPENDENZA DEI DATI DAL SISTEMA OPERATIVO.
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IL LINGUAGGIO HTML LO HYPERTEXT MARK UP LANGUAGE NASCE INDIPENDENTEMENTE DALLO SGML MA NE ADOTTA IN SEGUITO GLI STANDARD. LO HTML CONSENTE DI GESTIRE LO SCAMBIO DI DOCUMENTI VIA INTERNET. IL MODELLO UTILIZZATO (NUMERO DEI TAG) E’ RIDOTTO RISPETTO ALLO SGML PER FAVORIRNE LA DISTRIBUZIONE.
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LO STATO DELL’ARTE LA RICERCA DI QUESTI ULTIMI ANNI E’ RIVOLTA VERSO:
LINGUAGGI DI INDICIZZAZIONE “MEDIUM NEUTRAL” (XML CONSENTE APPUNTO DI INDICIZZARE CONTENUTI MULTIMEDIALI) MODELLI DI AUTOMATIZZAZIONE DELLA FUNZIONE DI INDICIZZAZIONE.
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SISTEMI DI MISURA Nel 1770 François Didot introduce come unità di misura tipografica il “punto tipografico”, pari a 0,376 mm e la “riga tipografica” pari a 12 punti (4,512 mm.).Questo sistema è stato adottato da quasi tutti i paesi europei.
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SISTEMI DI MISURA 2 Nei paesi anglosassoni si usa invece il sistema Pica basato su un punto tipografico di 0,3527 mm e una riga di 4,2324 mm (pari alla sesta parte di un pollice).
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NOMENCLATURA 1 CARATTERE: lettera dell’alfabeto ottenuta attraverso la riproduzione a stampa. Gli elementi costitutivi di ciascun carattere sondo detti ASTE. Nella parte terminale delle aste possono esserci elementi decorativi chiamati GRAZIE. A B C D E F G H I L M N O P Q R S T CORPO: indica l’altezza di un carattere e si misura in punti tipografici (es. corpo 8 = carattere alto otto punti tipografici).
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NOMENCLATURA 2 GIUSTEZZA: indica la larghezza di una colonna di testo e si misura in millimetri. INTERLINEA: è lo spazio tra una riga e l’altra (misurata in punti tipografici dal piede di una riga al piede di quella successiva). Ad esempio: comporre un testo 8 su 10 (8/10) vuol dire comporlo in corpo 8 utilizzando interlinea 10.
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LO SVILUPPO DEL TESTO PER PREVENTIVARE COSTI E TEMPI DI PRODUZIONE OCCORRE INNANZITUTTO CONOSCERE IL NUMERO DI PAGINE DEL LIBRO. PER FAR CIO’ BISOGNA: CONTARE IL NUMERO DI BATTUTE DELL’ORIGINALE (COMPRENDENDO LETTERE, PUNTEGGIATURA, SPAZI TRA LE PAROLE); MOLTIPLICARE IL NUMERO DELLE BATTUTE DI UNA RIGA MEDIA PER IL NUMERO DELLE RIGHE PER CARTELLA E PER IL NUMERO DI CARTELLE. SCEGLIERE IL CORPO, IL CARATTERE, LA GIUSTEZZA (ORIZZONTALE E VERTICALE) IN CUI IL LIBRO DOVRA’ ESSERE COMPOSTO E VERIFICARE IL NUMERO DI BATTUTE CONTENUTE IN UNA PAGINA A QUESTE CONDIZIONI. DIVIDERE ILNUMERO DI BATTUTE TOTALI PER IL NUMERO OTTENUTO.
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